Autore Topic: Single potranno adottare un bimbo e tutti i figli conoscere i genitori biologici  (Letto 1176 volte)

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Offline Fazer

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http://27esimaora.corriere.it/articolo/i-single-potranno-adottare-un-bimbo-tutti-i-figli-potranno-conoscere-i-genitori-biologici/#more-41406

Ho avuto il piacere di collaborare assieme alla collega Federica Resta alla stesura del disegno di legge Manconi n. 1765, presentato in data  11 febbraio 2015, che propone importanti novità legislative in tema di diritto di famiglia, ampliando, ancora una volta, l’idea di «famiglia» propria del nostro sistema normativo (quella unicamente fondata sulla coppia unita in matrimonio) e adeguandola alle nuove formazioni sociali, così radicate nella società attuale.

Due i temi portanti del disegno di legge. Da un lato è prevista la possibilità della persona singola di adottare un minore. Ce lo dice l’Europa, dove l’adozione del single è già consentita in tutti gli Stati, fatta eccezione per Austria, Bulgaria, Cipro, Italia, Grecia, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia, Ungheria. Ce lo confermano la duttilità dei legami, specchio del nostro tempo, confermata dai dati relativi all’elevato numero delle separazioni e dei divorzi (Nel 2012 le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319 – Rapporto Istat 2012).

Nuove forme familiari nascono e si creano, e tutte sono titolari del «diritto alla vita familiare» previsto dall’art. 8 della Cedu. Di conseguenza può accadere che il minore abbia una sola figura genitoriale di riferimento, quella con la quale passa la maggior parte del tempo e ciò non impedisce di realizzare uno sviluppo equilibrato per il minore. Per questa ragione, oggi, pare incomprensibile, nonché assolutamente anacronistico quanto disposto dalla legge n. 184 del 4 maggio 1983, che all’art. 6 prevede che «l’adozione può essere concessa solo a coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto (art.6)». Va detto inoltre che esistono già alcuni casi, previsti dal nostro ordinamento, in cui è consentita l’adozione da parte del single. Per esempio  nei casi particolari di cui all’articolo 44. Ai singoli, per ora, è permesso adottare in casi specifici, definiti generalmente “di serie B” (si pensi all’ipotesi più frequente, quella di quei minori abbandonati, spesso malati, che nessuno è disposto ad accogliere). Questo disegno di legge insiste sul fatto che sia necessaria una valutazione personale e soggettiva di ogni caso dal momento che un singolo genitore può dimostrarsi assolutamente idoneo ad assolvere il proprio ruolo genitoriale. Nessuna limitazione normativa a priori, dunque, ma la valutazione individuale del singolo caso, nell’esclusivo“interesse del minore”.

Questo ddl prevede inoltre la possibilità per i figli adottivi non riconosciuti alla nascita di conoscere le proprie origini prima che siano trascorsi gli attuali cento anni dalla nascita. Questa modifica  vuole bilanciare la posizione giuridica dei figli adottivi riconosciuti con quella dei figli adottivi  non riconosciuti alla nascita e, dato prevalente, intende riconoscere il diritto di ogni individuo a conoscere le proprie origini, elemento determinante per un veritiero e completo diritto all’identità personale. L’iniziativa legislativa si è rivelata necessaria soprattutto dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale (n° 278 del 22.11.2013) che ha dichiarato l’ illegittimità costituzionale dell’art. 28, 7 comma, lg. n. 184/83, nella parte in cui non prevede la possibilità di interpellare le donne che al momento del parto avevano dichiarato di non voler essere nominate, ogni qualvolta i figli da esse partoriti ne facciano richiesta, al fine di un’ eventuale revoca dell’anonimato. La Corte ha spiegato come l’illegittimità della disciplina in vigore consista, soprattutto, nella tendenziale irreversibilità della scelta di rimanere segreta compiuta dalla madre, a cui deve invece essere data la possibilità di riconoscere, sia pur successivamente, il proprio figlio, ove lo ritenga, sia su iniziativa del figlio stesso, sia per scelta personale. Il diritto internazionale e sovranazionale attribuisce al diritto fondamentale alla conoscenza delle proprie origini una componente irrinunciabile del diritto all’identità personale. E’ compito del legislatore, allora, realizzare un giusto equilibrio tra diritto alla conoscenza delle proprie origini da parte del figlio e anonimato materno; non incompatibile, quest’ultimo, con il primo in quanto, se comporta “una rinuncia irreversibile alla “genitorialità giuridica” può, invece, ragionevolmente non implicare anche una definitiva e irreversibile rinuncia alla “genitorialità naturale” (Corte cost., sent. 278/2013). Vengono quindi bilanciati il diritto all’oblio e il diritto alla verità. Il diritto alla rimozione definitiva di una parte della propria vita e il diritto alla ricostruzione della propria storia personale. Storie di abbandoni dolorosi per madri e figli, ma anche di  ricongiungimenti, dovuti alla nuova opportunità, offerta alla madre, di cambiare idea,  di revocare la propria volontà di anonimato se il figlio chiede di far luce sulle proprie origini. La risposta della Corte, oggi, così come quella del ddl Manconi, è  sempre nel segno della prevalenza del diritto all’anonimato della donna, che però ha l’opportunità di ripensarci se il figlio naturale ne faccia richiesta, cosicché l’anonimato, da opportunità non si trasformi in cappio, in vincolo irreversibile. Ci si potrebbe chiedere se il diritto all’identità biologica del figlio “vale” il possibile trauma, che inevitabilmente una madre vivrà,  quando verrà messa nella condizione di fare i conti con quella parte di sé che aveva deciso di cancellare. Gli incontri spesso migliorano entrambi, genitori e figli. La memoria sovente svolge funzioni di cura.


Notare quante volte ricorrono le parole "padre" e "uomo"... :mad:
In ogni caso, un sacco di inchiostro per scrivere ciò che poteva essere detto con otto parole: le donne possono (continuare a) fare il cazzo che vogliono... :dry:

Alberto1986

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.....
In ogni caso, un sacco di inchiostro per scrivere ciò che poteva essere detto con otto parole: le donne possono (continuare a) fare il cazzo che vogliono... :dry:

Finché ci saranno tanti coglioni di sesso maschile.  ;)
Ma sono fiducioso del fatto che saranno gli stessi coglioni che pagheranno in prima persona nei prossimi anni....  ;)
Per il resto sulla 27° latrina non puoi far altro che trovare la solita diarrea femminista riciclata. Quello che scrivono in quel covo di represse, può far più bene alla QM e all'antifemminismo di quanto potessimo mai immaginare (sempre che non si parli, ovviamente, di irrecuperabili femminielli/fenomeni da baraccone alla Gasperino o alla Lizzi).

Offline Vicus

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 :hmm: Il disposto della 184 (adozione da parte di due genitori sposati da almeno 3 anni) è nell'interesse del minore. Se fosse approvata questa legge il baricentro si sposterebbe sulle velleità del single, col figlio ridotto a peluche.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Fazer

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:hmm: Il disposto della 184 (adozione da parte di due genitori sposati da almeno 3 anni) è nell'interesse del minore. Se fosse approvata questa legge il baricentro si sposterebbe sulle velleità del single, col figlio ridotto a peluche.

http://www.corriere.it/cronache/15_febbraio_26/bambina-adottata-una-single-53e40242-bde9-11e4-8a38-1230a4c6f057.shtml

CAGLIARI
La bambina adottata da una single
Il Tribunale accoglie la richiesta della donna che l’aveva in affido da 8 anni.
Previsti gli incontri con la madre naturale. La piccola avrà i cognomi delle due donne
Doveva essere un’esperienza a termine. «Che potrà succedere?, mi ero detta. Mica posso restare incastrata». Otto anni dopo, ammette che «è l’amore che ci incastra». In modo meraviglioso. Quella settimana di affido è diventata un mese, poi un anno, poi altri due anni e ancora due. A dicembre, il Tribunale per i minorenni di Cagliari ha pronunciato la sentenza di adozione: Gioia, quarantenne di Cagliari, è diventata la mamma di Annalisa (i loro nomi sono di fantasia); quando aveva fatto la domanda di adozione era nubile, dunque la bambina ha il suo cognome e a seguire quello della madre biologica.
«Ero un po’ annoiata»
«Avevo 32 anni quando ho incontrato per la prima volta mia figlia. Ero una giovane professionista un po’ annoiata, ma soprattutto molto sola. Ero stata molto fortunata fino a quel momento e avevo voglia di restituire un po’ delle opportunità che avevo avuto dalla vita e dalla mia famiglia, senza averne mai avuto merito. Andai nel centro affidi della mia città: è un ente che si occupa di formare le famiglie che intendono accogliere un bambino in casa. Mentii: dissi che avevo tanto tempo a disposizione. In realtà non era così, ma sapevo che me la sarei cavata».
«Un buio totale»
La chiamata arriva pochi mesi dopo. «Una bambina di quasi tre anni era appena stata accompagnata ai servizi sociali, la madre non era più in grado di occuparsene. La piccola non parlava, non camminava, dimostrava dei deficit e, soprattutto, non si sapeva quando la mamma sarebbe ritornata a prenderla. Un buio totale. Le altre famiglie tradizionali non se la sentirono di accoglierla. Rimanevo io».
«Urlava come un ossesso»
L’incontro non è incoraggiante. «Annalisa strillava come un ossesso. Ma appena mi ha vista, mi è venuta incontro gattonando è mi ha artigliata in un abbraccio che mi ha lasciata senza fiato. Non credevo che un essere così piccolo potesse avere tanta forza. Me la portai a casa con il terrore di fare tutto male, dal biberon al cambio del pannolino. E invece è stato proprio lì che abbiamo cominciato a camminare insieme. Quando l’assistente sociale mi ha chiamato alla fine della settimana per avvisarmi che l’affido, se ero d’accordo, si sarebbe prolungato per un altro mese, sentii la mia voce dire “non c’è problema” mentre Annalisa faceva precipitare una tenda con il bastone, per fortuna non sulla sua testa. Un disastro. Ma siamo sopravvissute!».
La madre biologica
In questi anni la madre biologica è sempre stata presente. E tutt’ora può vedere la figlia una volta al mese. Spiega Gioia: «Annalisa vuole bene alla mamma e tutti noi abbiamo lavorato perché mantenessero un buon rapporto: sa che anche lei gliene vuole, le ha fatto il prezioso dono della vita e il dono di metterla nelle mani di chi si potesse prendere cura di lei. Il poco tempo che passano insieme è dedicato allo svago, ma è importante, perché la conforta del fatto di provenire da una realtà che non l’ha rinnegata completamente».
Il matrimonio (arrivato dopo)
Gioia, come ha raccontato ieri l’Unione Sarda, si è sempre occupata della bambina da sola. E anche se oggi è felicemente sposata da quasi un anno, non lo era quando ha avviato le pratiche di adozione. «Prima del matrimonio, ci sono stati due uomini importanti. Ma quando mi hanno fatto scegliere tra loro e Annalisa non ho avuto dubbi. Mio marito l’ho incontrato due anni fa, ero con la bambina: per lui eravamo già madre e figlia, non scindibili».
Il «papà»
Pure lui, da subito, ha partecipato agli incontri mensili con l’équipe del Centro affidi. «Annalisa lo adora. Lo chiama per nome, a parte quando deve vantarsi con le compagne di classe e allora diventa “mio padre”. Fisicamente assomiglia a lui, a me per niente. E non può aver preso da me neppure per quel che riguarda il rendimento scolastico: ha 10 in tutte le materie!».
L'adozione mite
Luisa Sanna, la psicoterapeuta infantile che fin dagli inizi ha seguito Gioia e Annalisa, parla di «adozione mite»: «In questa storia sono tutti vincenti: abbiamo costruito rapporti nuovi senza recidere quelli con la madre biologica. Il nostro focus è sempre stato la piccola». Anche il giudice ha fatto la stessa valutazione: preservare il rapporto costruito in otto anni.
La festa
Oggi è prevista la grande festa per questa figlia che anche la legge riconosce tale. Gioia racconta: «La nostra casa campidanese si riempirà di amici. Dai monti arriverà la frangia valtellinese dei parenti, ci sarà naturalmente quella cagliaritana al completo, i compagni di scuola, di danza e della piscina di Annalisa con i loro genitori. Tutte le persone che ci vogliono bene e che ci hanno considerato una famiglia da ben prima che lo stabilisse il giudice».

Offline Vicus

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Ero un po’ annoiata
Appunto. Si è sposata dopo, ma poteva non farlo quindi non è molto rilevante.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.