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Discriminazione antimaschile nelle Forze Armate

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bluerosso:
Le donne non parlano, perché scaltramente sanno quando è più utile tacere che discutere.
Hanno imparato bene la morale della favola di Esopo.
Quando ormai il formaggio è nella loro bocca non è più utile parlare.
Anzi, c’è il rischio che gli cada.

Ormai son tutte dotate di carniere.
Lo aprono e lasciano che la selvaggina ci finisca dentro.
Facile.

Frank:
Se in certi ambiti maschi e femmine fossero separati, non potrebbe mai accadere qualcosa del genere.*
Perché volenti o nolenti, le donne son soventemente la dannazione e la rovina degli uomini.

http://infodifesa.it/sergente-bacio-una-soldatessa-il-processo-per-molestie-e-in-corso-da-dieci-anni/

--- Citazione ---Sergente baciò una soldatessa: il processo per molestie è in corso da dieci anni.
5 novembre 2017
--- Termina citazione ---

Comunque, a prescindere dall'episodio in questione, ormai è diventato realmente pericoloso anche solo provarci con una donna.

@@

* Fermo restando il fatto che l'ambiente militare non è roba da femmine.

bluerosso:
Incuriosito dalla fonte dell’articolo postato da Frank faccio una piccola ricerca, ed ecco apparire un fenomenale esempio di manipolazione mediatica.

http://infodifesa.it/soldatessa-dellesercito-cosi-abbiamo/

SOLDATESSA DELL’ESERCITO: «COSÌ ABBIAMO BLOCCATO L’IVORIANO»
Redazione web / 1 settembre 2015

«Aveva quel borsone e l’abbiamo fermato. Saranno state le 7 di mattina. Abbiamo quindi chiamato la polizia che ha aperto la sacca: dentro c’erano telefonini, un pc portatile una telecamera. Tutto è cominciato così».
Il caporale Moena Mazzara, 27 anni, di Napoli, è uno dei due militari dell’Esercito che per primi hanno bloccato l’ivoriano di 18 anni Mamadou Kamara, accusato dell’omicidio dei coniugi Vittorio Solano e Mercedes Ibaniz durante una rapina nella loro villa di Palagonia.
«Ero all’inizio del mio turno –racconta la soldatessa – insieme al capo del servizio», il caporal maggiore capo scelto Pietro Mazzotta, 40 anni, della provincia di Siracusa. «Insieme alla polizia – spiega – vigiliamo all’ingresso del Centro e, in genere, fermiamo e controlliamo tutti quelli che entrano con dei borsoni. Abbiamo così fermato l’ivoriano e chiamato un ispettore di polizia che ha aperto la sacca: all’interno c’erano telefonini, un computer e altro materiale sospetto. Da lì sono partite le indagini» che si sono concluse con il fermo dell’extracomunitario.
Nel borsone, infatti, sono stati trovati anche pantaloni sporchi di sangue, mentre il telefonino è risultato essere del proprietario della villa. Una pattuglia di carabinieri si è recata sul posto pensando di dover raccogliere una denuncia per furto, invece ha scoperto i due cadaveri.
Mamadou Kamara è uno dei circa 3.000 ospiti del Cara di Mineo. Gli stranieri sono di norma liberi di entrare ed uscire dal centro, che è però sottoposto a vigilanza continua da parte dei militari dell’operazione “Strade sicure” e delle forze di polizia. «Nostro compito – spiega il capitano Filippo Rancatore, del 62/o reggimento fanteria di stanza a Catania, comandante del dispositivo di controllo – è quello di vigilare all’esterno del Cara, con delle pattuglie lungo la recinzione, e ai due varchi di ingresso.
Qui, in collaborazione con la Polizia, sottoponiamo a controlli gli ospiti che entrano ed escono.
Proprio come è successo ieri».


Provo a sintetizzare: in pratica, siccome le soldatesse nell’esercito sono utili come una bicicletta ad un pesce, non appena è possibile bisogna fare in modo che appaiano, mediaticamente, di una qualche utilità.

Nell’arresto d’un malvivente, da parte di una pattuglia di due militari, di cui la soldatessa è di grado inferiore (caporale lei, caporale scelto lui) e di minore età (27 anni lei, 40 anni lui) nel titolo dell’articolo deve necessariamente comparire lei.
E fin qui…: la cavalleria è ancora d’uso.
Ma chissà: magari non è cavalleria.
Magari avrà avuto un qualche ruolo preminente nella vicenda.
Magari lo avrà bloccato con una fenomenale e fulminea azione d’immobilizzazione a terra!
Lo avrà atterrato con una repentina mossa di Krav Maga…
No:…”Abbiamo così fermato l’ivoriano e chiamato un ispettore di polizia che ha aperto la sacca”
Caspita! Inteso?
L’eroica azione è quindi stata la semplice richiesta d’aprire un borsone pieno di cellulari e panni sporchi.
Avrà però avuto il merito, la caporala d’aver intuito per prima e con un sesto senso tutto femminile…che si trattava di un omicida?
Nemmeno…” in genere, fermiamo e controlliamo tutti quelli che entrano con dei borsoni”
Quindi…?
E’ chiaro: si costruisce un articolo insignificante e pretestuoso a dimostrare che anche le donne combinano qualcosa durante un pattugliamento.
Ora mi sento molto più sicuro.

Sarebbe interessante sapere chi finanzia siti come questo  :hmm:

bluerosso:
Alè!...sempre più eroica!


http://lasottilelinearossa.over-blog.it/2015/08/catania-e-stata-una-soldatessa-a-bloccare-l-ivoriano-omicida.html


Catania: è stata una soldatessa a bloccare l'ivoriano omicida

Come tanti altri militari, era anche lei in servizio assieme anche alle forze di polizia impegnati nella vigilanza del centro di accoglienza di Cara di Mineo. Moena Mazzara 27 anni, di Napoli,caporale dell'Esercito, impegnata nell'"Operazione Strade Sicure" ha controllato  il borsone di uno dei tanti profughi del centro di accoglienza. All'interno del borsone sono stati ritrovati anche dei pantaloni insanguinati e un telefonino di uno dei due coniugi assassinati nella loro villa a Pelagonia, in provincia di Catania. Era il borsone dell'assassino.

(ma non era stato chiamato un ispettore di polizia!?)

In un'intervista a Roberto Frulli del "Secolo d'Italia"la soldatessa, ha raccontato quanto accaduto:"Ero all'inizio del mio turno insieme al capo del servizio, insieme alla polizia vigiliamo all'ingresso del centro e in genere fermiamo e controlliamo tutti quelli che entrano con dei borsoni. Abbiamo così fermato l'ivoriano e chiamato un ispettore di polizia che ha aperto la sacca (ah...ecco...mi pareva fosse andata così!   :doh:  ) All'interno c'erano dei telefonini, un computer, e altro materiale sospetto, da lì sono partite le indagini concluse con l'arresto dell'ivoriano". E' stato Mamadou Kamae, 18 anni, uno dei 3.000 profughi del centro di accoglienza di Cara di Mineo, ad uccidere i due coniugi. Intanto divampano le polemiche sull'accoglienza ai migranti che ogni giorno a ondate a migliaia, continuano ad approdare sulle nostre coste. Molti vengono ospitati nei centri di accoglienza dopo essere stati identifìcati, altri invece sfuggono ai controlli. Non si può aiutarli tutti, sono troppi. Se nessuno interviene a bloccare questa immigrazione continua verso l'Italia la situazione relativa alla sicurezza dei cittadini, nonostante l'intervento forze dell'ordine e dell'Esercito potrebbe sfuggire di mano. Ma siamo in Italia, dove a differenza di altri paesi, il fenomeno dei profughi e dell'immigrazione alimenta un business:quello degli appalti per i centri di accoglienza ad esempio. E nessuno sembra davvero intenzionato a stroncarlo questo giro di soldi.

bluerosso:
Ancora più eroica!


E questo sarebbe il giornale della destra (militarista) italiana... :ohmy:

http://www.secoloditalia.it/2015/08/il-racconto-della-soldatessa-cosi-ho-preso-lassassino-ivoriano-dei-coniugi/

Il racconto della soldatessa: così ho preso l’assassino ivoriano dei coniugi

di ROBERTO FRULLI lunedì 31 agosto 2015 - 18:05


«Aveva quel borsone e l’abbiamo fermato. Saranno state le 7 di mattina. Abbiamo quindi chiamato la polizia che ha aperto la sacca: dentro c’erano telefonini, un pc portatile una telecamera. Tutto è cominciato così». Il caporale Moena Mazzara, 27 anni, di Napoli, è uno dei due militari dell’Esercito che per primi hanno bloccato l’ivoriano di 18 anni Mamadou Kamara, accusato dell’omicidio dei coniugi Vittorio Solano e Mercedes Ibaniz durante una rapina nella loro villa di Palagonia.
«Ero all’inizio del mio turno – racconta la soldatessa – insieme al capo del servizio», il caporal maggiore capo scelto Pietro Mazzotta, 40 anni, della provincia di Siracusa.
«Insieme alla polizia – spiega – vigiliamo all’ingresso del Centro e, in genere, fermiamo e controlliamo tutti quelli che entrano con dei borsoni. Abbiamo così fermato l’ivoriano e chiamato un ispettore di polizia che ha aperto la sacca: all’interno c’erano telefonini, un computer e altro materiale sospetto. Da lì sono partite le indagini» che si sono concluse con il fermo dell’extracomunitario.
Nel borsone, infatti, sono stati trovati anche pantaloni sporchi di sangue, mentre il telefonino è risultato essere del proprietario della villa.
Una pattuglia di carabinieri si è recata sul posto pensando di dover raccogliere una denuncia per furto, invece ha scoperto i due cadaveri. Mamadou Kamara è uno dei circa 3.000 ospiti del Cara di Mineo. Gli stranieri sono di norma liberi di entrare ed uscire dal centro, che è però sottoposto a vigilanza continua da parte dei militari dell’Operazione “Strade sicure” e delle forze di polizia.
«Il nostro compito – spiega il capitano Filippo Rancatore, del 62mo reggimento fanteria di stanza a Catania, comandante del dispositivo di controllo – è quello di vigilare all’esterno del Cara, con delle pattuglie lungo la recinzione, e ai due varchi di ingresso.
Qui, in collaborazione con la Polizia, sottoponiamo a controlli gli ospiti che entrano ed escono. Proprio come è successo ieri».


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