Autore Topic: La scema della settimana  (Letto 2574 volte)

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Offline Duca

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La scema della settimana
« il: Ottobre 11, 2014, 19:39:15 pm »
A mio insindacabile giudizio il premio questa settimana va alla Contessa Costanza Serbelloni Mazzanti Rizzacasa Viendalmare Manonlofarizzare, leggere per credere:

http://27esimaora.corriere.it/articolo/diventeremo-tutti-transgender/

Offline Fazer

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Re:La scema della settimana
« Risposta #1 il: Ottobre 11, 2014, 19:41:31 pm »
Duca, link volant... :lol:
Copia e incolla il testo dell'articolo, che faciliti la vita a tutti, và...

Che cos’è una donna? Saranno le mie tette, la vagina, quell’annoso appuntamento di ogni mese che mi avverte che a 41 anni posso ancora procreare? Sarà che sono multitasking, mentre i miei fidanzati è tanto se fanno una cosa a volta e al massimo sono multiasking? Sarà il cervello femminile, più piccolo ma più elastico e efficiente, secondo gli ultimi studi neurologici, che mentre quello di lui pensa “sesso, sesso, sesso”, spazia da Prada a Manolo, a Jimmy Choo? Che cosa definisce una donna oggi che tutti i cliché sono abbattuti? Che ci sono donne nei marines, a capo delle Forze Armate (anche in Italia, sì), al vertice dell’antiterrorismo? Donne che dall’Europa agli USA allenano squadre maschili di massima serie nel basket, calcio e baseball. Che cos’è una donna se già 41 anni fa Billie Jean King batteva a tennis Robby Riggs (ex trionfatore di Wimbledon, non proprio un principiante) in una storica partita a senso unico?

Che cos’è una donna, si chiede questo blog alla luce del commento di una lettrice all’inchiesta su Women Against Feminism. «Non mi riconosco più nel movimento femminista – scrive -, le cui priorità ora sembrano essere l’aborto e (chissà perché) il matrimonio gay. Femminista fa sempre più rima con lesbica». Perché, non si può essere femministe e lesbiche? Anna Paola Concia è forse meno femminista perché gay? Che cos’è, quindi, una donna? È che noi donne siamo avverse al rischio, come ci dicono le teorie economiche mainstream, il motivo per cui, si chiede il Wall Street Journal, gli hedge fund che investono su aziende guidate da donne outperformano gli altri e di non poco (tanto che la Borsa prende nota e dopo il Pax Ellevate Global Women’s Index Fund di Sallie Krawcheck è nato il Barclays Women in Leadership Total Return Index)? E che cos’è una donna oggi che i maschi sono idratati e depilati più di noi, portano le sopracciglia ad ali di gabbiano e il perizoma a laccio che noi mai, e proprio nel momento in cui le donne – un po’ per trend, un po’ per ribellione agli stereotipi di genere, notava il settimanale Panorama – rivendicano di esser belle, e donne, anche coi peli sulle gambe, gli uomini mettono i fiori nelle barbe come noi facevamo nei capelli fino a un secolo fa?

Che cos’è una donna oggi che uno studio del Pew Research avverte che entro il 2025 avere un robot come partner sessuale sarà quasi abituale?

Ha ancora senso, insomma, parlare di caratteristiche maschili e femminili? O non andiamo, forse, verso una commistione, un genere unico in cui coesistono il maschile e il femminile e quello che conta, ai fini della definizione di sé, è solo come una/o si vede? Che cos’è una donna? Se lo chiedeva Jeffrey Eugenides nel romanzo Middlesex, premio Pulitzer del 2002, su un intersessuale che cresce come una ragazza poi da adulto trova la propria dimensione come uomo (ma senza perdere le tracce della sua vita precedente). Ma anche Orlando di Virginia Woolf e perfino Candy Candy.

Se l’è chiesto nel modo più sbagliato l’International Association of Athletics Federations (IAAF), che nel 2009, dopo la strepitosa vittoria sugli 800 metri ai campionati del mondo di Berlino aveva sottoposto la sudafricana Caster Semenya a test per verificarne il genere. Se lo chiede oggi il New Yorker in un lungo servizio sulla disputa, iniziata più di quarant’anni fa, tra una frangia del femminismo radicale e il transgenderismo, dove il primo vorrebbe considerare le donne transgender (le MtF, cioè, “male to female”, perché vale sempre il sesso “di arrivo”) ancora uomini, e impedire loro di utilizzare le toilette per donne e far parte di gruppi femminili. E cita il discorso di un’attivista lesbica degli anni Settanta che oggi risuona tra queste femministe: «Non chiamerò un maschio “lei”; 32 anni di sofferenza e sopravvivenza in questa società androcentrica mi hanno fatto meritare il titolo di “donna”. Un travestito maschio fa quattro passi per strada, gli rompono le scatole per cinque minuti (cosa che potrebbe anche piacergli), e lui osa, osa pensare di capire il nostro dolore? No, nel nome delle nostre madri e nel nostro, non dobbiamo chiamarlo “sorella”».

Spiega il settimanale: «Le donne trans dicono di essere donne perché si sentono donne – o come la mettono alcune di loro, che hanno un cervello di donna in un corpo di uomo – mentre le femministe radicali rifiutano il concetto di “cervello femminile”. Ritengono infatti che se le donne pensano e si comportano in modo diverso dagli uomini è perché vi sono costrette dalla società, che le vuole sessualmente attraenti, deferenti e votate alla cura». Secondo questa visione, il genere non è tanto identità, quanto “casta”. Chiunque nasca maschio mantiene privilegi maschili nella società, anche se sceglie di vivere come una donna, accettando quindi una posizione subordinata: il fatto che abbia la possibilità di scegliere, sostiene il femminismo radicale, significa che non potrà mai capire cosa vuol dire davvero essere una donna. Motivo per cui, osservano, quando una donna trans chiede di essere accettata come donna sta solo esercitando un’altra forma di diritto maschile. Ma è davvero così? E soprattutto, foss’anche che una trans non potrà mai capire davvero cosa vuol dire essere donna, siamo così attaccate alla nostra sofferenza di genere in quanto tale che non sappiamo, non vogliamo vedere quella altrui, neanche quando, magari, è maggiore della nostra? Davvero le etichette, le divisioni contano più dell’empatia per noi che contro le etichette abbiamo combattuto per decenni?

Perché diciamocelo: non c’è momento più esaltante, adrenalinico, fruttuoso, per essere donna, oggi che il femminismo è diventato finalmente cultura prevalente, quasi moda, e ovunque nel mondo le donne sfondano soffitti di cristallo. Ma per una Laverne Cox, attrice transgender di Orange Is The New Black, celebrata sulla cover di Time lo scorso giugno, a dispetto di quanto si creda, in 33 stati USA, tra cui quello di New York, è ancora legale licenziare qualcuno perché trans (e in 29 perché gay), e le persone trans non possono arruolarsi. Così, un recente sondaggio congiunto del National Center for Transgender Equality e della National Gay and Lesbian Task Force denuncia l’orrore: il 41% della comunità trans statunitense ha tentato il suicidio. E in Italia chiamiamo con leggerezza “il trans” una male-to- female, senza capire quanto sia vitale per loro quel “la”. La miopia è tanto più irrazionale quanto più appare chiaro, parlando con qualsiasi genetista, che così tante cose possono andare “storte” e vanno “storte” nel processo, che nascere donna – che diciamocelo, ragazze, è una fortuna – sembra il più fortuito degli avvenimenti. Una persona può nascere con un ovaio e un testicolo. Un tizio con un pene può scoprire un giorno di avere l’utero e le ovaie, o passare una vita senza venirlo mai a sapere. Un embrione cromosomicamente maschio può mancare di un enzima che gli impedisce di “leggere” il testosterone e svilupparsi così in un bambino dall’aspetto femminile. E poi però alla pubertà i testicoli producono una scarica di ormoni e la “bambina” diventa più pelosa e muscolosa, le si abbassa la voce, le crescono i testicoli, il clitoride diventa una specie di pene. È ancora femmina? Lo era mai stata?

Certo, alcuni passi avanti, in termini di sensibilità e coscienza di sé, ci sono stati. A cominciare dal linguaggio. Proprio sul fronte dei peli femminili, in primavera il colosso dell’epilazione Veet ha dovuto ritirare, perché accusato di misoginia, uno spot che bollava come “mascoline” e respingenti le donne che usano il rasoio anziché la cera. E per quanto riguarda la comunità trans, la parola “transgender”, che ha preso piede negli States negli anni Novanta, include molte più persone del più vecchio “transessuale”. Comprende infatti non solo le persone che cambiano sesso (solo un maschio su 30mila e una femmina su 100mila Oltreoceano, secondo le statistiche), ma anche tutte quelle che prendono ormoni o che “semplicemente” s’identificano con il sesso opposto – o con entrambi o con nessuno, in certi casi. La maggiore elasticità del termine “transgender” ci ha obbligati a ripensare cosa “sesso” e “genere” significhino davvero. E chissà che cultura prevalente un giorno non diventi anche, come oggi il femminismo, il pensiero che il fattore determinante dell’essere una donna non venga individuato in un cromosoma o nei genitali, né nel modo in cui si viene cresciuti. Ma in come ci si vede e ci si sente.


E a proposito di quella che definisci "scema della settimana"  :doh::
http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=11671.msg130851#msg130851

Offline Duca

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Re:La scema della settimana
« Risposta #2 il: Ottobre 11, 2014, 19:53:07 pm »
Duca, link volant... :lol:
Copia e incolla il testo dell'articolo, che faciliti la vita a tutti, và...
Link volant, sed stronze manent...
Thanx.

Alberto1986

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Re:La scema della settimana
« Risposta #3 il: Ottobre 11, 2014, 20:04:43 pm »
Ora ricordo perchè avevo smesso di monitorare quella discarica senza fondo del corriere della sera.. :sick: :sick: :sick:
Il solito materiale per clinica da psichiatria intensiva... :sick: :sick: :sick:

Gravi problemi di accettazione del proprio sesso ed un'invidia morbosa per il sesso maschile... :hmm: Direi che siamo di fronte alla classica psicosi degenerativa da femminista.  :cool:



Duca, link volant... :lol:
Copia e incolla il testo dell'articolo, che faciliti la vita a tutti, và...
....

La copiatura ben formattata del testo ci vuole sempre quando si postano degli articoli
Hai fatto bene a ricordarlo. :ok:

Offline COSMOS1

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Re:La scema della settimana
« Risposta #4 il: Ottobre 12, 2014, 13:15:46 pm »
La copiatura ben formattata del testo ci vuole sempre quando si postano degli articoli
Hai fatto bene a ricordarlo. :ok:

direi che il copia- incolla- formatta non basta.

suggerirei o di selezionare i passaggi rilevanti e copiare solo quelli o di evidenziarli/sottolinearli. E comunque aggiungere un minimo di riflessione e analisi!
Dio cè
MA NON SEI TU
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Online Massimo

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Re:La scema della settimana
« Risposta #5 il: Ottobre 12, 2014, 13:33:40 pm »
Perchè non creiamo "ad hoc" il thread "la scema della settimana"? Anzi perchè non elevarlo a rubrica? L'Unità (oggi chiuso)
aveva una rubrica denominata "il fesso del giorno". Noi possiamo essere più generosi: individuiamo le citrulle solo con cadenza
settimanale.

Alberto1986

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Re:La scema della settimana
« Risposta #6 il: Ottobre 12, 2014, 17:37:45 pm »
direi che il copia- incolla- formatta non basta.

suggerirei o di selezionare i passaggi rilevanti e copiare solo quelli o di evidenziarli/sottolinearli. E comunque aggiungere un minimo di riflessione e analisi!


Concordo con la parte in rosso.