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Il vergognoso silenzio delle FEMMINISTE ANTIFASCISTE
Angelo:
FaS, come suo solito, è ATTENTISSIMA a tutti i drammi economico/sociali/lavorativi/penali di tutte le donne del mondo... Tutte le donne tranne le donne che non vogliono sottostare ai diktat USA ed UE. Quelle donne non sono propriamente donne per le femministe italiche. Sono da IGNORARE. Ed infatti, mentre in Ucraina c'è una fragilissima pace, le FaS pensano ai drammi delle donne dell'Est... Ai drammi delle Moldave :doh: :doh: :doh: :doh:
Metterò in caratteri maiuscoli le castronerie più evidenti... Ulteriori prove della connivenza tra femminismo e gruppi di potere USA/UE.
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2015/02/15/dragamama-cara-mamma/#more-27242
Lavoratrici instancabili, lontane dai propri cari, sospese tra la propria casa e un Paese spesso duro e inospitale, le donne dell’Est vivono in mezzo a noi come figure invisibili e silenziose, piene d’amore e di nostalgia.
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Draga Mama è la storia di una di loro, arrivata come tante dalla Moldova e impiegata nel lavoro domestico e nell’assistenza familiare.
Senza conoscere una parola di italiano, Valentina è arrivata a Roma dieci anni fa in pullman, con una piccola valigia e in mano un contratto per una finta azienda tedesca. Ha cominciato come badante presso una coppia di anziani che la trattavano come una figlia. Dopo un paio d’anni ha ottenuto i documenti e da allora lavora come collaboratrice domestica in diverse famiglie. Vive in un appartamento del Laurentino 38 nella periferia sud della capitale che condivide con altre donne moldave, tutte “madri a distanza”, come lei.
Molte di loro arrivano nel nostro Paese lasciando i figli nell’Est Europa, senza poterli vedere per anni.
Roma. Valentina nel giardino di una casa all’EUR. Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il principale settore di attività per i lavoratori di origine moldava è quello dei servizi pubblici, sociali e alle persone, che assorbe il 47 per cento degli occupati. (Foto di F.Araco).
La storia di Valentina non è molto diversa da quella di Tatjana, Petra, Nadea, Olga e di centinaia di altre mamme e mogli provenienti dai Paesi dell’Est Europa. Lavoratrici instancabili, lontane dai propri cari, queste donne migranti vivono in mezzo a noi come figure invisibili e silenziose, piene d’amore e di nostalgia.
Secondo il Quarto Rapporto Annuale Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia pubblicato nel 2014 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, quella moldava è al settimo posto tra le comunità straniere presenti in Italia. I dati aggiornati al primo gennaio 2013 registravano 149.231 persone, prevalentemente donne (il 66,9 per cento) tra i diciotto e i quarantanove anni. Fonti non ufficiali riferiscono che gli irregolari sarebbero circa trecentomila. Il principale settore di attività per i lavoratori di origine moldava è quello dei servizi pubblici, sociali e alle persone, che assorbe il 47 per cento degli occupati.
Rispetto agli altri Paesi dell’Europa centro-orientale, l’incidenza delle donne nel flusso migratorio verso l’Italia è nettamente superiore, anche per via del contesto di impiego che richiede una manodopera perlopiù femminile. «Si tratta di una emigrazione molto anomala» scrive Lazzaroni in La famiglia chiusa nel welfare nascosto. «Nascendo dal tracollo di uno Stato molto strutturato e investendo persone non più giovanissime, assume i caratteri, come loro stesse dicono, di un “esilio” (il termine più ricorrente nelle interviste e nei colloqui è comunque “sacrificio”)».
Il dramma degli orfani sociali
Hînceşti, Moldova, settembre 2013. Una bambina torna a casa dopo il primo giorno di scuola. Il tasso di dispersione scolastica tra gli orfani sociali è molto elevato.
L’aspetto più doloroso di questo sradicamento riguarda l’abbandono dei figli che, rimasti nel Paese di origine, sono affidati alle cure dei mariti, quando possibile, dei nonni o di altri membri della famiglia. Questi “children left behind” risentono fortemente della mancanza del supporto affettivo e della presenza delle loro madri. Secondo l’International Organization for Migration, Mission to Moldova (IOM), nel Paese il 62,6 per cento dei bambini vive senza uno o entrambi i genitori. In totale, si stima che il fenomeno coinvolga 105.270 minori. Con una popolazione complessiva di appena 3,56 milioni di persone, queste statistiche evidenziano un contesto di grande disagio sociale e profonda disgregazione.
Le conseguenze sono drammatiche: attualmente circa cinquecento minori vivono completamente abbandonati a loro stessi e sono sempre più frequenti i suicidi, specialmente tra gli adolescenti.
I dati diffusi dal governo moldavo riferiscono di novantotto decessi e trecentoundici tentativi di suicidio tra il 2008 e il 2013, e il fenomeno è in preoccupante aumento.
È frequente, inoltre, che giovani di quindici-sedici anni partano in pullman da soli, senza soldi né documenti, per cercare di raggiungere i loro parenti in Italia e spesso finiscano nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Nella maggior parte dei casi le vittime sono costrette a prostituirsi, molte subiscono violenza fisica o psicologica, sono portate ai lavori forzati o entrano in circuiti criminali.
Il collasso del sistema dei servizi sociali nelle ex Repubbliche sovietiche ha lasciato un vuoto difficile da colmare e non sono molte le realtà in grado di intervenire in modo capillare per monitorare e arginare la situazione a livello nazionale. Nel 2008 l’IOM ha aperto in Moldova un centro che accoglie le vittime, reali o potenziali, della tratta. La struttura ha una capienza di ventiquattro posti, fornisce assistenza medica, giuridica, psicologica ed economica ai suoi utenti e offre corsi di formazione per il loro progressivo reinserimento nella società.
«Si tratta in genere di persone molto fragili e vulnerabili che nell’80 per cento dei casi hanno subito violenze domestiche o sono in fuga da condizioni di forte disagio in famiglia» spiega Alisa Harlamova (IOM). «Le categorie più a rischio sono le mamme single, i minori non accompagnati e gli orfani sociali, ma è in aumento anche il numero degli uomini sfruttati nei campi di lavoro in Russia, Turchia o negli Emirati Arabi. Ci sono poi gli enormi guadagni ottenuti forzando i disabili a chiedere le elemosina. Ogni anno salviamo dalla tratta circa cento persone: diecimila negli ultimi dieci anni, di cui tremila vittime effettive e circa settemila potenziali».
La Sindrome italiana
Roma. Una donna moldava al lavoro in una casa. Nel nostro Paese, molte badanti e colf provenienti dall’Est Europa sviluppano una grave forma depressiva di origine sociale diagnosticata per la prima volta nel 2005 da due psichiatri ucraini, Kiselyov e Faifrynch, nota come “Sindrome italiana”.
Molte donne dell’Est immigrate nel nostro Paese sviluppano una grave forma depressiva di origine sociale diagnosticata per la prima volta nel 2005 da due psichiatri ucraini, Kiselyov e Faifrynch, nota come “Sindrome italiana”. Secondo i loro studi, sarebbero almeno due i fattori scatenanti: per la prolungata lontananza dai propri figli, le madri provano un profondo senso di colpa e, nello stesso tempo, vivono il disagio di essere in un contesto spesso ostile, dove difficilmente riescono a integrarsi. La maggior parte di loro è quasi sempre sola, chiusa nelle case dove presta servizio e non parla del proprio dolore, nascondendolo sia ai familiari rimasti in patria che al resto della comunità.
Il dottor Giuseppe Ducci, primario del reparto di psichiatria dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, tra il 2011 e il 2013 ha ricoverato settantaquattro persone provenienti dai Paesi dell’Est, su centosettanta casi di stranieri totali. In prevalenza donne romene, polacche, ucraine e moldave.
«In queste pazienti abbiamo riscontrato un quadro caratterizzato da una grave depressione con inibizione, blocco, rallentamento, tristezza vitale e sintomi psicotici, come per esempio fantasie di persecuzione. Le manifestazioni per le quali vengono ricoverati i maschi sono molto diverse, spesso riconducibili al consumo di alcool e di cocaina e con quadri psicotici piuttosto violenti».
Questa specifica forma di depressione femminile, continua il primario, è l’unico disturbo mentale legato alla stagionalità. «Il periodo in cui i ricoveri sono più numerosi va da settembre a dicembre, in coincidenza con l’autunno, la diminuzione delle ore di luce e il ritorno dalle vacanze estive trascorse con i propri cari». Far parte di una minoranza non integrata o scarsamente integrata è comunque un fattore di rischio per tutti i disturbi mentali, anche per quelli più gravi, spiega Ducci. «Trovarsi in un contesto nuovo e diverso da un punto di vista culturale e linguistico può far emergere i sintomi di malattie psichiatriche importanti. Ma, in generale, le situazioni peggiori riguardano le persone che sono state precocemente istituzionalizzate nei Paesi di origine».
«Occhi che non si vedono si dimenticano»
Dragă mamă, “cara mamma”. Una lettera-poesia ricevuta da una “mamma a distanza” moldava che vive a Roma da sua figlia, rimasta a Chişinău, in occasione della festa della donna.
Tatiana Nogailic, mediatrice culturale e presidentessa dell’Associazione donne moldave in Italia, fondata nel 2004, sostiene che gli orfani sociali e le loro madri colte da depressione debbano innanzitutto ricostruire un legame affettivo di amore e comprensione. «La soluzione non può essere solo il ritorno» spiega, «anche perché in pochi possono permetterselo. Il ricongiungimento familiare è certamente di aiuto ma la burocrazia è molto lenta e a volte i figli, dopo tanti anni di lontananza, faticano a ricostruire con le mamme un rapporto intimo. È indispensabile che entrambi imparino gradualmente ad affrontare e gestire le difficoltà relazionali e il dolore della distanza. Nello stesso tempo, è essenziale avviare processi di integrazione nei rispettivi Paesi di residenza».
Per accogliere e supportare la comunità immigrata, la sua associazione ha pubblicato Moldoveni in Italia, una guida per l’orientamento dei nuovi arrivati che offre informazioni preziose su servizi di previdenza sociale, sanatorie, procedure per il ricongiungimento familiare, contatti e numeri utili. «Le donne moldave conoscono bene i loro doveri: accudire gli anziani, mandare a casa i risparmi, pensare ai figli, ma dimenticano spesso i loro diritti. Molti datori di lavoro, per esempio, si approfittano di loro non mettendole in regola con il contratto o pagando meno di quanto pattuito. Noi abbiamo scritto sulla guida, a chiare lettere, a chi rivolgersi per chiedere aiuto in questi casi. Passando la gran parte del tempo in casa è, infatti, facilissimo che queste persone perdano il contatto con la realtà. Alcune sono segregate giorno e notte nelle abitazioni di anziani malati e non hanno né una vita privata né una vita sociale. Restano per anni come sospese, senza legami con la società italiana né rapporti con la Moldova». Un capitolo della guida suggerisce come mantenere un filo diretto con il Paese di origine. «Molte lavoratrici dopo dieci anni tornano a casa e si ritrovano anziane e sole» continua la mediatrice «noi dobbiamo dare loro delle opportunità per tornare arricchite e non svuotate».
In Italia da dodici anni, anche lei ha cominciato lavorando come badante. «Non ho visto mio figlio per due anni ed è stato molto doloroso conciliare il nostro rapporto» racconta. «Quando tornai a prenderlo aveva nove anni. Ricordo ancora la prima notte in cui dormimmo insieme: lui tremava e si svegliava perché aveva paura che io me ne andassi».
Occhi che non si vedono si dimenticano, dice un vecchio proverbio moldavo, ed è proprio questo il pericolo più grande nel rapporto a distanza tra una madre e suo figlio: «quel legame creato prima della partenza rischia di rompersi».
Hîncesti, Moldova, settembre 2013. Valentina nell’orto di casa.
Grazie al nuovo passaporto biometrico in uso dall’aprile 2014 i cittadini moldavi d’ora in poi potranno entrare in Europa per tre mesi con il visto turistico. «Siamo convinti che le ‘madri a distanza’ beneficeranno di questa maggiore apertura e che il nuovo regime di visti sia un contributo alla diminuzione del fenomeno migratorio irregolare, non solo verso l’Italia» spiega Antonio Polosa, Chief of Mission dell’IOM a Chişinău, che continua: «Gradualmente cambieranno le dinamiche tra i genitori emigrati e i figli rimasti in Moldova: viaggiando liberamente, si potranno gradualmente esercitare meglio le funzioni parentali e di assistenza materiale alla prole lontana. Nel medio e lungo termine è plausibile aspettarsi anche un incremento dei trasferimenti dei bambini in Italia (e in altri Paesi UE) nel quadro delle riunificazioni familiari che, con le dovute procedure e garanzie, è la scelta più opportuna per il minore».
Tatiana Nogailic è più pessimista a riguardo: «Le madri avranno la possibilità di invitare i loro figli in Italia, ma chi era in regola e aveva un alloggio autonomo già poteva farlo. Ma le badanti che lavorano nelle case degli anziani? Quale datore di lavoro permetterebbe a una donna di ospitare il proprio bambino? Inoltre viaggiare costa e, con la crisi che ha colpito anche questo settore, non credo che in molte potranno permetterselo. Temo che cambierà ben poco per queste persone».
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Posted in Autodeterminazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, otro mundo, Precarietà, R-esistenze.
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By sara – febbraio 15, 2015
Angelo:
Ricapitoliamo:
Questo centro finanziato probabilmente dai soliti gruppi amici degli USA, inneggia al nuovo passaporto biometrico...
http://www.guidaconsumatore.com/vacanze/passaporto-biometrico.html
La nuova versione è decisamente elettronica, prevde un chip, una piccola placca, collocata sul retro della copertina del passaporto e finalizzata ad immagazzinare una serie di dati relativi alla persona.
Per biometrici si intendono le impronte digitali di entrambe le mani e la foto del viso. Per anagrafici i classici nome, cognome, data di nacita, residenza e nazionalità. L’insieme dei dati viene riportato come una sorta di codice a barre, per completare i dati personali che sono comunque riportati nelle pagine cartacee del documento.
POI...
Pur essendosi smantellata la vecchia URSS, le femministe credono ancora che ci siano i gulag o qualcosa di simile in Russia... Un attacco vile e senza prove alla Russia. N.b Citano anche la Turchia e gli Emirati Arabi... Pare strano che non abbiano messo Iran, Venezuela, Corea del Nord, Siria, Bielorussia, Kazakistan, Cuba, la Libia di Gheddafi... Ridicole e menzognere...
«Si tratta in genere di persone molto fragili e vulnerabili che nell’80 per cento dei casi hanno subito violenze domestiche o sono in fuga da condizioni di forte disagio in famiglia» spiega Alisa Harlamova (IOM). «Le categorie più a rischio sono le mamme single, i minori non accompagnati e gli orfani sociali, ma è in aumento anche il numero degli uomini sfruttati nei campi di lavoro in Russia, Turchia o negli Emirati Arabi.
Per puro caso, ricordo al femministume che mi/ci legge che in Ucraina il "campo di lavoro" c'è... Ma voi non lo sapete, eh? VENDUTE! SERVE DEGLI USA!
Vedetevi il video, "ANTIFASCISTE" ...
//www.youtube.com/watch?v=96_iu6Vvf8w
Poi, sfiziosa questa parte... Veramente un capolavoro di paraculeria e ignoranza femminista, il quadro della vostra ignoranza abissale, il simbolo della vostra falsità e della vostra interessata "lacrimuccia" femminista...
"Ci sono poi gli enormi guadagni ottenuti forzando i disabili a chiedere le elemosina. Ogni anno salviamo dalla tratta circa cento persone: diecimila negli ultimi dieci anni, di cui tremila vittime effettive e circa settemila potenziali».
Che significa "potenziali vittime"? Vi rendete conto che siete più mendaci degli 80 Euro di Renzie? Arriva una moldava, senza nessun segno di violenza e voi la "considerate una potenziale vittima"?
Altra frase illuminante sulla vostra ignoranza, manco le moltiplicazioni sapete fare.
Ogni anno salviamo dalla tratta circa cento persone: diecimila negli ultimi dieci anni, di cui tremila vittime effettive e circa settemila potenziali».
100 persone all'anno per 10 anni = 1000 persone.
Invece le femministe arrivano a 10000 vittime delle quali 7000 sono "potenziali vittime"... :w00t: :w00t: :w00t: :w00t: :w00t: :w00t: :w00t:
Volete i soldini di qualche legge speciale o di qualche finanziamento europeo, questo siete. :sick:
Angelo:
Questo video invece mostra una DONNA ANTIFASCISTA. NON UNA FEMMINISTA FINTAMENTE ANTIFASCISTA. NATURALMENTE LE FEMMINISTE NON NE PARLERANNO...
Vedetevi il video, antifasciste di facciata ed amichette dei dollari americani a mezzo finanziamento EU o donazione di partener commerciali come Rockefeller, Microsoft etc...
//www.youtube.com/watch?v=RJc45hvvM4E
Mi raccomando, non parlate di questa volontaria russa... Ha la bandana con la croce ortodossa mentre voi siete amiche delle Femen quelle "libere femministe" che la croce se la mettono pubblicamente nel deretano, giusto? :sick: :sick: :sick:
Amichette di Obama, finte antifasciste, amichette dei potentati internazionali e del soldo pubblico... Voi non siete antifasciste, siete COMPLICI DEL FASCISMO. Siete fasciofemministe pro USA e pro soldo pubblico.
//www.youtube.com/watch?v=bCP75BU1Py4
NATURALMENTE, SE SIETE IN GRADO DI DIMOSTRARE IL CONTRARIO, VI INVITO PUBBLICAMENTE QUI .NON VI CENSURIAMO.
ilmarmocchio:
Il documento pubblicato da Angelo racconta una serie di falsità.
A parte l'esilarante scoperta di una depressione italiana, c'è poi da rilevare come siano dure a morire sciocchezze del tipo la tratta delle prostitute.
Le prostitute dell'est non sono vittime di nessuna tratta, vengono in Italia ( e in altri paesi ) perchè, grazie al cambio , realizzano ingenti guadagni .
In tot anni, si fanno una casa nella loro terra e buona notte al secchio.
In moldova il costo della vita è 1/3 del nostro, gli stipendi pure, e 1€ vale 21 leu ( la moneta locale ).
Io sono stato alcune volte nella capitale, ma anche in piccoli centri, e vi posso garantire che non si vive affatto male.
Non c'è il nostro spreco, ma neanche le nostre follie, e le bande di razziatiori che rapiscono le giovani per portarle a prostituirsi all' ovest, sono solo nella fantasia interessata del solito groviglio ONG, ONLUS, ecc , che fa capo a ONU. FMI, OCSE, ecc.
scopo di tali organizzazioni è condizionare e controllare gli stati.
Ora, non tesserò le lodi di Putin che, indubbiamente grande statista, persegue però politiche da grande potenza che nell'est europa non sono ben viste, visto il passato URSS.
però, come al solito, a giocare sporco c'è anche l'occidente, che ( specie la Germania ) , ha sempre considerato quei paesi, terra di conquista o comunque il giardino di casa.
In Moldova per fortuna, non c'è la situazione dell' Ucraina, dove è chiaramente in atto uno scontro USA - Russia, con la UE comprimaria.
Io non amo gli imperialismi, ma ciò che davvero non digerisco è la infida propaganda femministarda che, in nome di presunti diritti civili, vuole annicchilire le culture diverse, per assoggettare intere nazioni al sistema di potere occidentale, di cui il femminismo è uno dei bracci armati.
p.s. tra l' altro l'afflusso delle badanti moldave si è affievolito negli anni, vuoi per la crisi italiana, vuoi per il miglioramento della situazione moldava..
in questi giorni sono a Chisinau ( capitale della Moldova ) , quindi so cosa dico
Lucia:
Se una sta lontano dai suoi figli minorenni solo per arrichirsi è ovvio che cade in depressione.
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