Ogni tanto, faccio uno sforzo e leggo quel blog femminista della 27° ora. L'articolo è il solito chiagnifottismo paraculoide genderfemminista. Lo reputo utile perchè le femministoidi confessano apertamente qualche nome dei loro FINANZIATORI per i corsi gender nelle scuole italiane. Li metterò in evidenza in modo che tutti i lettori capiranno il perchè certa gente "è impegnata nei diritti e nel femminismo"... Prima il link e poi le loro stesse parole. La "giornalista" fa una breve descrizione del suo curriculum dimostrando che dopo il probabile fallimento all'università scientifica ha "scoperto" il "suo innato talento" per la scrittura.... Così "innato" da scrivere "
roma-no" (un probabile lapsus gaspariniano) e nella sua descrizione omette, da vera poetessa incompresa di mettere il punto finale (probabilmente il punto essendo maschile è "fallocratico" a prescindere).
http://27esimaora.corriere.it/articolo/cosi-nelle-scuole-si-sperimentanoi-programmi-sullidentita-di-genere/#more-61568Così nelle scuole si sperimentano i programmi sull’identità di generedi Alessandra Arachi*
Il primo è stato un liceo classico roma- no, il Socrate. La preside,
Gabriella De Angelis, è appena andata in pensione e
rivendica con orgoglio quel progetto per i suoi studenti contro l’omofobia e per l’orientamento sessuale.Era il 2007. «Per fare quei primi corsi abbiamo partecipato e vinto un bando
fatto dal dipartimento Pari opportunità», racconta Gabriella De Angelis, spiegando che poco dopo i progetti nelle scuole si sono moltiplicati,
grazie all’intervento del ministero della Pubblica istruzione. Per fare cosa? «Insegnare il rispetto e la tolleranza», dice Andrea Gatti dirigente dell’Istituto superiore Luigi Galvani di Milano. E spiega: «Abbiamo deciso di partire tre anni fa, quando ci siamo accorti che nelle scuole circolavano insulti omofobi pesanti. Il progetto si divideva in due parti: prima sono venuti responsabili dell’Arcigay a proiettare un video girato fra i genitori di ragazzi omosessuali dove si percepiva la difficoltà dell’accettazione da parte degli stessi genitori».Ma non è finita qui. «Con i ragazzi abbiamo fatto anche dei laboratori teatrali per sdrammatizzare l’omofobia. E devo dire: grazie a questo, gli insulti hanno perso il loro sapore e sono praticamente spariti dalle scuole».
Pure Amnesty international è scesa in campo per finanziare nelle scuole progetti contro l’omofobia e per il rispetto dell’omosessualità. Diversi gli istituti in Italia che hanno aderito, tra questi
il liceo scientifico Carlo Levi di Sant’Arcangelo, in provincia di Potenza. Il risultato? Un video con un titolo esplicito: «L’omofobia non ti fa più etero, ma meno uomo». E nel video una serie di testimonianze di ragazzi che sul leit motiv: «Vorrei sapere com’è», difendono il loro diritto all’omosessualità, invocando uguaglianza e non discriminazione.
All’Istituto Alberghiero di Formia al termine del progetto si sono inventati un video, «Eterofobia», immaginando il mondo alla rovescia, mentre al liceo scientifico di Ceccano (Frosinone) hanno puntato su «Omnia vincit amor» dove i ragazzi di una scuola si impegnano a liberare due ragazze che si amano. A Casarsa della Delizia, il paese di Pierpaolo Pasolini, il progetto «A scuola per conoscerci»
è stato proposto dall’Arcigay e finanziato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. E nell’istituto comprensivo intitolato proprio a Pasolini si è arrivati al secondo anno di questa esperienza.
Racconta Danilo Buccaro, il dirigente scolastico: «Il progetto prevede due interventi di due ore ciascuno nelle classi delle terze medie. Il primo è ad opera di uno psicologo iscritto all’ordine e formato su questi temi, ovvero l’identità di genere e l’orientamento sessuale, gli stereotipi linguistici, la discriminazione, il rispetto della persona. Il secondo prevede una ripresa dello psicologo e nella seconda parte, circa quaranta minuti, la testimonianza di due giovani omosessuali, un maschio e una femmina, che hanno raccontato di come siano stati vittime di derisioni e soprusi a scuola senza ricevere dalla scuola alcun aiuto. I ragazzi interagiscono con domande e in classe è presente ovviamente un nostro docente».
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Alessandra Arachi
Lavoro al Corriere della Sera da quando avevo ancora le gonne corte e studiavo fisica all’università pensando di poter fare la scienziata. La vera scoperta della mia vita è arrivata dopo, ovvero la passione per tutto ciò che mi permette di scrivere e di raccontare. Anche le storie degli scienziati