Autore Topic: I "fantastici" Stati Uniti d'America  (Letto 16113 volte)

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Offline Hector Hammond

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #45 il: Gennaio 03, 2016, 15:39:13 pm »
Io in varie occasioni (in aereo, in vacanza, ecc.) ho conosciuto americani e tutti mi hanno confermato che in tante citta' USA, grandi e piccole, esistono quartieri che sono off-limits per la gente normale, perche' hanno tassi di criminalita' violenta altissimi.
Cosi' ho conosciuto tizi nati e cresciuti a Washington DC, proprio la capitale, che non sono MAI entrati nei quartieri malfamati e non ci entrerebbero per nessuna ragione al mondo, da tanto che ne sono terrorizzati. E lo stesso vale per Chicago, L.A., ecc.

Le stesse persone mi hanno confermato che si tratta di quartieri abitati da neri, e che l'abnorme tasso di violenza e' del tipo "blacks on blacks", cioe' violenza perpretata da neri su altri neri.
Ho lavorato in un'azienda americana e ho avuto simili informazioni .
Una delegazione di miei colleghi in visita alla città dove c'era la sede centrale è stata fortemente consigliata di non andare in certe zone  :rolleyes: .

Offline Hector Hammond

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #46 il: Gennaio 03, 2016, 15:44:29 pm »
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Oggi Detroit è la città americana con il più alto tasso di criminalità, disoccupazione e povertà: la popolazione ha subito un vero e proprio sfoltimento, dai quasi due milioni di fine anni Cinquanta siamo passati ai circa 680.000 di fine 2012, con una costante e progressiva contrazione anno dopo anno. Oltre allo sfoltimento, la popolazione ha subito anche una vera e propria mutazione: dal 70% di popolazione bianca degli anni Sessanta siamo passati oggi all’80% di popolazione nera. La città è ormai menzionata come icona per antonomasia dei fenomeni di degrado ed abbandono urbano. Detroit paga a distanza di decenni scelte sconsiderate sia in termini di politica industriale che di fuorviante programmazione dei flussi di immigrazione: nel primo caso una avventata focalizzazione sempre e solo nei confronti del settore automobilistico secondo la tradizione americana, quindi grandi vetture dai consumi sproporzionati, le cui vendite sono entrate in crisi quando il prezzo del gallone alla pompa è quasi triplicato.
Per quanto riguarda il secondo caso, l’industria automobilistica a partire dagli anni cinquanta iniziò a preferire manovalanza di colore per le linee produttive, proveniente soprattutto dagli Stati del Sud, più che altro per ragioni e convenienze sindacali. La città divenne pertanto meta di flussi di immigrazione dalle competenze e qualifiche decisamente mediocri: tali flussi innescarono un lento processo di colonizzazione della città da parte di maestranze di colore che in parallelo produssero un progressivo allontanamento volontario dei bianchi dalla città, motivato dall’aumento della criminalità e conflittualità sociale che iniziò a caratterizzare la città. L’abbandono della città da parte della white middle class  unitamente alle loro attività economiche produsse anno dopo anno un pesante ridimensionamento  del gettito fiscale alle casse municipali a seguito di minori imposte versate.

http://www.eugeniobenetazzo.com/veneto-detroit-cosi-lontane-cosi-vicine/

Offline Sardus_Pater

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #47 il: Gennaio 03, 2016, 15:52:04 pm »
Inquietante il parallelo tra Detroit e il Nord-Est presente alla fine dell'articolo :ohmy: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Hector Hammond

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #48 il: Gennaio 03, 2016, 22:30:29 pm »
Inquietante il parallelo tra Detroit e il Nord-Est presente alla fine dell'articolo :ohmy: .
Bisognerebbe imparare dalla storia  :shifty: , se questo fosse un popolo non di furbi ma di intelligenti si potrebbe fare  :mad: .

Online Frank

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #49 il: Gennaio 03, 2016, 23:52:36 pm »
Hector Hammond

http://www.eugeniobenetazzo.com/veneto-detroit-cosi-lontane-cosi-vicine/
Citazione
. Ad oggi considerando la fase di deindustrializzazione della mia regione con la fuga e moria di imprenditori unitamente alla lenta penetrazione di immi-non-grati dai mezzi limitati, ho una grande convinzione che lo scenario stile Detroit diventerà nei prossimi anni una caratteristica distintiva del Veneto.

"immi-non-grati" è azzecatissimo...
Con altre parole l'ho evidenziato spesso anch'io.

Offline Hector Hammond

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #50 il: Gennaio 04, 2016, 00:01:12 am »
Hector Hammond

http://www.eugeniobenetazzo.com/veneto-detroit-cosi-lontane-cosi-vicine/
"immi-non-grati" è azzecatissimo...
Con altre parole l'ho evidenziato spesso anch'io.
:lol: Hai ragione ed è pure una definizione edulcorata su di loro .

Online Frank

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #51 il: Gennaio 24, 2016, 11:07:08 am »
Lo posto qui, per non aprire un'altra discussione.

http://www.ilpost.it/2014/04/14/rapporto-onu-omicidi-mondo/
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       14 aprile 2014

Il posto più violento del mondo
Secondo i dati dell'ONU è l'America latina, dove avviene complessivamente un omicidio su tre: in Honduras, per esempio, si muore molto più che in Afghanistan

Giovedì 10 aprile l’ufficio dell’ONU che si occupa di crimini e traffico di droga, l’UNODC, ha pubblicato il suo rapporto annuale con dati e analisi sul tasso di omicidi nei vari paesi del mondo. I dati, dove non indicato specificamente, si riferiscono al 2012. L’ONU ha stabilito che in quell’anno ci sono stati circa 437mila omicidi in tutto il mondo e che poco meno di un terzo, il 31 per cento, è avvenuto in Sud America, nonostante ci viva solo l’8 per cento della popolazione mondiale. Da quest’anno il continente americano (compreso quindi il Nord America) è diventato l’area dove vengono compiuti più omicidi: secondo l’ONU, infatti, in quella zona ci sono stati in media 16,3 omicidi ogni 100mila abitanti, mentre in Africa 12,5 (nel rapporto dello scorso anno, l’Africa era ancora prima con 17,4 omicidi, mentre l’America era a 15,5). Nella maggior parte dei paesi europei il numero di omicidi è inferiore a 2 ogni 100mila abitanti.

Sulla base dei dati dell’ONU, il Wall Street Journal ha messo insieme in un grafico la classifica dei 20 paesi del mondo con il più alto tasso di omicidi per abitanti. Al primo posto c’è l’Honduras, un paese centroamericano di circa 8 milioni di abitanti: l’ONU ha stimato che nel 2012 in Honduras si siano verificati 90,4 omicidi ogni 100mila abitanti (praticamente uno ogni mille persone). Sono numeri altissimi: in Afghanistan, per esempio, il tasso è di 6 omicidi “normali”, mentre altrettanti collegati alla guerra ancora in corso (arriviamo a 12, nel caso). Nelle prime 20 posizioni, 13 paesi sono sudamericani e 7 africani. Il tasso medio mondiale è 6 omicidi ogni 100mila persone.

Al “sorpasso” dell’America sull’Africa ha contribuito il calo del tasso di omicidi in tanti paesi africani. In Sudafrica, per esempio, il tasso si è più che dimezzato nel corso di vent’anni: nel 1995 era di 64,9, mentre nel 2012 è di 31. Angela Me, il capo del dipartimento di ricerca dell’UNODC, ha detto al Wall Street Journal che in America un tasso molto elevato si riscontra soprattutto «nel sud e al centro del continente: altri paesi della regione, come per esempio il Cile e l’Argentina, hanno un tasso molto più basso». Quasi un omicidio su quattro compiuto nel mondo si è verificato in un paese fra Brasile, Messico, Venezuela e Colombia: in particolare, uno su dieci è avvenuto in Brasile, il primo paese al mondo per numero di omicidi (50.108: al secondo posto c’è l’India, con 43.355).

In Europa, a parte alcune eccezioni come la Calabria, alcune zone dei Balcani e la maggior parte della Russia, il tasso si mantiene sotto i due omicidi ogni 100mila abitanti. L’ONU ha stimato che solo il 5 per cento degli omicidi nel mondo nel 2012 è avvenuto in Europa. Negli Stati Uniti, invece, il tasso è leggermente superiore alla media mondiale, cioè 6,5.

Un ultimo dato interessante: secondo l’ONU il 95 per cento degli omicidi nel mondo è compiuto da uomini, che compongono anche l’80 per cento delle vittime.

Offline Sardus_Pater

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #52 il: Gennaio 24, 2016, 11:29:49 am »
Citazione
Un ultimo dato interessante: secondo l’ONU il 95 per cento degli omicidi nel mondo è compiuto da uomini, che compongono anche l’80 per cento delle vittime.

Tombola! Dov'è l'ecatombe femminile?
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #53 il: Gennaio 24, 2016, 18:21:20 pm »
http://www.deathreference.com/Gi-Ho/Homicide-Epidemiology-of.html

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Homicide, the killing of one human being by another human being, has always been a concern in human society. It is a major social problem in the United States, where violence is endemic. The homicide rate in the United States peaked in 1980 at 10.7 per 100,000 population, but declined by 1997 to 6.8 per 100,000, the lowest number since 1967 when the murder rate was 7 murders per 100,000 (Adler, Mueller, and Laufer 2001).

Because various nations differ in their definitions of homicide and the manner in which they gather data, comparisons are difficult—statistics will vary from one data-gathering source to another. In 1989, in a comparison of nineteen industrialized nations providing information to Interpol (the international police agency), the United States possessed the highest homicide rate in the world at 7.9 per 100,000. Neighboring Canada's rate was only 2.7 per 100,000. A more recent comparison of nineteen industrialized nations, published in 1997, indicated that the United States still had the highest murder rate in the world. In 1998, according to Henry Tischler, the number hovered at around 7.4 per 100,000, which was three to four times the rate for most European nations. Tischler noted that although "Russia and other former Eastern-bloc countries have experienced a great deal of social upheaval since the fall of communism, causing their homicide rates to increase dramatically ... these countries do not have rates that have been typical of the United States in the past 10 years" (Tischler 1998, p. 203).
Gender and Homicide

Richard Hernstein has noted that the more heinous the crime, the greater the disproportion between men and women. This certainly holds true for homicide. According to statistics published by the U.S. Department of Justice, men committed 87.5 percent of murders in 1999. The ratio of male to female homicides was approximately nine to one. Almost three-fourths of male homicides and 80 percent of female homicides were perpetrated against men. Males were more likely to choose a gun as their weapon, but women preferred a cleaner means of killing, such as arson or poisoning (Fox and Levin 2001).
Age and Homicide

According to Jay Albanese, writing in 2001, 46 percent of violent crime arrests (including those for homicide) involved people under the age of twenty-five. Individuals aged eighteen to twenty-four were the most likely to be arrested. In 1997 Sue Titus Reid found that children between the ages of twelve and fifteen were the most frequent victims of violence, and the elderly were the least likely to be victimized. Department of Justice data for 1976 to 1999 showed that 63.7 percent of homicide offenders and 52.7 percent of victims were between the ages of eighteen and thirty-four. Only 7.5 percent of homicide offenders and 14.9 percent of homicide victims were fifty years of age or older. Variables in the high rate of homicide for young people included an increase in gang activity and the availability of guns and drugs. Additionally, Larry Gaines, Michael Kaune, and Larry L. Miller contended that an "environment of violence . . . permeates the daily life of many of our nation's youths," and "child abuse, which is difficult to measure, but is believed to be widespread, can also teach a youth the values of violence, which may lead to delinquent or criminal activity" (Gaines, Kaune, and Miller 2001, p. 27).
Race and Homicide

While African Americans constitute only about 12 percent of the U.S. population, they are overrepresented in the homicide category for both offenders and victims. Department of Justice statistics delineated that African Americans were seven times more likely than whites to commit homicides and six times more likely than whites to be murdered in 1999. Most homicides are intraracial. In a 2001 publication, James Alan Fox and Jack Levin stated that 86 percent of white homicide victims were killed by whites and 94 percent of African Americans were murdered by members of their own race.

Stranger killing tends to be intraracial, with 68 percent of whites and 87 percent of African Americans killing strangers within their own race. Data for 1976 to 1999 showed that 42.4 percent of African Americans and 55.5 percent of white victims were in an intimate relationship with the offender at the time of their demise. The murder of intimates was also intraracial.

African Americans were much more likely than whites to be the victims of hate crimes. According to Albanese, "Hispanics constitute a small but growing segment of victims of serious crimes" (Albanese 2001, p. 63).
Guns and Homicide

Perhaps the principal reason for the high rate of homicide in the United States is the gun mentality of American citizens. Americans led by the National Rifle Association (NRA) argue that the Second Amendment of the U.S. Constitution gives them the "right to bear arms" and that that right should never be taken away. Gerald Robin, writing in 1991, stated that approximately one in every four families owned a handgun and that the average number of firearms in gun-owning families was about 2.34. Data from 1999 showed that in a comparison with France, Norway, Canada, New Zealand, Australia, Israel, Denmark, Scotland, the Netherlands, and England/Wales, the United States had an average annual rate of 13.6 per 100,000 population for deaths from firearms. This was more than twice the rate for the second highest country, France, which had a rate of 6.2 per 100,000.
Social Class and Homicide

Since the early 1900s, with the exception of Edwin Sutherland's classic work on white-collar crime in the 1940s, criminologists and criminological theory have focused primarily on lower-class crime. Theories that the poor are more likely to commit a violent crime are supported by crime statistics. The highest crime rates are found in the low-income areas of the city. The National Crime Victimization Survey for 1997 showed that people in households with an income of less than $7,500 experienced significantly more violent crime than persons in households at any other income level. The survey also showed that the greater the income, the lower the violent crime rate. Gaines, Kaune, and Miller stated that "a rise in one percentage point in male unemployment appears to increase the violent crime rate by 9 percent" (Gaines, Kaune, and Miller 2001, p. 49).
Drugs, Alcohol, and Homicide

Drugs and alcohol are definitely related to homicide. The National Center on Addiction and Substance Abuse at Columbia University in 1998 reported that 80 percent of prisoners in the United States were involved with alcohol or other drugs at the time of their crime. A study of murders in New York City discovered that more than half were drug related. Department of Justice statistics for 1997 showed that approximately 53 percent of state and federal prisoners incarcerated for murder were under the influence of drugs or alcohol when they committed their lethal act. Research performed by the Rand Corporation in 2001 found that most of the violent prisoners studied had extensive histories of heroin abuse, often in combination with alcohol and other drugs. Also in 2001, Kurt Finsterbusch found in a study of homicide offenders incarcerated in New York State correctional facilities that 31 percent reported being drunk at the time of their crime, and 19 percent believed that their homicide was related to their drinking. The National Council on Alcoholism reported in 1997 that approximately 64 percent of murders may be attributed to alcohol misuse. Joel Samaha stated, "about half of all offenders have used alcohol within 72 hours of committing a violent crime" (Samaha 2001, p. 43).
Geographic Region and Homicide

Regional differences are evident with regard to homicide. Statistics published in 2001 showed that states in the southern and western regions of the United States had higher homicide rates than those in the Midwest and Northeast. The highest rates were in the South (8 per 100,000), and the lowest were in the northeastern section of the country (4 per 100,000).

There are several possible explanations for the high rate of southern homicide. First, there is the contention that the hot climate is more conducive to angry responses, which then lead to lethal consequences. Gaines, Kaune, and Miller provided partial support for this argument when they stated that crime data "show higher rates of crime in warmer summer months than any other time of the year" (Gaines, Kaune, and Miller 2001, p. 48). Second, there is the argument that a regional subculture of violence can be found in the South. Third, the prejudice and discrimination once prevalent in the South may still be a contributing factor in racial tensions and violence. Fourth, Steven Barkan noted in 2001 that the South has a high rate of economic deprivation and inequality, which are variables in homicide. Finally, there is a gun mentality in the South not found in other parts of the country.
Urban Status and Homicide

As reported by Freda Adler, Gerhard Mueller, and William Laufer in 2001, the largest U.S. cities have the highest homicide rates, while the smallest have the lowest homicide rates. According to Michael Rand, for the period 1993 to 1996, urban residents had homicide rates significantly higher than suburban residents, who in turn had higher rates than rural residents. In 1997, however, metropolitan cities had a much higher rate of homicide than rural counties, but rural counties possessed a slightly higher homicide rate than small cities (i.e., suburban cities). According to Federal Bureau of Investigation statistics published in 2001, the homicide rate was 7 per 100,000 residents in U.S. metropolitan areas and 16 to 18 per 100,000 in some of the largest cities. In rural areas, the rate was 5 per 100,000.

Because homicide rates in the United States are the highest of all Western nations, it is logical that American cities would have a higher homicide rate than comparable large cities in other parts of the world. For example, Barkan, in a 2001 publication, reported that New York City had a homicide rate five to six times as high as London, another city with a large population. One study indicated that 25 percent of Boston's youth homicides, gun assaults, and drug offenses occurred in an area encompassing less than 4 percent of the city.

See also: Homicide, Definitions and Classifications of ; Mass Killers ; Serial Killers ; Suicide Basics: Epidemiology
Bibliography

Adler, Freda, Gerhard O. W. Mueller, and William S. Laufer. Criminology, 4th edition. New York: McGraw-Hill, 2001.

Albanese, Jay S. Criminal Justice: Brief Edition. Boston: Allyn & Bacon, 2001.

Barkan, Steven E. Criminology: A Sociological Understanding, 2nd edition. Upper Saddle River, NJ: Prentice Hall, 2001.

Cole, George F., and Christopher E. Smith. The American System of Criminal Justice, 9th edition. Belmont, CA: Wadsworth, 2001.

Finsterbusch, Kurt. Taking Sides: Clashing Views on Controversial Social Issues, 11th edition. Guilford, CT: McGraw Hill/Dushkin, 2001.

Fox, James Alan, and Jack Levin. The Will to Kill: Making Sense of Senseless Murder. Boston: Allyn & Bacon, 2001.

Gaines, Larry, Michael Kaune, and Larry L. Miller. Criminal Justice in Action: The Core. Belmont, CA: Wadsworth, 2001

Kastenbaum, Robert J. Death, Society, and Human Experience, 4th edition. New York: Merrill Publishing, 1991.

Kornblum, William, and Joseph Julian. Social Problems, 10th edition. Upper Saddle River, NJ: Prentice Hall, 2001.

Lattimore, Pamela K., and Cynthia A. Nahabedian. The Nature of Homicide: Trends and Changes. Washington, DC: U.S. Government Printing Office, 1997.

Levin, Jack. "Hatred: Too Close for Comfort." In Jack Levin and James Alan Fox eds., Deadlines: Essays in Murder and Mayhem. Boston: Allyn & Bacon, 2001.

Rand, Michael. "Criminal Victimization, 1997: Changes, 1996–97, with Trends, 1993–97." In Steven H. Cooper ed., Criminology. Boston: Houghton Mifflin, 2000.

Reid, Sue Titus. Crime and Criminology, 8th edition. Madison, WI: Brown and Benchmark, 1997.

Robin, Gerald D. Violent Crime and Gun Control. Cincinnati, OH: Anderson Publishing, 1991.

Samaha, Joel. Criminal Justice, 5th edition. Belmont, CA: Wadsworth, 2000.

Schmalleger, Frank. Criminal Justice Today. Upper Saddle River, NJ: Prentice Hall, 2001.

Tischler, Henry L. Introduction to Sociology, 6th edition. Fort Worth, TX: Harcourt Press, 1998.
Internet Resources

Fox, James Alan, and Marianne W. Zawitz. "Homicide Trends in the United States." In the Bureau of Justice Statistics [web site]. Available from www.ojp.usdoj.gov/bjs/homicide/homtrnd.htm .

JAMES K. CRISSMAN JENNIFER PARKIN

Read more: http://www.deathreference.com/Gi-Ho/Homicide-Epidemiology-of.html#ixzz3yBQcblGm

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #54 il: Maggio 25, 2016, 19:10:08 pm »
http://www.ilgiornale.it/news/interni/disavventura-unitaliana-visita-medica-15-minuti-negli-usa-1019227.html
Citazione
La disavventura di un'italiana: una visita medica di 15 minuti negli Usa costa 3.700 dollari

La vicenda è stata portata alla luce dal senatore Lucio Barani che ha presentato una interrogazione al presidente del Consiglio, al ministro degli Esteri e al titolare del dicastero della Salute
Luisa De Montis - Gio, 15/05/2014 - 10:00

3.700 dollari per una visita medica di 15 minuti. È successo negli Usa, precisamente a New York.
Protagonisti della paradossale vicenda sono tre italiani, Paolo Bassignani, la moglie Maria Adele Barbieri e la figlia Elisa. I tre connazionali si erano recati, dal 6 al 13 aprile, nella città americana per una vacanza. La vicenda è stata portata alla luce dal senatore Lucio Barani che ha presentato una interrogazione al presidente del Consiglio, al ministro degli Esteri e al titolare del dicastero della Salute.

Come scrive Barani, "mercoledì 9 Aprile, giorno feriale, la signora avvertiva un malessere fisico dovuto ad un forte mal di gola e ad una rinite che le provocava qualche difficoltà respiratoria; misurata la temperatura corporea con un termometro per uso medico questa risultava essere superiore ai 39° il che induceva i turisti italiani , verso le ore 15 locali, a contattare la reception dell'Hotel Four Points by Sheraton dove alloggiavano al fine di richiedere una visita medica in camera". Fin qui nulla di strano. Ma, prosegue il senatore, "ai coniugi venivano richiesti gli estremi di una carta di credito in corso di validità a loro intestata, dopo aver fornito telefonicamente quanto richiesto, ai turisti italiani veniva data conferma della visita medica domiciliare che avrebbe avuto luogo entro le ore 19; conclusa la telefonata , verificando on - line la movimentazione della carta di credito i cui estremi erano stati forniti al fine di prenotare la visita medica domiciliare, i coniugi italiani constatavano un addebito pari ad euro 2.200 ; alle ore 18 circa il medico giungeva nella camera d'hotel occupata dai turisti italiani effettuando una rapida visita , durata circa 15 minuti , alla signora Barbieri, alla quale prescriveva tre compresse di antibiotico ed alcuni farmaci da banco per poi rilasciare una parcella di 3.700 dollari, circa 2.730 euro". Nell'interrogazione si legge poi che "i turisti italiani avevano stipulato regolare polizza assicurativa per un ammontare massimo e complessivo per tutti e tre pari ad euro 1.200 in caso di necessità di visita medica . L'esosità della parcella medica ha però fatto in modo che la polizza non coprisse la parcella rilasciata dal professionista statunitense, risultata pertanto totalmente a carico dei richiedenti la prestazione medica".

"Il medico statunitense nel corso della visita domiciliare nulla ha fatto se non prescrivere i farmaci di cui la turista italiana necessitava per contrastare lo stato influenzale da cui era affetta; per il rilascio dei farmaci in questione era indispensabile la ricetta medica di un professionista del settore, circostanza che non lasciava alternativa alcuna se non quella di contattare un medico; alla luce di quanto esposto appare oggettivamente spropositata la parcella del medico che per una visita domiciliare durata circa 15 minuti, nel corso della quale ha semplicemente constatato uno stato influenzale da trattare con i farmaci prescritti, ha ottenuto un corrispettivo di 3.700 dollari : - si chiede di sapere: quali interventi i Ministri in indirizzo intendano prendere per tutelare i cittadini italiani che a vario titolo si trovino in USA quindi potenzialmente esposti a episodi esagerati ed eclatanti riconducibili ai fatti descritti che appaiono come delle vere e proprie truffe legalizzate ; se intendano verificare la possibilità di permettere l' accesso alle urgenze mediche per i turisti italiani sul suolo statunitense senza la necessità di dover procedere esclusivamente attraverso la carta di credito, circostanza che li espone al saccheggio da parte di avidi predatori di opera sanitaria poco inclini al rispetto del c.d. Giuramento d'Ippocrate; se non ritengano opportuno stipulare una sorta di accordo di reciprocità riguardante la materia sanitaria tra lo Stato italiano e gli USA a tutela di turisti e avventurieri che necessitino di interventi sanitari a qualsiasi livello".

Offline TheDarkSider

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #55 il: Luglio 02, 2017, 13:01:08 pm »
USA, gioco con la pistola finisce male
In USA due fidanzati in attesa del secondo figlio non trovano di meglio da fare che giocare con la pistola per girare un video da mettere su Internet. I due credono che la corsa mortale di una pallottola possa essere fermata da un dizionario poggiato sul petto di lui, cosi lei spara mirando al petto ma lui rimane ucciso.
Lei viene arrestata e rischia fino a 10 anni di carcere.
http://www.tgcom24.mediaset.it/2017/video/usa-uccide-accidentalmente-il-fidanzato-per-girare-un-video-virale_3025993.shtml
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline claudio camporesi

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #56 il: Luglio 02, 2017, 13:21:50 pm »
USA, gioco con la pistola finisce male
In USA due fidanzati in attesa del secondo figlio non trovano di meglio da fare che giocare con la pistola per girare un video da mettere su Internet. I due credono che la corsa mortale di una pallottola possa essere fermata da un dizionario poggiato sul petto di lui, cosi lei spara mirando al petto ma lui rimane ucciso.
Lei viene arrestata e rischia fino a 10 anni di carcere.
http://www.tgcom24.mediaset.it/2017/video/usa-uccide-accidentalmente-il-fidanzato-per-girare-un-video-virale_3025993.shtml

Qui credo che , piu' che essere Americani , trattasi di cretineria patologica.
Cose, pero' quando ci sono di mezzo armi da fuoco , L' essere americano facilita la preesistente imbecillita'

Online bluerosso

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #57 il: Luglio 02, 2017, 14:06:18 pm »
Ho un rapporto amore-odio con gli Stati Uniti (più amore che odio però).
E voglio spendere il mio cent a suo favore per un ringraziamento.

Se non ci fosse oggi "carotone" a Washinghton: io, voi, noi tutti...staremo veramente, ma veramente messi male.
Ancora una volta gli amerikani hanno salvato il mondo.
Allora dal nazismo...oggi dal femminismo (avendolo inventato).

A volte mi sveglio la notte tutto sudato, sveglio dall'incubo di Illary alla casa bianca e la Boldrini presidenta dalla Repubblica Italiana (e La Zanardo presidenta della consiglia).

Thanks daddy Donald!  :rolleyes:


* e io a Riad

Online bluerosso

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #58 il: Luglio 02, 2017, 15:54:49 pm »
In ogni caso...sia chiaro: benedico il signore di esser nato in Italia  :italia1:

Alberto1986

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Re:I "fantastici" Stati Uniti d'America
« Risposta #59 il: Luglio 02, 2017, 17:57:12 pm »
Gli USA sono un paese con profonde contraddizioni. Come ho più volte detto, quando ero ragazzo il mio amore per gli USA era totale e profondo, tant'è che all'epoca ricevetti anche degli sfottò per questo (mi hanno più volte chiamato "americano"  :lol:). Se a 16 anni avessi potuto trasferirmi negli USA, state certi che l'avrei fatto subito. Ovviamente vedevo solo ciò che mi piaceva e quello che di grandioso c'era ed usciva da quella nazione. Poi conobbi il femminismo ed altre dinamiche attraverso internet ed il mio pensiero mutò profondamente, almeno per ciò che concerne la politica e lo pseudo "progressismo" sociale che esportano in tutto il mondo.
Amo ancora gli USA? Certamente, ma solo una sua parte. La vittoria di Trump è stata, ovviamente, un sospiro di sollievo profondo, pensando al fatto che al suo posto sarebbe potuta salire al potere la portatrice del male assoluto quale era la Rodham/Clinton. Ma, purtroppo, dubito che l'elezione di Trump abbia salvato il mondo e/o impedisca che, in futuro, ci sarà una nuova e grave ricaduta da parte della politica statunitense.

Per il resto io non benedico per nulla di essere nato in Italia. Benedico di non essere nato in un posto assai peggiore, magari pieno di guerre e fame. Ma, detto questo, non amo per nulla questo paese (parlo della mentalità, del funzionamento sociale e delle persone che lo popolano) e se non fosse che non posso permettermelo per tanti motivi, avrei già fatto le valige (non andando certamente in un altro paese occidentale simile al nostro come la Spagna o peggio del nostro tipo la Svezia e l'UK).


Qui credo che , piu' che essere Americani , trattasi di cretineria patologica.
Cose, pero' quando ci sono di mezzo armi da fuoco , L' essere americano facilita la preesistente imbecillita'

Certamente. Da quelle parti è solo molto più facile che le armi finiscano in mano a degli imbecilli totali.
« Ultima modifica: Luglio 02, 2017, 18:07:20 pm da -Alberto86- »