Autore Topic: CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX  (Letto 45327 volte)

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Alberto1986

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #150 il: Giugno 19, 2017, 14:58:52 pm »
Insomma... la Russia è ai primi posti quando si parla di corruzione e quando si guardano i tassi di suicidi... ora mi chiedo: il paese di Putin è realmente il paese del Bengodi che tutti ci vengono raccontare qui in Italia?

E' chiaro che dire che la Russia è il paese più corrotto (al mondo?) è una cazzata, primo perchè la quasì totalità delle affermazioni/statistiche occidentali che si fanno contro la Russia sono in palese malafede e secondo perchè ci sono tanti altri paesi che stanno sicuramente peggio di tutti gli altri (penso ai paesi africani ad esempio).
Questo non vuol dire, ovviamente, che in Russia non ci sia un certo livello di corruzione generale, come d'altronde c'è in tanti paesi occidentali. Poi nessuno, credo, ha mai detto che la Russia sia il paese delle meraviglie. Semmai, quando si fanno i confronti, si parla delle leggi, dell'impostazione della società e della leadership.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #151 il: Giugno 19, 2017, 18:31:32 pm »
Insomma... la Russia è ai primi posti quando si parla di corruzione e quando si guardano i tassi di suicidi... ora mi chiedo: il paese di Putin è realmente il paese del Bengodi che tutti ci vengono raccontare qui in Italia?

No, non lo è.
Non esistono "i paesi del Bengodi".

Per dire: la vita media delle donne russe è intorno ai 77 anni, mentre quella degli uomini è di 64 anni di età.
La vita media delle donne italiane è di oltre 84 anni, quella degli uomini italiani di 80 anni.
Ergo, gli uomini italiani vivono mediamente più a lungo non solo degli uomini russi ma anche delle donne russe.
Calcola che la vita media è un indicatore del benessere relativo di un popolo.
E ti dirò di più: in nessun paese dell'Europa dell'est si vive (mediamente) a lungo come in Italia (o in Spagna).

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ps: poi sì, loro non hanno le rotture di palle femministe in salsa occidentale, il gender, i matrimoni tra froci, ecc.
Anche se devo dirti che seppur lentamente, certe puttanate femministe stanno penetrando anche ad est.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #152 il: Giugno 19, 2017, 19:56:33 pm »
ps: poi sì, loro non hanno le rotture di palle femministe in salsa occidentale, il gender, i matrimoni tra froci, ecc.
Anche se devo dirti che, seppur lentamente, certe puttanate femministe stanno penetrando anche ad est.

Anni fa, stupidissimi e falsissimi video del genere, costruiti ad arte, arrivavano dagli USA e dall'America Latina, nonché dal Giappone e dalla Thailandia.
Ultimamente stanno iniziando ad arrivare anche dall'Europa dell'est...


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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #153 il: Giugno 25, 2017, 11:56:04 am »
No, non lo è.
Non esistono "i paesi del Bengodi".



http://www.eastjournal.net/archives/83444
Citazione
RUSSIA: L’enorme disuguaglianza economica tra classi sociali
Maria Baldovin 22 maggio 2017   

Recentemente il Guardian ha riportato alcuni dati della Banca Mondiale, dai quali si evince come la Russia sia uno dei Paesi dove si registra una maggiore disuguaglianza economica. Quest’ultima è solitamente misurata con il coefficiente di Gini, ideato dall’omonimo statistico italiano e indicatore della disuguaglianza nella distribuzione del reddito o della ricchezza. In Russia, oggigiorno, la forbice si fa sempre più ampia e il 10% delle persone possiede più dell’80% della ricchezza. Questo non rappresenta affatto una novità, dato che da anni il Paese è indicato come il meno equo tra le maggiori economie mondiali. Tuttavia, non è da escludere che una crescente consapevolezza della disuguaglianza economica, insieme agli scandali riguardo alla corruzione dilagante ai vertici, possano rappresentare una miscela esplosiva per lo scoppio di nuove proteste.

Alle origini della disuguaglianza

La disuguaglianza economica è un fenomeno sviluppatosi in Russia soprattutto a partire dalle riforme di transizione degli anni ’90. Sebbene, infatti, anche nella società sovietica ci fosse una classe privilegiata – la cosiddetta nomenklatura – avente accesso a beni e servizi migliori, le differenze salariali erano piuttosto esigue. Fu solo con l’avvento dell’economia di mercato, dunque, che cominciò a crearsi una classe di super-ricchi, mentre la maggioranza della popolazione finiva sul lastrico. L’arricchimento di una speciale classe di persone avvenne soprattutto grazie all’ancor debole legislazione in materia di privatizzazione; in questo modo si arricchirono coloro che riuscirono, spesso in modi ambigui, ad accaparrarsi le ricchezze del Paese, andando a creare la classe degli “oligarchi”.
Questi ultimi vennero presi di mira fin da subito durante il primo mandato di Vladimir Putin, il quale si impegnò fortemente a diminuire la loro influenza nella vita politica russa, riportando apparentemente ordine sulla scena. In realtà è noto come sotto il governo Putin sia stata creata una nuova struttura, che lega ex-agenti del KGB, politici e vertici delle più importanti compagnie energetiche in una rete dalle maglie molto fitte. La lotta di quegli anni contro gli oligarchi non portò alla distruzione di una classe di super ricchi: il numero dei russi che vivevano sotto la soglia di povertà calò negli anni 2000, ma il coefficiente di Gini è sempre rimasto elevato, a riprova che l’aumento del PIL pro-capite non aveva diminuito la forbice.

Nuova presa di coscienza?

Oggigiorno, la crisi economica, la svalutazione del rublo, le ingenti spese militari e gli scandali sulla corruzione potrebbero far accendere i riflettori su quei 20 milioni di russi che ancora vivono sotto la soglia della povertà. Tuttavia, l’argomento non sembra trovare il giusto spazio nel dibattito pubblico, come sottolinea in un’intervista Aleksandr Zamjatin, tra i fondatori dell’associazione Zerkalo (“Specchio”): “Qualunque stima si guardi, si evince che in Russia c’è un elevato indice di disuguaglianza sociale, ma, guardando il panorama mediatico nel paese, si potrebbe pensare che il problema non esista affatto”. L’obiettivo di Zerkalo è proprio sopperire a questa mancanza e dare spazio a ordinarie storie di povertà e ingiustizia sociale.
E’ tuttavia difficile prevedere se una rinnovata consapevolezza del problema porterà a una reazione da parte del popolo russo e a nuove proteste di piazza. In molti, come il sopracitato Zamjatin, credono che questi temi siano poco importanti per la destra liberale, l’unica fazione politica che in questo momento riesce a portare grandi numeri in piazza. Tuttavia, esponente di quella destra liberale è Aleksej Naval’nyj, leader delle significative proteste anti-corruzione risalenti al 26 marzo; queste ultime, in un certo senso, rientrano in questo contesto, almeno stando alle parole dell’organizzatore, convinto che la gente sia stanca di vivere di stenti e vedere una classe di milionari e corrotti. Se Naval’nyj riuscirà a capitalizzare su questo tema, rendendolo un aggregatore del malcontento di molti, forse aumenterà le sue possibilità di insidiare Putin alle presidenziali del prossimo anno.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International

Tags Aleksej Navalnyj coefficiente di Gini corruzione disuguaglianza economia Maria Baldovin oligarchi povertà proteste

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #154 il: Giugno 29, 2017, 01:03:45 am »
http://www.iltascabile.com/societa/poveri-bianchi-tedeschi/

Citazione
27.4.2017
Poveri, bianchi, tedeschi
Il lato meno raccontato della locomotiva economica d’Europa.
Lorenzo Monfregola è italo-tedesco, scrive da freelance e si occupa principalmente di Germania, geopolitica e critica dei media.

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I perdenti della nuova Germania
Vado a vedere i dati sulle forme di sussidio a rifugiati e immigrati in Germania. La situazione è eterogenea, intricata. In generale, chi vive in un centro di accoglienza o si sta inserendo nella società riceve somme (in denaro o servizi) uguali o inferiori al sussidio per i cittadini tedeschi (o per gli stranieri che vivono in Germania da anni). Quella che c’è – evidente – è però la paura di dover spartire con i nuovi arrivati il diritto al welfare o l’accesso ai mestieri senza particolare qualifica professionale. E non stupisce neppure che questo timore della competizione straniera sia più radicato nelle zone deboli del Paese, perlopiù nell’ex Germania dell’Est.

Nel 2005 è stata pubblicata una delle ricerche più complete sulla povertà in Germania e su come lo stato sociale tedesco abbia garantito un benessere generale e, al tempo stesso, istituzionalizzato un sistema di povertà. La ricerca è stata effettuata da un ampio team di sociologi, guidati dai professori Franz Schultheis e Kristina Schulz, che hanno voluto realizzare un lavoro à la Pierre Bourdieu, trasportando nella società tedesca la tecnica e lo stile de La misère du monde. Il titolo del libro, Gesellschaft mit begrenzter Haftung (“Società a responsabilità limitata”), giocava con il nome delle Srl tedesche (GmbH) e, sul solco di questa suggestione, raccontava anche il processo di liberalizzazione della Germania orientale, inclusa una de-industrializzazione arginata con la massiccia distribuzione territoriale del welfare.

Contatto il Professor Schultheis, che oggi insegna all’Università di Ginevra, perché voglio chiedergli cosa pensi del soggetto della sua ricerca dodici anni dopo. “Le cose sono cambiate da un punto di vista culturale”, mi spiega, “ai tempi avevamo a che fare con una generazione ancora direttamente collegata all’esperienza della DDR, mentre oggi c’è una generazione di giovani che sono culturalmente integrati nella cultura dell’Ovest, che conoscono l’euro e hanno confidenza con lo stato sociale.” Questo non significa, però, che i Länder dell’est abbiano raggiunto una parità: “Oggi l’ex DDR è divisa in due, tra chi è riuscito a diventare parte della nuova Germania e chi, invece, si sente a tutti gli effetti un cittadino di serie b.”

Una sconfitta che si riassume in condizioni sociali o di lavoro precarie e meno retribuite rispetto alle regioni occidentali, malgrado, o forse a causa delle grandi riforme di inizio millennio. Come mi ricorda Schultheis: “L’Agenda 2010 ha sicuramente abbassato il livello di disoccupazione, ma ha lasciato sul tavolo diversi problemi strutturali. C’è qualcosa che non possiamo negare: il modello di successo della Germania poggia le proprie spalle su una ampia fascia di poveri. Proprio ora stiamo aggiornando la nostra ricerca, per pubblicare una traduzione in greco e raccontare anche in Grecia che esiste un’altra Germania”.


Citazione
Scham – la vergogna
Quando si parla con gli abitanti di Marzahn Nord, la parola che ritorna più spesso è “vergogna”. Questo non vale certo per chi ha un lavoro soddisfacente e riesce a vivere più che dignitosamente la propria esistenza, ad esempio le tantissime persone che non ricevono un sussidio e si sentono parte di un simbolico ceto medio-alto della zona, pur vivendo lontane dal centro cosmopolita di Berlino. La vergogna vale però per tanti altri, per chi sente di aver fallito in una società che, nominalmente, offrirebbe tutte le possibilità.

Schamland, “Il Paese della vergogna” è il titolo del libro del sociologo Stefan Selke. Quando gli chiedo perché abbia scelto proprio la categoria di “vergogna” per il suo libro, lui mi spiega: “Stiamo parlando di essere poveri in un paese ricco. Di chi, come dicono alcuni, è ‘troppo ricco per morire e troppo povero per vivere’. Cosa significa povertà? È facile definirla da un punto di vista economico o normativo. C’è però un piano più pratico, che è quello del potersi o non potersi permettere lo standard di vita della società in cui si vive. Il punto decisivo, che non consideriamo mai abbastanza, è il lato simbolico della povertà. In Germania questa simbologia è già chiara nel linguaggio, ad esempio con la stigmatizzazione del termine ‘hartzer’, che è la verbalizzazione di un processo di emarginazione di una parte dei cittadini. Questa dimensione simbolica, ovviamente, non la risolviamo dando cinque euro in più alle persone, perché è soprattutto il frutto di una precisa ideologia”.

Un’ideologia che, secondo il Professor Selke, non è accidentale nell’organizzazione sociale tedesca. “Esiste un concetto che è quello della punizione tramite la vergogna. Può diventare un sistema di disciplinamento sociale che funziona quasi senza soldi, in cui le persone sono portate a forme di auto-governo tramite l’interiorizzazione di una retorica della colpa. In questi anni è in corso una mutazione: è di nuovo normale puntare il dito contro le persone perché sono ‘pigre’ o perché ‘non meritano niente’… La verità, però, è che questo è un modo per non vedere la realtà del mondo in cui viviamo oggi, dove una caduta esistenziale può avvenire per chiunque, da un momento a un altro. La verità è che preferiamo dire che ognuno è la sola causa dei propri mali, piuttosto di ammettere che camminiamo tutti su una lastra di ghiaccio molto sottile”.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #155 il: Luglio 22, 2017, 10:57:42 am »
A proposito dei correttissimi tedeschi perennemente impegnati a fare la morale agli italiani.

http://www.lastampa.it/2017/07/21/motori/attualita/der-spiegel-esiste-un-cartello-tedesco-dellauto-dagli-anni-accordi-su-fornitori-tecnica-e-costi-PvjpWYg2ZobuwhiMpSTO5L/pagina.html

Citazione
Der Spiegel: “Esiste un cartello tedesco dell’auto”. Dagli Anni 90 accordi su fornitori, tecnica e costi
Secondo l’autorevole settimanale, Volkswagen e Daimler si sarebbero autodenunciate

Pubblicato il 21/07/2017
Ultima modifica il 21/07/2017 alle ore 14:49
Mattia Eccheli

Il Made in Germany dell’auto rischia di venire ulteriormente screditato. Dopo il dieselgate che ha coinvolto il gruppo Volkswagen e le più dure accuse nei confronti di Daimler, adesso arriva il sospetto dell’esistenza di un cartello tedesco dell’auto, il K5, il club dei cinque.

Lo rivela Der Spiegel, autorevole settimanale tedesco (quello delle copertine “velenose” nei confronti dell’Italia: una pistola sul piatto di spaghetti...), secondo le cui informazioni sia Volkswagen sia Daimler avrebbero inoltrato una sorta di autodenuncia all’autorità tedesca sulla concorrenza. Il colosso di Wolfsburg avrebbe ammesso l’esistenza di accordi con una lettera inviata qualche settimana dopo la perquisizione nei propria uffici avvenuti la scorsa estate. All’epoca, tuttavia, gli inquirenti stavano cercando prove sull’esistenza di un cartello sull’acciaio. 

Alle aziende che segnalano e forniscono collaborazioni esaustive vengono risparmiate le sanzioni più pesanti. Era successo anche a Man, la società tedesca controllata dallo stesso gruppo Volkswagen, che aveva evitato la multa comminata dall’Antitrust comunitario al cartello dei Tir, con 2,7 miliardi la più alta mai assegnata.

Secondo le informazioni di Der Spiegel i marchi coinvolti sono Volkswagen, Audi, Porsche, Bmw e Daimler. Le procedure, che le autorità dovranno stabilire se e semmai quanto illegali, andavano avanti dagli Anni 90. Non meno di 200 collaboratori dei diversi brand si sarebbero alternati nei diversi incontri. Oggetto degli accordi ci sarebbero stati i fornitori, la tecnica e anche i costi. La rivista ha anticipato online una parte dei contenuti che verranno pubblicati sul numero in edicola domani.

Anche i sistemi di abbattimento dei gas di scarico avrebbero fatto parte degli accordi fra i dirigenti dei vari costruttori che, assieme, solo nello scorso anno, hanno fatturato attorno ai 430 miliardi di euro. Perfino la capacità dei serbatoi dell’AdBlue, la soluzione brevettata dalla VDA, l’associazione tedesca dei costruttori, avrebbe fatto parte delle intese “sottobanco”.

I costruttori dovranno lavorare parecchio per non perdere la fiducia dei loro clienti. Da una parte esibiscono bilanci record – dividendi da record per Daimler e oltre un miliardo ai due azionisti principali di Bmw – e dall’altra si accordano per definire di comune accordo parametri in 60 diversi gruppi di lavoro. Nei prossimi mesi si capirà se legalmente o meno. E se la pratica era una prerogativa esclusivamente tedesca.

 

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #156 il: Agosto 09, 2017, 12:32:31 pm »
Il video non c'entra nulla con la corruzione ma evidenzia una volta di più gli insopprimibili complessi di inferiorità dell'italiano medio.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/londra_spinge_donna_sotto_bus_mentre_fa_jogging_caccia_uomo-2607975.html

Dunque, a Londra quell'uomo ha rischiato di far investire - e quindi di uccidere - una donna, ed ovviamente alcuni lettori italiani, anziché commentare semplicemente l'episodio, senza fare i soliti paragoni idioti, oppure tacere (...), che ti scrivono ?

Citazione
ioiome
2017-08-08 16:32:21
Forza UK acchiappalo !!! Si pentirà di averlo fatto !!! ..e mica sta in Italia che lo lascerebbero andare in giro ugualmente....


Citazione
MeInHeaven
2017-08-08 14:59:44
Se riescono ad identificarlo e lo prendono, state pur tranquilli che non la passerà liscia. UK non è' certo l'Italia, dove ti danno una pacca sulla spalla e nulla più. A Londra ho visto poliziotti dare manganellate ad un ubriaco che aveva insultato pesantemente un tassista. Certezza della pena,ecco cosa manca in Italia.

Un classico.

Tuttavia qualche italiano pensante esiste.

Citazione
marko
2017-08-08 15:50:41
Ti sbagli! Vivo a Londra da 20 anni e ti assicuro che qui la certezza della pena te la scordi! Se lo prendono (SE) prendere 2 anni con la condizionale!


Tra l'altro questi sono soventemente gli stessi italiani che pur invocando la certezza della pena e una maggior durezza delle forze dell'ordine, diventano delle iene se beccano una multa per divieto di sosta o per aver parcheggiato sulle striscie, dando altresì del bastardo al poliziotto di turno e bestemmiamndo nei confronti del governo ladro.


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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #157 il: Agosto 10, 2017, 14:30:24 pm »
https://reginadigiove.wordpress.com/2013/08/30/le-irragionevoli-ragioni-del-razzismo-anti-italiano-perche-gli-italiani-si-lasciano-insultare-senza-reagire/

Citazione
Le irragionevoli ragioni del razzismo anti-italiano. Perché gli italiani si lasciano insultare senza reagire?

E’ opinione consolidata in ogni parte del mondo, in primo luogo in Italia,  che quello italiano sia il popolo più corrotto e corruttibile del mondo.  Ed è opinione altrettanto consolidata che al’origine di tale supposta, spiccata inclinazione degli italiani alla corruzione e alla delinquenza organizzata (italiani = mafiosi) ci sia la religione cattolica. Naturalmente, questa consolidata opinione affonda le radici nel protestantesimo, che notoriamente ha orrore di tutti i sacramenti, specialmente quello della confessione. “Poiché sono convinti che basti confessarsi per stare a posto con la coscienza, i cattolici fanno le peggiori porcherie”. Credo non ci sia bisogno di spiegare quanto sia errata questa visione del cattolicesimo in generale e del sacramento della confessione in particolare.  Oltre all’anti-cattolicesimo protestante, dietro il moderno anti-italianismo c’è il razzismo biologico.  In breve, secondo il razzismo biologico la presunta spiccata tendenza alla corruzione degli gli italiani avrebbe cause genetiche.

Dopo che l’illuminismo aveva ridotto l’uomo a un essere puramente biologico, interamente formato dall’ambiente, la pseudo-scienza razzista, il ritratto del cui infame fondatore appare tuttora sulle banconote inglesi (Charles Darwin), suddivise l’umanità in razze superiori e inferiori. Secondo questa pseudo-scienza, ancora molto cara a inglesi e tedeschi, i nordici dai capelli biondi e occhi azzurri sarebbero uomini a tutti gli effetti, mentre i “negri” sarebbero metà uomini e metà scimmie (leggete L’origine dell’uomo di quel porco di Darwin, se non ci credete). E gli italiani? Come tutti i mediterranei, gli italiani sarebbero a metà strada fra i nordici e i “negri”: in sostanza sarebbero per un quarto scimmie.  Quell’artista fallito di Monaco, quello con i baffetti, riuscì  sedurre il popolo tedesco solo perché il popolo tedesco già aveva accolto da parecchi decenni le deliranti idee razziste. a dire il vero, i tedeschi quelle idee non le hanno mai abbandonate del tutto  I tedeschi hanno un urgente bisogno di una terapia psichiatrica intensa per guarire da un patologico complesso di superiorità, che francamente li rende ridicoli, dal momento che la Germania negli ultimi decenni non ha dato contributi significativi né alla scienza né all’arte, a parte un paio di film di Wim Wenders. Almeno noi “piccoli italiani” fino a poco tempo fa abbiamo avuto decine di geni del cinema.  E per pudore non mi soffermerò sul fatto che le donne di razza superiore manifestano una spiccata tendenza a darla ehm… concedersi con una velocità che sfida le leggi della fisica agli inferiori maschi mediterranei.

A dire il vero, il razzismo eugenetico con sfumature anti-italiane non era e non è tuttora popolare solo in Germania, ma anche in Gran Bretagna, Francia, paesi scandinavi e tutti gli altri paesi del nord. Se non teniamo conto della sopravvivenza di questa cultura razzista, non  riusciamo a capire perché oggi – nonostante l’Italia sia ancora la settima potenza industriale mondiale – gli italiani siano trattati con disprezzo nei suddetti paesi. Non dimentichiamoci mai della campagna derisoria contro Berlusconi che ha infiammato i media di tutti i paesi occidentali fino a poco tempo fa. Non dimentichiamoci mai delle risatine di Merkel e di Sarkozy. Credete che agli inglesi, ai francesi, ai tedeschi e agli americani interessi qualcosa della politica di Berlusconi? Assolutamente no: non sanno neppure se è di destra o di sinistra. A noi sembrava che stessero insultando unicamente il politico Berlusconi, in realtà stavano insultando il popolo di cui è stato fino a poco tempo fa il sommo rappresentante. Hanno insultato Berlusconi per insultare gli italiani. Mi dicono che oggi  un italiano non può camminare per strada a Parigi o Berlino o Londra senza essere deriso dagli autoctoni, che si credono tuttora geneticamente superiori. Perché ci lasciamo insultare?

Ma torniamo alla corruzione e all’evasione fiscale. Ebbene, l’idea che gli italiani siano più corrotti degli altri è la più grande, la più spudorata menzogna di tutti i tempi. La corruzione non ha né cause genetiche né cause religiose: ha una sola causa, che si chiama peccato originale. Ora, non c’è massima più vera di questa: “L’occasione fa l’uomo ladro”. Parafrasando questa massima, “L’occasione fa l’uomo corrotto”.  Ebbene, molta burocrazia, molte tasse e molta spesa pubblica sono precisamente occasioni che fanno l’uomo corrotto. I grandi liberali della scuola austriaca (Mises, Hayek) lo dicevano già negli anni Venti che la spesa pubblica alimenta la corruzione, la pigrizia, gli sprechi, il parassitismo. Insomma, gli austriaci hanno detto quello che i razzisti non volevano sentirsi dire, e cioè che i “biondi” non hanno meno probabilità dei “mori” di cedere alla tentazione del furto e della corruzione. E oggi la storia dà loro ragione:  il parassitismo, la corruzione, gli sprechi hanno prodotto debiti insostenibili in quasi tutti i paesi occidentali. E non è che la Germania sia messa tanto meglio dell’Italia dal punto di vista economico: sta solo leggermente meglio. Ma dallo stare leggermente meglio di un malato grave allo stare bene ce ne corre. La verità che i giornali italiani non dicono è che sprechi, parassitismi e corruzione proliferano anche nei paesi del nord. Tuttavia, i giornalisti dei paesi del nord nascondono con cura all’opinione pubblica internazionale i panni sporchi dei loro paesi per non danneggiarne l’immagine. Noi invece laviamo i panni sporchi in pubblico e quasi supplichiamo gli inglesi, i tedeschi, i francesi e gli americani di insultarci. Ma chi conosce bene la politica interna degli altri paesi, sa bene che tutti i paesi occidentali sono pieni di corrotti e corruttori. Anche gli Usa. Gli americani onesti guardano a Washington come a una sentina di corruzione. Potrei fare tantissimi esempi. Se è vero che in Italia proliferano i fasi invalidi, nella “civilissima” gran Bretagna si moltiplicano senza controllo le ragazze madri. Infatti, molte ragazzine di pura razza britannica si fanno mettere incinte dai primi che capitano in discoteca solo per intascare i generosi sussidi che il governo britannico regala alle ragazze madri. Nei civilissimi Stati Uniti è successo che i funzionari statali profumatamente stipendiati dal governo per monitorare l’andamento della borsa di Wall Street non si siano accorti dell’arrivo della tempesta finanziaria: infatti, erano troppo impegnai a scaricare da internet e a testare personalmente tonnellate di materiale porno.  Insomma, lo stato è una macchina che produce corruzione in tutto il mondo. Ne parlo qui:

https://reginadigiove.wordpress.com/2012/03/20/voi-che-pensate-che-basti-beccare-un-evasore-per-salvare-litalia-leggete-qui/

E veniamo all’evasione fiscale. Rispetto a quell’immensa macchina per distruggere le ricchezze faticosamente prodotte dai cittadini che si chiama spesa pubblica, l’evasione fiscale è un problema minore. Secondo la propaganda sinistrese anti-italiana il debito pubblico sarebbe causato dall’evasione fiscale. Ridicolo. La verità che i giornali non dicono è che, anche recuperando tutta l’evasione fiscale fino a all’ultimo centesimo, i debito pubblico resterebbe altissimo. E infatti, secondo logica, il debito pubblico lo fa chi spende i soldi delle tasse, non chi si rifiuta di pagare le tasse. Nella maggioranza dei casi l’evasione fiscale è solo una forma di disperata autodifesa. Ascoltate le urla di dolore degli imprenditori: le tasse stanno uccidendo le loro imprese e le loro vite. Perché non dovrebbero fuggire all’estero? E se non possono fuggire all’estero, perché non dovrebbero cercare di non farsi prendere anche le mutande da quella associazione a delinquere che ha nome di  Equitalia? Equitalia è l’equivalente post-moderno degli esattori del principe Giovanni. Ma purtroppo non abbiamo Robin Hood.

La verità che i governi nascondono all’opinione pubblica è che tutti i paesi europei – non solo i “maiali” del sud –  sono ridotti in fin di vita da enormi, inestinguibili debiti pubblici. Da quando Obama ne è presidente, anche gli Usa stanno cominciando a morire sotto il peso del debito. I politici questo lo sanno ma non lo dicono, per non perdere voti. Intanto, le grosse multinazionali  cominciano a spostare armi e bagagli nei paesi emergenti dell’Asia, dove il cancro del debito pubblico non è ancora  in metastasi. Su Repubblica è apparso di recente un articolo agghiacciante: Maurizio ricci, “Lo shopping è monodose”, Repubblica, 22 ottobre 2012. L’autore illustra le strategie di marketing che i grossi gruppi multinazionali adotteranno in Europa nei prossimi anni: “L’indicazione certifica ufficialmente – fuori da ogni pregiudizio o ironia, perché le multinazionali sono notoriamente senza cuore, dunque spietatamente lucide – che l’Europa può ormai essere considerata un continente povero, sul bordo del Terzo mondo. E, come nei paesi poveri, una delle strategie di vendita è ridurre le dimensione delle confezioni, per rendere la spesa più abbordabile. Oppure, rendere i prodotti meno complessi e sofisticati, dunque più economici”. Insomma, siamo ridotti come i sovietici. Loro facevano la fila per il pane, noi faremo la fila per comprare gli scarti negli hard-discount. E tutto per merito del britannico John Maynard Keynes.

La realtà è questa. Ma nessuno vuole guardare la realtà. E’ più comodo continuare a pensare che gli italiani siano tutti brutti, sporchi e cattivi. Per aiutare la gente a guardare in faccia la realtà, c’è una cosa da fare subito: fare capire agli italiani che anche i paesi cui loro guardano come a fari di civiltà sono insozzati dalla corruzione. Faccio un appello ai giornalisti d’inchiesta: spulciate con cura i giornali dei paesi che si credono più evoluti del nostro, stanate uno per uno e sbattete in prima pagina le facce e i nomi dei corrotti, degli spreconi e dei ladri di pura razza ariana, di pura razza vikinga e di pura razza anglosassone. Solo allora gli italiani non accetteranno più di farsi insultare, alzeranno la testa e capiranno che loro nemico numero uno è lo STATO.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #158 il: Agosto 16, 2017, 13:51:33 pm »
"Certe cose succedono solo in Italia", dice l'italiano medio.
Sì, infatti.

http://www.eastjournal.net/archives/85652
Citazione
CALCIO: Arresti ed elezioni sospette. Il terremoto del calcio ceco

Alessandro De Felice 13 giorni fa   

Estate di rivoluzioni per il movimento calcistico della Repubblica Ceca. Da una parte quello tecnica, con grandi investimenti da parte di Slavia Praga e Sparta Praga e l’arrivo nelle fila delle due formazioni capitoline di calciatori già affermati nel panorama calcistico internazionale; dall’altra quella politica, con lo scandalo che ha interessato la FAČR, la federcalcio ceca, e che ha portato all’arresto dell’ormai ex presidente Miroslav Pelta. Una vicenda che ha interessato il calcio e la politica con la gestione irregolare di finanziamenti pubblici da parte del ministero della Pubblica Istruzione.

L’arresto di Miroslav Pelta
Tutto è iniziato il 3 maggio scorso, quando la polizia ceca ha fatto irruzione nella sede della FAČR a Strahov, Praga 6, per arrestare Pelta e perquisire gli uffici. Secondo gli investigatori, il 52enne avrebbe pilotato insieme al ministro Simona Kratochvílová i sovvenzionamenti destinati alle società sportive. Coinvolto nella vicenda anche il FK Jablonec, club di 1.Liga di cui Pelta è stato amministratore delegato dal 1991 al 1999.
L’11 maggio Pelta è stato trasferito dal carcere di Praga all’ospedale per detenuti di Brno a causa di problemi di salute. Nelle settimane successive, attraverso il suo avvocato Bronislav Šerák, l’ex presidente della FAČR ha inviato la richiesta di scarcerazione per mancanza di prove e ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di responsabile della federcalcio. Il ricorso è stato accolto dal Tribunale di Praga, che il 7 giugno ha ordinato il suo rilascio dalla custodia cautelare dopo un mese e due giorni di prigione.
L’arresto di Pelta ha inevitabilmente scosso il mondo del calcio ceco. A prendere in mano le redini della federazione ci hanno pensato i due vicepresidenti Roman Berbr e Zdeněk Zlámal. La prima mossa è stata un incontro con le aziende partner per provare a gettare acqua sul fuoco, che però non ha sortito l’effetto sperato. Lo scandalo non è affatto piaciuto alla Gambrinus, una tra le più famose marche di birra del paese e main sponsor della 1.Liga fino a due stagioni fa, che ha deciso di terminare anzitempo la partnership.

Pochi giorni più tardi la FAČR ha indetto le elezioni del nuovo presidente attraverso un’assemblea straordinaria con i rappresentati dei club della massima divisione. A contendersi la nomina Petr Fousek, Martin Malík e Libor Duba. Il primo è uscito di scena dopo la prima votazione mentre nelle riunioni successive non si è riusciti a eleggere il nuovo presidente, con Berbr che ha assunto la carica ad interim.
Sulla mancata designazione del nuovo responsabile pare ci sia proprio l’ombra di Berbr, una delle figure più influenti del calcio in Repubblica Ceca che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe manovrato le assemblee, impedendo ad alcuni club di votare a causa di cavilli burocratici.
Continuano le indagini degli investigatori; la lista degli imputati presto potrebbe allargarsi mentre sono previste entro la fine dell’anno nuove assemblee straordinarie per eleggere il nuovo presidente. Malík sembra in leggero vantaggio grazie all’appoggio del parlamento ceco, anche se potrebbe clamorosamente tornare in auge il nome di Miroslav Pelta, al momento scagionato e dunque assolto da ogni accusa. Una vicenda che potrebbe concludersi con un nulla di fatto e con Pelta che paradossalmente tornerebbe a ricoprire la massima carica del calcio in Repubblica Ceca, rafforzando la sua posizione di leader.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #159 il: Agosto 23, 2017, 21:32:10 pm »
"Certe cose succedono solo in Italia", dice l'italiano medio.
Sì, infatti.

http://blog.ilgiornale.it/pasini/2017/08/21/solo-in-italia-paese-ostaggio-del-politicamente-corretto-uno-come-saviano-poteva-diventare-famoso/

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Andrea Pasini

Solo in Italia, paese ostaggio del politicamente corretto uno come Saviano poteva diventare famoso

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Vanda Sanzogni • a day ago

Andrea, le assicuro che qui negli USA stiamo messi molto, ma molto peggio! Obama ha affossato questo paese schiacciandolo con il politicamente corretto e gruppi estremisti razzisti come "Back Lives Matter" che poi significa che le Vite Nere Contano. E cosa vuol dire in un paese pieno di cosi' tante etnie? Che sono i neri contano e gli altri no? Poi noi bianchi siamo visti come le cause di tutti i mali! Siete ancora lontani dal disastro totale al quale stiamo assistendo qui!


... ma vallo un po' a spiegare all'esterofilo italiano medio.

@@

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Solo in Italia, paese ostaggio del politicamente corretto

Invece nel resto dell'Europa dell'Ovest, nonché nel Nord America, non sono minimamente schiavi del politicamente corretto.
Niente di niente.
Tutto a posto.

...  :doh:

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #160 il: Settembre 17, 2017, 14:59:38 pm »
Dice l'italiano medio:
"Certe cose succedono solo in Italia".
Sì, infatti.

http://www.eastjournal.net/archives/85778

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ROMANIA: La corruzione e la debolezza del sistema sanitario

Francesco Magno 5 giorni fa   

L’endemica corruzione che pervade la Romania non ha risparmiato neanche la sanità, settore in cui tradizionalmente è facile, in mancanza di controlli, scadere nell’illegalità. L’ultimo giro di arresti ai vertici del sistema, alla fine di agosto, ha portato in manette il presidente della società statale che gestisce le assicurazioni sanitarie, Marian Burcea. Secondo i magistrati, questi sarebbe stato il vertice di una piramide del malaffare specializzata nella sottrazione di fondi pubblici destinati a pazienti con necessità di cure a domicilio.

Malati immaginari

In Romania, il servizio di cura a domicilio è gestito da aziende private, che ricevono i fondi pubblici sulla base di un dossier contenente le esigenze mediche del singolo degente. Tra il gennaio 2016 e l’agosto 2017, godendo della protezione di alti funzionari statali, le aziende mediche private hanno iniziato a redigere centinaia di dossier su pazienti inventati, quasi tutti con malattie gravi, al fine di ottenere una maggiore somma di denaro dalle assicurazioni. Una parte dei soldi incassati dalle società private veniva poi rigirato sotto forma di tangente ai funzionari delle assicurazioni, per continuare a godere della loro protezione e della loro copertura. Un sistema simil-mafioso che, secondo le stime della Direzione Nazionale Anti-corruzione, ha causato alle casse pubbliche una perdita superiore ai tre milioni di euro. A rendere il quadro ancor più fosco contribuiscono anche i sospetti circa un’ambigua vicinanza tra Burcea e Liviu Dragnea: secondo quanto scrive Raluca Ion su republica.ro, sarebbe stato proprio il leader del partito social-democratico a scegliere Burcea come presidente della società di assicurazioni. Dragnea ha negato, ma con il suo tipico atteggiamento provocatorio ha invitato i giudici a continuare a indagare, per “vedere cosa scoprono”.

Un sistema da rifondare

L’ultimo scandalo costituisce soltanto la punta dell’iceberg. Da anni si denuncia l’illegalità che permea la sanità romena, senza che ciò abbia portato a tangibili risultati. I cittadini romeni hanno ormai interiorizzato la corruzione negli ospedali, e sono essi stessi ad alimentarla, per puro istinto di sopravvivenza. E’ pratica usuale nel paese carpatico che un comune paziente paghi un “extra” sottobanco al chirurgo di turno, per evitare le interminabili liste d’attesa e ottenere un trattamento sanitario degno. In Romania si può essere operati in piena notte in una struttura privata, e risvegliarsi la mattina dopo in degenza in un ospedale pubblico, per non intasare i reparti delle cliniche non statali.

Non sorprende pertanto che il paese sia sempre fanalino di coda in tutte le classifiche dell’Euro Health Consumer Index (EHCI), l’indice che rileva la qualità dei sistemi sanitari europei. Nel 2016, la Romania si trova all’ultimo posto, preceduta anche da Montenegro, Albania e Bulgaria. Il rapporto dell’EHCI sottolinea come il paese abbia “seri problemi nella gestione della sanità pubblica”. Chiara è poi la “discriminazione dei gruppi minoritari, specialmente i rom”, che non godono dello stesso trattamento riservato ai romeni. Secondo l’EHCI, “paesi come Albania, Romania e Bulgaria necessitano di un sostegno specializzato per ristrutturare il loro sistema sanitario”.

La “denuncia” cinematografica

In un fortunato film del 2005 (La morte del signor Lăzărescu), il regista Cristi Puiu aveva raccontato la tragicomica odissea di un pensionato di Bucarest che, in preda ad acuti dolori addominali, vaga un’intera notte all’interno di un’ambulanza alla ricerca di un ospedale che lo accolga. Dopo una serie di rifiuti dovuti al sovraffollamento, il povero Lăzărescu muore nella sala di attesa di un piccolo e spoglio ambulatorio, quando ormai l’alba inizia ad illuminare la capitale. Con il suo film Puiu ha portato alla ribalta una delle ferite più gravi della Romania contemporanea. Dodici anni sono passati dalla morte di Lăzărescu, ma la denuncia del regista resta quanto mai attuale.

Offline Sardus_Pater

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #161 il: Settembre 17, 2017, 23:10:41 pm »
Romania, paese di merda abitato da un popolo di merda.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Alberto1986

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #162 il: Settembre 18, 2017, 20:54:36 pm »
Romania, paese di merda abitato da un popolo di merda.

Vabbè, non esageriamo. Il problema vero è che la merda di quel paese (e non solo di quello) arriva tutta da noi. E la colpa è nostra o meglio della maggior parte degli italiani che l'hanno permesso con le proprie scellerate scelte politiche. Se ci sono tante rumene che arrivano qui, fanno il proprio porco comodo e poi sputano nel piatto dove hanno mangiato, la colpa prioritaria è nostra che glielo permettiamo. Non a caso quando arrivano qui, trovano uomini completamente diversi da quelli che hanno nel loro paese, uomini facilmente manipolabili e facilmente soggiogabili.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #163 il: Dicembre 27, 2017, 10:47:58 am »
https://it.businessinsider.com/odebrecht-il-caso-piu-grande-di-corruzione-della-storia-nasce-in-brasile/

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“Il caso di corruzione più grande della storia”: 778 milioni di tangenti dal Brasile all’Africa e America Latina

    Janaina Cesar 10/3/2017 6:00:47 AM 14405   

    La sede del gigante brasiliano delle costruzioni Odebrecht a Sao Paulo. Nelson Almeida/AFP/Getty Images


Qual è il prezzo da pagare per diventare la principale multinazionale dell’America Latina nel settore dell’edilizia e delle infrastrutture? Il gruppo Odebrecht ne sa qualcosa. Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, dal 2001 allo scorso anno la holding brasiliana ha pagato 778 milioni di dollari in tangenti a funzionari governativi di 12 Paesi dell’America Latina e dell’Africa in cambio di un centinaio di grossi appalti per oltre di 1,4 miliardi di dollari.  La compagnia ha patteggiato e ha ricevuto una multa record di 3,5 miliardi di dollari.

Odebrecht, presente in 28 Paesi con 168.000 dipendenti, si è aggiudicata numerose gare. Stadi di calcio in Brasile per le Olimpiadi, autostrade in Colombia, una centrale idroelettrica in Angola e diverse metropolitane in Sud America. Lo schema corruttivo internazionale è venuto a galla dopo che la compagnia ha ammesso le proprie responsabilità e ha accettato di firmare con le autorità del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, il Pubblico Ministero Federale del Brasile e la Procura Generale della Svizzera, i quali avevano costituito una task force internazionale per indagare su di essa.

Il giro di mazzette distribuite da Odebrecht è stato scoperto durante l’inchiesta Lava Jato, “mani pulite” brasiliana che nel 2014 ha iniziato a indagare il vasto sistema di corruzione in Petrobras – la statale petrolifera del paese verdeoro –  coinvolgendo i vertici della compagnia, le più grandi aziende brasiliane di costruzioni e lavori pubblici (BPT) e politici di vari schieramenti – l’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva è stato denunciato così come l’attuale presidente Michel Temer e un centinaio di politici sono stati citati dai collaboratori di giustizia –  fino ad arrivare al “più grande caso di corruzione della storia”, come è stato definito dalla giustizia americana.

    Protesta contro la corruzione e in supporto dell’inchiesta Lava Jato (mani pulite) davanti al Parlamento di Brasilia. Evaristo Sa/Afp/Getty Images.

Un anno e mezzo dopo l’inizio delle indagini, nel giugno del 2015, i procuratori brasiliani a capo della Lava Jato hanno chiesto l’arresto di Marcelo Odebrecht, presidente e nipote di Norberto, il fondatore del gruppo. Da quel momento si è iniziato a delineare il sofisticato schema di corruzione messo in piedi dalla conglomerata brasiliana, che, per pagare le mazzette, aveva creato nel 2006 un vero e proprio dipartimento tangenti – noto in Brasile come “settore delle operazioni strutturate” – tramite il quale si aggiudicava contratti pubblici. Secondo le autorità americane, anche le mazzette internazionali provenivano da questo dipartimento. L’azienda ha utilizzato diversi modi per riciclare denaro e ostacolarne la rintracciabilità, come l’utilizzo di una rete di offshore in giro per il mondo.

I tentacoli di Odebrecht. Dopo aver messo in ginocchio l’establishment politico brasiliano, la holding ha svelato la rete corruttiva che operava in America Latina e Africa. Secondo il Dipartimento di Giustizia americano, l’azienda ha distribuito mazzette a politici e agenti governativi in Angola, Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Messico, Mozambico, Panama, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela.

I lavori della metropolitana di Caracas, in Venezuela, uno degli appalti vinti da Odebrecht a suon di tangenti.
Federico Parra/AFP/Getty Images

La multa più alta della storia. Marcelo Odebrecht e altri 77 dirigenti di alto grado dell’azienda hanno deciso di collaborare con gli inquirenti e hanno firmato degli accordi in cambio di uno sconto di pena. Odebrecht, inizialmente condannato a 19 anni di reclusione per corruzione, riciclaggio e associazione per delinquere, ha avuto una riduzione a 10 anni, di cui due e mezzo da scontare in carcere e il resto ai domiciliari. Inoltre, lo scorso dicembre, ha patteggiato una multa di ben 3,5 miliardi di dollari per chiudere i processi in corso in Brasile, Stati Uniti e Svizzera nei confronti della sua azienda. Fino ad allora, la multa più alta per corruzione era quella di 800 milioni di dollari inflitta alla tedesca Siemens dopo un accordo col dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.  L’80% dell’importo andrà al governo brasiliano e il restante sarà diviso equamente tra Stati Uniti e Svizzera.

    Marcelo Odebrecht (al centro) arriva a un’audizione davanti alla commissione parlamentare per lo scandalo Petrobras (2015). Heuler Andrey/AFP/Getty Images

A far finire il gruppo Odebrecht al centro delle indagini condotte dagli inquirenti statunitensi e svizzeri sono state le scoperte di diverse somme di denaro nelle banche elvetiche e di varie operazioni di riciclaggio di valuta effettuate sul suolo americano.

Indagini a catena. Lo scorso febbraio, il procuratore generale del Brasile Rodrigo Janot, allo scopo di trovare soluzioni comuni per il caso Odebrecht, ha organizzato un incontro con altri procuratori o loro rappresentanti di 10 Paesi: Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Panama, Portogallo, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela. Seppur non citati dalle indagini americane, Portogallo e Cile hanno partecipato all’incontro perché indagini nei confronti dell’azienda sono in corso anche in questi Paesi.

Nel corso del vertice si è deciso di creare un pool congiunto allo scopo di condurre indagini bilaterali o multilaterali e di coordinare il lavoro in Brasile e negli altri Paesi in cui il gruppo Odebrecht ha pagato tangenti o commesso altri atti illeciti. Fra i documenti che verranno trasmessi dalla giustizia brasiliana ai pubblici ministeri di altri Paesi si trovano i 77 accordi di collaborazione firmati da altrettanti dipendenti della holding. Sono più di 800 le deposizioni contenenti nomi e resoconti dettagliati sulle tangenti pagate e anche una guida con tutti i contratti pubblici ottenuti tramite corruzione.

Finora la bufera giudiziaria latinoamericana ha portato l‘arresto di Gabriel Garcia Morales, viceministro per il Trasporto della Colombia durante il governo guidato da Alvaro Uribe. Nei suoi confronti l’accusa di aver ricevuto 6,5 milioni di dollari per favorire il gruppo Odebrecht nell’appalto per la costruzione della Ruta del Sol (Strada del Sole), che collega la capitale Bogotà con la regione del Caribe. Anche la campagna elettorale dell’attuale presidente Juan Manuel Santos avrebbe beneficiato di milioni di dollari di tangenti. In Argentina, a trovarsi in difficoltà è Gustavo Arribas, capo dell’intelligence dell’attuale governo di Mauricio Macri. Arribas ha ammesso di aver ricevuto 600.000 dollari dalla Odebrecht nel 2013.

In Perù le indagini sono in fase avanzata e hanno già portato al mandato d’arresto dell’ex presidente Alejandro Toledo, sospettato di aver ricevuto 20 milioni di dollari dai rappresentanti di Odebrecht.

    Giornali peruviani con i titoli sullo scandalo corruzione che ha coinvlto l’ex presidente Alejandro Toledo. Ernesto Benavides/AFP/Getty Images

Oltre a Toledo, altri due ex presidenti, Ollanta Humala e Alán García, sono coinvolti nello scandalo.  La procura generale dell’Ecuador ha chiesto alle autorità giudiziarie statunitense e spagnola di collaborare alle indagini. Per nove anni (dal 2007 al 2016), la Odebrecht avrebbe pagato tangenti a funzionari governativi di questo paese.

Con la giustizia della Repubblica dominicana la Odebrecht ha concordato il pagamento di una multa di 184 milioni di dollari per le tangenti pagate fra 2001 e 2014. In Panama sono coinvolti alcuni parenti dell’ex presidente Ricardo Martinelli. Il fratello Mario e suoi figli Ricardo Alberto e Luis Enrique sono stati accusati di aver ricevuto circa 20 milioni di dollari in tangenti dal gruppo brasiliano. Gli inquirenti del Guatemala chiederanno alle autorità giudiziarie di Stati Uniti e Brasile di collaborare alle indagini.

Dallo scorso dicembre il Messico indaga l’azienda brasiliana per un giro di tangenti del valore di 10 milioni e mezzo di dollari. Anche il Portogallo indaga sui contratti stipulati con Odebrecht fra il 2005 e 2011 durante il governo dell’ex primo ministro José Sócrates, arrestato lo scorso anno con l’accusa di corruzione e di frode fiscale.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #164 il: Gennaio 07, 2018, 00:57:00 am »
http://europa.today.it/attualita/la-bulgaria-alla-guida-dell-ue-per-sei-mesi-ma-al-primo-giorno-affossa-la-legge-anticorruzione-chiesta-da-bruxelles.html

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La Bulgaria alla guida dell'Ue per sei mesi. Ma al primo giorno affossa la legge anticorruzione chiesta da Bruxelles

Lo stop di Sofia alla nuova normativa raccomandata dalla Commissione europea. Secono l'ong Transparency international, è il paese membro dell'Unione con il più alto tasso di corruzione 
Dario Prestigiacomo
02 gennaio 2018 16:56


Non comincia nel migliore dei modi il Semestre di presidenza dell'Unione europea da parte della Bulgaria: oggi, il presidente bulgaro Rumen Radev ha posto il veto alla legge, il cui varo era stato raccomandato dall'Unione europea, volta ad arginare il vasto fenomeno della corruzione nel paese.


Radev ha giustificato lo stop spiegando che la nuova normativa "non solo non crea una base giuridica adeguata alla lotta alla corruzione, ma pone a essa una serie di ostacoli". Che sia vero o meno, la decisione non sembra per il momento il miglior spot per il paese, che a undici anni esatti dall'ingresso nell'Ue non ha ancora risolto una delle sfide maggiori per il suo sistema democratico: l'alto livello di corruzione, per l'appunto.
Il paese più corrotto dell'Ue

Secondo l'indice di percezione della corruzione di Transparency International, la Bulgaria è il paese più corrotto dell'Ue. "Nessuno sta perseguitando la corruzione politica, non ci sono ex funzionari governativi in ​​carcere", ha dichiarato al Guardian Ognian Shentov, presidente del Centro per lo studio della democrazia a Sofia: "Abbiamo raggiunto uno stadio di corruzione dello Stato che descriviamo come cattura dello Stato", ha aggiunto. Un rapporto dell'organizzazione di Shentov dipinge un quadro devastante della corruzione nel Paese: più di un adulto su cinque (su una popolazione di circa 7,2 milioni) avrebbe preso parte a una transazione corrotta, pagando o ricevendo una tangente, ma i processi di corruzione aperti nel 2015 erano appena 72.
I casi Lukoil e Corporate Commercial Bank

Gli attivisti puntano il dito con la Lukoil bulgara, società energetica controllata dalla Russia, che fornisce il 100% delle importazioni di petrolio del paese e che rappresenta la più grande azienda del paese. Una posizione di forza e monopolio che avrebbe di fatto bloccato la concorrenza nel settore e favorito il diffondersi della corruzione. C'è poi il caso della Corporate Commercial Bank, la quarta banca del paese per prestiti alle aziende, che sarebbe crollata per uno scontro di potere tra politica e finanza.

Esempi che testimoniano la carenza di trasparenza e la fragilità del sistema politico-economico, in un Paese che per Pil pro-capite è in fondo alla classifica Ue. Per tali ragioni, il Meccanismo di cooperazione e verifica per la Bulgaria, istituito e guidato dalla Commissione europea, aveva posto la corruzione tra le priorità di riforma del paese.
La legge anticorruzione

La legge approvata pochi mesi fa dal Parlamento e oggi bloccata dal presidente Radev, andava incontro alle richieste di Bruxelles, secondo l'opposizione socialista, in quanto volta a creare una speciale unità per indagare i casi di corruzione che coinvolgono le alte cariche pubbliche. A indebolire la proposta, secondo diversi analisti, c'è pero' il fatto che il testo prevede che a nominare i membri dell'unità anticorruzione sia lo stesso Parlamento, cosa che potrebbe favorire  guerre di potere più che una reale trasparenza (come si sospetta sia accaduto nel caso della Corporate Commercial Bank).

A ogni modo, lo stop e le polemiche sulla nuova legge arrivano in un momento importante per la Bulgaria, dal momento che per i prossimi mesi sarà Sofia a guidare i lavori del Consiglio Ue. I temi in agenda sono tanti e delicati: stabilità, sicurezza e solidarietà, per usare lo slogan coniato dal governo dell'ex bodyguard Bojko Borisov.  Ma uno in particolare stride con la situazione della corruzione nel paese: toccherà infatti alla Bulgaria mettere in funzione l'Eppo, la Procura europea antifrodi.


https://www.transparency.org/news/feature/corruption_perceptions_index_2016

@@

Naturalmente non poteva mancare il solito commento deficiente del solito italiano medio deficiente.
Citazione
Mercurio

La presenza della Bulgaria in Europa é assolutamente necessaria, altrimenti come farebbe Renzi a sostenere che non siamo noi gli ultimi?