Dialoghi > Natura maschile e natura femminile

Proposte di legge femminili... Brambilla.

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Angelo:
Come sapranno i "lettori appassionati" (che non si offendano le femministe, vi ho sempre definito robot, quindi vi va bene il maschile plurale) le donne in politica sono spesso esaltate...
In realtà nella stragrande maggioranza dei casi fanno leggi per loro stesse o per le loro comari. Si son sempre sbizzarrite, a partire dalla stupida legge Merlin (che prende il nome dalla femminista che la ideò...)...
Comincio dall'ultimo caso, quello della Brambilla, un'animalista incallita che vuole...

Leggete...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/30/brambilla-carcere-per-mangia-conigli-diventino-animali-compagnia/1551455/

La proposta di legge della deputata forzista prevede da 4 mesi a 2 anni di condanna e multe da mille a 5mila euro per chiunque "allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente i conigli a fine di macellazione e commercializzazione della carne"
di F. Q. | 30 marzo 2015  COMMENTI
   
Più informazioni su: Animali, Animali Domestici, Michela Vittoria Brambilla
Michela Vittoria Brambilla ha proposto una legge per riconoscere al coniglio lo status di animale da affezione. Niente più coniglio in padella, o al forno con le patate, ma in casa con i padroni: le statistiche rivelano infatti che l’animaletto è al terzo posto dopo cani e gatti, come animale domestico scelto dagli italiani. “I conigli – ha dichiarato la Brambilla -meritano le stesse tutele di tutti gli altri animali che vivono nelle nostre case o che comunque sono inseriti nel contesto familiare”. Di conseguenza la carne e la pelliccia dell’animale non potranno più essere commercializzati. La proposta della deputata forzista si affianca alla petizione promossa dalla Federazione italiana diritti degli animali e l’Associazione Aaeconigli, che ha raccolto più di 10mila firme, e introduce un regime sanzionatorio da quattro mesi a due anni di carcere, e una multa da 1.000 a 5.000 euro per animale, per chiunque “allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni”.

Si introdurrebbe anche il controllo demografico sulla popolazione attraverso il microchip e l’istituzione di un’anagrafe tenuta dalle aziende sanitarie locali, in cui far confluire la sigla di riconoscimento di ogni coniglio domestico. Le infrazioni, in questo caso, verranno sanzionate con 75 euro per chi non iscrive il proprio coniglio all’anagrafe e 50 per chi lo iscrive senza dotarlo di microchip. Bisognerà anche garantire un habitat adeguato alla creatura, che necessita di una gabbia di almeno un metro per 70 o un metro e 20 per 50, con un nascondiglio, del cibo, il beverino, una cassetta igienica e dei tubi in cui entrare. Per almeno tre o quattro ore al giorno, poi, il coniglio deve poter andare in giro, camminare, esplorare, avere compagnia. Se ha una stanza tutta per sé è senza dubbio una buona cosa, ma non può rimanervi rinchiuso, dicono gli esperti, perché ha bisogno di comunicare con gli altri esseri viventi.

Frank:
Più tempo passa e più uno capisce perché gli Antichi mettevano dei ben precisi paletti alle donne...
Certa roba non si può neanche leggere.

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ps: il coniglio in umido con le olive è uno dei miei piatti preferiti... :cool:
Certo, non è (per me) paragonabile ad una orata al forno con patate, però è sempre un piatto gustoso.  :rolleyes:

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Angelo

--- Citazione ---In realtà nella stragrande maggioranza dei casi fanno leggi per loro stesse o per le loro comari.
--- Termina citazione ---


Vero, in tal senso sono molto peggio dei politici di sesso maschile.

Vicus:

--- Citazione da: Frank - Marzo 31, 2015, 00:19:44 am ---Più tempo passa e più uno capisce perché gli Antichi mettevano dei ben precisi paletti alle donne...

--- Termina citazione ---
Si veda "Le donne al parlamento" di Aristofane, sulle quote rosa in aula e le conseguenze del caso.

Alberto1986:
Effettivamente solo dei cervellini femminili possono pensare a simili proposte di legge. Sarà un caso che da quando hanno fatto entrare le femminucce in politica, quest'ultima è diventata una vera barzelletta?

Femminismo, animalismo, omosessualismo/genderismo.....Io ci vedo sempre la stessa matrice femminile.

Angelo:
@ Frank
Concordo, però un politico uomo che non si oppone a queste vaginate è complice. Del resto, la stragrande maggioranza dei politici italiani porta i pantaloni ma accavalla le cosce strette strette...  :shifty:

@ Vicus

Lo rileggerò.


Tornando ad altri esempi di proposte di leggi fatte da donne (quasi sempre femministe dichiarate o di fatto) , non poteva mancare una delle "eroine" delle prime femministe ( quelle attuali invece sono a favore della prostituzione, fanno pure le "radical chic" chiamando la prostituta "sex worker" - tipico nome preso ad uso da un'altra lingua per sottolineare ulteriormente da dove hanno copiato le idee)... Dicevo, non poteva mancare l'onorevole femminista Lina Merlin...
Pensava di "fare il bene" ma era evidente già allora che avrebbe favorito "il male" (la criminalità organizzata).
Che poi a ben pensarci, tra la criminalità organizzata (che io assolutamente non stimo) e le direttive ONU (che spesso sono solo un paravento se non addirittura criminali nei fatti - vedesi convenzione Istanbul, direttive OMS sull'educazione gender) pare sempre più evidente che siano "nemici" pubblici, ma "amici" "privati"...  :shifty:



http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Merlin

La legge italiana in vigore fino ad allora prevedeva che venissero periodicamente messi in atto controlli sanitari sulle prostitute, anche se in realtà i controlli erano sporadici e soggetti a pressioni di ogni genere da parte dei tenutari, specialmente al fine di impedire di vedersi ritirata la licenza per la gestione dell'attività.

Questo provvedimento legislativo fu il principale dell'attività politica della parlamentare socialista, che intese seguire l'esempio dell'attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard, sotto la cui spinta già nel 1946 erano state chiuse le case di tolleranza in Francia, e riprende i principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione 317 (IV) del 2 dicembre 1949, entrata in vigore il 25 luglio 1951 e resa esecutiva in Italia con legge 23 settembre 1966 n. 1173.[2] Una prima versione del suo disegno di legge in materia di abolizione delle case chiuse in Italia, Lina Merlin lo aveva presentato nell'agosto del 1948 (anno in cui si calcola fossero attivi oltre settecento casini, con tremila donne registrate, che risulteranno ridotte a circa duemilacinquecento al momento dell'entrata in vigore della legge) su sollecitazione di un gruppo di donne dell'Alleanza femminile internazionale in visita al Parlamento italiano e dietro suggerimento di Umberto Terracini, che aveva fatto la tesi di laurea sul tema della prostituzione[3]. Con il parere contrario dei monarchici e missini il progetto divenne legge dopo un lunghissimo iter parlamentare il 20 febbraio 1958: veniva abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento della prostituzione.

Il suo primo atto parlamentare era stato quello di depositare un progetto di legge contro il sesso in compravendita e l'uso statale di riscuotere la tassa di esercizio. Un incentivo alla sua azione legislativa venne dall'adesione dell'Italia all'ONU. In virtù di questo evento, il governo dovette sottoscrivere diverse convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (del 1948) che, tra l'altro, faceva obbligo agli Stati firmatari di porre in atto "la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione".

Il Partito Socialista Italiano di allora intendeva, come deriva della ratifica di questi trattati, abolire le case di tolleranza gestite dallo Stato. Tuttavia, l'allora ministro degli Interni Mario Scelba aveva smesso di rilasciare licenze di polizia per l'apertura di nuove case già dal 1948. La proposta di legge presentata dalla Merlin fu l'unica al riguardo. Merlin ribadì nel dibattito parlamentare come l'articolo 3 della Costituzione italiana sancisse l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e l'articolo 32 annoverasse la salute come fondamentale diritto dell'individuo; veniva citato inoltre il secondo comma dell'articolo 41 che stabilisce come un'attività economica non possa essere svolta in modo da arrecare danno alla dignità umana.

Dibattito e schieramenti finali[modifica | modifica wikitesto]
Alcuni dissidenti del PSI, come il medico Gaetano Pieraccini, pur essendo d'accordo nell'eliminare lo sfruttamento in sé, consideravano inestirpabile il fenomeno in sé, e volevano che comunque la prostituzione restasse regolamentata, anche senza il sistema delle case chiuse; affermavano che relegare nell'ombra il tutto poteva anche essere peggio e portare conseguenze disastrose per la salute pubblica, aumentando persino lo sfruttamento.[4] Pieraccini affermò che «per evitare la prostituzione, dovremmo essere costruiti come gli animali inferiori, ad esempio il corallo, che è asessuale e non ha il sistema nervoso»; sempre nel PSI, Eugenio Dugoni ebbe scontri verbali durissimi con la Merlin.[4]

Benedetto Croce aveva detto che qualsiasi male ci fosse nelle case di tolleranza era comunque minore che nel caso fossero state abolite: «Eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male».[5]

Un altro senatore socialista, Gustavo Ghidini, parlò di incostituzionalità della proposta di legge in quanto contraria proprio all’articolo 32 della Carta fondamentale dello Stato (a cui la stessa Lina Merlin si richiamò), che tutela "la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività".[4] Lo stesso Pietro Nenni era perplesso su molti aspetti della legge e la Merlin, nel 1958, minacciò quindi di rendere pubblici i nomi di esponenti socialisti tenutari di bordello.[6] Tuttavia, nessuno di questi autorevoli oppositori poté votare la legge, a causa del lungo iter, ed essendo tutti deceduti prima del 1958.

A detta della senatrice, le leggi che fino ad allora avevano regolamentato la prostituzione potevano e dovevano essere abolite, senza che a esse venisse sostituito alcun controllo o permesso di esercitarla in luogo pubblico. Occorsero nove anni perché la sua proposta di legge percorresse l'intero iter legislativo. Nonostante avesse dalla propria parte una maggioranza di consensi, la legge incontrò ostacoli di diverso genere durante il dibattito nelle aule parlamentari, dovendo essere ripresentata allo scadere di ogni legislatura e ricominciare i dibattiti tanto in aula quanto in commissione.[4]

A favore della legge si schierarono infine socialisti, comunisti, repubblicani, alcuni esponenti socialdemocratici e i democristiani, mentre contrari furono liberali, radicali, missini, monarchici, la maggioranza dei socialdemocratici (inizialmente riuniti nel gruppo Unità Socialista) e vari dissidenti di partiti favorevoli (socialisti, molti dei quali lasciarono il PSI per aderire al PSDI, alcuni repubblicani, qualche comunista dissidente[7], ecc.)[4][8]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]
La legge - con cui veniva stabilita entro sei mesi dall'entrata in vigore la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui.

La legge, proibendo l'attività delle "case da prostituzione"[9] puniva sia lo sfruttamento sia il favoreggiamento della prostituzione, in particolar modo "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui".[10] La norma prescriveva anche la costituzione di un Corpo di Polizia femminile, che da allora in poi si sarebbe occupata della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume e della lotta alla delinquenza minorile.[11]

I risvolti sociali[modifica | modifica wikitesto]
Alla mezzanotte del 19 settembre del 1958, come primo effetto della norma, vennero chiusi oltre cinquecentosessanta postriboli su tutto il territorio nazionale.[senza fonte] Molti di questi luoghi furono riconvertiti in enti di patronato per l'accoglienza e il ricovero delle ex-prostitute. La tenacia di Lina Merlin nel portare avanti, fin dal momento della sua elezione, la propria lotta al lenocinio (favoreggiamento) inteso come sfruttamento di prostitute (e, di fatto, quindi decretare l'illegalizzazione della prostituzione) portò all'approvazione dell'omonima e ampiamente discussa legge. L'avvenimento, che segnò una svolta nel costume e nella cultura dell'Italia moderna, venne visto da alcuni come una svolta positiva, da altri col timore di alcune conseguenze quali gravi epidemie di malattie veneree e il dilagare delle prostitute nelle strade delle città, cosa che in effetti avvenne.

Pur essendo l'argomento per sua natura scabroso, e perciò improponibile sui pudibondi mezzi di informazione dell'Italia degli anni cinquanta, nel Parlamento e nella società si creò una spaccatura trasversale tra coloro che sostenevano l'opinione della Merlin, tra cui molti esponenti di area cattolica, e molti altri che invece opposero un atteggiamento di rifiuto totale e categorico.

L'ostilità verso la Merlin dei tenutari di case di tolleranza, che si erano riuniti in un'associazione di categoria denominata APCA (Associazione Proprietari Case Autorizzate), e di tutti coloro che si opponevano alla sua proposta di legge, giunse al punto di costringerla alla semi-clandestinità, dopo che ebbe ricevuto intimidazioni e minacce di morte.[senza fonte]

Il dibattito nell'opinione pubblica[modifica | modifica wikitesto]
Lo scontro tra i favorevoli ed i contrari raggiunse comunque i banchi delle librerie quando Merlin, insieme alla giornalista Carla Voltolina, moglie del deputato socialista e futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, pubblicò nel 1955 un libro intitolato "Lettere dalle case chiuse", nel quale - attraverso la prosa ingenua e spesso sgrammaticata delle lettere indirizzate alla Merlin dalle stesse sfortunate vittime la realtà dei bordelli italiani - il fenomeno emergeva in tutto il suo squallore.

Sul fronte opposto il giornalista Indro Montanelli si batté pervicacemente contro quella che ormai veniva già chiamata - e si sarebbe da allora chiamata - la legge Merlin. Nel 1956 diede alle stampe un polemico libello intitolato "Addio, Wanda!", nel quale scriveva tra l'altro:

« ... in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia... »
Dagli anni ottanta nel dibattito politico italiano hanno preso corpo numerose richieste per l'abrogazione - in tutto o in parte - della Legge Merlin, giudicata non più al passo con i tempi. La legge è ritenuta da più detrattori non idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante. In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Ciò ha permesso il proseguire, di fatto, della mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, ma nella clandestinità.[12]

Inoltre, prima dell'entrata in vigore della legge la prostituzione nelle strade era molto poco diffusa, mentre dopo l'entrata in vigore è aumentata notevolmente.[senza fonte] Negli anni 1990, soprattutto, si è sviluppato il fenomeno della prostituzione legata all'immigrazione clandestina, esploso poi negli ultimi anni: la gran parte delle prostitute in strada sono infatti straniere.

Il traffico di donne, talvolta anche minorenni, e i lauti guadagni del loro sfruttamento, è passato sotto il controllo delle mafie italiane e dei loro Paesi d'origine, sempre più presenti queste ultime sul territorio italiano. Queste nuove schiave, legate al traffico di esseri umani, sono oggi, di fatto, un problema irrisolto che ripropone con urgenza il ripensamento di tutte le leggi in questo campo, a cominciare dalla stessa legge Merlin. Il dibattito politico sulla legge è ripreso a partire dagli anni 2000, sul tema è però risultato sterile dal punto di vista dei risultati, dato che attualmente la normativa in materia è la stessa del 1958, nonostante le numerose proposte di modifica presentate dai politici dei vari schieramenti, ed anche la proposizione di referendum abrogativi.

Iniziative legislative ed i referendum abrogativi[modifica | modifica wikitesto]
Il 27 luglio 2013 sulla gazzetta ufficiale della Corte Suprema di Cassazione è stato pubblicato il quesito referendario intitolato "Volete voi che sia abrogata interamente la legge 20 febbraio 1958, n. 75, intitolata Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui?"[13][14][15]

Il quesito è stato depositato da Angelo Alessandri e Matteo Iotti (Progetto Reggio) e Luca Vezzani (Pdl). L'iniziativa è stata promossa da diversi sindaci di diverse città italiane e la raccolta firme è partita in alcuni comuni già durante il mese di agosto 2013.[16][17] Tuttavia la proposta si arenò poiché al 16 ottobre venne a mancare il numero necessario per la proposizione del referendum.[18]

Nel marzo 2014 venne presentato un disegno di legge da parte del senatore Maria Spilabotte al fine di regolamentare il fenomeno,[19] iniziativa che però non si è mai concretizzata in una norma di legge. Nello stesso mese la Lega Nord ha avviato una nuova raccolta firme.[20] Dell'iniziativa è stata data notizia sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nn. 36 e 46 del 2014 e la scadenza per la raccolta è stata fissata il 13 giugno 2014. Le firme sono state poi depositate alla fine del mese di giugno 2014.[21]

Modifiche a causa di sentenza giudiziaria[modifica | modifica wikitesto]
La Corte di Cassazione, con la sentenza 1º ottobre 2010, n. 20528, ha stabilito che la prostituzione tra adulti deve essere soggetta a tassazione, poiché è un’attività "lecita". Di conseguenza, a partire dalla suddetta data in Italia, il meretricio avrebbe dovuto essere un’attività tassabile a tutti gli effetti. La stessa Suprema Corte ha riconfermato, con la pronuncia 13 maggio 2011, n. 10578 che il meretricio è effettivamente da considerare come "un’attività normale" e con la medesima ha affermato che «l’articolo 36 comma 34 bis della Legge 248/2006, facente capo alla Legge 537/1993 articolo 14 comma 4 ed all’articolo 6 comma 1 del D.P.R. 917/1986 T.U.I.R., ha implicitamente modificato la Legge 75/1958 agli articoli 7 e 3 comma primo numero 8, derogando i rispettivi dettami ai fini fiscali». A riguardo della seguente pronuncia, dovrebbero essere considerati non più validi, ovviamente in certi limiti, anche gli specifici punti 2) e 3) dell'articolo 3 della legge Merlin[22][23] che recitavano la punibilità di:

« 2) chiunque avendo la proprietà o l'amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all'interno del locale stesso, si danno alla prostituzione; »
La sentenza rende quindi legale la tassazione delle prostitute "libere professioniste" e l'affitto di appartamenti ad uso di prostituzione, se non c'è sfruttamento.[23]

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