la storia è molto più lunga e la morale è diversa, perchè narra la visione del macchinista, ma lo spunto è quello della ragazza.
Si narra di un uomo che faceva il macchinista del diretto 136. Ogni mattina percorreva la stessa strada, stessa vita, celibe viveva con una vecchia zia.
Alla guida del diretto 136 (... la storia è d'altri tempi e quando viaggiavano i treni si vedeva il paesaggio perchè non erano così veloci) ogni mattina passava davanti a una casetta bianca dove c'era una ragazza affacciata alla finestra che lo salutava sventolando la mano.
Questo era l'unico diversivo nella sua vita: dopo due anni rischiava di diventare routine, per cui un mattino, fermò il treno e scese.
Si avvio' verso la casa della ragazza e le chiese se permetteva ad uno sconosciuto come lui di parlarle. La ragazza rispose che lo conosceva come il simpatico e bellissimo macchinista del diretto 136 e lo vedeva ogni mattina.
Lui le disse che dopo quella decisione probabilmente sarebbe stato licenziato e avrebbero assunto un altro al posto suo.
La ragazza rispose: "uh che bello, chissà se il nuovo macchinista sarà bello e simpatico come lei
"
"Signorina, vi faccio notare che io non sono morto e se ero bello e simpatico mezz'ora fa lo sono ancora"..
"Sì ma non siete più il macchinista del diretto 136"
Ecco la storia finisce con l'Ex macchinista che se ne va... neanche a lui piaceva così tanto la ragazza vista da vicino, e si mette a fare il vagabono.
Ma il punto è che alla ragazza piaceva l'idolum del macchinista, pur non capendo probabilmente un'emerita acca di treni e locomotive, e solo secondariamente notava la bellezza e la simpatia.
Così come a una ragazza puo' piacere un calciatore pur non capendo nulla di calcio e pur non piacendogli nemmeno il calcio in sè.
Forse.