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La donna emancipata è felice?
vnd:
--- Citazione da: Rita - Novembre 11, 2014, 16:38:23 pm ---su questo sono pienamente d'accordo.
Ma questo non inficia la ratio originale.
Voglio dire che i doppi salti carpiati delle Cassazioni o delle sentenze dei giudici non inficiano l'art. 156 del Codice Civile che stabilisce:
il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a carico del coniuge cui non sia addebitabile la separazione, il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri”.
Ora se vuoi fare il paragone con l'ambito lavorativo è come un licenziamento ingiusto. Si viene condannati al reintegro del lavoratore, qui non potendo costringere il coniuge che vuole la separazione a rimanere insieme (altrimenti si tornerebbe al matrimonio indissolubile e non avrebbe avuto senso la legge sul divorzio) stabiliscono un mantenimento che dovrebbe essere commisurato, appunto all'addebitabilità della separazione, alla durata del matrimonio, all'incapacità lavorativa del coniuge (perché anziano per esempio) che rimarrebbe senza reddito.
La norma è abbastanza semplice e anche ragionevole.
Il problema casomai, sono le interpretazioni dei Giudici e i tripli salti carpiati che fanno per giustificare l'impossibilità a lavorare o altre amenità del genere.
--- Termina citazione ---
Il fatto è che, il più delle volte, è la donna che chiede la separazione.
Stranamente è anche quella che, di solito, ci guadagna....
La causa che determina l'addebito è troppo soggettiva.
Si pensa sempre al tradimento.
Ma se una donna, dopo che te la sei presa, smette di dartela quanto vorresti, per forza che ti viene voglia di concederti degli extra....
La causa di addebito è un concetto che sa di vecchio.
Sì... Che poi, in effetti... se sei abbastanza intelligente da non sposarti, questi rischi nemmeno li corri....
vnd:
--- Citazione da: zagaro - Novembre 11, 2014, 16:43:42 pm ---i primi tentativi di welfare furono le confraternite maschili e/o femminili che fossero. hai mai studiato le beghine?mentre in sicilia degenerarono e da confraternite di mutuo soccorso si trasformarono in 'cosche' che in dialetto siciliano significa carciofo, simbolico di uno stadio di solidarietà: tante foglie separate che unite insieme alla base formano qualcosa di più grande
--- Termina citazione ---
Ecco... Piuttosto...
Se una buzzicona avesse abbandonato le beghine, mica si beccava gli alimenti....
vnd:
--- Citazione da: zagaro - Novembre 11, 2014, 16:58:47 pm ---più che con il mondo del lavoro la metafora va spostata nel diritto delle società.
il matrimonio come una società di persone, ove diversamente dalla società di capitali, invece di unire patrimoni si uniscono abilità delle persone per produrre reddito
quindi in una società di persone ognuno mette insieme una sua abilità per produrre un reddito societario ed allaf ine i soci dividono i guadagni comuni
ma quando si rompe una società di persone cosa succede?
il giudice deve calcolare il reddito prodotto e dividerlo fra gli ex-soci.
ora mentre il giudice rivolgendosi al passato può calcolare il reddito prodotto dalla società di persone 'matrimonio & c.' ,
non è capace invece rivolgendosi al futuro di calcolare le perdite di chance dei rispettivi ex coniugi sopratutto per la donna che in teoria sacrifica il suo percorso professionale per dedicarsi alla casa
poichè non sappiamo calcolare la perdita di chance fra ex coniugi allora adottiamo il sistema del pari livello di vita
--- Termina citazione ---
Nel paragone con la società, sono d'accordo.
Ma il sistema del mantenimento del tenore di vita non lo posso accettare.
Significa che se io oggi, separato, vinco cento euro al gratta e vinci, se lo viene a sapere, devo darne 50 alla puttanona.
Che senso ha?
Ma io sono contrario anche agli alimenti.
Più avanti si parla del beghinaggio, o delle comunità religiose.
Chi lascia una comunità di propria volontà chiede forse gli alimenti?
vnd:
--- Citazione da: Dolce Alice - Novembre 12, 2014, 09:09:49 am ---Cos'è l'emancipazione?
Etimologicamente, significa essere liberi da un vincolo. Nel caso delle donne dei paesi sviluppati, questo vincolo consisteva nelle leggi che impedivano loro di sviluppare tutti gli aspetti della propria umanità e di sviluppare i propri talenti. Abolite queste leggi, le donne, come collettività, possono considerarsi emancipate.
Per quanto riguarda l'individuo di sesso femminile, non può esistere un modello unico di emancipazione: ogni donna, esattamente come ogni uomo, ha le proprie aspirazioni e la propria scala di priorità.
Venendo alla questione di Vicus: la condizione di emancipato non può in sé e per sé rendere felice un essere umano, perché la disponibilità di una gamma di opzioni non equivale di per sé all'autorealizzazione. Però, a parità di altre condizioni, aumenta di molto le probabilità di autorealizzarsi e vivere quindi un'esistenza appagante.
--- Termina citazione ---
Questa analisi però è assolutamente antistorica.
Che ogni uomo, di ogni ceto sociale, potesse esercitare la sua libertà è pura fantasia.
Si parla di voto alle donne... Come se le donne avessero votato secoli dopo gli uomini.
In verità il suffragio universale maschile è del 1019 (votava chi era soggetto agli obblighi di leva, quindi tutti i maschi; prima, invece, votava soltanto il 2% della popolazione maschile). Le ultime elezioni libere furono nel 1924... Poi, fino al 1946 non si votò più.
In effetti le donne (per le politiche) vorarono cinque anni dopo gli uomini.
Però le donne non sono state costrette a combattere in guerra.
Se tu consideri che un uomo costretto ad andare a uccidere o a farsi massacrare abbia avuto più possibilità di realizzarsi una donna, sei assolutamente fuori strada.
Oggi è difficile ricontestualizzare, in termini di diritto, le situazioni maschili e femminili del passato.
Tuttavia c'è un'opera godibilissima di Belfort Bax, "The legal subjection of men" che ne fa un'attenta analisi.
Nell'inghilterra tra le due guerre, un uomo rischiava di andare in galera al posto della moglie se questa avesse commesso specifici reati.
Sono cose che non si sentono mai...
E delle quali i testi femministi si guardano si guardano bene di parlare.
Ma per favore.....
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--- Citazione da: vnd - Novembre 12, 2014, 14:02:05 pm ---Questa analisi però è assolutamente antistorica.
Che ogni uomo, di ogni ceto sociale, potesse esercitare la sua libertà è pura fantasia.
Si parla di voto alle donne... Come se le donne avessero votato secoli dopo gli uomini.
In verità il suffragio universale maschile è del 1019 (votava chi era soggetto agli obblighi di leva, quindi tutti i maschi; prima, invece, votava soltanto il 2% della popolazione maschile). Le ultime elezioni libere furono nel 1924... Poi, fino al 1946 non si votò più.
In effetti le donne (per le politiche) vorarono cinque anni dopo gli uomini.
Però le donne non sono state costrette a combattere in guerra.
Se tu consideri che un uomo costretto ad andare a uccidere o a farsi massacrare abbia avuto più possibilità di realizzarsi una donna, sei assolutamente fuori strada.
Oggi è difficile ricontestualizzare, in termini di diritto, le situazioni maschili e femminili del passato.
Tuttavia c'è un'opera godibilissima di Belfort Bax, "The legal subjection of men" che ne fa un'attenta analisi.
Nell'inghilterra tra le due guerre, un uomo rischiava di andare in galera al posto della moglie se questa avesse commesso specifici reati.
Sono cose che non si sentono mai...
E delle quali i testi femministi si guardano si guardano bene di parlare.
Ma per favore.....
--- Termina citazione ---
Il commento, naturalmente, vale nel caso tu abbia voluto sottintendere che le donne del passato avessero meno possibilità degli uomini di autorealizzarsi.
Cosa che, se sei poveri, non è più possibile nemmeno oggi.
Figuriamoci nel passato.
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