Autore: Folletto
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http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=12137.msg138144#msg138144La stampa internazionale e in particolare quella italiana, a causa di molteplici pressioni da parte delle vari esponenti del femminismo, ha esasperato il fenomeno portandolo a livelli di emergenza mondiale.
Ogni giorno vengono iniziate nuove campagne di sensibilizzazione e diffuse notizie ad esse funzionali, ma la verità è ben diversa. Lo scorso anno sono state uccise 157 donne da mariti, compagni e fidanzati (dati Eures) e sono state definite tutte "martiri" del femminicidio.
Ma cosa vuol dire femminicidio? Secondo il dizionario Treccani "La parola femminicidio esiste nella lingua italiana solo a partire dal 2001. Fino a quell’anno, l’unica parola esistente col significato di uccisione di una donna era uxoricidio. Uxoricidio tuttavia, derivata dalla parola latina uxor, moglie, alludeva all'uccisione di una donna in quanto moglie e veniva estesa anche agli uomini, ovvero al coniuge in generale. Non avevamo una parola che alludesse all'uccisione della donna in quanto donna."
Ciò significherebbe che queste donne siano state uccise dai rispettivi partner in quanto donne, ma è un’ipotesi fallace, poiché la vittima sarebbe potuta essere una donna qualsiasi se vi fosse stato odio nei confronti del genere femminile. Da ciò possiamo concludere che il termine esatto è "delitto passionale", il quale è assai più comune in ambedue i sessi, il cui requisito è semplicemente avere un ossessione tale nei confronti del partner da arrivare all'omicidio.
Se comparassimo i dati italiani dei cosidetti "femminicidi" a quelli europei, noteremmo senza troppe difficoltà che l'Italia è uno dei paesi più sicuri d'Europa sia per quanto riguarda gli omicidi (assai minori rispetto, ad esempio, alle morti bianche: 578 solo da gennaio a luglio 2014, stando ai dati di Linkiesta), sia per quanto riguarda la violenza domestica.
Tirate le somme, il killer per eccellenza delle donne italiane non è il coniuge o il compagno di una vita, bensì il cancro al seno. Come mai allora questo allarmismo? Le origini sono radicate dalla nascita del primo centro antiviolenza, istituito da Erin Pizzey nel 1971. Il movimento femminista colse l'opportunità al volo trasformando i centri antiviolenza in un business multimilionario, pubblicando studi con dati falsati e iniziando varie campagne contro la violenza domestica sulle donne. La stessa Erin Pizzey nelle svariate interviste alla radio americana "Honey Badger", ha parlato di come quelle donne non avessero veramente intenzione di aiutare le vittime per puro spirito di altruismo, ma avessero deciso di usarle per i propri fini. Dopo quelle affermazioni tagliò ogni ponte con il movimento femminista.
Ancora oggi, la signora Pizzey continua la sua battaglia per fare in modo che anche gli uomini possano avere i loro centri antiviolenza, e possano venire trattati come esseri umani dalla popolazione, che non riesce ad accettare il fatto che possano venire distrutti e maltrattati.
Una ricercatrice riuscì a dimostrare che non solo uomini e donne sono ugualmente violenti in circostanze normali, ma che le donne sono di solito più portate a violenze in ambito domestico, sebbene il più delle volte psicologiche. La ricercatrice fu costretta fuggire a causa di svariate minacce di morte a lei e a sua figlia, e le sue ricerche vennero insabbiate.
Tra le innumerevoli soluzioni riguardanti il ridimensionamento dei problemi riguardanti la violenza sulle donne e il "femminicidio", quantomeno in Italia, la mia scelta ricade sulle seguenti: riforma generale di buona parte delle leggi italiane in ambito penale e civile in modo che garantiscano pari oneri e sanzioni ad ambedue le parti, senza distinzione basata sul sesso; migliori condizioni in caso di divorzio, per evitare che uno dei coniugi prenda per sé la maggior parte dei beni dell'altro; ridefinizione delle condizioni di affido del minore, nell’interesse del medesimo; sistema meritocratico e regolarizzazione delle cosiddette quote rosa, evitando di costringere lavoratrici ad impiegarsi in settori in cui il rendimento sarebbe minore, senza per questo vietare l'ingresso a donne competenti e interessate alla professione; creazione di centri antiviolenza per uomini e amministrazione dei fondi gestita dallo Stato tramite ispettori imparziali; infine, educazione scolastica basata sull'equità nel rispetto di ambedue i sessi, per evitare che le future generazioni possano venire influenzate dagli errori di quelle precedenti.
Nota dell'autore: vi sarebbe anche il rimpiazzo totale del governo Italiano con membri più capaci, ma siamo fuori dall'ambito delle proposte realistiche.