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Così Eretica da esser pagata su un quotidiano nazionale.

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Angelo:

--- Citazione da: Vicus - Luglio 03, 2015, 22:40:09 pm ---Ma sì, dipingiamo le navi di rosa e organizziamo concorsi di bellezza sui ponti :lol: Le donne non sono adatte alla vita militare? Bisogna rimodellare l'esercito a misura di donna. :lol:

--- Termina citazione ---

Fosse solo questo... Eretica sta facendo insinuazioni su un intero corpo militare... E' un pochino diverso. E prima o poi certe frasi si scontano. Sempre che il "transumanesimo" che la femminista siciliana tanto decanta non venga a prendersela... ---> //www.youtube.com/watch?v=lWfR00O_TZ8

Angelo:

--- Citazione da: Angelo - Giugno 14, 2015, 02:54:28 am ---P.s.

Stavo per dimenticare queste altre parole gentili sui napoletani, non sia mai che si perda la memoria dei tuoi mirabili scritti, cara "Eretica/Fikasicula"...
Chiedevi pubblicità e ne stai avendo "a vagonate"...  :shifty:  :lol:

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2008/12/25/stupri-silenziosi/

I napoletani piangono fame e miseria ma sul tetto hanno tutti le antenne satellitari. Al pane possono rinunciare. Alla partita del Napoli su sky tv no. Maria Cristina (non è il suo vero nome) è una che non si mette scuorno. Mi racconta la sua città con sarcasmo, con ironia. Usa le parole di una che è sopravvissuta a qualcosa. Mi ha riconosciuto ad una bancarella in via san gregorio armeno, mentre spiavo le novità negli scaffali degli artigiani dei presepi a forma di totò e peppino. Non la vedevo da tantissimo tempo. Forse dall’ultima volta che ho messo piede in questa città tanto simile a palermo eppure così diversa. Di questa città odio i bambini, soprattutto. Screanzati che ti colpiscono per sfregio mentre corrono su un motorino. Senza un motivo. Giusto per imporre con arroganza il loro marchio di camorristi in erba che se gli dici qualcosa ti urlano “puttana” e se provi a fermarli tirano fuori i coltelli e ti portano via la borsa.

Generazione di merda quella di certi giovani napoletani educati a fare i guappi da quando sono in fasce. Se le loro madri avessero abortito avrebbero fatto un regalo all’umanità.[/size]

Maria Cristina piega la testa da un lato e poi mi dice che legge tutto quello che scrivo. Ogni parola. Le piacciono le storie delle donne come lei. Quelle che hanno sofferto e soffrono ancora. Mi dice che in quelle storie trova il senso di quello che ha fatto e fa. Non si sente sola e capisce che ha ragione lei.

La ascolto davanti una pizza con i friarelli e sasizza. Verrei a Napoli solo per mangiare questa leccornia. I friarelli esistono solo in questa città. Tra la mondezza e i bambini assassini.[/u][/size]

E’ stata violentata da suo cognato. Me la butta così tra una considerazione sul femminismo italiano e una battuta sul natale a base di capitone e pasta con le vongole.  Non vuole rivolgersi a nessuno ma mi chiede di scrivere, perché è convinta che questa cosa non succeda solo a lei.

È complicato. Dice di non poter fare la denuncia. Lei alle denunce non crede e comunque ha già vissuto il suo processo ed è stata condannata in via definitiva. Ricominciare con un marchio addosso è la sua prova di coraggio.

Il fratello del suo uomo l’ha tastata per sfida e dispetto, più vedeva disagio e più continuava. Maria Cristina ha preferito non dire niente a nessuno. Chi avrebbe creduto che non era stata colpa sua?

Così lui ha continuato e lei è stata dilaniata per mesi dal dubbio. Non dirlo significava subire, restare martoriata in un gioco di ambiguità che proteggeva il suo violentatore. Dirlo avrebbe significato perdere il suo uomo.

Alla fine quel cognato del cazzo non si è più accontentato di tastarla. Si è presentato a casa di suo fratello e di Maria Cristina una mattina che sapeva di trovarla da sola. Lei lo ha fatto entrare. Lui l’ha minacciata: di dire quanto lei era puttana, come aveva taciuto delle sue toccatine e aveva continuato per un ora almeno a usare quegli argomenti che disorientano e che alla fine ti convincono che davvero se ti sta succedendo quello che ti sta succedendo deve essere per forza colpa tua. Lei ha provato a dire di no e poi si è abbassata gli slip, si è appoggiata ad un tavolo e lo ha invitato a prenderla da dietro. Così almeno non l’avrebbe guardato in faccia. Così almeno non l’avrebbe vista umiliata. Non ha pianto. Non ha detto nulla. Sperava soltanto che tutto finisse presto. Quando lui ha finito è andata in bagno a lavarsi e poi ha continuato a fare quello che stava già facendo. Lui nel frattempo era già corso via senza neppure salutare.

Maria Cristina mi racconta la storia con la stessa faccia impietrita che deve aver indossato quella mattina. La faccia di un dolore muto, sul quale un giudice si divertirebbe di certo a descrivere circostanze di sicura consensualità. Perché nel nostro schifoso paese ancora viene riconosciuto uno stupro solo se lei urla e la sentono in ventottomila e a distanza di chilometri o se lei è piena di lividi perché ha resistito. E’ quella la prova che una donna ha difeso strenuamente il proprio onore. E non è neppure detto che tanto sia sufficiente, perché è accaduto che lei si sia difesa e sia stata poi descritta come folle e manesca o come pazza che si è fatta male da sola pur di mettere nei guai il suo stupratore. Oppure è accaduto che lei si sia difesa e che un giudice abbia descritto la reazione come motivo della sua stessa morte (Leggi di Giovanna Reggiani).

Succede di tutto ad una donna che viene stuprata. Persino che non venga creduta se è stata talmente orgogliosa da ricacciare le lacrime in gola e ha dato via il culo per fare alla svelta. Per difendersi dalla presenza viscida dello stronzo che l’ha violata.

Maria Cristina quello stesso giorno ha parlato al suo uomo. “Tuo fratello mi ha stuprata!” – così gli disse. “Me l’aveva detto che eri una puttana!”- rispose lui.

“Stavamo nella stessa casa da tre anni. Sotto lo stesso tetto. Abbiamo dormito nello stesso letto, mangiato insieme. Ci siamo curati a vicenda quando abbiamo avuto la febbre, il raffreddore. Ci siamo assistiti in lutti, tragedie, incidenti. L’ho persino aiutato a laurearsi, quello stronzo. Praticamente la sua tesi l’ho scritta io…”

E’ visibilmente arrabbiata. Mentre mette assieme l’ultimo misero bilancio degli anni che ha sprecato con lui, le si spegne il sorriso che diversamente la fa solare, bella.

“Prova a denunciarlo e ti denuncio per calunnia…” – l’ha minacciata lui. E lei lo ha ringraziato perché finalmente ha capito che il suo era veramente una chiavica d’uomo e che lei aveva proprio in mente di ottenere altro dalla vita.

Ho esaudito un desiderio: quello di vedere raccontata la storia di uno stupro silenzioso, come tanti che avvengono tra le mura delle case coniugali. Spero di averlo fatto bene.

Maria Cristina tu hai ragione. Lo sai. Hai ragione da vendere. E grazie per avermi portata a mangiare la pizza più significativa di tutta la mia vita.

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Posted in Corpi, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Storie violente.

By fikasicula   – dicembre 25, 2008

--- Termina citazione ---

ilmarmocchio:
I marinai veri, quelli del passato, non volevano donne a bordo perchè portavano sfortuna.
Beh, avevano ragione

Angelo:
Intanto Fikasicula alias Eretica continua ad appoggiare chi preferisce prendere per il culo i due Marò... Come è giusto che sia, "cara" Eretica, DA ME, avrai tutta la pubblicità che ti meriti in modo che nessuno dimenticherà le tue parole.

http://www.lercio.it/due-maro-ci-siamo-innamorati-e-vogliamo-sposarci/

NUOVA DELHI – “Ci siamo innamorati e vogliamo stare per sempre insieme. Se ci libereranno, prima di tornare in Italia andremo a Barcellona e adotteremo un bambino: lo chiameremo Enrica Lexie “. Dichiarazione shock dei due marò, attualmente detenuti in India con l’accusa di aver ucciso due uomini credendoli pescatori. A tingere di rosa la vicenda, secondo la rivista di gossip Porca Eva Tremila, sarebbe stata la grande prossimità e intimità raggiunta dai due militari, ormai da quasi due anni costretti alla convivenza forzata. “Una notte, in cella, ci siamo guardati e abbiamo capito di amarci. Stiamo affrontando tutto il processo fianco a fianco da sempre, condividiamo molti interessi, siamo quasi coetanei e abbiamo gli stessi gusti in fatto di bersagli. E poi, ci completiamo: io sono insuperabile nel fare il cubo, lui in cambusa sembra Carlo Cracco. Siamo fatti l’uno per l’altro” avrebbero aggiunto i due quasi all’unisono e tubando come colombelle. “Se ci condanneranno a morte, vorremmo riuscire a sposarci: vogliamo coronare il nostro sogno d’amore prima di morire”, avrebbero concluso, “la pena capitale non ci fa paura: l’importante è che nessuno ci separi”.

 

Stefano Pisani





Abbatto i Muri ha condiviso la foto di Lercio.
1 h ·
Un'assessora messa sotto accusa perché ha messo "mi piace" sotto un articolo di Lercio. tanta solidarietà a lei.

Angelo:
Continuano i "racconti" della finta antisessista, tale Eretica, siciliana "precaria" e femminista. Qui, da "buona femminista" dimostra il suo "amore" e "I SUOI DOPPI STANDARD" in merito agli esibizionisti "MASCHI".

Il sottoscritto è contrario agli atti di esibizionismo nudista pubblico sia da parte degli uomini sia da parte delle donne. Eretica invece guardate cosa fa... Per "conto terzi" appoggia violenze fisiche nei confronti degli uomini dando sfogo alla misandria che caratterizza le fallite femministe della sua risma.

https://abbattoimuri.wordpress.com/2015/07/05/quel-cazzo-che-non-avevo-previsto/



Sono le due del mattino ed esco dal lavoro. Di solito rientro in bici, ne ho per mezz’ora, ma oggi è sabato e vado a una festa da amici. Quando mi hanno assunta al bar, ho pensato subito che attraversare la città in bicicletta in piena notte avrebbe potuto essere pericoloso, ma non avevo scelta e comunque, fino ad ora non è mai successo nulla. Il quartiere dove sono diretta è in cima a una collina e ci sono 37°, decido quindi che non ho nessuna voglia di pedalare e chiamo un taxi.
“Sono 20 euro di corsa, ma almeno farò più in fretta… e poi nessuno mi scasserà le ovaie durante il tragitto.”
Scendo dal taxi e comincio a camminare e ad addentrarmi nelle stradine che portano a casa del mio amico, dove sono tutti gli altri. E’ tutto tranquillo, sono sola e tira un venticello leggero, è il weekend, i miei amici mi aspettano… insomma, va tutto bene.
Un tizio si ferma in macchina accanto a me, chiede un’informazione. FIUUUU niente di grave, e io che immaginavo già fosse una persona rompicoglioni pronto a commentare il mio didietro o a propormi un giro in macchina! La prova che mi sbaglio e che non ci sono solo stronzi su questa terra. Poi, il tipo riparte, piano piano, per la sua strada. Il poveretto deve essersi perso, penso, si starà guardando intorno per capire dov’è. Si ferma 20 metri dopo e aspetta che gli passi di nuovo di fianco, per dirmi: “Hey, ho dimenticato di chiederti una cosa…”. Mi volto e do’ un’occhiata dentro l’abitacolo per sentire cosa vuole ancora, e il tizio è lì, che mi guarda con gli occhi spalancati dietro i suoi occhialetti da giovane sfigato, con il cazzo in mano intento a farsi una sega. CUCU’! E grazie per il trauma!
Posso così dire che avrei potuto/dovuto/voluto reagire altrimenti. Gli ho gridato incazzata una cosa che in italiano si può tradurre con: “Fai schifo!!”/“Sei una merda!” e ho continuato per la mia strada, decisa, scuotendo la testa, furiosa.
Nei secondi subito dopo, mi sono resa conto che non ci avevo neanche pensato, alla mia reazione. Era venuta fuori così, d’urgenza, ma non era esattamente ciò che volevo davvero fare. Anche i miei amici, una volta arrivata e raccontato l’accaduto, mi hanno detto che avrei potuto prendere la targa e denunciarlo, sfotterlo, scoppiare a ridergli in faccia… altri invece hanno detto che ho fatto bene ad andarmene subito, come se fossi in pericolo. In realtà non mi sentivo in pericolo. Non ho avuto paura, ero profondamente schifata, e mi sentivo umiliata e volevo allontanarmi il più in fretta possibile da quella tristezza.
Ma dopo qualche secondo quel subbuglio di emozioni si era già trasformato in furia. Mi pento di non averlo massacrato di botte. Quello che avrei voluto fare davvero, e che vorrei fare se mi ricapitasse di trovarmi davanti uno stronzo che mi costringe a vedere la sua vomitevole erezione mio malgrado, è fare il giro della macchina e trascinarlo fuori e riempirlo di mazzate, fargli sputare le budella, spaccargli faccia e denti a calci e lasciarlo in sangue per terra. Magari anche rigargli quella sua macchina di merda.
E’ esagerato? Non lo so, non mi interessa. Se mi ricapita io lo faccio. Mi compro uno spray al peperoncino e me lo porto dietro, spruzzo gli stronzi che ogni 20 passi mi fanno un commento o cercano di mettermi la mano sul culo e poi li saccagno di mazzate.
La cosa triste, con questo genere di esibizionisti, è che sono deboli, minuscoli e pietosi, ma riescono comunque a importi il loro cazzo. Tu ricevi quella che io mi sento di chiamare una violenza contorta e infame e poi rimani con la tua rabbia.
Rimani con la rabbia e la frustrazione malgrado il tizio non sia nient’altro che una povera merdaccia e ti chiedi come si sta a svegliarsi una mattina e dirsi: “Vabbé sono un tipo a posto, un tizio simpatico. Mi piace girare in macchina di notte e mostrare il mio cazzo duro alle ragazze che girano sole per strada, è il mio passatempo…”
Poi chiaramente, stanotte l’ho sognato, e oggi mi sento ancora nervosa e disgustata, malgrado il fatto di averci riso sopra con gli amici. Non c’è nulla che mi renda più furiosa di non riuscire a camminare a cuor leggero per le strade della mia città. Questa volta mi ha presa alla sprovvista, ma lo giuro a me stessa, il prossimo che prova ad infastidirmi lo faccio pentire di essere uscito di casa.
Ps: è una storia vera. Grazie a chi l’ha scritta e raccontata.

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