Non è necessario vedere i film comici per ridere, bastano le vaginate femministe. Questa campionessa di lotta femminista tenta di impaurire gli uomini maschilisti (cioè tutti gli uomini non femministi). Fatevi due risate, purtroppo con l'avanzare dell'età la femminista in genere cerca di attirare l'attenzione degli sguardi maschili con queste vaginate...
Rodotà, contro i "maschi" dell'ISIS cosa farai?
http://blog.iodonna.it/maria-laura-rodota/2013/09/14/ve-la-diamo-noi-la-misandria/Oramai noi femmine siamo così spompe (per riprendere l’efficace espressione dedicata a Pier Luigi Bersani da Matteo Renzi) da non riuscire a raggiungere le pari opportunità neanche nell’astio. Neanche nell’astio sordo e silenzioso, mannaggia. Non siamo state né abbastanza polemiche né abbastanza efficaci nell’impaurire la controparte; e così ora la controparte gioca di contropiede; e, nel mondo anglosassone (in Italia, Paese di donne oltre lo spompo, non ne ha bisogno), accusa le signore e signorine assertive di misandria. Di “scarso gradimento, disprezzo, radicato pregiudizio” quando non pacato e sereno odio, verso gli uomini. La misandria viene proposta come difetto di genere da contrapporre alle accuse di misoginia. Così, chi la misoginia la denuncia, viene bollata come antimaschio. La polemica ha successo sui media e online. Ma forse (forse) è un po’ gonfiata. Perché, nota Barbara Ellen del Guardian, i casi di misandria esistono. Ma “saranno sempre bruscolini se paragonati alla misoginia. La misandria non arriverà mai in finale. Non solo non ha i numeri, non è abbastanza rabbiosa”. E le ragazze del blog americano Jezebel fanno presente che “essere ogni tanto maltrattati non equivale a essere sistematicamente discriminate”. E soprattutto, scrivono: “Non odiamo gli uomini. Odiamo un sistema che favorisce sproporzionatamente gli uomini a spese delle donne. Però – congratulazioni! – se insistete cominceremo a odiare proprio voi”. Da spiegare ai maschi, volendo.
Questa invece è un'altra perla...
http://blog.iodonna.it/maria-laura-rodota/2015/02/21/perche-non-mi-saluti/Il non salutatore di Donne sul Lavoro ha sviluppato, negli ultimi anni, questo nuovo hobby per un motivo semplice. Perché può. Può essere, piùche misogino, cafone, tra l’indifferenza dei colleghi del suo genere e il compiacimento di qualche capo. Lo fa – si pensa – per affermare una supremazia
maschile di cui non è del tutto sicuro. Per sfogare pregresse frustrazioni collegabili alle colleghe con cui rifiuta di interagire (li hanno surclassati; hanno assistito a loro passati insuccessi; sono amiche di donne critiche di loro misure, performances, défaillances). Perché sono pessimi, ovvio, anche. Sono, e non era ovvio, in aumento. Crescono grazie all’esempio e allargano la loro attività. Hanno iniziato non salutando le colleghe di mezza età, proseguono con donne più giovani, nel pieno della carriera, candidate a far loro ombra. Che raccontano alle tardone: «Non dice buongiorno». «Finge di non vedermi». «Se lo saluto io guarda altrove». Le anziane provano a mentire («Eddai, è rimbecillito/non ci vede/non ti riconosce») per non demotivarle. Non funziona: questi fenomeni di maleducazione – finalizzati a far sentire inferiore quella che non si vuole sia un’interlocutrice – avvengono perché tacitamente incoraggiati dal management e dalla cultura del loro posto di lavoro (inutile imbufalirsi, però; meglio guardare dritto il Non Salutatore, prima negli occhi poi nei punti
deboli, che sono molti, come farebbe un maschio sfrontato; ci si rimette in pari, se non altro; si ride, volendo).