Autore Topic: Lavoro femminile: problema o risorsa?  (Letto 33697 volte)

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Offline Vicus

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Lavoro femminile: problema o risorsa?
« il: Ottobre 13, 2014, 12:14:31 pm »
Alcuni spunti di discussione:
La donna ha sempre lavorato (nei campi, a domicilio). Fare la casalinga non è mai stata una regola ed è una specializzazione piuttosto recente. Uomini e donne tendono nuovamente verso un'umanità comune, con ruoli rispettivi meno specializzati.
Tuttavia, ancora oggi lavorare significa stare lontano da casa per 10-12 ore (lavoro+straordinari+spostamenti). Non è compatibile col ruolo di madre di famiglia (ma vale anche per l'uomo anche se in misura minore), a meno di ricorrere a forzature che creano più problemi che soluzioni (congedi parentali maschili, asili nido ecc.)
Il lavoro com'è adesso (iper-specializzato, astratto e impersonale) rende spesso la donna meno femminile. Anche se ha un lavoro, la donna oggi considera la famiglia per lo più come una noia e un peso.
Oggi però il lavoro tende a decentrarsi (lavoro in casa/telelavoro, cottage economy) e il confine tra lavoro e ozio tende ad assottigliarsi. Che sia l'accenno di un ruolo femminile più centrato sulla famiglia, dove il maggiore tempo libero è visto come risorsa?

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Rita

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #1 il: Ottobre 13, 2014, 13:09:12 pm »
Alcuni spunti di discussione:
La donna ha sempre lavorato (nei campi, a domicilio). Fare la casalinga non è mai stata una regola ed è una specializzazione piuttosto recente. Uomini e donne tendono nuovamente verso un'umanità comune, con ruoli rispettivi meno specializzati.
Tuttavia, ancora oggi lavorare significa stare lontano da casa per 10-12 ore (lavoro+straordinari+spostamenti). Non è compatibile col ruolo di madre di famiglia (ma vale anche per l'uomo anche se in misura minore), a meno di ricorrere a forzature che creano più problemi che soluzioni (congedi parentali maschili, asili nido ecc.)
Il lavoro com'è adesso (iper-specializzato, astratto e impersonale) rende spesso la donna meno femminile. Anche se ha un lavoro, la donna oggi considera la famiglia per lo più come una noia e un peso.
Oggi però il lavoro tende a decentrarsi (lavoro in casa/telelavoro, cottage economy) e il confine tra lavoro e ozio tende ad assottigliarsi. Che sia l'accenno di un ruolo femminile più centrato sulla famiglia, dove il maggiore tempo libero è visto come risorsa?

Dipende qual è il tuo modello di ruolo genitoriale.
Se dici che è un problema anche per il padre e anche il padre lavorerà maggiormente in casa o nelle vicinanze, mi sembra che i ruoli si accentrino di più sulla famiglia  per entrambi.
Quando ti riferisci a strutture familiari ante boom economico (per intenderci, l'epoca in cui è iniziato il mito della casalinga a casa e del papà al lavoro) normalmente anche i padri lavoravano nei dintorni di casa e il ruolo femminile era centrato sul neonato e sul bambino piccolo, ma già dai quattro/cinque anni, in genere i bambini seguivano il padre per apprendere vari mestieri (artigianali o di campagna). Certo nella nostra epoca ci sarebbe un problema di maggior tutela del bambino e quello di cent'anni fa sarebbe considerato lavoro minorile, ma se il confine tra lavoro e tempo libero è sfumato per gli adulti potrebbe essere sfumato anche il confine tra gioco/apprendimento per i bambini.

Gli scenari si intersecano molto rapidamente e, IMHO, s'intersecano anche col ruolo della scuola. A tutti quei paroloni difficili americani che hai scritto come tendenze (cottage economy per esempio  :-D) aggiungerei le nuove tendenze sull'homeschooling per esempio.

Il che significa esattamente quanto dici qui: 
Citazione
Uomini e donne tendono nuovamente verso un'umanità comune, con ruoli rispettivi meno specializzati.

L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Vicus

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #2 il: Ottobre 14, 2014, 00:17:44 am »
L'homeschooling è già una realtà consolidata in USA e in vari paesi Europei. La qualità dell'insegnamento è spesso superiore a quella della scuola.

Per le donne il lavoro era una semplice necessità fino agli anni '60 o '70, e (almeno in Europa) amavano occuparsi della famiglia che era un centro di vita sociale. Oggi sembrano rifuggire questi compiti come noiosi (giusto il tempo di crescere i figli fino all'età della scuola elementare) e considerano il lavoro fonte di gratificazione proprio nel momento in cui gli uomini non lo considerano più così appagante. Come mai questo paradosso?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Fazer

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #3 il: Ottobre 14, 2014, 00:33:21 am »
...le donne considerano il lavoro fonte di gratificazione proprio nel momento in cui gli uomini non lo considerano più così appagante. Come mai questo paradosso?

Colto da momentanea "euforia paradossa (©)" mi viene da risponderti con l'ormai abusatissimo:

http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=159.msg16793#msg16793

 :P :P :P

Offline Vicus

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #4 il: Ottobre 14, 2014, 00:48:53 am »
Concordo in pieno (avevo detto qualcosa di simile in un altro 3D). Ma vallo a spiegare alle donne:

(Da Take Today, di Marshall Mcluhan)
Meanwhile, within the very same structure in which the public has become participant, the old management cast finds itself merely holding a fort that is no longer on the frontier of action. They automatically become “diehard” defenders of an old “movie set,” as it were. The new cast is inclined to switch roles, as costumes, in order to keep in touch with the new action. The old cast of “diehards,” on the other hand, is holding a “phony fort,” much as the administrative “establishment” now finds itself in the role of  “office boy” and “caretaker” of an abandoned operation.
In passing, it might be noted that Women Liberationists seek to direct their energies toward capture of this abandoned fort of male prerogatives.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Fazer

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #5 il: Ottobre 14, 2014, 01:16:30 am »
Il tuo "vallo a spiegare alle donne" mi riporta al volo qui:

Anche se ha un lavoro, la donna oggi considera la famiglia per lo più come una noia e un peso.

E colto questa volta da pseudomisoginia goliardica, ti dico che le donne considerano...in base a ciò che viene detto loro dall'autoproclamato guru del momento.
Poi, attenzione: se per "lavoro" intendiamo il semi-cazzeggio che vedo ogni giorno in ufficio (scambio esperienze su tempi cottura pizza fatta in casa + valutazione efficacia nell'unità di tempo dell'ultimo mascara nucleare + telefonata al parrucchiere per prenotazione + pausa caffè...beh, è chiaro che occuparsi di casa e marmocchi al confronto è noioso e stressante. Sarebbe interessante sapere se, ad esempio, la squadra di ragazze che fa le pulizie in ufficio preferirebbe stare a casa ad occuparsi della famiglia oppure star lì a lavorare. Per non parlare delle cassiere dei supermercati, delle addette alle catene di montaggio, etc
A volte ho l'impressione che quando si parla di "donna lavoratrice" si riduca tutto alle impiegate. Grosso errore...

Offline Vicus

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #6 il: Ottobre 14, 2014, 01:56:08 am »
Citazione da: Fazer
E colto questa volta da pseudomisoginia goliardica, ti dico che le donne considerano...in base a ciò che viene detto loro dall'autoproclamato guru del momento.
Per esperienza diretta posso affermare che per le donne i titoli e le targhette sulla porta, hanno lo stesso effetto dei gingilli di vetro colorato per gli indiani. Senza di essi si sentono perse, perché la mentalità vigente sminuisce il ruolo femminile. Non riescono a immaginare un impiego migliore delle loro capacità (non solo pannolini ma anche cultura, impegno sociale e così via).
Citazione
Poi, attenzione: se per "lavoro" intendiamo il semi-cazzeggio che vedo ogni giorno in ufficio (scambio esperienze su tempi cottura pizza fatta in casa + valutazione efficacia nell'unità di tempo dell'ultimo mascara nucleare + telefonata al parrucchiere per prenotazione + pausa caffè...beh, è chiaro che occuparsi di casa e marmocchi al confronto è noioso e stressante.
Il capufficio ha sostituito il marito, talvolta persino fisicamente, e le donne hanno scartato la propria famiglia per un'entità astratta (l'azienda) dove si lavora per estranei anziché per i propri cari e per se stessi. La nuova famiglia è l'ambiente di lavoro che necessariamente assomiglia sempre più a un gineceo, alle case di una volta che erano un continuo chiacchiericcio e viavai di amiche e comari.
La famiglia per essere tollerabile da una donna deve riprodurre su scala casalinga l'ambiente lavorativo (come le feste e le vacanze con le amiche, dove il marito svolge il ruolo di ornamento), il che en passant rende le donne meno attraenti. Che sia per questo che le donne in casa pretendono di avere sempre ragione e di organizzare tutto a loro piacimento?
Citazione
Sarebbe interessante sapere se, ad esempio, la squadra di ragazze che fa le pulizie in ufficio preferirebbe stare a casa ad occuparsi della famiglia oppure star lì a lavorare. Per non parlare delle cassiere dei supermercati, delle addette alle catene di montaggio, etc
A volte ho l'impressione che quando si parla di "donna lavoratrice" si riduca tutto alle impiegate. Grosso errore...
:clapping: :drinks:
« Ultima modifica: Ottobre 16, 2014, 13:07:45 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Alberto1986

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #7 il: Ottobre 16, 2014, 13:11:05 pm »
Colto da momentanea "euforia paradossa (©)" mi viene da risponderti con l'ormai abusatissimo:

http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=159.msg16793#msg16793

 :P :P :P

Quel post è da incorniciare. Ma dov'è finito quell'Animus che pubblicava simili perle?  :P

Offline Vicus

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #8 il: Ottobre 16, 2014, 13:14:05 pm »
Sì, sublime. Da mettere in una futura sezione "In evidenza"?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Duca

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #9 il: Ottobre 16, 2014, 20:59:48 pm »
Poi, attenzione: se per "lavoro" intendiamo il semi-cazzeggio che vedo ogni giorno in ufficio (scambio esperienze su tempi cottura pizza fatta in casa + valutazione efficacia nell'unità di tempo dell'ultimo mascara nucleare + telefonata al parrucchiere per prenotazione + pausa caffè...beh, è chiaro che occuparsi di casa e marmocchi al confronto è noioso e stressante.
E' questo il punto di fondo, le donne si annoiano a casa perché non riescono a stare da sole, hanno sempre bisogno di compagnia (in senso ampio, quindi magari anche spasimanti che solletichino la loro immensa vanità) per cui meglio in ufficio o a scuola a babare e fare poco, a parte piantare grane; io ne conosco molte che sul lavoro non gliela fanno più, sono bollite complete e difatti si lamentano sempre, ma pur non avendo problemi economici col cazzo che se ne stanno a casa, neanche uno straccio di part time si prendono 'ste derelitte, perché a casa non ti passa più, meglio cazzeggiare al lavoro, ovviamente non pesante perché sono fancazziste patentate, (quindi niente fornace, miniera, spaccare legna nei boschi, ecc.).

Offline Vicus

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #10 il: Ottobre 17, 2014, 00:25:19 am »
E' questo il punto di fondo, le donne si annoiano a casa perché non riescono a stare da sole, hanno sempre bisogno di compagnia (in senso ampio, quindi magari anche spasimanti che solletichino la loro immensa vanità) per cui meglio in ufficio o a scuola a babare e fare poco, a parte piantare grane; io ne conosco molte che sul lavoro non gliela fanno più, sono bollite complete e difatti si lamentano sempre, ma pur non avendo problemi economici col cazzo che se ne stanno a casa, neanche uno straccio di part time si prendono 'ste derelitte, perché a casa non ti passa più, meglio cazzeggiare al lavoro, ovviamente non pesante perché sono fancazziste patentate, (quindi niente fornace, miniera, spaccare legna nei boschi, ecc.).
E' l'attuale organizzazione sociale a costringere le donne alla solitudine casalinga: tutte le altre lavorano a un'ora di treno fino alle 18.
Ma probabilmente le donne ciondolano in ufficio anche perché l'ambiente di lavoro solletica la loro vanità, con titoli ed encomi, facendole sentire "indispensabili" :rofl2: ; mentre a casa, in famiglia, nel tempo libero la realtà della loro insignificanza, interiore e sociale, viene fuori.
Le laureate, argomento che salta spesso fuori qui, sono così adulate da avere l'ego di un premio Nobel. Sono tecniche elementari, ma (specie se hai una mansione dirigenziale) fai due complimenti a una donna e non ragiona più.
Magari lavorano in cantieri stradali (non lavori fisici, si capisce) per metà della paga di un operaio, ma sono "supervisori", laureate in archeologia. E a livello di relazioni, non pretendono nulla di meno che Bianchi Bandinelli. :lol:
Ne ho conosciute un paio che preferivano andare in missione (in fabbrica...) in Canada o Giappone ma guardavano con estrema ripugnanza a compiti familiari.
Il marito (le rare volte che ne hanno uno) di solito non è un dirigente, né a casa può riprodurre l'ambiente ovattato e un po' fancazzista dell'ufficio. Ragione non secondaria per cui non lo rispettano e se prova a far valere le sue ragioni divorziano.
« Ultima modifica: Ottobre 17, 2014, 00:36:12 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline freethinker

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #11 il: Ottobre 17, 2014, 08:06:49 am »
Condivido molte cose che sono state dette sulle donne al lavoro, solo che secondo me, bisognerebbe tornare alle origini per così dire, cioè al fatto che la donna, per sua natura, è tendenzialmente fatta per essere madre. Ogni singola donna poi sente questa "chiamata" alla maternità in modo diverso (alcune non la sentono per nulla, ma sono eccezioni, la stragrande maggioranza la sente, magari quando è troppo tardi).
Di conseguenza ogni volta che si fa presente alle donne che ognuno è libero di fare la propria scelta, tra lavoro, carriera, e via dicendo e la maternità, ecco che, con logica perfettamente femminile, esse vi  rispondono che non devono essere costrette a fare questa scelta. Perchè? ma perchè gli uomini non la devono fare, quindi la colpa è del solito maschilismo paternalista,  eccetera. Piccolo particolare: gli uomini non hanno le ovaie...
Invece, il succo del problema è proprio questo, la scelta: se scegli la carriera, necessariamente trascurerai la famiglia, se scegli la famiglia dovrai lasciar perdere straordinari, trasferte, eccetera. Non esistono molte vie di mezzo, di solito se provi a salvare capra e cavoli, avrai problemi a casa e sul lavoro.
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
Benjamin Franklin, Historical Review of Pennsylvania, 1759

Offline Lucia

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #12 il: Ottobre 17, 2014, 11:33:06 am »
Concordo in pieno (avevo detto qualcosa di simile in un altro 3D). Ma vallo a spiegare alle donne:

(Da Take Today, di Marshall Mcluhan)
Meanwhile, within the very same structure in which the public has become participant, the old management cast finds itself merely holding a fort that is no longer on the frontier of action. They automatically become “diehard” defenders of an old “movie set,” as it were. The new cast is inclined to switch roles, as costumes, in order to keep in touch with the new action. The old cast of “diehards,” on the other hand, is holding a “phony fort,” much as the administrative “establishment” now finds itself in the role of  “office boy” and “caretaker” of an abandoned operation.
In passing, it might be noted that Women Liberationists seek to direct their energies toward capture of this abandoned fort of male prerogatives.

Nel romanzo Colori e anni l'autrice, Kaffka Margit descrive l'orrore che sente davanti a una ragazza che si considera "emancipata" perché fa la telefonista alle poste. Kaffka è morta il 1918 quindi parla dei primi tempi del femminismo. E anche vero però che lei stessa insegnava letteratura all'università, e scriveva romanzi, quindi un lavoro ce l'aveva..

Penso inoltre che i classici lavori femminili sono stati soppiantati per primi dalla industrializzazione, quindi sono diventati lavori costosi e inutili. Se vale più la pena comprare un vestito che farlo, se è più buono il pane nel negozio che quello fatto in casa alla fine non è che la donna non si sente desorientata che "mo, io cosa devo fare?" I bambini poi crescono, se vivi solo per loro diventi madre fagocitatnete, il tuo ruolo è quello di aiutargli di andare via da te.

Invece della scuola invece il ruolo del padre era quella di insegnare un mestiere e quindi garantire un lavoro al suo figlio. Neanhce questo è più abitudine oggi.

Offline Rita

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #13 il: Ottobre 17, 2014, 11:41:07 am »
Nel romanzo Colori e anni l'autrice, Kaffka Margit descrive l'orrore che sente davanti a una ragazza che si considera "emancipata" perché fa la telefonista alle poste. Kaffka è morta il 1918 quindi parla dei primi tempi del femminismo. E anche vero però che lei stessa insegnava letteratura all'università, e scriveva romanzi, quindi un lavoro ce l'aveva..

Penso inoltre che i classici lavori femminili sono stati soppiantati per primi dalla industrializzazione, quindi sono diventati lavori costosi e inutili. Se vale più la pena comprare un vestito che farlo, se è più buono il pane nel negozio che quello fatto in casa alla fine non è che la donna non si sente desorientata che "mo, io cosa devo fare?" I bambini poi crescono, se vivi solo per loro diventi madre fagocitatnete, il tuo ruolo è quello di aiutargli di andare via da te.

Invece della scuola invece il ruolo del padre era quella di insegnare un mestiere e quindi garantire un lavoro al suo figlio. Neanhce questo è più abitudine oggi.

quoto, è per questo che tutti i discorsi sulla donna tradizionale a casa e l'uomo al lavoro mi lasciano perplessa, e lasciano quel senso di inspiegato che nessuno ancora riesce a chiarirmi,  oggi.
La stessa Costanza Miriano lavora come giornalista, è, per così dire, una donna abbastanza impegnata e più volte ha dichiarato che ci sono momenti di difficoltà in cui non riesce a gestire tutto e allora smette tutto e prega o dice il Rosario. Lei stessa è l'esempio vivente di come non sia certo il ruolo o chi fa che cosa ma il come lo si vive, visto che lavora e fa un lavoro anche abbastanza assorbente e che la costringe ad allontanarsi da casa sovente.
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Offline JanQuarius

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Re:Lavoro femminile: problema o risorsa?
« Risposta #14 il: Ottobre 17, 2014, 12:16:12 pm »
Le donne stavano molto meglio quando venivano tassati solo gli uomini. Ora sono tassate pure loro... grazie alla rivoluzione...

Io di soluzioni non ne propongo, la mia è pura riflessione.