In Giappone un ministro donna che ha speso ben 74.000 Euro di soldi pubblici in prodotti di bellezza è stata costretta alle
dimissioni e poi si è umiliata in un profondo inchino ammettendo la sua colpa. Non oso immaginare quante genuflessioni muliebri
ci sarebbero qui in Italia se si usasse la stessa inflessibilità con le donne politiche corrotte (in questo si sono celermente messe
ad imitare i colleghi maschi: par condicio, please). Ma non è il fatto in sè a stupire più di tanto: che l'ingresso delle donne nel
mondo del lavoro e della politica serva a portare (o riportare) l'onestà e a trasformare il mondo in un ameno paradiso terrestre è
una stronzata sesquipedale e macroscopica sulla quale nessuno che scrive su questo Forum si è mai illuso (anche se la solare
fesseria viene ripetuta oramai come un mantra sui giornali). Quello che (ci) interessa è che i me(r)dia si sono ben guardati non
solo di dare risalto, ma nemmeno di menzionare la notizia (l'ho appresa solo dal blog di Beppe Grillo, lo confesso). Ovviamente
non si inquadra bene con il clima di (va)ginolatria imperante che vige e campeggia oramai in Occidente: delle donne si devono
menzionare solo le imprese (quando ce ne sono). Non i reati: i reati sono disturbanti. Anche se si preferisce definirli "irrilevanti"