Chiunque può dire una sciocchezza ma ciò non invalida altre buone idee. Leggo autori di ogni tipo, anche quelli con cui sono in forte disaccordo se hanno qualcosa di interessate da dire.
Poiché penso ci lega, speriamo corregga il tiro. Sono del parere che bisogna concentrarsi più sulle soluzioni che sulle critiche.
Beh, Vicus, la sciocchezza è bella grossa, non ti pare?
Blondet non è un ragazzino e neppure uno dei
miei operai, che in molti casi non hanno frequentato neppure le superiori.
Ergo, è un uomo colto, ragion per cui non può scrivere o avallare simili sciocchezze.
Poi, che riguardo ad altri argomenti, Blondet esprima concetti condivisibili è un altro discorso.
Ciò non toglie che quando si parla di corruzione e quant'altro, anche il suddetto (e i suoi collaboratori) è a tutti gli effetti un c.d. "italiano medio".
Perciò, nel caso specifico, la mia critica è più che motivata, non fosse altro per il fatto che qualcuno deve pur farglielo notare.
Voglio dire: perché il Blondet non dedica un bell'articolo alle magagne altrui?
Perché, ad esempio, non parla degli scandali di quei rompicoglioni dei tedeschi?
http://it.ibtimes.com/germania-non-soltanto-lo-scandalo-volkswagen-banche-sottomarini-calcio-e-olimpiadi-ecco-truffe-eGermania, non soltanto lo scandalo Volkswagen: banche, sottomarini, calcio e Olimpiadi. Ecco truffe e tangenti in salsa tedesca
di Marta Panicucci @martapanicucci m.panicucci@ibtimes.com 24.09.2015 15:34 CEST
Merkel
Angela Merkel al Motor Show di Francoforte REUTERS/Ralph Orlowski
Tangenti, truffe, manipolazioni, corruzione, non sono pratiche tutte all’italiana. Contrariamente a quanto l’immagine pulita e rigorosa della Germania faccia pensare, questi reati rientrano ampiamente anche nel menù tedesco. Ultimo, ma non certo primo scandalo che coinvolge la Germania, ha messo sotto accusa la Volkswagen scoperta a manomettere i software per i test sulle emissioni dei suoi motori diesel. E mentre una delle principali società tedesche è al centro di una bufera mondiale è interessante ripercorrere le storie delle colleghe che l’hanno preceduta sulle pagine di cronaca.
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Siemens
Olimpiadi 2004, Atene. Alla fine dei giochi una maxi inchiesta, partita dal fatto che la manifestazione sportiva era costata circa tre volte l’importo previsto, ha portato alla luce un flusso di tangenti dalla Germania verso la Grecia. Nel 2006 la Siemens fu costretta ad ammettere di aver pagato almeno 1,3 miliardi di euro per incoraggiare funzionari ellenici ad affidarle commesse a appalti legati alle Olimpiadi. I vertici aziendali furono colpiti duramente dallo scandalo: il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld furono costretti alle dimissioni.
Fu uno scandalo enorme che si allargò anche ad altri Paesi del mondo a cui la Siemens aveva girato pagamenti in nero per aggiudicarsi ordini e appalti per impianti di telecomunicazioni. La Siemens è uno dei principali orgogli industriali della Germania e lo scandalo fu un duro colpo per il Paese e la sua reputazione. In Parlamento nessuno difese l’azienda o accampò scuse e giustificazioni. La Siemens era una società corrotta e come tale doveva essere punita, senza alcuno sconto. Oltre ai 600 milioni di euro alle autorità tedesche, la Siemens pagò altri 800 milioni alle autorità americane e altri 100 milioni a organizzazioni internazionali no-profit che combattono la corruzione negli affari.
Deutsche Post
Febbraio 2008, la polizia tributaria tedesca fa irruzione nella lussuosa villa di Klaus Zumwinkel, 64 anni, amministratore delegato di Deutsche Post, il colosso tedesco di posta e logistica. Zumwinkel è stato arrestato con l’accusa di evasione fiscale aggravata e perpetrata per anni, si parla di circa 10 milioni di euro portati in conti in Liechtenstein e forse nei paradisi fiscali delle Cayman o dei Caraibi. Anche questo fu un megascandalo per la Germania. Zumwinkel era uno dei manager tedeschi più stimati e potenti, sostenuto dai cancellieri di ogni colore politico. Dal 2003 era alla guida di Deutsche Post e l'aveva trasformata da carrozzone pubblico in società di alto profilo internazionale, privatizzato al 70% con un fatturato di 60 miliardi di euro e mezzo milione di dipendenti.
MAN
MAN, acronimo di Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg, è una società tedesca produttrice di automezzi pesanti (autocarri e autobus), di motori diesel e di turbine. Il caso scoppia nel 2009 quando MAN va a processo con l’accusa di avere pagato tangenti per vincere contratti all’estero. Il colosso, una delle principali società quotate alla Borsa di Francoforte, ha pagato 150 milioni di euro per concludere il processo, altri 500mila euro sono stati versati in beneficienza dall’allora amministratore delegato, lo svedese Hakan Samuelsson, che però si è sempre dichiarato innocente.
Bayer
A giugno 2012 la prima casa farmaceutica della Germania ha comunicato di aver speso 142 milioni di dollari per le cause intentate contro la pillola Yasmin. Solo negli Stati Uniti le cause contro la Bayer sono state 11.900 di cui circa la metà riguardano trombosi o embolie polmonari. Nel 2010, secondo i dati del Ims Health, la vendita della pillola contraccettiva negli USA ha generato un mercato di 1,58 miliardi di dollari. Ma la Bayer non è nuova a scandali di questo genere. Il più datato e più vergognoso risale agli anni ’80. La società tedesca fu accusata di aver venduto dosi per milioni di dollari di un farmaco per emofiliaci mettendo a rischio clienti di Asia e America latina; mentre la versione più sicura della medicina era in commercio in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente la Bayer è oggetto di numerso cause in giro per il mondo; soltanto negli Stati Uniti rischia multe per complessivi 5,6 milioni di dollari.
Krauss-Maffei Wegmann
Dopo lo scandalo Siemens arriva un’altra maxi inchiesta che si snoda sull’asse Atene-Berlino. Questa volta ad essere coinvolta è la Krauss-Maffei Wegmann, azienda nata a Monaco di Baviera a fine 800 come industria di materiale ferroviario e diventata, negli anni, società leader nel settore della difesa tedesca. Lo scandalo risale al 2013, l’arma del delitto sono 18 milioni di euro di tangenti, il movente spingere i funzionari della Difesa di Atene all’acquisto di sottomarini Poseidon della Krauss e carri armati Leopard. Un alto dirigente del ministero della Difesa ellenica, Antonis Kantas, è finito in carcere a fine 2013 per aver incassato le tangenti provenienti dalla Germania.
Deutsche Bank
“Il 2015 è iniziato come un anno di ricavi record, circa +24%. Ma i profitti sono stati influenzati da spese legali pari a 1,5 miliardi di euro, per effetto della conclusione delle vicende giudiziarie, negli Usa e in Gran Bretagna, in materia dei tassi interbancari”, sono queste le parole dei due amministratori delegati Deutsche Bank, Jürgen Fitschen e Anshu Jain. Nella primavera del 2015 infatti, la principale banca tedesca ha dovuto pagare a Stati Uniti e Regno Uniti 2,5 miliardi di dollari di multe per aver manipolato i tassi Libor, Euribor e Tibor che regolano prestiti tra banche e mutui. Ma non era la prima volta che il colosso bancario tedesco si trovava sotto processo. Nel 2013 pagò, insieme ad altre sei banche della Germania, 1,7 miliardi di euro alla Commissione Ue, per il Libor e altri indici truccati.
Lufthansa
Lo scandalo, o meglio, il disastro più recente riguarda la Lufthansa e il volo Germanwings che schiantandosi sulle Alpi francesi ha ucciso 150 passeggeri. La natura volontaria del disastro, provocato dal gesto folle del copilota, ha aperto un’inchiesta sui sistemi di controllo della compagnia aerea tedesca. Il copilota soffriva di depressione grave e la Lufthansa è stata accusata di “responsabilità illimitata” per avergli permesso di volare e quindi suicidarsi con tutti i passeggeri dell’Airbus 320.
Calciopoli alla tedesca
Nemmeno il calcio tedesco è immune da scandali all’italiana. In Germania ricordano il caso Bochum dal nome della procura che aprì un’indagine sulla Bundesliga. Il risultato? Scoprirono 3 partite della Champion’s League truccate e 323 incontri manipolati in diversi campionati europei 69 dei quali in Germania per un giro di mazzette di 12 milioni di euro a arbitri e dirigenti sportivi.
Tutto questo per dire che gli scandali accadono ovunque, ci rendono disonesti, ma umani, deboli di fronte alle tentazioni del Dio denaro. E nessun Paese ne è immune, compresa la rigorosa Germania. Ma ciò che differenzia uno Stato come quello tedesco dall’Italia è il modo con cui le aziende, l’opinione pubblica e la giustizia affrontano gli scandali. Dimissioni immediate, ripudio collettivo e giustizia veloce e severa per la Germania, attaccamento alla poltrona, memoria collettiva brevissima e giustizia inefficente per il Belpaese. Ecco perchè, nonostante gli scandali siano della stessa matrice, ciò che conta è come un Paese ne esce: rafforzato nell’onestà collettiva e nella reputazione mondiale oppure confermandosi pasticcione e vulnerabile di fronte ai giochi di potere.
Il problema di fondo, caro Vicus, è che Blondet, al pari di altri milioni di italiani (specie se di sesso maschile) ha talmente interiorizzato (per così dire) certi concetti disfattisti, figli soprattutto della sua epoca (se non vado errato è un settantenne), che lo portano continuamente a fare dell' "autodenigrazione-autorazzista".
Sono del parere che bisogna concentrarsi più sulle soluzioni che sulle critiche.
Vicus, sei un uomo intelligente e colto, per cui sai benissimo che al riguardo non esiste una reale soluzione, tranne l'estinzione in massa degli italiani, i quali certi complessi di inferiorità se li portano dietro da secoli.
Ergo, quel disfattismo misto ad esterofilia, fa oramai parte della
forma mentis dell'italiano medio.