Dunque: se un trangender (in una qualunque delle sue varie e fantasiose classificazioni) si presenta in un ospedale, in quale reparto va ricoverato?
E' possibile che le donne si sentano a disagio a condividere con esso/essa lui/lei la stanza, il bagno, la doccia?
E' possibile che tra gli uomini esso/essa lui/lei trovi la cosa altrettanto sconveniente?
Perciò la Corte Suprema Indiana (la Suprema Corte di quel sistema che, per inciso, a tutt'oggi ancora non si è pronunciata sui fatti che riguardano due nostri soldati in servizio anti-pirateria in quei mari che essi loro (indiani) non riescono a mantenere sicuri) ha (giustamente) stabilito che il sistema sanitario deve provvedere non solo per i due sessi più diffusi, ma anche per gli altri più bizzarri (vedi
qui, la sentenza non è recente, ma per alcune implicazioni è tornata di attualità).
Ora, poichè le regioni italiane protestano nei confronti del Ministro della Salute il quale si aspetta che offrano più prestazioni con meno fondi (vedi
qui) io penso che si debba dire una cosa sola: non c'è dubbio, tutti coloro che non si identificano nè come maschi nè come femmine, hanno il sacrosanto diritto di essere curati in conformità alla loro propria identità sessuale. Basta che se lo paghino!