Autore Topic: C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)  (Letto 111362 volte)

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Online Frank

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #150 il: Gennaio 27, 2018, 12:14:52 pm »
Sì, lo so, ma Churchill resta un uomo affascinante; un uomo che aveva due coglioni così.

Bello questo pezzo di Sallusti.

http://www.lintraprendente.it/2018/01/churchill-o-perche-la-politica/

Citazione
Churchill, o perché la politica
Un mestiere sporco, dannato, un marcio rito autoreferenziale. Poi, esce un film come "L'ora più buia", e ci ricorda cos'è un vero politico, di quelli come ce ne sono quattro o cinque in un secolo, e perché ne avremo sempre disperatamente bisogno...
di Giovanni Sallusti

Politica dannata, politica sporca, politica come marciume autoreferenziale ed escamotage poco onorevole per sbarcare il lunario. Poi, esce un film come L’ora più buia, ovvero quella che intercorre in Gran Bretagna tra il 13 maggio e il 4 giugno 1940. Le tre settimane che segnarono il collasso dell’Europa, la disfatta della Francia, il trionfo di Hitler, la minaccia concreta di un’invasione oltre la Manica. Ma soprattutto, è l’intervallo di tempo tra due discorsi di Winston Churchill che rappresentano due pietre miliari dell’arte oratoria, della scienza politica e della filosofia morale dell’Occidente.

Era appena stato nominato controvoglia, l’uomo che salvò il mondo libero, imposto a un Re riluttante e a un establishment palesemente avverso da un’evidenza tragicamente inaggirabile in quei giorni: Churchill aveva ragione. Per tutti gli anni Trenta, quando scontando consapevolmente la scomunica dell’apparato e quindi l’impossibilità di ricoprire incarichi di governo (la grande politica spesso è il diniego alla poltrona del momento), urlava nel deserto della coscienza inglese ed europea che Hitler era un tiranno di tipo mai visto e un potenziale genocida, non un novello Kaiser con cui impostare una strategia condivisa di appeasement. Per tutti gli anni Trenta, Sir Winston aveva ragione, e nel maggio del 1940, di fronte al disastro che avanza, la nazione lo chiama. Il 13 maggio è il giorno in cui presenta la sua piattaforma politica in Parlamento, semplice e complessissima: “Fare la guerra”. Precisamente: “Fare la guerra con tutta la nostra potenza e tutta la forza che Dio ci ha dato, e fare la guerra contro una mostruosa tirannia insuperata nell’oscuro e doloroso catalogo del crimine umano”. Quanto all’obiettivo finale, Churchill quel giorno osa l’inosabile, con l’esercito britannico in rotta verso Dunkerque: “Qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una parola. È la vittoria. Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualunque terrore, vittoria per quanto lunga e dura possa essere la strada, perché senza vittoria non c’è sopravvivenza”. L’aula della Camera dei Comuni è muta, angosciata, messa di fronte alla propria responsabilità e alle proprie manchevolezze decennali. Partono gli intrighi, si moltiplicano i capannelli omicidi di deputati che vogliono già sbarazzarsi di questo primo ministro scriteriato, è già pronto il sostituto dialogante, ragionevole, con buone entrature in Germania, Lord Halifax. Negoziati di pace, questa è la parola d‘ordine di molti capocorrenti del Partito Conservatore, mentre i vertici militari non possono dirlo, ma ogni giorno dipingono a Churchill una situazione più disastrata. Avevano ragione, con un leader normale e normalmente ragionevole, la Gran Bretagna nella primavera del 1940 si sarebbe arresa, e nessuno le avrebbe potuto dire niente, nemmeno l’America ancora imprigionata dalle proprie turbe isolazioniste.

Ma Winston Churchill, uno scotch la mattina appena alzato, poi champagne fino a sera, quindi notti insonni sul brandy e sulle mappe belliche, non era un leader normale. Era già una vecchia volpe delle manovre d’aula e delle interminabili trame fuori di essa, conosceva quanto i suoi avversari Halifax e Chamberlain l’arte delle coltellate tra compagni di partito, ma in più aveva qualcosa difficile da definire, che coincide con l’essenza della politica, col motivo per cui, per quanto essa sia degradata e vilipesa dai supposti politici in carne e ossa, rimane quella “scienza architettonica” che Aristotele individuava come prioritaria per la convivenza umana. Chiamatela visione, scopo ultimo, stella valoriale. In ogni caso, è l’approdo finale che dà un senso a tutto l’itinerario accidentato, labirintico, spesso meschino, dei trucchetti e delle tattiche di giornata. Lungi dall’essere un sogno o peggio un ideale astratto, è qualcosa che tutti i grandi realisti hanno sempre riconosciuto da Machiavelli in poi (e Churchill era un realista formidabile, godetevi nel film la sparigliata con cui esce dall’angolo in cui i trattativisti, queste “pecore travestite da pecore”, pensavano di averlo messo): l’idea concreta per cui ne vale la pena. Per cui vale la pena dissimulare, mentire, soffrire. Il Principe è un capolavoro di tattica realista, ma sfocia nell’ultimo capitolo, quell’esortazione a prendere l’Italia e liberarla dai barbari, senza cui tutta la sozzura precedente perde inesorabilmente di senso, diventa rito sterile, l’ambiente putrido in cui si muovono i Chamberlain e i Lord Halifax. E allora Churchill sfoggia tutto il suo armamentario realista, spacca il fronte degli avversari, spettacolarizza e pubblicizza la domanda sull’opportunità del negoziato che gli altri volevano tenere rinchiusa nel bunker asfittico del Gabinetto di Guerra, convoca al tavolo della mattanza la vera parte in causa, il popolo britannico. La scena in cui Winston prende la metropolitana per la prima volta nella sua vita, e chiede a tutte le persone che incontra se vogliano arrendersi ai nazisti (“mai!”, è il grido incosciente ma alla fine molto più lucido degli accorti calcoli dell’élite) è la sublimazione definitiva della risposta alla domanda “perché la politica”. Per rappresentare loro, la madre con la bambina in braccio che urla “mai!” più di tutti, il muratore di mezz’età, il giovane studente. È per loro che abbiamo fatto la guerra a Hitler, scriverà più volte Churchill nella sua Storia della Seconda Guerra Mondiale, per “l’uomo comune”, per la sua possibilità di scegliere, autodeterminarsi, vivere e morire libero.

“Noi difenderemo la nostra isola, qualunque sia il prezzo da pagare”, dirà allora Churchill nel discorso del 4 giugno, dopo l’evacuazione di Dunkerque che per tutti è un miracolo, per lui un punto di partenza. È il discorso che gli Halifax non si aspettavano, e soprattutto che non si aspettava Hitler, il discorso che afferma il punto di non ritorno che il popolo britannico sceglie consapevolmente di oltrepassare con le parole del proprio leader: “Combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai!”. L’istanza viscerale della gente del Regno Unito, quella che ha salvato l’Europa e il mondo dall’orrore senza fine, il grido istintuale “mai la svastica su Londra!”, prende corpo nelle parole e nelle azioni di quell’uomo sempre col sigaro acceso e il bicchiere di whisky nell’altra mano, il politico in mezzo al nugolo di politicanti. Che fa il suo mestiere fino in fondo, elevando l’istinto a visione, chiudendo con l’appello finale all’unico attore che poteva dare una prospettiva a quella “resistenza eroica” a oltranza, gli Stati Uniti d’America: “Non potremo mai arrenderci, e anche se, cosa che per il momento non credo possibile, quest’isola o gran parte di essa sarà soggiogata e alla fame, allora il nostro Impero d’oltremare, armato e difeso dalla flotta britannica, continuerà la lotta, finché, quando Dio lo vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua forza e potenza, farà un passo in avanti per la salvezza e la liberazione del Vecchio”. Io devo tenere duro, devo tenere la fiammella accesa, devo tenere aperta la finestra della libertà. Perché l’America dovrà entrare in guerra, lo so nonostante tutto, nonostante le telefonate frustranti con Roosevelt che deve lasciarci gli aerei che abbiamo comprato al confine col Canada per non violare la neutralità, nonostante l’Atlantico in mezzo che non è mai stato così ampio, nonostante la comprensibile perplessità dell’opinione pubblica a farsi macellare per i guai dell’Europa. E lo so perché io, Winston Churchill, sono un politico. Di quelli veri, come ce ne sono quattro o cinque in un secolo, e di cui avremo sempre disperatamente bisogno.


Offline CLUBBER

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #152 il: Febbraio 24, 2018, 21:19:33 pm »
Da ragazzino amavo questo film risalente al 1985. :cool:

uno dei pochi film dove Van Damme indossava i panni del cattivo.
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Offline CLUBBER

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #153 il: Febbraio 24, 2018, 21:43:01 pm »

sono in fibrillazione per questa serie dedicata ai "cattivi"del film Karate Kid:il dojo Cobra Kai(colpisci per primo,colpisci duro,nessuna pietà).
il trailer mi ha fatto salire la fotta,non viene presentata nessuna supergirl del cazzo,spero di non essere deluso da quote rosa cinematografiche a sorpresa...è solo da vedere chi avrà i diritti di questa serie per la diffusione in Italia.
la saga di Karate Kid ha bisogno di un degno epilogo dopo essere stata stuprata da Karate Kid 4 (dove il protagonista storico è stata sostituita da una femminuccia del menga) e dal nuovo Karate Kid con l'odioso bimbetto raccomandato figlio di Will Smith.
questo è il seguito ufficiale.
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Alberto1986

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #154 il: Febbraio 25, 2018, 00:39:06 am »
Non dimentichiamoci anche il grande Pozzetto, non ancora citato in questo topic:


Offline ReYkY

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #155 il: Febbraio 25, 2018, 00:54:14 am »
Ma qualcuno che ama i poliziotteschi?   :wub:


Alberto1986

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #156 il: Febbraio 25, 2018, 01:02:19 am »
Ma qualcuno che ama i poliziotteschi?   :wub:

Eccomi. Credo di averli visti tutti. Ricordo che, anni addietro, spesso li trasmettevano ancora di notte in tv. Ora hanno eliminato pure questi.

Offline Sardus_Pater

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #157 il: Febbraio 25, 2018, 11:20:56 am »
Eccomi. Credo di averli visti tutti. Ricordo che, anni addietro, spesso li trasmettevano ancora di notte in tv. Ora hanno eliminato pure questi.

Su Rai Movie, Iris e Cielo li trasmettono ancora. Quelli di Di Leo, di Lenzi eccetera. Mi manca ancora "Il poliziotto è marcio" e poco altro.
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Online Frank

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #158 il: Febbraio 27, 2018, 01:52:50 am »

sono in fibrillazione per questa serie dedicata ai "cattivi"del film Karate Kid:il dojo Cobra Kai(colpisci per primo,colpisci duro,nessuna pietà).
il trailer mi ha fatto salire la fotta,non viene presentata nessuna supergirl del cazzo,spero di non essere deluso da quote rosa cinematografiche a sorpresa.
..è solo da vedere chi avrà i diritti di questa serie per la diffusione in Italia.
la saga di Karate Kid ha bisogno di un degno epilogo dopo essere stata stuprata da Karate Kid 4 (dove il protagonista storico è stata sostituita da una femminuccia del menga) e dal nuovo Karate Kid con l'odioso bimbetto raccomandato figlio di Will Smith.
questo è il seguito ufficiale.


Interessante...


Citazione
non viene presentata nessuna supergirl del cazzo,spero di non essere deluso da quote rosa cinematografiche a sorpresa...

Me lo auguro anch'io.
Non se ne può più di queste wonder woman del menga.

Offline Sardus_Pater

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #159 il: Marzo 10, 2018, 20:56:44 pm »
Stasera Il gigante, Predator o Basic Instict?
Propendo per il secondo, ma...
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Offline Sardus_Pater

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #160 il: Marzo 10, 2018, 23:00:05 pm »
Alla fine ho visto un film molto istruttivo su Rai 4, Devil's Knot.
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Offline CLUBBER

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #161 il: Marzo 21, 2018, 23:53:49 pm »

era la serie che attendevo con ansia da mesi.
anche in questo forum mi sono augurato che non venisse inserita nessuna superdonna del cazzo.
i primi trailer mi avevano messo molta curiosità.
eppure ero dubbioso.
e facevo bene.
Non hanno resistito quelle merde di sceneggiatori:in questo trailer si vede la classica scena della ragazza sottovalutata che con gran sorpresa mena un ragazzo.
ragazza obesa e fuori forma che da bambino avrei preso a calci nel culo con le mani legate dietro la schiena.
ci avevo sperato molto ma sono rimasto deluso,mi è bastato vedere quella scena nel trailer per perdere ogni interesse nella serie.
ennesimo classico maschile rovinato dall'industria televisiva e cinematografica americana.
roba da vomito.
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Online Frank

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #162 il: Marzo 22, 2018, 01:03:13 am »
Infatti c'era da aspettarselo.


Clubber
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Non hanno resistito quelle merde di sceneggiatori:in questo trailer si vede la classica scena della ragazza sottovalutata che con gran sorpresa mena un ragazzo.

Anni fa, un amico mi raccontò che in una palestra di kickboxing di sua conoscenza, si allenava un ragazzo rumeno (era nel 2007), che a differenza degli atleti italiani non si faceva tanti scrupoli a menare le "wonder woman" con le quali gli capitava di "allenarsi".
Be', per farla breve, il maestro (coglione) cacciò via il rumeno proprio a causa di quel motivo: perché picchiava le femmine.*

@@

*
Immagina una ipotetica situazione contraria...



Offline Sardus_Pater

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Re:C'era una volta il cinema (discussione generale su film e serie tv)
« Risposta #164 il: Marzo 22, 2018, 01:39:59 am »
Visti due film solidi e maschili su Rai Movie, il notevole Fuori controllo e il politicamente scorrettissimo In ordine di sparizione. Nel primo un padre (Mel Gibson), anche al costo della propria vita, vendica la morte della figlia e riesce a far luce su degli intrallazzi a livello internazionale legate alla fabbricazione di armi nucleari. Un cast quasi interamente al maschile e personaggi per niente stereotipati. Il secondo comincia come un revenge movie (un padre capisce che l'overdose per cui è morto il figlio è simulata, scopre che è stato  testimone involontario di un traffico.di droga, e comincia ad uccidere quelli che l'hanno fatto fuori o della banda di spacciatori cercando di arrivare al boss) e poi pur rimanendo un thriller serio, inserisce delle dosi di ironia non fastidiosa (i cartelli coi nomi delle persone che man mano crepano) e un po' di sana misoginia (il boss che tira un cazzotto all'ex moglie, isterica e dalle molte pretese, quando arriva a casa a minacciarlo di non fargli più rivedere il figlio che è stato rapito).
Da non perdere.

Ah, il primo è un film yankee, il secondo norvegese. Né wonder woman, né politicamente corretto (nel film nordico, i dialoghi razzisti sui balcanici, perché di mezzo c'è anche la mafia serba, lo faranno venire duro a Frank  :P ).
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