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Solo durante l'epoca feudale si vedrà la donna godere di una vera e propria uguaglianza nei confronti dell'uomo, nel senso che, ciascuno secondo la propria natura e conservando la propria identità in una società veramente equilibrata, l'uomo e la donna godono di uguali diritti, anche se diversi, come è normale che siano. Fatto sta che una regina può regnare, e regna da sola se il suo sposo è assente o muore. L'Ordine di Fontevraud, che all'inizio del XII secolo fa rivivere ciò che era già esistito dal VII secolo, cioè monasteri doppi retti da una badessa e non da un abate, diventa realmente emblematico del modo in cui la società viene compresa e vissuta.
Matilda di Canossa ha fatto strisciare un Imperatore.Che umiliazione!
Matilde, che nonostante i digiuni mistici e le veglie, era una donna bella e decisa ebbe una parte fondamentale nei rapporti tra Papa Gregorio VII e il giovane imperatore Enrico IV, suo cugino. L'imperatore, che tramava contro il Papato, si fingeva alleato di Matilde e di Gregorio VII finché, alla mezzanotte del Natale del 1075, fece rapire il pontefice mentre celebrava la messa nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Arrestato e malmenato, il Papa venne condotto in Germania, ed Enrico IV svelò la sua vera natura. E' a questo punto che il ruolo della contessa di Canossa divenne fondamentale. Lanciata la scomunica del Papa contro Enrico IV, quest'ultimo si rese conto del potere della Chiesa e sapendo di non poter andare contro il suo popolo, si preparò a quello che è diventato un simbolo di sottomissione: l'umiliazione di Canossa. Fu solo grazie alla cugina Matilde, che Enrico IV venne ricevuto dal Papa nel castello di Canossa, ma solo dopo essere rimasto per tre giorni a piedi nudi a supplicare sotto la neve, rischiando il congelamento. Nonostante l'imperatore fosse in realtà in mala fede, ottenne il perdono grazie a quella potente e decisa donna che era Matilde. Negli anni successivi, però, Enrico IV si scagliò nuovamente contro i Papato e Matilde continuò a schierarsi dalla parte di Gregorio VII, finendo la sua vita con la donazione di tutti i suoi possedimenti allo Stato pontificio. Morì nel 1115 amata e venerata da tutti, e fu sepolta nell'abbazia di San Benedetto a Mantova. Nel 1635 le sue spoglie furono spostate a San Pietro in Vaticano, e poste insieme a quelle degli apostoli e dei martiri della fede. Entrò nella storia e nella leggenda come nessuna donna prima di lei. Oggi riposa nella tomba scolpita dal Bernini ed è detta "onore e gloria d'Italia".
Il papa fece allo sconsiderato imperatore nuove rimostranze, gli rimproverò l'intrusione a Milano di Tedaldo, antiriformista, si dichiarò pronto ad un accordo, ma oralmente lo fece minacciare di scomunica e di deposizione qualora si fosse ostinato nella disubbidienza. Per tutta risposta Enrico IV convocò una dieta a Worms, nel gennaio del 1076, in cui ventisei vescovi condannarono e deposero Gregorio VII. Il re stesso, nella sua veste di patrizio romano, diresse a Ildebrando "falso monaco e non più papa" una lettera per ordinargli di scendere dalla cattedra "usurpata". Un mese dopo il papa lanciò la scomunica contro Enrico, gl'interdisse il governo della Germania e dell'Italia e sciolse i sudditi dal giuramento di fedeltà.L'Europa rimase sbalordita dì fronte a quella punizione fino allora inaudita. Attorno all'imperatore si fece il vuoto. I Sassoni si risollevarono e i principi nella dieta di Tribur, presso Magonza, decisero di abbandonare definitivamente Enrico se fosse rimasto nella scomunica per più di un anno. Una dieta da tenersi ad Augusta il 2-2-1077 avrebbe deciso in proposito alla presenza del papa, invitato a intervenirvi in funzione di arbitro. Enrico comprese che la sua situazione era drammatica. Piuttosto di umiliarsi dinanzi ai propri vassalli, preferì scendere con poca scorta in Italia, attraverso il Moncenisio, per umiliarsi dinanzi al papa. Gregorio VII, già in viaggio verso Augusta, alla notizia del suo arrivo si era chiuso nella rocca di Canossa (Emilia) della marchesa Matilde, seguace fedele e incondizionata del papato. Enrico si presentò per tre giorni successivi alle porte del castello "scalzo e vestito di saio come un penitente" (Reg. 4, 12) sollecitando l'ammissione e implorante l'assoluzione dalla scomunica. Dopo prolungate trattative, per i buoni uffici della suocera Adelaide di Susa, della cugina Matilde di Canossa e del padrino S. Ugo di Cluny, al quarto giorno ottenne di essere assolto e comunicato dal papa. Enrico riusciva così a spezzare il cerchio dei suoi avversari, mentre il papa, in quell'occasione più sacerdote che statista, si lasciava sfuggire di mano importanti vantaggi politici.