Profonda tristezza...
Hanno ammazzato il comandante del battaglione "Prizak" (fantasmi).
http://sakeritalia.it/novorussia/alexei-mozgovoi-e-stato-assassinato/Numerose fonti russe confermano che Alexei Mozgovoi è stato assassinato oggi lungo la strada che collega Lugansk a Alchevsk. I dettagli sono ancora molto approssimativi. Apparentemente la sua macchina è stata bersagliata da fuoco di armi d’assalto e mitragliatrici. Due o probabilmente tre guardie del corpo sono state uccise. Gli assalitori apparentemente sono riusciti a darsi alla fuga. Lo scorso marzo Mozgovoi fu vittima di un tentativo di assassinio.
Vechnaia Pamiat’ (Memoria eterna) per un vero eroe della Russia, un uomo d’onore, decenza, coraggio e compassione!
The Saker
In ogni guerra, a fianco alle stragi, a fianco al dolore ed alla distruzione, c’è una speranza. La speranza folle, irragionevole, ma umana, che dopo sarà meglio, che tutto abbia un senso. Alexej Mozgovoj rappresentava questo, nella guerra del Donbass: la speranza. Ora è morto, e nessuno può pensare che le cose, dopo, potranno essere come prima. Perchè uccisa la speranza, ci rimane solo l’orrore. Noi vogliamo ricordare questa speranza, pubblicando un’intervista al comandante risalente allo scorso agosto. Per ricordarci quando tutto questo aveva un senso, ora che pare che non lo abbia più. (Redazione Saker Italia)
Il nostro sito ha sottotitolato in italiano alcuni video riguardanti il comandante Mozgovoi:
– Mozgovoi parla dell’attentato subìto il 7 marzo di quest’anno, con un commento di Kotaro Kazzura (5′:02”)
– L’evacuazione di 135 persone da Debaltsevo ad opera della brigata di Mozgovoi (3′:30”)
– Il motto della brigata “Fantasma” (5′:47”)
Quella che segue è una intervista a Mozgovoi pubblicata sul sito Volti del Donbass.
INTERVISTA AL COMANDANTE “MOST”
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Il Comandate Alexey Borisovich Mozgovoj (Nome di battaglia “Most”), della Brigata Prizraki (“Fantasmi”) è un’ altra leggenda vivente della Resistenza Novorussa. La Brigata di Most è una sezione dell’Esercito della Repubblica del Popolo di Lugansk. Tuttavia i rapporti con gli altri comandanti, e ancora di più con il personale politico della Novorussia, è sempre stato problematico. Il rapporto con Igor Strelkov, invece, è palesemente profondo ed umano, oltre che di normale commilitanza. Nato nell’oblast di Lugansk 39 anni fa, Most ha comandato brillantemente il proprio Battaglione, che oggi è divenuto una Brigata: ha prima coperto il fianco sinistro delle Milizie di Slovyansk, poi difeso Lisichansk e Severodonetsk, infine ha operato da Piervomajsk contro le unità governative che tentavano di isolare Lugansk da Debalchevo e Lutugino. In questa lunga intervista tradotta dal sito Slayangrad, Most affronta una grande quantità di temi interessantissimi: le tattiche militari dei governativi e dei partigiani, l’orizzonte ideologico della rivolta, l’atteggiamento della popolazione civile, l’eroismo delle milizie, l’ipocrisia della Giunta di Kiev. Buona lettura:
Le tattiche dei governativi e quelle dei ribelli
“Se dobbiamo parlare delle operazioni che la mia unità ha condotto, devo esprimere una riserva: la parola operazioni” è una esagerazione. Al momento, la guerra viene combattuta principalmente in campo comunicativo, è una guerra mediatica, mentre l’attività militare è solo un’appendice. E’ di enorme importanza, per gli Ucraini, distruggere l’ideale per cui combattiamo: le armi sono solo una estensione per distruggere fisicamente le persone che portano queste idee nei loro cuori.”
“Noi eravamo, per struttura ed organizzazione (reclutando minatori, tassisti, contadini nei nostri ranghi) un battaglione. Ora siamo cresciuti di numero e siamo na brigata [La Brigata “Fantasmi”, NdT].”
“In realtà, è difficile definire quello che abbiamo intrapreso una “operazione” in tutto e per tutto. E questo nonostante il fatto che noi lavoriamo con le mappe, organizziamo ricognizioni, stabiliamo orari di avvicendamento dell’organico, come tutte le unità militari. Principalmente noi localizziamo la posizione delle unità nemiche, del materiale, e i loro movimenti.”
“Rispetto all’inizio noi abbiamo cambiato la nostra tattica. La maggiore pecca della nostra concezione iniziale era che vedevamo questa guerra coma una lotta fisica, mentre le forze governative non solo non vogliono, ma proprio non sono in grado di combattere lealmente. In fondo, perché dovrebbero farlo? Hanno i lanciarazzi. Hanno “Grad” “Uragan” “Smerch”: perché non usarli? E li usano. Poi chiamano la loro operazione “Operazione Anti Terrorismo”. Ma dove, in quale Paese, un intero esercito combatte il terrorismo?”
“A mio modo di vedere, una lotta al terrorismo è una cosa mirata, un’operazione speciale. Una volta che hai distrutto i terroristi, hai finito. Ma questa guerra dura da sei mesi, e ogni giorno si fa più dura e sanguinosa.”
“Adesso vi racconto qualche retroscena delle vicende in cui la mia unità è rimasta coinvolta. Inizio con i fallimenti. La difesa di Lisichansk. Per schiacciare la nostra guarnigione, gli Ucraini ci hanno spedito contro undicimila uomini. Abbiamo fallito perchè applicavamo ancora le vecchie tattiche, giocavamo pulito: creavamo un chiaro fronte di combattimento, innalzavamo posti di blocco. Era in errore. Questa guerra, per come l’hanno impostata gli Ukri, è costruita sull’inganno: dai notiziari ai campi di battaglia; e siccome noi ci aspettavamo una contesa leale, abbiamo subito perdite. Io sento il dolore per la perdita dei miei uomini. Lo sento fortissimo. Per me, la perdita anche di pochissimi uomini è una ferita che non guarisce.”
“E poi si, abbiamo ottenuto dei successi; abbiamo respinto il nemico e loro si sono ritirati. Ma ogni volta sono ritornati più numerosi e meglio armati. Ecco un chiaro esempio di questa tipica situazione operativa. Una volta loro hanno stabilito un posto di blocco a Staraya Krasnyanka, fra Kremennoye and Rybezhnoye. Noi lo abbiamo distrutto dieci volte. Un giorno lo distruggevamo, il giorno dopo era già ricostruito con una nuova guarnigione. Gli Ukri portavano via i corpi con dei camion Kamaz e detto fatto portavano un nuovo contingente, nuovi uomini che diventavano corpi il giorno dopo.”
“Si ha l’impressione che questi uomini non avessero idea di quel che succedeva. I nuovi arrivati ignoravano quello che era successo alla guarnigione precedente. Erano del tutto ignari del loro futuro. Mi chiedo spesso che cosa si aspettassero questi quando arrivavano, ma è un mistero. Erano circondati da chiari segni di una recente lotta: i trasporti, il posto di blocco, tutto era sporco del cremisi del sangue rappreso. Queste nuove forze erano uomini senza colpa: obbligati al servizio, e minacciati con il carcere; i disertori finiscono in prigione per sette anni. Uno non può rinunciare a vivere per sette anni. Partono, sperando di sopravvivere.”
“Le tattiche dell’esercito Ucraino possono essere descritte sommariamente così: hanno scaricato tutto il peso della guerra sull’artiglieria e sui lanci missilistici. Incominciano un attacco spianando il terreno con sistemi grad e sistemi di artiglieria a propulsione autonoma.”
“Li chiamano attacchi mirati ma gli obiettivi di questi attacchi sono aree molto estese, grandi superfici “ripulite” semplicemente spianandole. Fatto questo, avanzano i carri armati con armamento capace di distruggere qualsiasi cosa sia per caso ancora in vita. Infine arrivano i mezzi blindati di trasporto truppe, con dentro i soldati che finiscono il lavoro. Questa tattica sulla carta sembra imbattibile, ed è per questo che noi abbiamo cambiato le nostre.”
“Anche se il nostro numero è cresciuto, i mi rifiuto di mandare uomini in campo aperto. Preferisco lavorare in gruppi di ricognitori sabotatori (GRS): vanno, osservano, fanno il lavoro e tornano. È tutto. Noi lavoriamo sopratutto sulle loro comunicazioni, sulla loro distribuzione e sui loro depositi. Se li lasciamo senza munizioni, non possono fare fuoco.”
“Proprio ieri mi hanno informato della distruzione di una colonna di 10 camion Ural che stavano consegnando missili per i sistemi Grad puntati contro Donetsk. Cosa c’è di più efficace? Anche se hanno le piattaforme di lancio, senza munizioni sono solo mucchi di rottami di metallo, ferraglia. Quando sono ridotti così, noi li colpiamo con RPG e lanciagranate Shmels.”
Qualche cenno biografico, il valore politico e spirituale della Novorussia
“Il mio lavoro sarebbe nel settore culturale. Suonavo un fiato (l’ottone) in un’orchestra. Tuttavia poi, molto prima della guerra, ho dovuto cambiare campo. Lavoravo nell’edilizia, come capocantiere. Adesso comando delle batterie di mortai. Alti strumenti. E’ la vita.”
“Sin dalla prima infanzia ho sognato di diventare un militare. Purtroppo all’epoca avevamo un Ministro della Difesa chiamato Kuzmuk, faceva parte del gabinetto di Kuchma. Il livello di corruzione nell’esercito aveva raggiunto altezze inarrivabili e io non sono riuscito ad entrare in Accademia.”
“Oggi l’obiettivo principale è preservare al massimo la vita delle nostre truppe. Perché questi uomini, inquadrati nelle varie unità, sono i custodi della Volontà Popolare. Perché questi uomini saranno le basi, le colonne, di tutto ciò per cui combattiamo, ed è proprio per questo che li prendono di mira: loro possono creare un Governo, un’Amministrazione Popolare, una forza di sostegno. Loro sono assolutamente essenziali per il nostro futuro e questo è il motivo per cui io desidero sopra ogni cosa proteggere le loro vite.”
“Credo che la Novorussia sarà una Repubblica, una Repubblica autonoma all’interno della Russia. Io sono per la creazione di un governo modello all’interno della Repubblica sovrana di Novorussia. Questo governo dovrà poi costituire il riferimento per la direzione, il miglioramento l’imitazione per le altre regioni. Perché al momento non sono solo Ucrana e Russia ad attraversare una crisi politica, ma il mondo intero.”
“Ovviamente un conto è desiderare un governo ideale, mentre si sta seduti in un caffè e lo si immagina ragionando sui libri, un conto è trovarsi nella situazione di dovere vincere battaglie e conquistare territori devastati, e a quel punto il governo modello deve fare un passo indietro, o meglio avanti, nel futuro, e lasciare spazio ad un presente in cui è indispensabile una super centralizzazione militare.”
Sulla struttura di comando
“I comandanti agiscono di concerto. C’è un centro di coordinamento, il Quartier Generale. Attualmente tutti i pezzi del mosaico si sono composti: c’è un centro di controllo e comando unificato, il Consiglio di Guerra, che garantisce comunicazioni sicure ed efficaci fra i singoli comandanti. Lo stesso vale per entrambe le regioni (Lugansk e Donetsk): gli eserciti sono uniti. Di tanto in tanto tutti i comandanti delle unità si incontrano, ma radunarli tutti in un solo posto potrebbe avere gravi conseguenze. In ogni caso, al momento, i nostri uomini sono sparsi in un gran numero di presidi. Più complesse e confuse sono le nostre azioni, più siamo dispersi, più possibilità abbiamo di sopravvivere il che, al momento, è l’obiettivo principale.
“Adesso nelle brigate ci sono i gradi. Abbiamo Comandanti, Vice Comandanti, Luogotenenti di Brigata, Capi Unità e Comandanti di Battaglione. Abbiamo Capi Squadra, Attendenti alla Logistica, Intendenti Medici ed Intendenti alla Comunicazione. Tutti i ranghi sono completati con personale realmente operativo. La maggioranza di queste persone fino a ieri erano lavoratori che desiderano realmente combattere. Anche se rimarremo con una singola unità, avremo ancora molto da mostrare [al mondo].”
Igor Strelkov
“La figura dominante è Igor Strelkov. Lui deve essere non solo dominante, ma unica. Sono andato da lui quando tutto è incominciato e ho servito sotto il suo comando. Il suo ideale è identico al mio e lui combatte sinceramente al servizio di questa idea.”
“Come posso descrivere questa idea? Coscienza. Questo è quello che un uomo deve avere: una coscienza. Onore e dignità, virtù, rettitudine. Tutto il resto sono chiacchiere. La cosa principale è avere una coscienza, preferibilmente senza macchia. La guerra mette continuamente alla prova la coscienza, la sottopone a tentazione. E’ un continuo giudizio di coscienza e di virtù. La guerra è una cartina tornasole. Ogni persona simostra chiaramente per quel che è, sia un fantaccino o un generale.”
“Alcuni traumi alla società sono necessari, ma la guerra è male.”
Majdan
“Gli eventi del Majdan hanno sollevato un sacco di chiacchiere: gli Ucraini Occidentali sono gente appassionata, mentre quelli del sud-est sono Russi pigri e dormiglioni la cui fiamma è spenta. Ma oggi il Sud Est è improvvisamente in fiamme e il fuoco è sfolgorante e accecante.”
“Nel Majdan cantavano contro gli oligopoly e contro i funzionari corrotti: grande idea. Mentre loro ballavano per la verità, noi lavoravamo, e ci guadagnavamo da vivere. Il risultato delle loro “danze” è stato il dolore. Sono caduti dalla padella alla brace. Non c’è stato nessun reale cambio di governo, è solo peggiorato: gli stessi Oligarchi, gli stessi ministri e funzionari corrotti, le stesse face ammuffite, che vendono le posizioni di potere e di influenza, che vendono il popolo che dovrebbero guidare e proteggere. Cosa è cambiato? Improvvisamente la stessa gente si è mostrata pronta a marciare per proteggere questo governo! E’ assurdo, incredibilmente assurdo. Non posso evitare di provare sconcerto per il mio stesso Paese. Dovrebbero combattere contro le persone che li hanno precipitati in questa guerra, e invece stanno morendo per loro.
“Qual è il significato del Majdan? Di cosa si è trattato? Per quale motivo orchestrare questo spettacolo sanguinoso, che ha solo peggiorato la situazione, e non piuttosto una azione realmente utile? Questo comportamento è il risultato di una propaganda totalitaria.”
Problemi nell’organizzazione della Brigata
“Il ruolo di Commissario Politico (“Politruk”) è passato di moda da un pezzo. Nell’esercito Ucraino i ‘politruks’ sono diventati “istruttori”. Per metterla nella maniera più semplice possibile: non sono mai poste problematiche politiche, mai offerto un orientamento politico; solo lo stato psicologico delle persone arruolate è stato mantenuto ad un certo livello. Persino nell’ esercito, alla fine, il patriottismo è osteggiato, sebbene l’esercito sia l’unica istituzione in cui dovrebbe essere invece promosso.”
“Purtroppo la mia brigata manca di un organico politico. Non è facile creare una unità militare convenzionale partendo da un contadino ed un muratore. Ma, nonostante la disperata mancanza di specialisti, mi sono assunto il compito di creare un sistema completo, esattamente come deve essere. Abbiamo un ufficio stampa di brigata, che raccoglie e distribuisce informazioni da e per il mondo esterno, per così dire.”
“Noi troviamo parecchie informazioni su internet, anche se gli Ukri cercano continuamente di tagliarci fuori. Improvvisamente tutte le comunicazioni satellitari e mobili scompaiono per giorni. La nostra zona operativa cambia continuamente. Il nostro settore di competenza attualmente è compreso fra Pervomajsk, Artemovsk e Debaltsevo (si tratta del percorso che gli Ukri seguono per la loro discesa) nonché Veselaja – Tarasovka-Lutugino.”
“Un problema sono gli approvvigionamenti. I banchi dei mercati possono anche essere vuoti, ma noi abbiamo localizzato dei magazzini in città, pieni di carne, pesce e pollame, che, per qualche strana ragione, non sono stati consegnati ai negozi. E’ venuto fuori che i magazzini appartenevano tutti allo stesso proprietario. Abbiamo requisito tutto. E abbiamo distribuito tutto: agli asili, agli orfanotrofi, a chiunque ne avesse bisogno. Per noi il cibo è una cosa che unisce il nostro popolo: i nostri popoli Russi e i singoli individui che donano ma ci chiedono di non essere menzionati. Siamo riconoscenti per qualsiasi cosa riceviamo.”
La guerra e i civili
“La lotta continuerà certamente. La cosa principale ora è conservare il nostro spirito, lo spirito di impegno, l’aspirazione alla verità e la speranza della vittoria. Se il nostro Popolo mantiene questi tre cardini, vinceremo. Si, abbiamo Lugansk e Donetsk, ma il territorio della Novorussia non è solo queste due città. Il territorio della Novorussia è vesto. Credo ci aiuterà largamente.”
“C’è stanchezza per la guerra tra i civili. Dopo il primo paio di settimane di guerra, stavano già lamentandosi: “siamo stanchi della guerra!”. Quando sento questo io gli faccio una domanda: “Come avresti reagito se questa fosse la Seconda Guerra Mondiale? I vostri nonni hanno combattuto, trascorso anni in trincea. Non erano stanchi? Tu hai appena sentito qualche colpo sparati, hai guardato in TV la notizia della morte di qualcuno, e sei già stanco? Oggi, è praticamente la stessa guerra, stiamo combattendo lo stesso fascismo!”
“Gli uomini al fronte, loro non sono stanchi. Alle volte stento addirittura a tenerli a freno, per evitare morti e perdite non necessari. Gli uomini sulla linea del fuco sono pronti a combattere fino alla fine.”
“I minatori sono stati lenti ad aderire alla resistenza. C’è una espressione secondo cui se i minatori si sollevassero, Kiev scomparirebbe. Ma per il momento, la maggioranza di loro scende ancora nelle miniere. Quando eravamo attestati nei presi di Lisichansk, the Ukri hanno sparato su una delle miniere – Krivoljanskaja. Era notte ed il turno di notte era nel pozzo. Sono morti quasi tutti. Ma il giorno dopo, i superstiti sono tutti scesi di nuovo al lavoro!!!”
“Ho un’ altra storia, in un’altra zona a sud di Sverdlovsk. In un posto di blocco Ucraino hanno sparato ad un autobus pieno di minatori, uomini e donne. Così, gli hanno sparato! Gli Ukri non sapevano chi era bordo, hanno sparato come niente fosse a gente che andava al lavoro. Ho una domanda per questa gente: “Come vi sentite a guidare attraversando la guerra e le sparatorie?” Pensate al lavoro, a una fetta di pancetta da mettere nel piatto? A cosa? C’è una guerra! Vi stanno ammazzando! Civili, che vanno al lavoro come pecore che vanno al macello, senza nemmeno lamentarsi!”
“E’ la paura di perdere il lavoro?” “Come nutrirò la mia famiglia?” “Ma cosa mangiano le famiglie degli uomini impegnati nella resistenza? Cosa mangiano i bambini degli uomini che vi stanno proteggendo? Si, lo so, sono tempi duri, molto duri, ma loro capiscono che è tempo di scordarsi una bella scodella di borsch, una tavole ben imbandita. Se c’è qualcosa a tavola, questo è abbastanza. Oggi la cosa più importante è resistere per vincere, per dimostrare che non siamo un gregge, che non siamo una massa biologica (come dice la Timoshenko) ma persone, individui. Siamo il Popolo. Siamo pronti a costituire un governo che tenga fede alle sue promesse.”
Gli uomini della Brigata
“Gli uomini della brigata sono eroi. Alcuni sono eroici caduti. L’eroismo è più evidente nella generazione cresciuta con i vecchi film, libri e racconti dei nonni e delle nonne. Lo hanno nel sangue: se non io, chi? Tocca a me. Ed è tutto.”
“Proprio ora Vladimir, il Comandante del primo plotone è costretto in un letto di ospedale. E’ una persona eroica, insignita della medaglia “al merito militare”. E’ grazie alla sua dedizione ed alla sua totale noncuranza di sé che le sue truppe sono sopravvissute. Un’altra unità è scampata alla distruzione obbedendo agli ordini di Vladimir di ritirarsi davanti ad una colonna di carri armati che si avvicinava, mentre lui è rimasto. Solo. Avevamo un trasporto truppe fatto in casa soprannominato “combat”. Lo abbiamo attrezzato con una blindatura, e armato con una mitragliatrice. Vladimir è rimasto lì dentro, combattendo (da solo!) e tenendo lontano il nemico, coprendo le sue truppe fino a che non si misero in salvo.”
“A un certo punto un proiettile ha colpito il “combat” e gli ha strappato un braccio dal corpo. E’ stato sbalzato fuori dal veicolo. Al momento dell’impatto, la ferita è stata bruciata. Così, lo squarcio si è cauterizzato: c’era appena un po’ di sangue. Dopo un po’ ha ripreso conoscenza ed ha visto che il suo braccio era stato staccato, e penzolava ancora dal corpo appeso ad un brandello di carne. Si messo il braccio nel cappotto abbottonato, e si è messo in cammino. Ha camminato per un giorno intero. Da solo! Ed è riuscito a sfuggire all’accerchiamento delle forze nemiche evitando tutti i posti di blocco! Di tutto il suo equipaggiamento, aveva conservato solo una pistola Makarov con un solo colpo, in caso di cattura. Aveva il braccio destro infilato nel cappotto, con la sinistra teneva la pistola. Purtroppo, però, non è stato possibile salvare l’arto amputato.”
“Un altro episodio di coraggio: è successo durante una delle prime battaglie a Lisichansk, mentre tenevamo un posto di blocco. Abbiamo avuto un ragazzo, Dima, che è stato ucciso proprio all’inizio dell’azione militare. Grazie al suo acume, competenza e spirito di sacrificio, molti compagni sono sopravvissuti. Ha attirato tutto il fuoco Ukri – tutte le armi miravano a lui. Tutte. La sua unità giungeva in assetto di marcia per aiutare il posto di blocco Jandovskij. Gli altri non erano ancora in posizione, e proprio in quel momento Dima ha fatto fuoco e colpito un bersaglio in modo che il nemico a sparasse solo su di lui. Fu il primo ad essere ucciso. E’ grazie alla sua azione, che gli altri sono sopravvissuti. Non hanno solo tenuto la posizione, ma sono riusciti a spingere gli Ukri indietro, distruggendo un posto di blocco che avevano occupato. Tutto grazie al sacrificio di un uomo.”
“Questo è quello che dobbiamo essere – eroi, cavalieri. Perché siamo Russi, siamo slavi, non possiamo essere altro. Noi non abbiamo il diritto di essere altro.”
“Colpiamo gli aerei con le armi in nostro possesso – manpads [missili antiaerei spalleggiabili] usati congiuntamente a ZAU [mitragliatrici automatiche anti-aeree]. Gli Ukri, una volta comprese le nostre capacità, hanno cambiato tattica: non discendono più ad una altezza tale da permettergli di colpirci, ma lanciano bombe molto potenti da lontano rimanendo in quota. Ne lanciano due, tre, e scompaiono.”
“Gli Ukri affermano di combattere il terrorismo, mentre bombardando abitanti pacifici, civili innocenti, distruggendo interi isolati delle città e le loro infrastrutture. Fanno così. Ma che modo è? Se sei in guerra con noi, combatti con noi. Ma invece, si bombardano le città e ci danno la colpa… Come è possibile? Abbiamo la prova dei bombardamenti: le armi utilizzate e le direzioni da cui il fuoco è venuto. La traiettoria compiuta dal proiettile può essere calcolato dal cratere rimanente. Ma è inutile confutare le loro sfacciate versioni: le loro teorie infondate avanzate per falsificare l’evidenza.”
“All’ inizio si credeva che una guerra del genere, con comandanti selezionati sul campo, una guerra civile, sarebbe stata un disastro. E’ difficile organizzare, creare una struttura coordinata. Le forze sono incontrollabili, libere, ingestibili. Delle volte devi zittire, punire, mettere gli uomini in consegna, quando si superano certi limiti. Ogni organizzazione militare ha i suoi limiti, ma noi siamo uniti dalla stessa idea, da un sentimento comune. Se vogliamo ottenere qualcosa dobbiamo essere disciplinati e strutturati. Questa è una convinzione che si è formata in noi sin dal principio, dal primo momento in cui l’unità si è formata. Anche prima dell’inizio dell’attacco ho incominciato a organizzare la resistenza del Popolo, perché vedevo chiaramente che era necessario tenersi pronti. Anche allora eravamo tutti d’accordo che dovevamo raggiungere il nostro obiettivo finale: la vittoria. Il resto, chi ha ragione e chi ha torto, lo deciderà il tempo. Quello che conta è che si è formata una chiara struttura, a cui tutti siamo leali.”
“Quando la Guerra è iniziata non esisteva qualcosa chiamato Novorussia. Questo concetto è sorto nel corso delle battaglie ed ora cresce, e cresce ancora, e si riempie di significato. Ora la Novorussia non è solo un territorio, è prima di tutto
un ideale.
Libertà e Coscienza. Questo è e sarà la nuova Russia“.
http://sakeritalia.it/video/il-motto-della-brigata-fantasma/