Michel Foucault sopratutto, ma poi anche Jung e Hillmann in un certo senso, Laing e Thomas Szasz un po.
Di Foucault ho scritto la laurea, la psichiatria nasce nell'epoca quando la rappresentazione diventa l'epistema essenziale della cultura, cioè ciò che npon può essere razionalmente spiegato va escluso, nascosto, anatemizzato. Cosi nascono i manincomi nel posto delle antiche leproserie, semplicemente come modo di sbarazzarsi di qualcuno.
Jung e Hillmann invece trattano la malattia psichica più come un disaggio spirituale, ma la malattia resta tale proprio perché viene negata la dimensione spirituale dell'uomo,
e che comunque una conversazione fa meglio di un mucchio di medicine.
poi Thomas Szasz ma riconosco che non l'ho ancora letto, solo il titolo. Potrebbe darsi che lui usa il fatto che la malattia mentale è un mito in un'altro senso, quello di proteggere il malatto dai preggiudizzi sociali.
Io dico che non c'è nessuna giustifica di malattia mentale né nel palpare culi a sconosciute e certo neanche per giustificare reati molto più gravi, come l'infanticidio.