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C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)

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Frank:
Novant'anni fa nasceva Sergio Leone.
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/90-anni-fa-nasceva-Sergio-Leone-il-rivoluzionario-del-cinema-9b041dcf-e81e-421d-84f4-ba07a772481e.html


--- Citazione ---90 anni fa nasceva Sergio Leone, il rivoluzionario del cinema Avrebbe compiuto novant'anni il 3 gennaio, il regista Sergio Leone, scomparso trent'anni fa, in questo 2019 un doppio anniversario. Il ritratto di Loretta Cavaricci 03 GENNAIO 2019 -
--- Termina citazione ---

Se fosse ancora vivo, chissà cosa direbbe dei film odierni, ultra infarciti di femminismo e di femmine dominanti e guerriere... nonché di maschi idioti e succubi delle suddette.

Frank:
E' una trasmissione di cacca che ha a che fare con la Tv e non con il cinema; ma alla fine della fiera siam sempre lì.

http://www.today.it/media/tv/dottoressa-gio-prima-puntata-anticipazioni.html


--- Citazione ---Dottoressa Giò, le anticipazioni della prima puntata
Al via da domenica 13 gennaio, in prima serata Canale 5, la nuova stagione della serie tv con Barbara d'Urso

Redazione
13 gennaio 2019 14:59

Dopo più di 20 anni dall'esordio in camice verde, domenica 13 gennaio, in prima serata su Canale 5, Barbara d'Urso torna nei panni della "Dottoressa Giò". Quattro puntate dirette da Antonello Grimaldi, in cui la protagonista è al centro di una storia a metà tra il genere medico e quello d'indagine, dove vengono affrontate tematiche attuali, prima fra tutte la violenza contro le donne.

Dottoressa Giò, dove eravamo rimasti
Ripercorrendo la storia, Giò è una dottoressa moderna e al passo coi tempi. La sua vita è segnata dalla perdita del bimbo che aveva in grembo durante una colluttazione nata per difendere una paziente. Questo dramma personale porta anche alla rottura del suo matrimonio. Ma Giò, donna forte, tenace e sensibile, ne esce rafforzata e svolge la sua missione di medico, aiutando le proprie pazienti non solo dal punto di vista professionale, ma anche da amica e confidente.

Dottoressa Giò, la trama
In questi anni che è stata lontana dalla televisione, la dottoressa Giorgia Basile, per tutti Giò, ha raggiunto l'apice della carriera diventando primario di un reparto di ginecologia e ostetricia di un policlinico romano. Ha avuto soddisfazioni dalla sua vita professionale, meno da quella privata. Non si è più sposata, ha avuto poche relazioni senza farsi troppo coinvolgere, e soprattutto non ha avuto figli, anche se un po' lo sono tutti quelli che ha fatto nascere. Però, due anni fa, a causa di un incidente avvenuto proprio nel suo reparto, Giò è stata temporaneamente allontanata dalla sua professione e dall'ospedale dopo essere entrata in conflitto con il potentissimo e ambiguo professore Sergio Monti (Christopher Lambert). La moglie di Monti, Michela, si è infatti tolta la vita gettandosi da una finestra dell'istituto e nonostante Giò sapesse delle violenze che la vittima subiva da Monti, quest'ultimo ha accusato proprio Giò di essere stata inadempiente e aver contribuito così al suicidio della moglie. Scagionata dalle accuse, Giò può finalmente riprendere il lavoro. E' felicissima di farlo ma, a seguito di quanto accaduto, il suo interesse si concentra sul proteggere tutte quelle donne che sono vittime di violenze fisiche e psicologiche. Per questo è determinata a costruire un centro di aiuto per le donne all'interno dell'istituto. Il suo progetto si scontra però con quello della medicina robotica, voluto a tutti i costi dal nuovo primario Paolo Zampelli (Marco Bonini).

L'uomo ha dalla sua parte due importanti alleati come la dottoressa Anna Torre (Camilla Ferranti), direttrice sanitaria dell'ospedale, e lo stesso Monti, che spingono in quella direzione non solo per interessi medici. Giò e l'ambizioso Zampelli sono diametralmente opposti nel modo di intendere la professione e i loro progetti sono inevitabilmente antagonisti ma il loro scontro di personalità è destinato ad evolvere nel nome di un'intesa reciproca crescente. I due si ritroveranno insieme anche per tentare di capire cosa sia successo la notte in cui la moglie del Dott. Monti era precipitata da una finestra dell'ospedale. Le giornate di lavoro si susseguono senza tregua per Giò, che affronta ogni situazione con la sua sensibilità e la sua professionalità, aiutata nella sua opera da alcuni colleghi di vecchia data e tanti nuovi giovani specializzandi, ognuno con la propria storia. Quando non lavora, Giò passa gran parte del suo tempo libero rilassandosi e confidandosi con la sua amica del cuore Sandra (Alessia Giuliani), una giornalista battagliera, che con i suoi articoli di denuncia tenta di supportare la dottoressa nella sua lotta contro quel potere oscuro ben rappresentato da Monti. E' questo il conflitto principale che dovrà affrontare la nostra protagonista: Giò sa bene quanto Monti sia potente e pericoloso, ma non conosce ancora cosa sia disposto a fare per coprire le sue azioni presenti e passate.   

Dottoressa Giò, prima puntata: le anticipazioni
Giorgia Basile viene investita e resta a terra priva di sensi. A soccorrerla l'amica Sandra, poi un flashback di quattro mesi. Giò ha fatto alcune scelte che le sono costate care, pur di difendere donne vittime di violenza, e per questo non indossa più il suo camice. E' arrivato però il momento della resa dei conti, in tribunale.
--- Termina citazione ---


Al pari del cinema, la Tv è realmente diventata inguardabile.

Frank:
https://www.ilprimatonazionale.it/spettacolo-2/the-mule-eastwood-escluso-oscar-politicamente-scorretto-103416


--- Citazione ---“The Mule” di Eastwood escluso dagli Oscar: troppo politicamente scorretto?
Di Lorenzo Zuppini - 3 Febbraio 2019

Roma, 3 feb – Certo, Clint Eastwood non è il principe del bon ton politically correct osannato dai liberal statunitensi, difatti una fetta di mondo lo tiene sul palmo della mano sia come attore, sia come regista e sia come libertario della parola e del pensiero non conforme. Lo disse anche dopo la vittoria di Trump che finalmente il popolo americano sarebbe stato libero di dire “figa” e di tenere una 44 magnum sotto il cuscino senza doversi preoccupare delle reprimende degli isterici pacifisti che, qua come là, del mondo non hanno mai capito niente e tantomeno ne comprendono il principio di realtà.
Oggi questo adorabile eretico si ripresenta al pubblico con l’ennesimo film che lo vede inaspettatamente anche protagonista, avendo, dopo Gran Torino, dato le dimissioni dai cast.
Si tratta de Il Corriere – The Mule, che uscirà in Italia il 7 febbraio. È tratto da un storia vera e narra delle vicissitudini di un ottantenne solo e al verde che si mette a fare il corriere della droga per il cartello messicano di Sinaloa, ossia quello di El Chapo, personaggio noto anche per la serie Netflix che riguarda la sua vita di signore della droga.

I signori dell’Academy, quelli che decidono quali film dovranno spartirsi gli Oscar, han deciso di non nominare il capolavoro del “buono dagli occhi di ghiaccio” lasciando spazio ad altri filmetti sulla cui qualità esprimiamo qualche dubbio, sopratutto perché The Mule avrebbe meritato ben più di una nomination. Chissà perché, allora, lo hanno bastonato. Il dubbio sorge spontaneo e riguarda il linguaggio non conforme a certi dettami linguistici utilizzato da Eastwood. Apostrofa certi interlocutori nel film con “lesbiche” o “negri” o, riferendosi a dei latini, “tutti uguali”.

Insomma, visto il braccio di ferro in corso tra Trump e i dem sul muro al confine col Messico, si rende ancora una volta evidente quale posizione abbia voluto prendere il mondo patinato di Hollywood composto da star del cinema e da giudici per le nomination che non nascondo la loro partigianeria ideologica.
Ammettere alla gara un film come quello significherebbe far segnare un gol a quel mostro di Trump che si sgola da anni sulla necessità di creare una barriera fisica per opporsi ai flussi migratori incontrollati provenienti dal Messico, fornendo quest’ultimo anche un bel po’ di manodopera al narcotraffico che da Sud investe gli States.
Vorrebbe dire prender coscienza del mercato della droga nato e cresciuto in quei luoghi (gli shit holes, sempre per dirla alla Donald) e dal quale è possibile difendersi anche tramite il rafforzamento delle frontiere, dei confini, dei controlli e della rudezza dei modi. Appunto, tutti concetti che il vocabolario liberal di quelli alla Meryl Streep non concepisce né ammette. Perché loro sono per il “volemose bene”, per la pace mondiale, per i peluche e i lumini sui luoghi degli attentati, e imegin ol de pipol cantata in dolente coro.

Il chilometro zero a parte quando ne servono settemila per portare ogni mattina il latte fresco al figlio artificiale di Elton John estratto dalla sua mamma naturale. Il surriscaldamento globale in estate e il freddo troppo polare quando è inverno, ed è sempre immancabilmente colpa dell’uomo bianco occidentale e della rivoluzione industriale. E la foresta amazzonica fatta a pezzi dalle ruspe cattive e gli oceani ingombri di plastica proveniente dalle nostre spiagge. Macchine elettriche, biciclette elettriche, cervello idem eccezion fatta quando a Leo Di Caprio, guru dell’ambientalismo mondiale, serve un panfilo di 50 metri per caricarci sopra venti ragazze avvenenti. Chissà da dove prendono la fantasia per riuscire a fare tutte queste fondamentali distinzioni.

Ecco, Clint Eastwood li manda tutti a cagare coi suoi film come Gran Torino in cui mostra le ombre del multiculturalismo imposto (anche) dalle sue parti. Lezioni che il mondo perbenista non vuol ascoltare. Sentenze di condanna di cui loro non vogliono perdere atto. E roghi per gli eretici che osano infrangere la sacra vetrina del politicamente corretto. In quegli Stati Uniti d’America in cui le statue di Cristoforo Colombo, presenti fino a poco tempo fa nelle università, vengono rimosse perché considerato un vile conquistatore. Un mondo impazzito in cui l’irrazionalità prende il sopravvento sul buon senso, e le buone intenzioni sui sentimenti di affetto che ognuno di noi dovrebbe provare per quella cosa inanimata detta Patria, altro termine divenuto tabù.

Non vincerà un Oscar, ma poco importa: a noi basta poter rimarcare la differenza con quelli là.
Loro hanno Benigni, noi Clint Eastwood.

Lorenzo Zuppini
--- Termina citazione ---

gluca:

--- Citazione da: Frank - Febbraio 03, 2019, 23:58:33 pm --- In quegli Stati Uniti d’America in cui le statue di Cristoforo Colombo, presenti fino a poco tempo fa nelle università, vengono rimosse perché considerato un vile conquistatore

--- Termina citazione ---
Se non fosse stato per lui, ancora si pulirebbero il culo con le foglie strappate dagli alberi.
Da infilarglici un palo di un semaforo, nel culo.
Come i tedeschi coi greci, che quando Pericle faceva erigere il Partenone, loro erano nell'età del ferro e manco avevano idea di cosa fosse la scrittura, ergo, probabilmente, comunicavano coi rutti.
E adesso vanno lì a spadroneggiare come una mandria di lanzichenecchi ubriachi.

Sardus_Pater:
THE MULE andrò a vedermelo al cinema. Un Clint non si può perdere mai.

GRAN TORINO (visto a sua volta sul grande schermo) era principalmente un film di formazione dove il giovane immigrato imparava una lezione di vita dal vecchio uomo simbolo di valori virili in procinto di essere annientati. Poi, è vero, dava uno sguardo piuttosto chiaro sui lati oscuri del multiculturalismo.

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