Caro Ciro
in Dag ritrovo molte delle nostre discussioni classiche, con una differenza: la documentazione. Quando Dag dice qualcosa, sai che non è confutabile, c'è dietro una preparazione difficile da superare.
(ad esempio: ho appena letto un passo dove dice che la lettura tradizionale del Corano che impone una jizya a cristiani ed ebrei deriva da una lettura errata di Corano 9,29. Domanda: c'è qualche studioso di arabo in grado di smentirlo?)
Ad ogni modo volevo qui riprendere alcuni concetti, forse non i più rilevanti ma che mi sono rimasti impressi.
Anzitutto la precisazione che il concetto di verità non è uguale in tutte le culture e che in particolare quando noi con il concetto greco (la verità come concetto) ci avviciniamo alla tradizione ebraica (e quindi anche cristiana e islamica: verità come espressione, come coerenza di vita) facciamo inevitabilmente confusione. Questa idea di verità mi è rimasta impressa perchè è la stessa di Lanza del Vasto ed è la prima volta che la sento espressa in modo così chiaro.
Poi l'idea che l'incontro tra le diverse tradizioni religiose si ottiene andando al fondo di ogni tradizione, a quel centro nel quale ogni religione rappresenta un cammino verso Dio. Non si ottiene sopprimendo tutto ciò che differenzia una religione dall'altra.
Poi la discussione sulla poligamia. In effetti leggendo le argomentazioni di Dag mi viene da dire che in linea di principio una legislazione che punisce la poligamia è assurda anche se, sempre in linea di principio, la poligamia non è l'ideale. Infatti è ben difficile capire per quale ragione lo stato debba punire un qualunque gruppo umano per la composizione dello stesso: uno o più uomini, una o più donne eccetera. È comprensibile che lo stato possa favorire un certo tipo di aggregazione perchè essa è più utile in una ottica sociale-generale (la famiglia etero monogama, per intenderci). Ma dopo, nella misura in cui si tratta di adulti consenzienti (o di figli nati da quelli stessi adulti) e questa aggregazione non comporta oneri per lo stato, dov'è il problema?
È chiaro che in linea di principio non è l'ideale, perchè posto che grosso modo nascono un numero di maschi e femmine uguale, se un uomo può avere più donne, succederà che ci saranno uomini che restano senza. Perciò i più ricchi avranno tante donne, i più poveri nessuna. In un mondo in cui ogni uomo è mio fratello, ovviamente questo non è l'ideale.
Epperò non è neppure logico e/o accettabile che lo stato metta in carcere un cittadino italiano che, ad esempio, risieda all'estero in un paese dove la poligamia è permessa, e lì si risposi!
Tenendo conto che la poligamia trova la propria ragione nella differenza ormonale tra uomini e donne, che non si vede la ragione per la quale tra adulti consenzienti, ci possa essere un accordo per il quale un uomo possa soddisfare il proprio appetito sessuale con più donne, perchè lo stato lo dovrebbe punire?
Ma il paradosso paranoico e sessuofobico della nostra legislazione si vede quando i diritti dei figli naturali vengono equiparati a quelli dei figli legittimi. Cioè, spiegatemi: un uomo non può avere più mogli, ma se va a letto con una donna che non è sua moglie, le conseguenze sono identiche a quelle che ci sarebbero se fossero stati sposati
davvero demenziale: la poligamia senza limiti e senza condizioni a posteriori!