Questo e' quanto ho potuto trovare su Valentino Fois, un campione del ciclismo sconosciuto ai piu'
Egli ha fatto la stessa fine di Pantani (overdose??) subito dopo aver rilasciato una sconvolgente intervista alle iene in cui rivelava i meccanismi del dooping nel ciclismo a cui nessuno si poteva sottrarre per non essere surclassato pur essendo un campione.
In realta' essere un campione come Fois e Pantani non serve a niente se non ti sottometti alle regole del dooping agonistico che sono anche collegate alle scommesse clandestine che e' poi la vera causa della loro fine.
Fois dopo aver rilasciato l'intervista alle iene, che io ho avuto il tempo di vedere e che vi assicuro e' illuminante su certi meccanismi dietro le quinte del grande "sport", fu trovato morto per "overdose" proprio come Pantani, ed ora non e' piu' possibile trovare tracce di questo video su internet, pare che sia stato accuratamente rimosso da ogni dove, e nemmeno della sua intervista rilasciata alle iene.
Valentino Fois era un campione nato, il fatto che non sia noto ai piu' e' semplicemente motivato dall'avvenuta sua triturazione troppo presto rispetto al suo potenziale successo agonistico, inoltre la causa determinante e' stata probabilmente l'intervista rilasciata alle iene, oggi introvabile, che ha determinato la sua condanna a morte.
Cosi' e' se vi pare.
Questo e' il mondo.
Io non lo accetto pero' e non lo accettero' mai.
Da che cosa sono originati i suoi problemi?
"Dalla squalifica di tre anni per doping presa nel 2002, quando correvo nella Mercatone Uno con Pantani".
Nel ’98 era già stato fermato per un anno per essere stato trovato positivo al Giro di Svizzera e al Giro di Polonia. Che sostanze prendeva?
"Prendevo, anzi, mi davano il DHEA, che serve a stimolare la produzione di testosterone endogeno. Eppoi... E’ inutile fare l’elenco. Prendevo quello che prendevano tutti. E se qualcuno nega, è bugiardo. Dovevamo scendere a compromessi".
Eppure non ne aveva bisogno. E’ diventato professionista nel ’96 ed era considerato un ottimo scalatore.
"Avevo appena vinto il tricolore dilettanti e dominato il Giro della Valle d’Aosta. Avevo fatto grandi cose anche nella Mtb. Sono arrivato al professionismo pulito. Pulitissimo. Vincevo perché ero forte. Ero, e mi sentivo, il numero uno al mondo".
Allora perché ha ceduto alla tentazione del doping?
"Il mondo del ciclismo, fino allo scandalo Festina del ’98, era una schifezza. Gestivano tutto medici e direttori sportivi. Poi le cose sono un po’ migliorate, ma non metterei la mano sul fuoco su alcun corridore di oggi. Chi vince, una settimana dopo è già nella polvere".
C’è qualcuno del ciclismo che l’ha aiutata?
"Soltanto uno. E’ un mondo falso e ipocrita. No, preferisco restare con i miei problemi piuttosto che avere a che fare con persone finte. Ho la mia famiglia e un amico vero, Pavel Tonkov, vincitore del Giro d’Italia ’96. Abito da lui a Madrid per sei mesi l’anno, fa il procuratore e forse mi aiuterà a tornare a correre. Altrimenti lavorerò nell’albergo che aprirà a Cordoba".
E lei vorrebbe tornare in quel ciclismo che considera causa dei suoi problemi?
"Non ho mai smesso di allenarmi, 3-4 ore ogni giorno. Durante la squalifica ho partecipato anche ad alcune Granfondo, vincendone 14 su 16, poi mi hanno fatto sentire indesiderato anche lì. Mi mancano le corse".
Ha preso altre droghe?
"Ho provato la cocaina. Ma non sono tossicodipendente. Sono soltanto un ragazzo debole".
Attualmente che cosa fa?
"Non lavoro. Ma studio: filosofia, psicologia, so tutto delle religioni orientali".
Li sa i pettegolezzi che girano sul suo conto?
"Che sono stato l’amante di Inzaghi, che rifornivo di coca Vieri. Balle. Conoscevo Pippo e Bobo perché giocavano nell’Atalanta e frequentavamo gli stessi locali. Stop. Non li vedo né sento da anni".
Non ha paura di fare la stessa fine di Pantani?
"Ho vissuto da vicino il dramma di Marco e posso dire di non aver mai raggiunto il suo livello di disperazione".
A un ragazzino che comincia a correre che consigli darebbe?
"Di ragionare con la propria testa, senza farsi travolgere dal sistema. Io mi rimprovero di non aver dato il meglio nel mio lavoro, mi piacerebbe poter recuperare".