Marzano: l'infanticidio materno è un mistero

[ilmarmocchio]

http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2014/12/16/news/il_mistero_insondabile_delle_madri_assassine-103065035/?ref=HREC1-26

Il mistero insondabile delle madri assassine
di MICHELA MARZANO


Partendo dalla drammatica vicenda di Loris, Umberto Galimberti, sulle pagine di Repubblica, utilizza la psicanalisi per spiegare l'atteggiamento di Veronica Panarello. Certo, non è suo scopo quello di sostituirsi alla giustizia. Umberto Galimberti sa bene che non si può trasformare la psicanalisi in un "tribunale della verità", come lui stesso scrive. Ma può anche solo cercare di capire il gesto di una madre che uccide i propri figli?

Il professor Galimberti ha perfettamente ragione quando ricorda che l'amore materno è sempre ambivalente, che non c'è amore senza odio, e che i sensi di colpa interiorizzati possono trasformare ognuno di noi in "delinquente". Ha ragione quando ricorda la differenza fondamentale che esiste tra rimozione dei fatti e negazione della realtà. Fa bene a parlare di "scissione dell'io" e di "anticamera della follia". Ma questo è vero per chiunque: sia l'ambivalenza dell'amore, sia la tendenza a rimuovere la realtà e, talvolta, a negarla. Per non parlare poi dei sensi di colpa con cui praticamente tutti noi conviviamo quotidianamente, impedendoci talvolta di vivere la vita che avremmo voluto vivere.

Non per questo, però, si diventa tutti assassini. Non per questo, soprattutto, l'uccisione di un figlio diventa più comprensibile. Quando una madre uccide un figlio, si è confrontati all'"incomprensibile". Punto e basta. E non serve dire che "l'Io non è padrone in casa sua", oppure che "io penso laddove non sono e sono laddove non penso" - come scrisse, sulla scia di Freud, un altro grande psicanalista come Jacques Lacan - per trovare una soluzione a quello che resta, e resterà forse per sempre, un mistero.

La vocazione della psicanalisi, d'altronde, non è quella di svelare i misteri. Chi la pratica da anni, o chi l'ha praticata, sa bene che alla fine di un percorso non si trovano risposte alle mille domande che ci si pone. Sa perfettamente che i misteri restano e che l'unica cosa che si riesce a ottenere è "convivere con la propria sofferenza", sapendo che non la si potrà mai del tutto eliminare. La psicanalisi non spiega assolutamente niente. La psicanalisi aiuta solo a venire a patti con i propri demoni e, talvolta, a evitare i "passaggi all'atto". La parola si libera. E allora prende il posto delle azioni. Ma bisogna volerlo e lasciarsi aiutare. Bisogna accettare di fare questo viaggio all'interno di se stessi e capire che tante cose non le si capiranno mai. L'Io non è padrone in casa sua, certo. Ma questo non giustifica nulla. E il mistero che si cela dietro l'uccisione di un figlio resta intatto. Soprattutto quando è ormai troppo tardi per evitare all'Io di commettere l'irreparabile.
Twitter: @MichelaMarzano




povera filosofia.  l'infanticidio materno è un mistero, mentre quando lo fa il " maschio " , è un atto mostruoso.
Costante la disonestà e la mancanza di intelligenza di questefemministe che hanno impestato l'università

[Sardus_Pater]

Non è un mistero, è solo l'altro lato della medaglia.
E' ancor più grave, visto che son state loro ad allevare la creatura in grembo per 9 mesi.
Al massimo si dovrebbe offrire più sacrosanto aiuto psicologico alle partorienti, ma, se queste mostrano troppi segni di squilibrio ancora troppo tempo dopo il parto, allora...

La disperazione non ha genere.

[Vicus]

Non è un mistero, è solo l'altro lato della medaglia.
E' ancor più grave, visto che son state loro ad allevare la creatura in grembo per 9 mesi.
Al massimo si dovrebbe offrire più sacrosanto aiuto psicologico alle partorienti, ma, se queste mostrano troppi segni di squilibrio ancora troppo tempo dopo il parto, allora...

La disperazione non ha genere.

Concordo, ma forse si può fare un po' di luce su questo mistero, che è uno dei tanti segni dell'alienazione dell'essere umano da se stesso. Infanticidio -a partire dall'aborto- anoressia e simili sono le manifestazioni estreme di una donna che non accetta la propria femminilità, ma anzi la detesta, come è stata condizionata a fare.
A un livello intermedio -socialmente rispettabile, anzi incoraggiato- c'è la donna in carriera che per di più non si decide a crescere ed evade da se stessa con viaggi e attività futili (solitamente con le amiche): “distrazione dalla distrazione” per non dover scegliere cosa fare della propria vita.
Si veda dal minuto 4:04 al 5:30:

[Sardus_Pater]

Qui anche certi tipi di modelli "socialculturali" hanno le loro "colpe", però non mi sembra che siano stati (solo) gli uomini "cattivoni" ad imporre l'anoressia o il rifiuto a priori di diventar mamme (con odio della prole se casualmente avviene il contrario), anzi certe d'une (ora molte) ci si buttano a pesce in questi modelli senza riflettere (per poi spesso e troppo tardi pentirsi). Poi, qualche uomo idiota che ha collaborato al mito della supermagra o della superlibera c'è ahinoi stato, ma non facciamo di tutta l'erba un fascio, come fanno le femmifasciste.

[Vicus]

E' proprio il contrario: gli uomini apprezzerebbero donne femminili, divenute sempre più rare per i condizionamenti di una società dell'artificiale.

[Sardus_Pater]

Ho parlato di rarità tra gli uomini, non era poi manco il perno del mio discorso.