Autore Topic: Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.  (Letto 1390 volte)

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Offline Angelo

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La comprensione di questo scritto non sarà facilissima per le femministe e per persone dotate di scarso livello intellettuale. Lo spiegherò a livelli elementari. Io non ho nessun legame con la camorra o con associazioni affini. Le condanno senza appello. Però, censurare una canzone ridicola che inneggia ad un fantomatico capoclan "buono" è ridicolo. Arrestare un cantante che canta una canzone del genere è un attentato alla libertà di tutti. Ecco l'articolo di giornale.


http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/neomelodico-nello-liberti-video-capoclan/notizie/1231972.shtml

qui di sotto il video che ha portato all'arresto di tale cantante. Ricordo che tale cantante si scusò per il video, in televisione in un'intervista, e tale cantante fa il cameriere sulle navi (al momento dell'intervista con le Iene se non ricordo male).


Adesso, vi faccio notare una proposta di legge che è la gioia di ogni femminista...

Le persone intelligenti comprenderanno cosa significherà nel prossimo futuro... E non solo per noi di questo forum.

http://www.dimt.it/2014/11/25/internet-governance-forum-boldrini-mancanza-di-principi-non-equivale-a-liberta-madia-in-rete-la-rivoluzione-della-pa-giacomelli-net-neutrality-necessita-di-ruolo-attivo-delle-istituzio/

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Vicus

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #1 il: Marzo 12, 2015, 15:59:58 pm »
Non è facile censurare la rete, ci sono i proxy, i protocolli criptati... persino in Cina riescono ad accedere ai siti oscurati.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Angelo

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #2 il: Marzo 12, 2015, 16:05:03 pm »
Intanto gli ultimi soggetti liberi ( e Povia se uno controlla il suo profilo facebook non è tenero con certe idee femministe) rischiano la galera per una canzone...

http://www.losai.eu/povia-denunciato-per-il-suo-nuovo-video-meglio-non-cantare-chi-comanda-il-mondo/

Assotutela ha denunciato Povia per vilipendio e istigazione alla violenza e all’odio razziale. A dare la notizia è il sito osservatorelaziale.it.

“Ha perso un’altra occasione per stare zitto il cantautore Giuseppe Povia”. Ha dichiarato in una nota il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato. E queste sono occasioni che perdono in tanti.

Continua Maritato:

“In questi giorni difficili dove il mondo è minacciato dall’Isis e le comunità ebraiche sono in tensione per il timore di eventuali attacchi ci manca la genialata di Giuseppe Povia a gettare fuoco sulla benzina. Il nuovo brano ‘CHI COMANDA IL MONDO’ contiene anche nel clip ufficiale immagini e riferimenti a personaggi e messaggi subliminali che a nostro avviso alimentano l’antisemitismo.”
Se da una parte è vero che il mondo è minacciato, dall’altra aumentano sempre di più i sospetti su chi ci possa essere dietro la potenza improvvisa dello Stato Islamico. In questo video di Euronews, ad esempio, è il presidente del Sudan ad affermare che “dietro l’ISIS e Boko Haram ci sono CIA e MOSSAD“. In questo articolo, invece, scopriamo che sarebbero stati arrestati consiglieri di USA e Israele che aiutavano i terroristi. Se poi anche Wesley Clark, l’ex comandante della NATO, ai microfoni della CNN dice che “l’ISIS si è fortificato per mezzo dei finanziamenti dei nostri amici ed alleati“… Beh, sorge la domanda: chi sta veramente minacciando il mondo?

Maritato conclude:

“Nelle prossime ore, in collaborazione con i nostri legali, stiamo valutando un esposto alla procura di Roma per istigazione alla violenza e all’odio razziale, mi meraviglio della superficialità con la quale vengano elaborati certi testi e vengono accostate alcune simbologie apparentemente contro gli Ebrei, spero vivamente non sia stata una trovata pubblicitaria di un’ormai stella cadente, ma solo un grande fraintendimento.”
Povia risponde dalla sua pagina Facebook:

ADDIRITTURA UNA DENUNCIA?

La canzone “Chi comanda il mondo” è chiaramente riferita alla dittatura finanziaria mondiale che sta impoverendo il mondo, punto.

Se vi riferite alla frase “messo sulla croce in Israele” vuol dire semplicemente e simbolicamente che Gesù Cristo che doveva salvare questo mondo [e che lo ha effettivamente salvato, aggiungiamo noi di losai.eu], è stato messo sulla croce un tempo nell’attuale Gerusalemme.

Se fosse stato messo sulla croce a Carmagnola o a Sacrofano o a Santa Marinella, avrei cantato quei nomi. Se vi riferite ad un’altra frase, ditemi pure.

Sono contento che invece la maggioranza abbia capito il brano.

Invece di valutare una denuncia, valuterei il dialogo, stiamo tutti dalla stessa parte ma come dice la canzone: “siamo divisi dai simboli, noi singoli” ed è quello che vogliono i grandi potenti. Ci vogliono DIVISI. NON CASCATECI.

Noi ci uniamo alla maggioranza che ha capito il brano e che, evidentemente, non ci ha visto nessun incitamento all’odio, alla violenza e nessuna simbologia “apparentemente contro gli Ebrei“.

Per quanto riguarda “immagini e riferimenti a personaggi e messaggi subliminali che a nostro avviso alimentano l’antisemitismo”, leggiamo su Wikipedia che il termine antisemitismo è usato per indicare “i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti degli ebrei” mentre nel video ci sono riferimenti a uomini potenti di diverse nazionalità e appartenenti a diversi popoli. Ma non credo che Povia, inserendo personaggi come Draghi e Merkel, voglia istigare l’odio verso gli italiani o i tedeschi…

Speriamo solo che fra un po’ il vero reato non sarà chiedersi: chi comanda il mondo?

- See more at: http://www.losai.eu/povia-denunciato-per-il-suo-nuovo-video-meglio-non-cantare-chi-comanda-il-mondo/#sthash.NSlYUSRF.dpuf

Rilinko il video.

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Gilbert Keith Chesterton

Offline Angelo

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #3 il: Aprile 01, 2015, 14:21:22 pm »
Tendenze dittatoriali sul web.
Il "mondo nuovo femminista e unipolare" si avvicina.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14868

GUILLAUME BOREL

mondialisation.ca

Negli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi contro i siti di contro informazione, accusati di veicolare tesi complottiste o semplicemente di dare false notizie. Questi attacchi provengono da diverse sfere, tanto politiche quanto mediatiche. Fra gli altri, possiamo citare le dichiarazioni del premier David Cameron, che assimila i cosiddetti siti “complottisti” al terrorismo facendo appello all’ONU affinché fossero trattati come tali, ma c’è stata anche la dichiarazione del presidente francese François Hollande,e nell’occasione della commemorazione della liberazione di Auschwitz nel quale annunciava un “piano globale di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo” organizzato attorno a tre idee: la sicurezza, l’educazione e la “regolamentazione informatica”, prendendo cioè di mira le “tesi complottiste che si diffondono su internet e attraverso i social”.



Il presidente francese ha anche fatto appello per la creazione di un “quadro giuridico” europeo e internazionale destinato a criminalizzare la diffusione di contenuti qualificati di “complottismo”. Si vede qui tutto il pericolo che corre la libertà di espressione, ma soprattutto la libertà di informazione, con l’utilizzo di una definizione giuridica così soggettiva e fluida come quella di “complottismo”, che si presta a ogni interpretazione e soprattutto ad una definizione a geometria variabile, al servizio di chi vorrebbe imporre una versione ufficiale della storia. 

Si tratta in realtà, sotto pretesti morali falsi, di imporre la possibilità di una censura generalizzata ad ogni narrazione divergente nella sfera dell’informazione. I media finanziati, che da tempo hanno rinunciato al loro ruolo di contro potere e siedono allegramente sulla carta di Monaco, si sono fatti ancor di più ausiliari di una polizia politica e di questa offensiva governativa contro l’informazione dissidente.

Per prima fu la volta del giornale l’Express, che ha pubblicato  un articolo di polizia politica con una recensione di tutti i siti internet considerati “complottisti” o “cospirazionisti” e facendo appello agli internauti affinché li denunciassero per aggiornare un “database” di quei siti. Più recentemente il settimanale Marianne si è lanciato in una analoga operazione di polizia politica, con un dossier sobriamente intitolato: “I folli del complotto”, dal quale si indovina subito la prospettiva giornalistica…

L’Expres rilanciava il 4 marzo 2015 con un articolo che presentava i lavori fatti sul tema dalla fondazione Jean Jaurès e intitolato:ì  "I Folli del complotto" “Il cospirazionismo, un estremismo politico influente”.

La fondazione Jean Jaurès è un think tank socialista che ha come missione ufficiale quella di “costruire un mondo più democratico, inventare le idee del domani e comprendere la storia sociale e operaia»”.

La fondazione è direttamente affiliata al partito socialista, come dimostra la composizione del suo Consiglio di amministrazione. Il suo presidente, Henri Nallet, è stato ministro dell’agricoltura nei governi Fabius e Rocard fra 1985 e 1990, poi guardasigilli dal 1990 al 1992. Gérard Collomb, attuale sindaco di Lione, è allo stesso tempo membro della direzione. Troviamo anche pesi massimi del Partito Socialista del calibro di Jean-Marc Ayrault, Vincent Peillon o ancora François Rebsamen.

Questo vuol dire che ogni comunicazione che proviene dalla fondazione Jean Jaurès non è per nulla obiettiva ma è commissionata direttamente dal Partito Socialista. Bisogna inoltre precisare che questa “fondazione” è stata riconosciuta di “utilità pubblica” e che riceve “finanziamenti pubblici che rappresentano la maggior parte del suo budget (63%)”. Fra i suoi mecenati figurano anche le principali imprese delle quali lo Stato è principale azionista, fra le quali EADS, EDF, GDF Suez, Orange, o ancora la Cassa Depositi… Sono precisazioni impostanti che i contribuenti sapranno apprezzare…

Il «rapporto» della fondazione Jean Jaurès ripreso da L’Express, che abbiamo ormai capito essere uno strumento di comunicazione politica, è stato commissionato a Rudy Reichstadt, autoproclamatosi esperto della «galassia complottista», animatore del sito "conspiracy watch" e militante sionista dei circoli neocon francesi, vicino a Caroline Fourest e a Bernard-Henri Levy. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista Le meilleur des mondes, animata dal gruppuscolo Le Cercle de l’Oratoire, fondato dopo gli attentati dell’11 settembre per lottare contro l’anti-americanismo e promuovere le tesi atlantiste. Ha altresì beneficiato di diverse tribune sul sito di Bernard-Henri Levy, La règle du jeu. Il suo percorso e la sua rete nella galassia neoconservatrice è stata dettagliatamente documentata dall’observatoire du néo-conservatisme.

Lo pseudo-rapporto di Rudy Reichstadt è dunque in primo luogo un oggetto di propaganda militante destinato a radicarsi come riferimento istituzionale nell’offensiva in atto contro la libertà di informazione, grazie al beneficio e all’autorevolezza conferito dalla fondazione Jean Jaurès.

Sotto la cappa di una sfilza di citazioni e di un linguaggio che si pretende “accademico”, l’autore compila il solito processo teso a squalificare la contro informazione facendone di tutt’erba un fascio sotto il comune denominatore del “complottismo”, del quale pretende anche di farne una analisi psicologica… Si viene così a sapere che il “complottista” si presenta “come un «cercatore di verità», un «resistente», perfino un «dissidente», membro di un’avanguardia illuminata, che indossa i panni di quello che non si fa prendere in giro, con il sentimento di superiorità proprio dell’iniziato, sempre un passo avanti agli altri e che sa leggere il dietro le quinte di ogni cosa”.

Si vede come l’autore dia al personaggio sincretico e semplificato del “complottista”, dotato di una realtà unica e omogenea facilmente identificabile, malcelate intenzioni e motivazioni psicologiche che consisterebbero in un “senso di superiorità” che il nostro abile cacciatore di complotti avrebbe così ben decriptato.

L’autore si contraddice da solo affermando più avanti che “la coerenza interna alla teoria del complotto è secondaria, viene sempre prima l’idea che «ci raccontino menzogne» e che «la verità stia altrove»”. Se dunque non c’è una “coerenza interna” ma una successione di possibili spiegazioni, talvolta contraddittorie, tutto ciò esclude proprio i pretesi moventi egocentrici proposti da Rudy Reichstadt e ci porta alla posizione del “cercatore di verità”, vicino al procedimento scientifico che procede per ipotesi e consiste esattamente nel rimettere in discussione modelli esplicativi e testarne di nuovi se i primi si rivelano, in fin dei conti, infondati o inefficaci.

Dopo la psicologia spiccia, imbellettata di scientificità, viene quindi la tesi politica, che costituisce il vero scopo di tutto lo studio. Secondo Reichstadt “risolvendo tutti i problemi nel calderone del complottismo, questa tattica eminentemente politica puzza di regimi autoritari e di leader populisti, dal momento che trasforma ogni oppositore in un «agente straniero» e ogni detrattore in un cospiratore”.

Il “complottismo” non apparterrebbe solo ad egocentrici animati da volontà di potenza, ma sarebbe in primo luogo manovrato da “regimi autoritari”. Troviamo qui la consueta accusa mossa da una pletora di media contro tutti coloro che sono refrattari alla narrativa occidentale in merito al conflitto ucraino, assimilati a “utili idioti” di Vladimir Putin, specialmente in questo memorabile editoriale di Jean-Marc Bougureau ne Le Nouvel Observateur.

Questa visione paranoica di una manipolazione dei “complottisti” da parte di altri “cospiratori”, se può apparire affascinante ad alcuni spiriti usi a ridurre la complessità del reale attribuendole cause intenzionali semplificatorie, costituisce a sua volta una teoria del complotto, fatto che la rende – in questo caso – non solo del tutto inefficace, ma anche ridicola, tale da far sorgere profondi dubbi sulle qualità intellettuali di chi la promuove.

La riduzione dell’informazione alternativa ad una “galassia complottista” omogenea rappresenta l’altro procedimento manipolatorio usato da Rudy Reichstag, destinato a realizzare un amalgama disqualificante. L’imposizione dei termini “complottista” e “galassia complottista” per definire una realtà sfaccettata e dai diversi orientamenti politici, che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, passando dai gruppi anarchici o monarchici, serve a semplificare un soggetto per poi attribuirgli i panni squalificanti o criminali di una delle sue componenti. Non è senza sorprese che lo studio di Rudy Reichstadt giunge infine al suo obiettivo, vale a dire il “crimine dell’antisionismo”, che collega tutta la “galassia complottista” e che – ovviamente – fa riferimento in maniera sottintesa all’antisemitismo, come ha suggerito il Primo Ministro Manuel Vallsé nel corso di un question time al governo dichiarando che dietro “l’antisionismo di facciata” si cela “l’odio per gli ebrei”.

L’ultimo atto dell’argomentazione di Rudy Reichstadt, che procede per assimilazioni e semplificazioni, consiste nel fare un “revisionismo in tempo reale” della “galassia complottista”, conclusione che comprende il vero scopo di tutto il rapporto, vale a dire attribuire alla “galassia complottista” una qualifica criminale, assimilata ad una forma di revisionismo e facendo appello ad un’azione penale. La conclusione dello studio è sotto questo aspetto senza equivoci, se non fosse che anch’essa propone una visione del tutto “complottista”, a tratti paranoide, della “galassia complottista”, fatto che squalifica tutto lo studio nonostante la patina di scientificità.

“E’ alla costruzione di questa narrativa, di questa realtà “altra”, che lavorano incessabilmente i teorici del complotto e i loro “compagni del dubbio”, stimolati dalle inedite possibilità offerte dalle tecnologie digitali applicate all’informazione e alla comunicazione. Coltivando un’ossessione antisionista, che ha molti aspetti affini all’antisemitismo, e sostituendo le reali minacce con le quali ci dobbiamo confrontare in maniera concreta con quelle, chimeriche, del “grande complotto”, questi mercenari della disinformazione non fanno altro che distrarre la nostra attenzione e assopire la nostra vigilanza. In questo modo esonerano veri criminali dalla responsabilità delle loro azioni”.

La “galassia complottista” viene perciò considerata come una zona popolata da “teorici del complotto” che lavorano alla costruzione di una realtà parallela al servizio di interessi stranieri, in compagnia dei loro “compagni di dubbio”, con un riferimento allo stalinismo, definiti come “mercenari”, ovvero professionisti remunerati per conto di una potenza straniera… Non saprei come altro consigliare a Rudy di smetterla di diffondere simili teorie complottiste a proposito della “galassia complottista”: da qui all’antisemitismo, lo dovrebbe sapere, non c’è che un passo.


Guillaume Borel

Fonte: www.mondialisation.ca

Link: http://www.mondialisation.ca/censure-loffensive-politico-mediatique-contre-les-sites-de-re-information/5436792

14.03.2015

Treaduzione per www.comedonchsciotte.org a  cuar di MARTINO LAURENTI
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline ilmarmocchio

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #4 il: Aprile 01, 2015, 22:21:50 pm »
purtroppo la libertà non è molto amata da politici e tecnocrati

Offline nonmorto

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #5 il: Aprile 02, 2015, 13:06:53 pm »
Ottime notizie, google ha dei progetti per modificare i suoi algoritmi di ranking in base ad un punteggio di verità

http://www.infowars.com/googles-new-algorithm-will-only-show-you-what-they-say-is-true/
http://dailycaller.com/2015/03/02/google-decides-what-is-fact-in-new-search-results-ranking-system/

Possiamo stare tranquilli, se qualcuno scrive stupidaggini complottistiche non appariranno più su google.

Unito al fatto che facebook vuole controllare tutte le notizie
http://www.zerohedge.com/news/2015-03-29/big-brother-here-facebook-reveals-its-master-plan-control-all-news-flow
Facebook vuole fare accordi con i publishers perché pubblichino direttamente su facebook per rendere il consumo di contenuti web più "seamless".

Siamo in una botte di ferro.

Offline Angelo

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #6 il: Aprile 16, 2015, 19:29:53 pm »
Un altro passo verso la censura. Francia -2015


http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/04/16/news/controlli_sul_traffico_web_la_francia_introduce_la_scatola_nera_-112079777/?ref=HREC1-23

PARIGI - L'Assemblea nazionale dice sì alla "scatola nera" che scandaglierà le comunicazioni dei francesi: il mittente, il destinatario, i siti visitati, insomma i "metadati" delle attività online verranno passati al setaccio. Come? I provider saranno obbligati a installare la "boîte noire" che passerà al filtro le attività online. Una sorveglianza speciale che ancor prima di essere approvata ha già diviso la Francia tra favorevoli e contrari. Il sostegno alla legge unisce sia il governo socialista sia il centrodestra dell'Ump. A dire sì al sistema di controllo, in un'aula semideserta, 25 parlamentari, mentre 5 si sono opposti. Ma la vera opposizione si gioca fuori dalla Camera, viene dalla società civile e da associazioni per i diritti come Amnesty international e La quadrature du net. Per loro la "loi sur le renseignement" è uno scandalo, una mossa antidemocratica. Decine di cartelli "Je suis sur écoute", "io mi sento sorvegliato", sono stati sollevati in piazza sin da lunedì, quando è cominciata la discussione parlamentare. Il provvedimento è stato presentato dal primo ministro Manuel Valls in persona, che lo ha definito una legge "per un Paese in guerra", la Francia del dopo Charlie Hebdo. Scegliendo così di adottare una procedura di urgenza e di accelerare l'iter di approvazione di un pacchetto in cantiere già da un anno.

La sicurezza della nazione, la lotta al terrorismo ma anche interessi di politica estera: le ragioni per cui le "spie" previste dalla legge possono entrare in azione sono le più svariate. E l'analisi dei metadati è solo uno degli strumenti previsti. Non mancano neppure le microspie da mettere nelle auto o nei pc. Una Commissione creata appositamente, e in stretto rapporto col governo, dovrebbe sovrintendere alle attività dei servizi segreti. Molti lo chiamano "il Patriot Act à la française", richiamando i provvedimenti presi da Bush dopo l'11 settembre. Quello che è venuto dopo, Datagate incluso, turba i cittadini che si oppongono a questa iniziativa. "Possiamo ancora credere alla democrazia parlamentare?", tuona Philippe Aigrain, grande esperto di internet e tra i fondatori dell'associazione Quadrature du net. Secondo chi vi si oppone, la riforma ha tre grandi punti deboli: l'ampiezza e l'indeterminatezza delle ragioni che possono mettere in atto le procedure di controllo, l'intrusività della sorveglianza, la fragilità dei sistemi di controllo. Chi controlla il controllore? L'approvazione della scatola nera suscita perplessità anche tra gli stessi socialisti, come l'ex ministro della Cultura Aurélie Filippetti: "Più che una scatola nera è un vaso di Pandora", ha detto ieri all'Assemblea, "perché quelle matasse di dati raccontano la nostra vita privata"
 
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Gilbert Keith Chesterton

Offline ilmarmocchio

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Re:Prepariamoci alla censura. Due casi a caso e una tendenza.
« Risposta #7 il: Aprile 16, 2015, 22:29:44 pm »
e meno male che siamo in democrazia :doh: