Autore Topic: Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender  (Letto 1780 volte)

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Offline Angelo

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Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« il: Giugno 25, 2015, 02:28:30 am »
Pare che qualche effetto la manifestazione del 20 giugno lo sta ottenendo. Speriamo bene...


http://www.ilgiornale.it/news/cronache/sindaco-contro-favole-gay-togliamo-quei-libri-dalle-scuole-1144799.html

L'aveva promesso durante la campagna elettorale, ora il sindaco Luigi Brugnaro, attuale sindaco di Venezia, è passato all'azione mantenendo le promesse.

Una delle prime misure disposte dal primo cittadino è stata quella di togliere tutti i libri che contengono le cosiddette "favole arcobaleno" dalle scuole materne ed elementari del territorio veneziano. Si tratta di quei libricini che vennero acquistati dall'amministrazione comunale precedente su input della consigliera delegata alla Lotta alla discriminazione Camilla Seibezzi.

I libricini in questione contavano una spesa di 10.000 euro per piccoli volumi che sarebbero dovuti finire tra gli scaffali degli istituti e che avrebbero dovuto insegnare ai più piccoli ad accettare e soprattutto a rispettare le differenze di genere. Favole in cui, per esempio, due pinguini maschi covavano lo stesso uovo, o un cagnolino sognava da grande di fare la ballerina. Al tempo scoppiarono feroci polemiche che spaccarono in due anche la maggioranza in Comune.

Il sindaco è fermo sulla sua posizione. Sostiene infatti che "a un bambino non puoi chiedere di fare queste cosa qua. I genitori poi sono liberi di fare le loro scelte. Parlarne è possibile nei convegni, negli ambiti della cultura. Poi la libertà di scelta degli adulti deve essere massima. Il bambino deve trovarsi a scuola in un ambiente sereno e tranquillo, dopodiché nelle loro case chiameranno i genitori papà 1 e papà 2, mamma e mamma 2. Possono fare quello che vogliono. Noi - ha concluso - incoraggeremo tutto ciò che vuol dire integrazione, ma dobbiamo pensare anche alla maggioranza delle persone. Io non me la dimentico di sicuro".
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Artemisia Gentileschi

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #1 il: Giugno 25, 2015, 14:27:16 pm »
E' immondo che la scuola diventi il gabinetto di simili raggiri.

Per fortuna io di queste cose non ne ho mai viste circolare, la scuola dove va mia figlia ha ancora insegnanti che fanno il lavoro che dovrebbe essere e che sono tra l'altro anche molto severi.

Anche i libri di testo vedo che mantengono ancora, per fortuna, la narrativa "classica" e spero seriamente che rimanga così.
"Marta, Marta, tu t’inquieti e ti affanni per molte cose; una sola è necessaria: Maria invece ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta“.

Offline Angelo

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #2 il: Giugno 25, 2015, 15:47:01 pm »
E' immondo che la scuola diventi il gabinetto di simili raggiri.

Per fortuna io di queste cose non ne ho mai viste circolare, la scuola dove va mia figlia ha ancora insegnanti che fanno il lavoro che dovrebbe essere e che sono tra l'altro anche molto severi.

Anche i libri di testo vedo che mantengono ancora, per fortuna, la narrativa "classica" e spero seriamente che rimanga così.

Artemisia, lo spero per i tuoi figli. A settembre 2015 dovrebbero cominciare a spargere queste merdacce gender nelle scuole italiane. Naturalmente se non ci saranno imprevisti politici a togliere questo letamaio del gender dalle scuole italiane.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Sardus_Pater

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #3 il: Giugno 25, 2015, 16:14:26 pm »
C'è da appellarsi alla coscienza del corpo docente.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline ilmarmocchio

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #4 il: Giugno 26, 2015, 11:52:29 am »
http://www.lintraprendente.it/2015/06/nella-scuola-gender-si-potra-parlare-di-dante-e-beatrice/

di Emilio Russo

ArcigayNon più tardi di una settimana fa, per contestare le tesi del Family day romano, si erano affannati a spiegare che la “teoria del gender” era un inutile idolo polemico, l’ubbia di qualche fondamentalista in cerca di pretesti per cancellare sacrosanti diritti e negare il pluralismo dei costumi sessuali degli italiani. L’avevano rubricato come l’espressione della cultura regressiva dei “soliti” cattolici incapaci di rassegnarsi alle dinamiche di una società secolarizzata. Un sottosegretario del governo Renzi aveva addirittura bollato la manifestazione romana come “un evento inaccettabile”. Ora invece c’è il rischio concreto che divenga legge, attraverso il cavallo di Troia dell’indicazione secondo cui in ogni parte d’Italia si dovrà “assicurare l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Che cosa accadrà quando si tratterà di passare dalle parole alle azioni intraprese dalle scuole è facilmente immaginabile.

La parola chiave, al netto delle frasi scontate sulla parità dei sessi e sulla violenza di genere, è “discriminazioni”. La sua declinazione è già stata anticipata nel senso della cancellazione di fatto delle differenze uomo-donna. Basti leggere le linee guida prodotte contenute dell’opuscolo “Tante diversità, uguali diritti”, pubblicato dal Miur e dall’Unar. Al centro, più che le tematiche discriminatorie, vi sono quelle sessuali. Vi si trova l’invito a curare la formazione sui temi Lgbt nei confronti di studenti, insegnanti e personale scolastico, sullo “sviluppo dell’identità sessuale nell’adolescente, l’educazione affettivo-sessuale” e la “conoscenza delle nuove realtà familiari”. Come corollari, si prevede “la valorizzazione dell’expertise delle associazioni Lgbt” e si propone l’integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici “con un particolare focus sui temi Lgbt”. Non mancano nemmeno la prescrizione di predisporre la “modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave di inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari, costituite anche da genitori omosessuali” e “l’arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche Lgbt e sulle nuove realtà familiari, di laboratori di lettura e di un glossario dei termini Lgbt che consenta un uso appropriato del linguaggio”. E basta con le storielle di principesse e di principi azzurri. Del resto, è evidente che il lupo di Cappuccetto rosso è un travestito, ma non per questo deve essere necessariamente cattivo. Anche i libri di testo andranno purgati. Saranno ammessi solo libri rigorosamente politically correct. Difficile negare che sia un atto un’offensiva insidiosa contro la “normalità” e che, da parte dei suoi protagonisti, da Ivan Scalfarotto in giù, sia rigorosamente escluso che, accanto alle – legittime – motivazioni di carattere religioso, possano essere messe sul tappeto anche argomentazioni critiche di matrice laiche. O basate semplicemente sul buonsenso.

Ma è possibile riprendere le file di una discussione seria sulla scuola di fronte alla retorica sulla “buona scuola” e ai ricatti, nei confronti di Parlamento, “precari” e opinione pubblica? Soprattutto, come si fa di fronte a una “riforma della scuola” che si vorrebbe realizzare con un emendamento di un articolo composto da 209 commi che, a loro volta, modificano una miriade di altre disposizioni? Dentro vi si insinuano gran parte dei luoghi comuni della pedagogia di un centrosinistra senz’anima, insieme con una complicata e forse ingestibile babele di adempimenti organizzativi frutto della peggiore burocrazia ministeriale. Sempre pronta a scrivere testi del tutto incomprensibili a qualsiasi cittadino in pieno possesso delle facoltà mentali e a tradurre in confuse disposizioni legislative le confuse proposizioni ideologiche dei politici. Non manca nulla: si accenna genericamente al “potenziamento” e alla “valorizzazione” in pratica di tutte discipline esistenti, dalle lingue all’educazione motoria, dall’arte al cinema, dalla matematica alle “competenze digitali”, ma vengono elencati anche molti di quelli che dovrebbero essere obiettivi formativi, definiti con una perentorietà che nemmeno uno Stato totalitario si sognerebbe di esibire. Si passa dall’ “educazione all’interculturalità e alla pace” alla lotta al cyberbullismo, dal “rispetto dei beni comuni” all’introduzione nelle diete degli studenti di “prodotti agricoli e agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica”, dall’addestramento alle tecniche di primo soccorso al rispetto per l’ambiente.

scuola_pubblicaIl dramma vero di questa mancata discussione sul futuro della scuola, cioè sul profilo culturale degli italiani, è l’assenza di un vero confronto sugli obiettivi, sulla pedagogia che sorregge la “buona scuola”: sbrigativa, convenzionale, falsamente efficientista. È il permanere dell’equivoco che scuola e cultura siano due pianeti diversi, e che l’educazione possa essere impartita attraverso sermoncini virtuosi, “imbottendo” le menti dei giovani con i nuovi dogmi del politicamente corretto. Invece può essere solo il risultato del confronto, serio, impegnato, faticoso anche, con il patrimonio culturale dell’Occidente, della sedimentazione che esso produce facendo maturare in ciascuno una capacità di giudizio che gli consenta di agire in modo riflessivo. Ma Dante con la sua Beatrice e Renzo con la sua Lucia hanno ancora diritto di cittadinanza nella cattiva scuola di Renzi?

Offline ilmarmocchio

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #5 il: Giugno 26, 2015, 11:56:54 am »

Offline Sardus_Pater

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Re:Sindaco di Venezia manda affanculo le fiabe gender
« Risposta #6 il: Giugno 26, 2015, 15:40:13 pm »
[mode liceale on]Dante disse a Beatrice: "apri le gambe e fammi felice!"[/mode off]
Il femminismo è l'oppio delle donne.