Quel che deve far riflettere, anche dai video postati sopra, è la violenza con cui queste teorie vengono imposte, un vero e proprio cambio di paradigma forzato a suon di programmi scolastici e repressione del dissenso.
Dove ciò non è (ancora) possibile, si usa una leva di persuasione morbida onde acclimatare gradualmente: cominciando con osservazioni sull'inesistenza o innocuità del problema gender/lgbt, dal quale si prendono a parole le distanze, e che riguarderebbe solo le preferenze di una minoranza.
Credo che questi tentativi di negare il problema e indorare la pillola a chi non è d'accordo siano controproducenti, almeno nella misura in cui siamo ancora allo stato di veglia, ma si sa che il pensiero unico non ammette isole di dissenso.
In Francia si è capito che la posta in gioco sono non solo le giovani generazioni ma la società intera e c'è già una diffusa partecipazione popolare: manifestazioni con un milione e mezzo di persone, dibattiti, libri, testimonianze. Cosa faremo in Italia?
E' più facile criticare il femminismo, sempre meno funzionale al sistema e in via di rimpiazzo col gender. Ma non basta, e non bisogna tacere.