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Secondo Maria Gabriella Luccioli, presidente della Prima sezione civile della Suprema Corte, su questa decisione c’è stato «troppo rumore per nulla» e sottolinea l’«assoluto rigore» della sentenza. «Invito ad una lettura pacata – afferma il magistrato che ha presieduto il collegio giudicante – Il bambino era già stato affidato alla madre. Già la Corte d’appello aveva bollato come “generica” la difesa sostenuta dal padre che non trovava riscontro alcuno. Qui poi non è in ballo l’adozione per le coppie gay ma la legittimità dell’affidamento ad una mamma che vive con un’altra donna. Mi pare che sia stato fatto tanto rumore per nulla». Dunque un primo importante chiarimento: questo pronunciamento non c’entra niente con le adozioni da parte di coppie omosessuali. Malgrado ciò, è indubbio che la sentenza abbia riacceso il confronto su questo argomento, in una fase particolarmente delicata, visto che si va verso elezioni in cui i temi etici avranno un loro peso. Perché non può passare in secondo piano che la Cassazione, al di là del rigore giuridico, ha affermato che «non ci sono né certezze scientifiche né dati concreti, ma semplicemente un pregiudizio» dietro l’idea che «il fatto di vivere in una famiglia omosessuale sia dannoso per la crescita del bambino». Affermazione sbagliata.Gli studi ci sono, eccome, come ricorda il professor Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps): «Non si tratta di pregiudizi – spiega – Da pediatra voglio affrontare la questione da un punto di vista medico e scientifico. Esistono studi internazionali, seri, in particolare negli Stati Uniti, che dimostrano statisticamente come una percentuale significativa di bambini adotatti da coppie gay siano più svantaggiati dal punto di vista psicosomatico e depressivo, con una maggior tendenza al suicidio». Ma la Cassazione sostiene che non ci siano evidenze scientifiche a questo proposito… «Il fatto che non ci siano in Italia, dove le adozioni da parte di coppie omosessuali sono vietate, non significa che si debbano ignorare studi autorevoli condotti in altri Paesi. Non parliamo di semplici sondaggi ma di lavori condotti con tutti i crismi». Ad esempio? «Quello del sociologo Mark Regnerus dell’Università del Texas, pubblicato nel luglio scorso, condotto su circa 12.000 persone tra i 19 e i 40 anni vissuti con genitori gay. I dati dimostrano che sono svantaggiati sul piano medico e psicologico. Ad esempio il 12% ha propositi suicidi contro il 5% di figli di coppie eterosessuali; il 40% (contro l’8) ha contratto patologie sessualmente trasmissibili; sono più spesso disoccupati (28% contro 8%). E potrei continuare». La sua conclusione? «Da pediatra – risponde Di Mauro – ritengo che il bambino deve incontrare stili educativi diversi, uomo-donna; dal suo punto di vista l’habitat migliore è quello di una famiglia composta da padre e madre uniti il più a lungo possibile. Perché quello che deve interessare è il bambino. Non c’entra niente il “diritto” dei genitori, non sono in discussione quelli legali o civili degli omosessuali, c’è di mezzo un’altra persona.adozione-gay-coppiaBisogna chiedersi: in queste situazioni il bambino è contento? Come medico mi interessa non solo la sua salute fisica ma anche quella psichica, etica e morale, il suo equilibrio affettivo». Una posizione condivisa dal presidente dell’Associazione nazionale sociologi, Pietro Zocconali: «I bambini – sostiene – sono dotati di grande capacità di adattamento, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile, che evidentemente la Corte di Cassazione disconosce, vivono meglio quando trascorrono l’intera infanzia con i loro padri e madri biologici. Il bambino riconosce se stesso e il proprio futuro rispecchiandosi e relazionandosi al maschile e al femminile di una madre e di un padre, biologici o adottivi. In assenza di questa diversità sessuale – spiega – il benessere del bambino è a rischio, come dimostra la stragrande maggioranza dei dati raccolti dalla più validata letteratura psico-sociale a livello mondiale e non da quattro sofismi artatamente richiamati dalla comunità gay e privi di riconoscimento scientifico». Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio per i Diritti dei minori e consulente della Commissione parlamentare per l’infanzia, parla di «sentenza shock». «Non si capisce di cosa parli la Cassazione quando afferma che non esistono certificazioni scientifiche attestanti l’inidoneità dei gay ad adottare. D’altro canto non è la prima volta che la Suprema Corte stupisce con sentenze scioccanti, come alcune relative alla violenza sulle donne. Sono costretto a ripetere che non sono omofobo – conclude Marziale – e che sono aperto ad ogni altro sacrosanto diritto civile per la comunità omosessuale ma sulle adozioni non è dato transigere. Si tratta del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia pedagogicamente completa delle figure di riferimento, maschile e femminile, e non già di appagare le voglie degli adulti che per avere figli devono ricorrere a metodi alternativi rispetto al naturale rapporto eterosessuale».
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