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La donna emancipata è felice?
Rita:
Quando ho formulato la mia ipotesi di perdita di senso femminile che data anni sessanta con la tecnicizzazione del lavoro casalingo e l'inizio della propaganda contro il sovrappopolamento ho pensato anche ad una signora (deceduta qualche anno fa) era più vecchia di mia mamma di qualche anno ed era la vedova di un vecchio amico di mio papà, io portavo mia mamma in visitE così ascoltavo, per così dire, le sue memorie. Premesso che andava d'accordo col marito e l'ha assistito fino all'ultimo istante della malattia che l'aveva colpito, mi raccontò' che da giovane aveva aperto un negozietto di gastronomia che andava piuttosto bene perché mi disse, con una certa ironia, "già allora c'erano le pelandrone che non avevano voglia di cucinare". Quando ebbe il figlio il marito la convinse a stare a casa. Lei ne discusse un po' poi si convinse, un tempo l'ultima parola era del marito per convenzione sociale. Ne era ancora rammaricata allora, arrabbiata no ma rammaricata si, perché si vedeva che le piaceva e la teneva occupata quando il marito era al lavoro, inoltre il bambino poteva stare in negozio con lei o nel retro e avrebbe contribuito al bilancio familiare.
Rita:
Insomma, in poche parole, la domanda del topic non ha senso, identificate l'emancipazione nell'imitazione dell'uomo ma quando parlate di privilegio della casalinga secondo me torna la questione della mutazione di ambiente e tempo, non per tutte le donne stare a casa a girarsi i pollici per metà del tempo e' un privilegio, quindi la felicità non dipende dalla laurea o dalla carriera, non c'entra secondo me la laurea con l'occupazione e comunque sia conosco anch'io tantissime laureate sposate o in coppia con figli, semplicemente hanno fatto una scelta diversa e per altri versi anche più' coraggiosa, si sono messe in proprio e gestiscono loro i tempi di lavoro ottimizzandoli
Dolce Alice:
Cos'è l'emancipazione?
Etimologicamente, significa essere liberi da un vincolo. Nel caso delle donne dei paesi sviluppati, questo vincolo consisteva nelle leggi che impedivano loro di sviluppare tutti gli aspetti della propria umanità e di sviluppare i propri talenti. Abolite queste leggi, le donne, come collettività, possono considerarsi emancipate.
Per quanto riguarda l'individuo di sesso femminile, non può esistere un modello unico di emancipazione: ogni donna, esattamente come ogni uomo, ha le proprie aspirazioni e la propria scala di priorità.
Venendo alla questione di Vicus: la condizione di emancipato non può in sé e per sé rendere felice un essere umano, perché la disponibilità di una gamma di opzioni non equivale di per sé all'autorealizzazione. Però, a parità di altre condizioni, aumenta di molto le probabilità di autorealizzarsi e vivere quindi un'esistenza appagante.
zagaro:
--- Citazione da: -Alberto86- - Novembre 12, 2014, 02:27:37 am ---Partiamo innanzitutto da un presupposto: quante saranno mai oggi le donne italiane che curano l'educazione dei figli, curano la casa, curano gli anziani, cucinano, stirano, si prendono cura del marito, ecc. ecc.? Di che percentuali parliamo? Non vorrei che la tua figura di donna fosse ferma agli anni '40.
Ma poi mi spieghi perchè se due divorziano e non hanno figli, il marito è quasi sempre tenuto a mantenere la moglie a vita? Cioè per aver lavato e stirato dei panni, cucinato del cibo e pulito la casa, è giusto che un uomo mantenga l'ex moglie a vita??
Come ha detto Vnd, potrei concordare su una buona uscita nel caso lei non lavori, ma un mantenimento a vita è assurdo.
Altro discorso è se ci sono dei figli a carico, ma qui bisognerebbe modificare la legge, prevedendo un mantenimento diretto dei figli.
Forse nelle soap opera che voi casalinghe vedete tutto il giorno. Nella vita reale i mariti divorziano/tradiscono per vari motivi, tra cui spesso cambi d'atteggiamento delle mogli e/o tradimenti da parte di quest'ultime.
--- Termina citazione ---
ancora oggi non si è trovato un metodo giuridico per calcolare la perdita di chance fra coniugi. ed ho usato la parola coniugi perchè io ad esempio ho rinunciato aduna probabile carriera nella marina mercantile per rimanere vicino a mia moglie, quindi quanto poteva essere il mio calcolo di perdita di chance?
ma ritorniamo nel giuridico nel dubbio di questo calcolo si usa una scorciatoia quella del medesimo livello di vita.
difatti quali sono i divorzi più facili? quelli fra persone che lavorano, in cui le parti vivendo di proprio, ci si limita solo a stabilire se le parti hanno rispettato le regole matrimoniali, passo che si salta se il divorzio è consensuale.
poi un considerazione storica fino a qualche anno fa il matrimonio di una persona era un fatto talmente importante che si programmava una sola volta nella vita,e quindi per forza di cose l'apparato normativo che lo riguardava era molto articolato.
ma oggi che il matrimonio è quasi una routine oltre a divenire un istituto in decadenza, sta mutando anche il suo scioglimento.
l'unica cosa che tiene in piedi il matrimonio, oltre ai riti sociali, sono quel complesso di diritti che chiamiamo diritti ereditari.
se troveremo una formula di gestione de diritti ereditari diversa dal matrimonio, allora quel giorno questo istituto andrà in soffitta
ilmarmocchio:
--- Citazione da: Rita - Novembre 11, 2014, 16:38:23 pm ---su questo sono pienamente d'accordo.
Ma questo non inficia la ratio originale.
Voglio dire che i doppi salti carpiati delle Cassazioni o delle sentenze dei giudici non inficiano l'art. 156 del Codice Civile che stabilisce:
il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a carico del coniuge cui non sia addebitabile la separazione, il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri”.
Ora se vuoi fare il paragone con l'ambito lavorativo è come un licenziamento ingiusto. Si viene condannati al reintegro del lavoratore, qui non potendo costringere il coniuge che vuole la separazione a rimanere insieme (altrimenti si tornerebbe al matrimonio indissolubile e non avrebbe avuto senso la legge sul divorzio) stabiliscono un mantenimento che dovrebbe essere commisurato, appunto all'addebitabilità della separazione, alla durata del matrimonio, all'incapacità lavorativa del coniuge (perché anziano per esempio) che rimarrebbe senza reddito.
La norma è abbastanza semplice e anche ragionevole.
Il problema casomai, sono le interpretazioni dei Giudici e i tripli salti carpiati che fanno per giustificare l'impossibilità a lavorare o altre amenità del genere.
--- Termina citazione ---
quoto al 100%.
se è vero che oggi molte donne approfittano delle leggi, è anche vero che ci sono anche gli uomini a comportarsi male e una donna che ha mandato avanti una famiglia non può rimanere in mezzo a una strada perchè l'uomo si è invaghito di una più giovane.
E' successo e succederà ancora
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