comunque secondo me il punto di divergenza tra Lucia e noi è difficile da inquadrare, ma, a naso, sta nell'umiliazione. A me sembra che Lucia si senta umiliata da una pacca sul sedere, è così?
Ora mi chiedo se umiiazione è sinonimo di violenza.
Direi di no.
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/V/violenza.shtmlhttp://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/U/umiliare.shtmlCuriosamente il dizionario riporta anche un secondo significato che potrebbe attagliarsi anche a chi vorrebbe toccare un sedere e si frena.
Ragioniamoci però. Perché, Lucia, secondo me, non è nemmeno corretto se si ragiona su sentimenti e istinti diversi accusare di "proteggere" i palpeggiatori.
Io francamente non ho mai percepito tutta questa umiliazione nell'essere casualmente toccato. Fastidio, divertimento, rassegnazione, rabbia, nervoso, ma umiliazione direi di no.
Ricordo sul forum dell'UAAR quando parlavamo di questi temi di una utente che affrontò un utente di cui mi sfugge il nome .. (sono vecchia c'ho un'età.. o forse l'ho rimosso) ma Marmocchio se lo ricorderà era quello che faceva il cuoco in Russia e qui sono stati pubblicati anche suoi riferimenti, spiegandogli la differenza fra violenza sessuale e palpata sul sedere col racconto delle sue zie che quando da giovani facevano le cameriere in un ristorante ricevevano ogni tanto pacche sul sedere da avventori e clienti ma alla sera ne ridevano.
Persino al Geriatrico, dove ho mia mamma, un vecchietto in carrozzina è simpaticamente chiamato "Tuca Tuca"
dalle vecchiette che ne ridacchiano (e certo che gli sfuggono.. e non è che stanno lì a farsi toccare) ma nemmeno ne fanno una tragedia.
Esiste persino un vecchio racconto che avevo scovato seguendo le tracce di un'utente che scriveva qui "Baubo" e cercandone il significato. Baubo è una dea sporcacciona e una delle storielle che ci si immagini racconti è qeusta
Le storielle che Baubo racconta a Demetra saranno probabilmente state facezie femminili su quei trasmettitori e ricettori mirabilmente modellati che sono i genitali. Se così fosse, forse Baubo raccontò a Demetra una storia come questa, che ho sentito raccontare anni or sono da un vecchio posteggiatore di Nogales.
Si chiamava Oid Red, e rivendicava sangue indigeno.
Non si era messo la dentiera, e da un paio di giorni non si radeva. La sua simpatica vecchia moglie, Willowdean, aveva un volto grazioso ma rovinato. Una volta, mi raccontò, nel corso di una rissa al bar, le avevano rotto il naso. Possedeva tre Cadillac, nessuna delle quali funzionava. Lei aveva un Chihuahua che teneva in un box per bambini in cucina. Lui era il tipo che tiene il cappello in testa anche al cesso.
Ero in giro a raccogliere storie, e con la mia roulotte ero arrivata ai loro terreni. «Conoscete per caso storie di queste parti?» esordii, intendendo la zona e i dintorni.
Oid Red guardò la moglie maliziosamente, con un sorrisetto provocatorio: «Le racconterò di Dick il Lupo delle Praterie».
«Red, non stare a raccontarle questa storia. Red, tu non gliela racconti proprio.»
«E io invece le racconto la storia di Dick il Lupo delle Praterie», asserì Old Red.
Willowdean si prese la testa tra le mani e disse, come parlando al muro: «Non raccontarle quella storia, Red. Dico sul serio».
«Gliela racconto subito, Willowdean.»
Willowdean sedeva sul bordo della sedia, con una mano sugli occhi come fosse improvvisamente diventata cieca.
Ecco cosa mi raccontò Oid Red. Disse di aver sentito questa storia «da un vecchio navajo che l’aveva sentita da un messicano che l’aveva sentita da uno hopi».
C'era una volta Dick il Lupo delle Praterie, ed era la creatura più affascinante e più stupida nel contempo che uno possa mai sperare d'incontrare. Aveva sempre fame di qualcosa, e sempre
giocava qualche tiro a qualcuno per ottenere quello che voleva, e il resto del tempo dormiva.
Un bel giorno, mentre Dick il Lupo della Prateria dormiva, il suo pene si stufò proprio, e decise di abbandonare Dick e vivere un'avventura per conto suo. Così il pene si staccò da Dick il Lupo delle Praterie e si avviò per la sua strada. Più che altro andava saltellando, perché aveva una gamba sola.
Saltellando saltellando se ne andava tutto contento e dalla strada saltò nel bosco dove - Oh no! - finì dritto in un mucchio di aghi pungenti.
«Ahi!» urlò. «Ahiiii!» strillò. «Aiuto! Aiuto!»
Tutte quelle urla risvegliarono Dick il Lupo delle Praterie, e quando abbassò la mano per rallegrarsi con la solita manovra, quello non c'era più! Dick il Lupo delle Praterie corse giù per la strada tenendosi tra le gambe, e alla fine arrivò dov'era il suo pene, nel peggior stato che possiate immaginare. Delicatamente Dick sollevò il suo avventuroso pene dagli aghi, lo accarezzò e lo blandì, e lo rimise al posto giusto.
Old Red rideva come un pazzo, tossendo, strabuzzando gli occhi e tutto il resto. «E questa è la storia del vecchio Dick il Lupo delle Praterie.»
Willowdean lo ammonì: «Ti sei dimenticato di raccontarle il finale».
«Quale finale? Gliel'ho già raccontato il finale», borbottò Old Red.
«Ti sei dimenticato di raccontarle il vero finale della storia, vecchio bidone.»
«Allora, se tè lo ricordi tanto bene, raccontaglielo tu.» Suonarono alla porta e lui si alzò dalla sedia cigolante.
Willowdean mi fissò con gli occhi che le brillavano: «La fine della storia è la morale».
In quell’istante Baubo s'impossessò di Willowdean, perché cominciò con risatine soffocate, poi sghignazzò per poi esplodere in una fragorosa risata, e tanto a lungo rise che le vennero le lacrime agli occhi, e le ci vollero un paio di minuti per dire queste due frasi, ripetendo ogni parola due o tre volte tra un sussulto e un altro.
«La morale è che quegli aghi, anche quando Dick li ebbe tolti, continuarono a pungergli il coso, da diventar matti. Ecco perché gli uomini scivolano contro le donne, e si strofinano con quello sguardo negli occhi che dice: ‘Ho un tale prurito'. Sai, quel cazzo universale prude sempre da quella prima volta che è corso via.»
Ora non saprei proprio dire che cosa mi colpì, so soltanto che lì nella sua cucina abbiamo riso tanto da perdere il controllo dei muscoli. Mi rimase poi una sensazione speciale, come di aver mangiato un bel pezzo di rafano.
in sostanza. L'elevare la palpata sul sedere a "violenza" che è un grado superiore rispetto all'umiliazione.. è un fatto culturale? Secondo me sì. Non attiene alla natura femminile.
La cultura (racconti fra donne anziane, il racconto di Dick che "ridicolizza" questa certa attitudine maschile all'approccio) non mi fanno pensare a una cosa così "umiliante" per le donne. O se lo è la risposta è stata di rigirare l'umiliazione. Che poi è sempre quel che ha detto Warlord, in ultima analisi