Autore Topic: Questione Gender: bandiera bianca?  (Letto 13663 volte)

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Offline Angelo

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #30 il: Giugno 17, 2015, 17:45:00 pm »
Ragazzi, partiamo con calma. L'ideologia gender da chi nasce? Nasce dalle femministe negli anni '60'70 ed è supportata da pezzi di merda come il dottor John Money. Filosoficamente pure si aggancia al pensiero di filosofi parafemministi o dichiaratamente femministi.

La famiglia da cosa è stata distrutta? La famiglia è stata distrutta dall'insegnamento sia politico, sia nella società che l'unico scopo nella vita è fare soldi, avere uno stile di vista edonista ed egoista.Poi si è messo il femminismo che ha fatto leggi che sfavorivano i legami con figli (separazioni e divorzi dove la moglie si tiene casa, figli e mantenimento per se stessa e prole con i soldi dell'ex marito).  Ma allo stesso tempo, "il colpo di grazia" lo sta dando l'ideologia gender che destrutturando e banalizzando la famiglia (e contemporaneamente l'identità sessuale) ci avvicina tremendamente al "Mondo Nuovo" di A. Huxley.

Il femminismo ha molte teste, ma un unico centro di comando.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Vicus

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #31 il: Giugno 17, 2015, 19:01:00 pm »
A proposito di bandiera bianca, pare che larga parte del mondo cattolico la stia issando davvero, sia pure inconsapevolmente, essendo ormai abituato a far gestire il proprio cervello da terzi.
Pubblico un estratto da un lungo articolo della insostituibile (beato chi l'ha presa in moglie) Elisabetta Frezza:

Dal Family Day al Family gay, ovvero: tutti contro nessuno

Da tempo era nell’aria. L’accelerazione, anche sulla scena internazionale, delle fasi finali del golpe omosessualista sotto la regia dei potentati massonici ha evidentemente imposto di stringere i tempi. Il cambio di paradigma si è già di fatto realizzato: i rapporti contro natura sono percepiti grossomodo come equivalenti a quelli famigliari, l’omosessualità da vizio privato è divenuta ufficialmente pubblica virtù. Manca soltanto – e ormai, visto il clima che si respira, è quasi un dettaglio – la legalizzazione formale del vincolo omosessuale nel Paese che, sulla carta, conserva ancora il titolo di centro della cristianità: l’abolizione definitiva dell’istituzione famigliare tramite l’introduzione nell’ordinamento del «matrimonio» tra persone dello stesso sesso (comunque lo si voglia denominare) è indefettibilmente in agenda, ma richiede ancora qualche scaramuccia simulata prima di poter essere consacrata nella pace generale delle coscienze, anche quelle dei cristiani «ideologici» e attardati che si ostinano a dirsi recalcitranti.

Ebbene, in lontananza, si percepiva da tempo il ritorno in casa nostra di un qualche tipo di raduno di famiglie. Buono per funzionare da collettore del residuo dissenso, al fine di normalizzarlo, tacitarlo e farlo confluire nel corso trionfale della politica gay friendly statale ed ecclesiale. Cosa fatta, capo ha.

Ecco dunque che per il prossimo 20 giugno è stata indetta nella capitale, a piazza San Giovanni, la tanto attesa manifestazione catto-ecumenica destinata ad accompagnare un popolo ancora scosso da qualche non sopita turbolenza ideologica nel seno della più evoluta civiltà europea. Sulla carta si celebrerà la festa della famiglia canonica [gli slogan sono quelli insipidi fatti entrare nell’automatismo discorsivo come filastrocca mandata a memoria, per sollevare dall’onere di pensare: il matrimonio è solo tra un uomo e una donna, ogni bambino ha diritto (?!) ad avere una mamma è un papà, i genitori hanno quello di educare i propri figli, e così via]; in realtà non si mira che ad allargarne generosamente i confini a una vasta gamma di derivati.

L’evento pubblico diventerà così, tra squilli di tromba e lanci di coriandoli, l’occasione imperdibile per benedire tutte le possibili variazioni sul tema.

Vale la pena di ripercorrere le farraginose tappe della gestazione di tale evento per meglio comprendere lo spirito che lo anima. Soprattutto, per ammirare il coraggio e l’orgoglio che caratterizzano i suoi gagliardi promotori.

Adinolfi l’antesignano

Vista l’inerzia dell’associazionismo ufficiale obbediente all’attendismo dei vescovi, qualche mese fa era stato l’outsider Mario Adinolfi a lanciare la sua iniziativa. Al punto da far giungere all’improvvido pioniere un segnale capace di indurlo a cancellare d’improvviso l’appuntamento per il quale si era già tanto speso, e con particolare entusiasmo.

Con un post strabiliante apparso su facebook, i promotori dell’evento al PalaLottomatica hanno ritirato l’iniziativa dichiarandosi paghi della «prima grande vittoria» conseguita con lo slittamento della discussione parlamentare sul ddl Cirinnà al mese successivo, ed esternando al contempo la propria preoccupazione – condivisa da non meglio identificati «altri» – a non creare in nessun modo un clima di «contrapposizione ideologica» con gli organizzatori del Gay Pride, in programma a Roma nella stessa data del 13 giugno. Di conseguenza, si è ceduto cavallerescamente il passo agli orgogliosi portatori di gaiezza. Ubi maior, minor cessat.

Family Day o Family gay? Programma numero uno


Di lì a poco infatti veniva annunciata da più parti, e sin dall’inizio con un evidente deficit di coordinazione, la grande manifestazione romana del prossimo 20 giugno, in cui finalmente dovrebbero confluire i cattolici di ogni ordine, grado e credo religioso: il tanto atteso Family Day, riedizione aggiornata dell’omonimo raduno del 2007.

«L’obiettivo – si legge nel comunicato della Manif pour Tous – è replicare con un secondo Family Day la manifestazione che otto anni fa riempì la piazza storica della capitale (piazza San Giovanni, ndr) e contribuì non poco all’affossamento della proposta dei DICO messa allora in campo dal Governo Prodi»; allora, «la mobilitazione, e le conseguenti prese di distanza degli esponenti cattolici del Governo, frenarono di fatto il percorso del ddl, che si arenò del tutto in autunno».

Stesso nome, dunque, e stessa piazza. Una riproposizione quasi scaramantica, evocativa del successo passato. Anche stesso obiettivo? Qui viene il bello.

Se all’epoca si trattava di fermare i Dico, oggi si tratta, sulla carta, di bloccare il ddl Cirinnà, l’omologo aggiornato dell’aborto prodiano/bindiano. Peccato però che per ottenere tale scopo – in omaggio alla imperitura teoria del male minore, che per sua natura comporta un inesorabile slittamento in peius – la più parte dei nuovi difensori della famiglia (nel frattempo deformata nella mentalità diffusa) ritengano ora doveroso concedere alle coppie omosessuali il riconoscimento giuridico dello status di conviventi, con tutto il corredo di diritti connessi, tranne quei tre che – in attesa di sollecito intervento giurisprudenziale, poiché si sa bene di poter contare sull’alleato potente e sicuro della magistratura di ogni ordine e grado – rimarrebbero in un primissimo momento appannaggio dei rapporti famigliari fondati sul matrimonio tra un uomo e una donna: cioè adozione, pensione di reversibilità, riserva di legittima.

Si è già diffusamente parlato su queste colonne del progetto truffaldino partorito dagli illustri ideologi del Sì alla Famiglia (Introvigne, Mantovano), sotto forma di testo unico, volto a garantire una felice sistemazione alle coppie omosessuali. Ora i suoi cattolicissimi autori tentano di renderlo la base giuridica a schizofrenico sostegno dell’iniziativa di piazza, presentandolo come lo «strumento più adeguato» «per raggiungere l’obiettivo condiviso di una società rispettosa e aperta nei confronti delle persone omosessuali».

La patacca, già rifilata agli «incolpevoli» Pagano e Sacconi, per essere da loro presentata in ambedue i rami del Parlamento quale nuovo cattolicissimo disegno di legge idoneo a dare veste giuridica alle convivenze omosessuali, è infatti poi resa oggetto di una lettera indirizzata a tutti i deputati e i senatori e fatta sottoscrivere da 58 cattolicissimi «intellettuali» di chiara fama in qualità di sostenitori
della manifestazione del 20 giugno (tra di essi lo stesso suo portavoce Massimo Gandolfini). Come si vede, la preoccupazione dominante nell’Italia del 2015, per gli intellettuali e i politici di qualunque colore, cultura e fede religiosa, è quella di serenamente accasare le coppie omosessuali.

Se nel primo Family Day l’obiettivo era l’affossamento dei Dico, smascherati come la via maestra per l’introduzione delle unioni tra persone dello stesso sesso, bisogna ammettere che se ne è fatta di strada, se nel secondo Family Day una proposta che va ben oltre gli stessi Dico – quanto a portata rivoluzionaria del paradigma famigliare – è caldeggiata dai suoi stessi promotori. 

Non per nulla l’affossamento dei DICO avvenne allora proprio perché a un certo punto fu chiaro a tutti dove in realtà si voleva andare a parare: evidentemente otto anni fa brillava ancora qualche lume di ragione, e l’anormalità non era ancora per tutti divenuta normale.


Contrordine compagni. Cambio di programma

E infatti qualcuno, al di qua o al di là del Tevere, deve essersi accorto sia del controsenso onomastico, come anche dell’eccessivo zelo programmatico suscettibile di mettere a rischio i buoni rapporti con il popolo invertito: in fondo, una manifestazione dichiaratamente contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni omosessuali (tanto più se tacitamente favorevole alle stesse sotto le mentite spoglie del testo unico) non può non finire per mettere in discussione la sostanza virtuosa dell’omosessualità, ormai unanimemente riconosciuta come nuovo valore universale, secondo l’ordine inderogabile imposto dalle centrali operative di Bruxelles e di Washington.

Gli incauti promotori sono quindi stati richiamati perentoriamente all’ordine, ed ecco la svolta. Alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, l’8 giugno scorso, il portavoce unico ufficiale del comitato organizzatore – al quale ultimo pure, nel frattempo, viene cambiato il nome in corsa: era «Da mamma e papà» ed è ribattezzato «Difendiamo i nostri figli» – si esibisce con ammirevole disinvoltura in una virata acrobatica: espunge categoricamente dal programma l’opposizione alla Cirinnà (insieme a quella alla Scalfarotto e alla Fedeli, testi connessi per materia) e assicura che la mobilitazione a Piazza San Giovanni «non ha niente a che fare con il Family Day del 2007» e non è né contro il disegno di legge Cirinnà, né contro gli omosessuali, né «contro qualcuno».

Il messaggio ufficiale, lanciato in sede altrettanto ufficiale dal portavoce ufficiale, diviene dunque il seguente: manifestiamo contro niente e contro nessuno. Una vera e propria chiamata alle armi.
Del resto, quello di non essere «contro» è il pensiero fisso che ossessiona il nuovo esercito del cattolicesimo postconciliare. Sullo sfondo della pace universale, ottenuta col principio di non belligeranza, tutto viene livellato: scompaiono i criteri di valutazione, scompare ogni differenza tra il bene e il male, in vista del raggiungimento della pace eterna. E pazienza che sia stato Cristo stesso, quella volta, a consacrare la lotta contro il male, dicendo con discreta chiarezza «chi non è con me, è contro di me» in una pagina del Vangelo sconosciuta ai nuovi fedeli così come ai loro pastori riformati.

Di fatto, dunque, nell’arco di un tanto breve lasso di tempo, una manifestazione pubblica, indetta in tutta fretta al preciso scopo di contrastare una altrettanto precisa iniziativa legislativa, e quelle ad essa complementari, ha cambiato nome e ha cambiato pure obiettivo. E la gente, reclutata in forze a mobilitarsi per riempire la piazza, si trova a spendersi per una causa cangiante, in via di progressiva evaporazione estiva; quantomeno, sicuramente decisa altrove e sopra la propria testa. È infatti chiarissimo che ciò che viene sbandierato come un grande movimento spontaneo di popolo, in realtà è condotto al guinzaglio dal litigioso concordato tra forze di Governo della Chiesa e dello Stato, tendente al ribasso nel tentativo disperato di raggiungere un comun denominatore più che minimo, minimissimo. Praticamente irrilevante.

L’inchino al Gay Pride

Tra i carri più importanti, insieme a quello di Mucassassina e del Gay Village, viene esibito come un fiore all’occhiello della parata quello del circolo Mario Mieli – il cui presidente in carica Andrea Maccarrone è non per nulla portavoce del coordinamento Roma Pride – i cui intenti programmatici sono accessibili a chiunque sul web, eccettuata – a quanto pare – la procura della Repubblica. Infatti, tra tanta ricchezza speculativa che il fondatore ha profuso tra i suoi discepoli, ricordiamo solo queste poche edificanti parole:

«Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica».

I bambini, secondo il pensiero di Mieli, possono «liberarsi» dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro «perversità poliforme» grazie ad adulti consapevoli. Un nutrito campionario dei quali si è evidentemente raccolto a Roma per l’occasione.

Ora, come sappiamo, i promotori di quell’altra manifestazione, indetta per il prossimo 20 giugno e in cui sono confluite anche le truppe di Adinolfi rimaste orfane del Palaottomatica, sostengono secondo copione che essa non è contro nessuno. Ne possiamo dedurre che non sia nemmeno contro tutti costoro.


Non si capisce bene a questo punto da chi dovremmo difendere i nostri figli scendendo in piazza, considerato anche che l’assessora alle Pari Opportunità del comune di Roma, signora Alessandra Cattoi, ha annunciato dal palco del Gay Pride: «da settembre vogliamo formare i dipendenti comunali sul linguaggio di genere, con un piano di formazione [$$$] a tappeto».

Le ragioni del caos

Questa la parabola di un monstrum in divenire, di un ircocervo nato azzoppato perché incrocio forzato tra le varie anime di un cattolicesimo oramai solo di nome, che ha perduto l’orgoglio della propria identità perché ha perduto la percezione della verità. Perché ha perduto la fede. Il cambiamento in corsa della ragione sociale della manifestazione è un fatto interessante proprio perché paradigmatico. Di cui vale la pena tentare un’analisi.

Al richiamo iniziale qualcuno ha risposto con entusiasmo eccessivo, pensando di poter scendere in piazza per esprimere il proprio sacrosanto sdegno «contro». Contro un disegno eversivo e diabolico che ci impone di scambiare le categorie del reale, di cancellare d’un tratto la verità e la logica, di consegnarci docili e remissivi ai carnefici nostri e dei nostri figli. Contro l’avanzata di un potere tentacolare che ghermisce le nuove generazioni nel vuoto educativo generalizzato.

Ma è scattato subito il sistema di sicurezza. La nuova religione del dialogo e della tolleranza, dei ponti e dei tavoli, non ammette dissidenti. Quello che qualche anno fa era ritenuto comunemente pura follia, anzi nemmeno concepibile, oggi è diffusamente digerito, a partire da coloro che dovrebbero essere preposti alla difesa della cittadella. Ai quali non è venuto in mente a tempo debito di adottare alcuna contromisura, e che ora fanno a gara per rassicurare tutti che l’invasore è un ospite prezioso, da accogliere con tutti gli onori.

«Coppie formate da persone omosessuali sono presenti nella nostra società, e... questa circostanza non può essere semplicemente ignorata dal diritto», dicono ad Avvenire Introvigne e Mantovano (Alleanza Cattolica).

«È una realtà che due persone dello stesso sesso possano provare attrazione, simpatia, affetto, il desiderio di un progetto comune», dice al Corriere della Sera monsignor Galantino, segretario generale della CEI.

Tutti i pensatori sono dunque concordi nel riconoscere che ciò che esiste è di per sé meritevole di essere tutelato dal diritto. Ciò che è reale è razionale, e anche di più.

Un concetto la cui evidenza si può peraltro cogliere efficacemente con riguardo a varie situazioni, come Cosa Nostra, la rapina a mano armata, i furti con destrezza e soprattutto l’evasione fiscale: tutte realtà che, in virtù della loro indubbia diffusione, richiederebbero per ciò stesso una immediata valorizzazione giuridica.


Ecco dunque che si avverte la necessità impellente, per tutti, di disciplinare le relazioni omosessuali. Perché la patologia, quando è diffusa, diventa ipso facto fisiologia.

E guai a coloro che osano ancora parlare di patologia, di patologia virale ad alta contagiosità grazie alla sua glorificazione martellante.


Non si può dire che c’è un potere paradossale e nefasto acquisito proditoriamente dai movimenti omosessualisti, e tantomeno che questo potere è incarnato negli individui che vantano come segno virtuoso di distinzione le proprie particolari tendenze sessuali, per giunta contro natura. Guai.

Non si può dire che c’è un esercito di persone (uno spaccato del quale si è visto sfilare per le strade di Roma sabato 13 giugno) che vestono tutte la stessa divisa e sventolano tutte la stessa bandiera da issare sulle case italiane, guidato da truppe scelte che esibiscono l’omosessualità come distintivo. Che c’è una guerra in corso e che le guerre comportano una contrapposizione delle forze in campo.

In tutto questo il gender non è che un parafulmine, di cui tutti blaterano compulsivamente e su cui ora si concentrano gli strali dei benpensanti per spersonalizzare la lotta. Esso è parte integrante del piano omosessualista, una sua precisa arma strategica: se il sesso è una variabile indipendente, frutto di libera scelta – come vuole questa cosiddetta teoria – la scelta omosessuale è un’espressione rispettabile di libertà, al pari di quella di una professione o di un capo di abbigliamento. Ma è chiaro che non si può combattere questa menzogna grossolana senza combattere chi l’ha elaborata a fini di conquista.

Mentre quindi tutti si concentrano sulla teoria del gender e si impegnano nella sua banale confutazione, la penetrazione dell’omosessismo prosegue indisturbata la propria marcia implacabile nei gangli vitali della società e nei centri di potere internazionali e nazionali. Al punto che, se anche per ipotesi si riuscisse a far eliminare dai programmi scolastici ogni informazione su questa invenzione grossolana – come auspicano quelli di piazza San Giovanni secondo l’ultima versione del loro manifesto – l’omosessualità manterrebbe comunque il posto privilegiato che già ora le è riservato dalle direttive ministeriali quale variante virtuosa della sessualità. Essa infatti è ormai presentata come realtà umana degna di ogni tutela e promozione sociale in omaggio ai «diritti», alla libertà, alla uguaglianza, al rispetto, all’amore senza confini, a tutto quel repertorio di concetti manipolati che menti ormai indifese per mancanza di strumenti critici, espunti dalla scuola di regime, hanno assorbito secondo copione.

Alla fine...

Alla fine, molte persone di buona volontà andranno a Roma, con le migliori intenzioni e sincere speranze, ma saranno carne da cannone per chi vuole solo approntare una resistenza simbolica, cioè creare la scenografia di cartapesta funzionale a garantire il pluralismo di facciata dietro manovre totalitarie ordite altrove.

Perché il portavoce Gandolfini, in conferenza stampa, dice cose così: «il tema degli omosessuali non ha niente a che fare con il nostro Comitato. (…) La nostra manifestazione è di tipo propositivo, dice la bellezza della famiglia, non è contro nessuno, quindi non è contro gli omosessuali».

Dove la famiglia della cui bellezza si deve raccontare è evidentemente (essendo i manifestanti aperti a tutti e contro nessuno) quella di tutti i colori fondata sull’amore, di cui la c.d. famiglia naturale è null’altro che un sottoinsieme residuale e – diciamocelo – anche un po’ superato.

Il repertorio delle frasi autorizzate è dettato dall’alto, ovvero da chi risponde agli ordini dei potentati sovranazionali e professa con ogni evidenza un’altra religione. Il manovratore non va disturbato, anzi, va oliata la sua macchina da guerra.

In tutto questo, è evidente, il problema principe è nella Chiesa, il problema è la Chiesa. Che senza più pudore mostra fazioni contrapposte, l’una contro l’altra armata (in deroga all’ordine di non belligeranza), ma tutte – almeno quelle visibili – protese nell’appeasement col mondo.

Il motore di avviamento della manifestazione del 20 giugno è stato Kiko Arguello, si dice col placet silente di Bergoglio che, dopo la virata programmatica, ha reso esplicito il suo sostegno; e infatti esponenti neocatecumenali sono sia i vertici italiani della Manif pour Tous, sia il portavoce del comitato organizzatore Gandolfini. Dalla loro parte, sin dalla prim’ora, il cardinale Bagnasco presidente della Conferenza Episcopale. Il freno a mano in seconda battuta è stato tirato da Galantino, segretario generale della conferenza episcopale, ostile alla manifestazione divisiva e teorizzatore del dialogo ad oltranza e verso tutti. Costui – si sa – è stato nominato da Bergoglio ed è suo braccio destro. Bergoglio nel frattempo non è stato con le mani in mano e, incontrando gli scouts dell’Agesci, ha raccomandato loro di costruire «ponti, non muri nella società» (e questi lo hanno preso subito in parola e si sono uniti festanti, a centinaia, al Gay Pride dello stesso pomeriggio brandendo cartelli inneggianti all’amore senza discriminazioni), e volerà presto in Argentina a incontrare Simón Cazal, numero uno del gruppo per i diritti LGBT SOMOSGAY, sposato dal 2012 con Sergio López.

Come si può vedere, un quadro caotico ma neanche tanto. Oltre l’agitarsi di comprimari e di comparse, al di sopra e al di fuori di ogni dissidio sui contenuti, si staglia sullo sfondo il marchio papale: quel «divide et impera» funzionale all’esercizio incontrastato del proprio potere, obiettivo esclusivo, e terrorizzante, dell’attuale pontificato.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #32 il: Giugno 17, 2015, 19:35:40 pm »
sono d'accordo con lo scenario descritto da Elisabetta Frezza
di fatto gli unici a crederci davvero sembra siano i neocatecumenali
a dir la verità questo fatto mi consola un tantino: infatti sono i più legati alla Sacra Scrittura
però devo dire che anche loro certi passaggi li accostano con cautela: ma se non altro se consideriamo la media dei figli dei neocat, qualcosa di positivo deve esserci

rimane il fatto che il clima generale è da bandiera bianca, appunto
ma mentre i grossi centri di potere sembrano orma rassegnati alla vittoria del mondo lbgt, il mio punto di vista è diverso: a me tutto sommato di cosa fa chicchessia non importa molto, sappiamo che il nostro punto di vista come U3000 è abbastanza riduzionista: se le donne vogliono la parità, che parità sia

epperò ritengo anche che chiunque sia libero di pensarla diversamente, e in particolare i cattolici dovrebbero essere liberi di essere cattolici (!) e allora mi girano le palle quando i cattolici si svendono al pensiero unico e sono essi stessi la causa della propria implosione
se i cattolici fossero rimasti cattolici, fedeli alle scritture, non ci sarebbero stati problemi di dissoluzione delle famiglie. Ma chi se ne frega se c'è l'aborto e il divorzio e i gay!
invece, incapaci di restare fermi sulle proprie posizioni, adesso vedono nei gay la nuova minaccia ai loro valori! maddai! se avete dei valori, cercate di viverli senza occuparvi di quel che fanno altri

lo dico con tristezza: difficile oggi trovare cattoliche che abbiano una minima propensione a condividere l'insegnamento della scrittura sul rapporto uomo-donna!
Dio cè
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Offline Angelo

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #33 il: Giugno 17, 2015, 21:48:01 pm »
sono d'accordo con lo scenario descritto da Elisabetta Frezza
di fatto gli unici a crederci davvero sembra siano i neocatecumenali
a dir la verità questo fatto mi consola un tantino: infatti sono i più legati alla Sacra Scrittura
però devo dire che anche loro certi passaggi li accostano con cautela: ma se non altro se consideriamo la media dei figli dei neocat, qualcosa di positivo deve esserci

rimane il fatto che il clima generale è da bandiera bianca, appunto
ma mentre i grossi centri di potere sembrano orma rassegnati alla vittoria del mondo lbgt, il mio punto di vista è diverso: a me tutto sommato di cosa fa chicchessia non importa molto, sappiamo che il nostro punto di vista come U3000 è abbastanza riduzionista: se le donne vogliono la parità, che parità sia

epperò ritengo anche che chiunque sia libero di pensarla diversamente, e in particolare i cattolici dovrebbero essere liberi di essere cattolici (!) e allora mi girano le palle quando i cattolici si svendono al pensiero unico e sono essi stessi la causa della propria implosione
se i cattolici fossero rimasti cattolici, fedeli alle scritture, non ci sarebbero stati problemi di dissoluzione delle famiglie. Ma chi se ne frega se c'è l'aborto e il divorzio e i gay!
invece, incapaci di restare fermi sulle proprie posizioni, adesso vedono nei gay la nuova minaccia ai loro valori! maddai! se avete dei valori, cercate di viverli senza occuparvi di quel che fanno altri
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lo dico con tristezza: difficile oggi trovare cattoliche che abbiano una minima propensione a condividere l'insegnamento della scrittura sul rapporto uomo-donna!

Cosimo, ma se nei paesi dove le istanze genderfemministe sono più avanzate e legalizzate rispetto all'Italia e alcuni soggetti (tra cui i cattolici) sono FINITI IN GALERA che devono fare i cattolici italiani? Stare zitti ? Fanno benissimo. Non capisco perchè i cristiani ortodossi rispondono e rispondono pure con modi virili e i cattolici che pare si stiano finalmente muovendo perchè gli stanno toccando i figli dovrebbero tralasciare. Devono insistere, le femministe, le genderfemministe devono capire che la loro merdosa ideologia genderfemminista sarà GIUSTAMENTE ostacolata. E finalmente i cattolici (o alcuni di essi) rispondono a tono. Mica possono sempre prendersi cazzotti, sputi, uova addosso, aggressioni come è successo alle Sentinelle in piedi SENZA RISPONDERE?

Ogni tanto c'è la reazione... ---> http://www.tempi.it/blog/famiglia-perche-il-20-giugno-saro-a-roma#.VYHPKfntlBc
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #34 il: Giugno 17, 2015, 23:01:13 pm »
sono d'accordo con lo scenario descritto da Elisabetta Frezza
di fatto gli unici a crederci davvero sembra siano i neocatecumenali
a dir la verità questo fatto mi consola un tantino: infatti sono i più legati alla Sacra Scrittura
però devo dire che anche loro certi passaggi li accostano con cautela: ma se non altro se consideriamo la media dei figli dei neocat, qualcosa di positivo deve esserci

rimane il fatto che il clima generale è da bandiera bianca, appunto
ma mentre i grossi centri di potere sembrano orma rassegnati alla vittoria del mondo lbgt, il mio punto di vista è diverso: a me tutto sommato di cosa fa chicchessia non importa molto, sappiamo che il nostro punto di vista come U3000 è abbastanza riduzionista: se le donne vogliono la parità, che parità sia

epperò ritengo anche che chiunque sia libero di pensarla diversamente, e in particolare i cattolici dovrebbero essere liberi di essere cattolici (!) e allora mi girano le palle quando i cattolici si svendono al pensiero unico e sono essi stessi la causa della propria implosione
se i cattolici fossero rimasti cattolici, fedeli alle scritture, non ci sarebbero stati problemi di dissoluzione delle famiglie. Ma chi se ne frega se c'è l'aborto e il divorzio e i gay!
invece, incapaci di restare fermi sulle proprie posizioni, adesso vedono nei gay la nuova minaccia ai loro valori! maddai! se avete dei valori, cercate di viverli senza occuparvi di quel che fanno altri

lo dico con tristezza: difficile oggi trovare cattoliche che abbiano una minima propensione a condividere l'insegnamento della scrittura sul rapporto uomo-donna!
Conobbi una volta un frate ex neocat – era di un’altra opinione, ma non voglio andare OT. Per chi volesse saperne di più, c’è l’autorevole studio di Padre Zoffoli: http://www.internetica.it/neocatecumenali/Zoffoli_Eresie-del-cnc.pdf
Quel che dici è vero, la morale cattolica è stata demolita dall’interno con l’arma dell’oblio: tacere sulla sottomissione della moglie in nome dell’amore coniugale, tacere sul femminismo in nome della ‘tolleranza’. Con il gender imposto ai loro figli, i cattolici si stanno forse accorgendo che la tattica dello struzzo non funziona, e che le riserve indiane non sono che una tappa intermedia verso l’abolizione del cattolicesimo.
La “teologia dell’estinzione” è già pronta
: un tal Vito Mancuso, nel saggetto di successo L’Anima e il suo destino, spiega cosa deve fare secondo lui la Chiesa:

«Porre davvero la fede al servizio del mondo (...) pensandosi come seme che marcisce nel campo o come lievito che scompare nella pasta. (...) Fino a quando il seme vorrà preservare la sua identità di seme senza pensarsi in funzione della pianta, verrà meno al suo compito».

È un’asserzione interessante, perché rende esplicita una visione molto presente nel cattolicesimo terminale. La Chiesa per Mancuso deve suicidarsi, ossia disciogliersi nel mondo senza residui, diventare liquida e light; il suo «compimento» è nel suo superarsi, morire e marcire. Deve «scomparire», puramente e semplicemente. Non deve concepirsi più come frutto, ma come «seme» — ossia potenzialità non ancora attuata, imperfetta, incompiuta.
Il «lievito» preferito da Mancuso è quello che scompare senza far lievitare la pasta, ossia senza influire sulla società.

La frase di Mancuso obbliga alla domanda: la Chiesa è il seme, oppure l’albero? Deve marcire, perdere la propria identità in vista della pianta che nascerà da essa? Detto in altro modo: quella di Cristo è una salvezza imperfetta? La Verità deve essere superata e sciolta nella Carità?
E' la domanda stessa del Battista a Gesù: «Sei tu quello che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?».
« Ultima modifica: Giugno 18, 2015, 06:20:43 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #35 il: Giugno 18, 2015, 08:44:38 am »
Angelo, i cattolici dovrebbero prima preoccuparsi di essere cattolici e dopo di protestare contro chi vorrebbe impedirglielo  :w00t:

siamo chiari: io alle donne cattoliche che tagliuzzano le Sacre Scritture a loro uso e consumo non credo
io non credo ai preti che le incoraggiano e le sostengono

prima di protestare contro il gender le donne cattoliche dovrebbero ricominciare a vestirsi come Dio comanda, a mettere il velo, a rispettare i mariti, etc
ovvio che nulla di tutto ciò è obbligatorio, ovvio che non ha senso pensare che questi suggerimenti possano risolvere la QM: a noi dal punto di vista della QM non interessa che le donne ragionino in un modo o nell'altro, a noi interessa che finisca la discriminazione nei nostri confronti: se parità deve essere, che parità sia

ma la questione è che nessuno impone nulla alle donne: se non vogliono essere cattoliche, che vadano a sguazzare altrove e che i preti la smettano di blandirle!

pensate un po'; una volta parlando con un prete in gamba, un amico, del divorzio, gli feci osservare che la coerenza avrebbe voluto che i cattolici che si sposavano in chiesa firmassero un contratto nel quale si impegnavano a non divorziare: covenant marriage http://covenantmarriage.com/what-is-a-marriage-covenant/
quello mi disse che non si poteva fare perchè già adesso tanti non si sposano in chiesa, con quella clausola sarebbero diminuiti ancora di più  :w00t: capite? la svendita totale, l'azzeramento definitivo dell'identità cattolica

ma come possiamo noi, nel bel mezzo di una guerra che punta alla nostra eliminazione psichica e culturale, accompagnarci con gente disorientata che protesta contro la pagliuzza nell'occhio altrui e non vede la propria trave? che ci andiamo a fare in piazza con le Sentinelle in Piedi quando loro per prime non impongono alle donne di uscire dalle chiese se non hanno il velo o se sono in minigonna? quando non sono loro per prime a chiedere l'annullamento del matrimonio quando la moglie non obbedisce al marito?

ma che protestano a fare contro il gender? cosa può distruggere la lobby LGBT che i cattolici non abbiano già demolito e seppellito da soli?
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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #36 il: Giugno 18, 2015, 08:59:50 am »
Siamo sicuri che i cattolici che protestano contro il gender siano tutti ridotti così? Le famiglie alla Manif' erano tutte sgangherate?
Il gender è moralismo su preferenze altrui o riguarda la salute psichica dei propri figli?
Il quadro che tracci è esatto, ma vale anche al contrario: si può obbedire al marito, mettere il velo in chiesa ecc. se poi si tace sul gender -imposto a tutti per legge?
Citazione da: Cosmos1
pensate un po'; una volta parlando con un prete in gamba, un amico, del divorzio, gli feci osservare che la coerenza avrebbe voluto che i cattolici che si sposavano in chiesa firmassero un contratto nel quale si impegnavano a non divorziare: covenant marriage http://covenantmarriage.com/what-is-a-marriage-covenant/
quello mi disse che non si poteva fare perchè già adesso tanti non si sposano in chiesa, con quella clausola sarebbero diminuiti ancora di più
Non vogliono neppure la convivenza: alle donne, sedicenti cattoliche o meno, il matrimonio femminista va proprio bene così com'è.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #37 il: Giugno 18, 2015, 12:36:01 pm »
io credo che se i cattolici fossero davvero cattolici, se ignorassero le leggi sul divorzio, la contraccezione, se le donne portassero velo e gonne lunghe, etc etc del gender e relativi correlati potrebbero fregarsene alla grande!

Basta leggere la Didachè: in un mondo nel quale l'infanticidio era abitudine, i cristiani non espongono i bambini. Mica vanno a fare le manifestazioni in piazza! Loro sono diversi. Punto.

Dico "loro" e non "noi" perchè mi rendo conto di essere sempre più isolato: non è che puoi andare da tua moglie e dirle: obbediscimi, metti il velo, fai quel che ti dico o ti picchio  :wacko:
mi basterebbe che mia moglie accettasse l'idea di non essere cattolica e che la Chiesa ammettesse quel che ammetteva San Paolo: che un cristiano sposato ad un pagano non doveva sentirsi vincolato a quel matrimonio. Punto.
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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #38 il: Giugno 18, 2015, 14:42:08 pm »
Angelo, i cattolici dovrebbero prima preoccuparsi di essere cattolici e dopo di protestare contro chi vorrebbe impedirglielo  :w00t:

siamo chiari: io alle donne cattoliche che tagliuzzano le Sacre Scritture a loro uso e consumo non credo
io non credo ai preti che le incoraggiano e le sostengono

prima di protestare contro il gender le donne cattoliche dovrebbero ricominciare a vestirsi come Dio comanda, a mettere il velo, a rispettare i mariti, etc
ovvio che nulla di tutto ciò è obbligatorio, ovvio che non ha senso pensare che questi suggerimenti possano risolvere la QM: a noi dal punto di vista della QM non interessa che le donne ragionino in un modo o nell'altro, a noi interessa che finisca la discriminazione nei nostri confronti: se parità deve essere, che parità sia

ma la questione è che nessuno impone nulla alle donne: se non vogliono essere cattoliche, che vadano a sguazzare altrove e che i preti la smettano di blandirle!

pensate un po'; una volta parlando con un prete in gamba, un amico, del divorzio, gli feci osservare che la coerenza avrebbe voluto che i cattolici che si sposavano in chiesa firmassero un contratto nel quale si impegnavano a non divorziare: covenant marriage http://covenantmarriage.com/what-is-a-marriage-covenant/
quello mi disse che non si poteva fare perchè già adesso tanti non si sposano in chiesa, con quella clausola sarebbero diminuiti ancora di più  :w00t: capite? la svendita totale, l'azzeramento definitivo dell'identità cattolica

ma come possiamo noi, nel bel mezzo di una guerra che punta alla nostra eliminazione psichica e culturale, accompagnarci con gente disorientata che protesta contro la pagliuzza nell'occhio altrui e non vede la propria trave? che ci andiamo a fare in piazza con le Sentinelle in Piedi quando loro per prime non impongono alle donne di uscire dalle chiese se non hanno il velo o se sono in minigonna? quando non sono loro per prime a chiedere l'annullamento del matrimonio quando la moglie non obbedisce al marito?

ma che protestano a fare contro il gender? cosa può distruggere la lobby LGBT che i cattolici non abbiano già demolito e seppellito da soli?

Non trovo lineare il tuo ragionamento, sarà un mio limite, ma non mi trovo proprio. Se il genderfemminismo diventa non evitabile dalla famiglie, secondo te l'antifemminismo aumenterà o si estinguerà? Se un bimbo o una bimba vengono sottoposti fin dalla più tenera età al lavaggio del cervello genderfemminista, pensi che sia più facile fargli capire  che vivono in un mondo orwelliano ?

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #39 il: Giugno 18, 2015, 14:43:51 pm »
io credo che se i cattolici fossero davvero cattolici, se ignorassero le leggi sul divorzio, la contraccezione, se le donne portassero velo e gonne lunghe, etc etc del gender e relativi correlati potrebbero fregarsene alla grande!
Sei sicuro? E i corsi obbligatori a scuola? E l'abolizione dell'obiezione di coscienza (in USA e altrove) sull'aborto?
La Didaché risale ai tempi delle catacombe, ma i cristiani hanno il dovere di far sentire la propria voce per il bene comune. Quindi non solo il loro, né riguardante principi religiosi: il gender è un fattore chiave della condizione e della Questione maschile, volendo snaturare l'identità sessuale fin dall'infanzia.
Di solito, chi si occupa del gender vive secondo il Vangelo, ed ha una famiglia sana: senza divorzio e contraccezione, donne con velo e gonne lunghe ecc.
Viceversa, i cristiani molli e postmoderni di cui parli sono anche quelli che solitamente ignorano il gender.
Storicamente la tattica dello struzzo ha sempre segnato una regressione nella comunictà cristiana se non un arretramento della civiltà.
Credo che ci stiamo ripetendo, almeno io, quindi per ora non ho altro da aggiungere.
« Ultima modifica: Giugno 18, 2015, 15:08:59 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #40 il: Giugno 19, 2015, 18:50:24 pm »
Sei sicuro? E i corsi obbligatori a scuola?

il trend gender campa sulla vigliaccheria, è la sua matrice
per fare un esempio: la legge sull'aborto fu firmata dall'allora ministro alla sanità Tina Anselmi (se ricordo bene), cattolica e democristiana

se avesse avuto le palle e avesse avuto il coraggio di rischiare, l'aborto non sarebbe diventato legge della repubblica

se i cattolici avessero le palle, sarebbe difficile far passare qualunque legge
ma le hanno smarrite  :wacko:
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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #41 il: Giugno 19, 2015, 19:03:57 pm »
il trend gender campa sulla vigliaccheria, è la sua matrice
per fare un esempio: la legge sull'aborto fu firmata dall'allora ministro alla sanità Tina Anselmi (se ricordo bene), cattolica e democristiana

se avesse avuto le palle e avesse avuto il coraggio di rischiare, l'aborto non sarebbe diventato legge della repubblica

se i cattolici avessero le palle, sarebbe difficile far passare qualunque legge
ma le hanno smarrite  :wacko:

Ok, considerando corretta l'ipotesi che i cattolici hanno perso le palle, secondo te per formare giovani seri cosa si può fare? Stare zitti sul genderfemminismo nelle scuole e quindi togliere anche la possibilità di pensare in maniera diversa o fare, come stanno facendo le Sentinelle in Piedi, molti cattolici,etc.  tentare di contrastare l'ideologia genderfemminista nelle scuole?

Inoltre c'è da considerare che, quando c'è un "vuoto" politico, quel vuoto viene riempito. E tenendo presente che l'Italia fa pochi figli ma "acquista" molti immigrati che sono molto più prolifici (e molto meno "pacifici" sul genderfemminismo e non solo)  cosa pensi possa accadere?



Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #42 il: Giugno 19, 2015, 19:15:48 pm »
Ok, considerando corretta l'ipotesi che i cattolici hanno perso le palle, secondo te per formare giovani seri cosa si può fare?

fargli leggere San Paolo e San Pietro nelle parti sulla morale domestica e invitarli a scegliere: o dentro o fuori!
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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #43 il: Giugno 19, 2015, 19:23:41 pm »
Per esperienza diretta posso dire che alla Manif' c'erano persone e famiglie che vivevano la dottrina cattolica, e manifestavano per difendere i propri figli.
Non avevano nulla a che vedere con le aspiranti pretesse e i 'cattolici da ballo' di Rio de Janeiro che verosimilmente disertano queste dimostrazioni.

PS Talora con 4-6 figli: per ora questi genitori, tacciati di essere dei conigli, sono l'unica speranza contro la sparizione della cultura occidentale.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Questione Gender: bandiera bianca?
« Risposta #44 il: Giugno 19, 2015, 19:28:22 pm »
fargli leggere San Paolo e San Pietro nelle parti sulla morale domestica e invitarli a scegliere: o dentro o fuori!

Forse non ti è chiaro che, salvo imprevisti, i prossimi italiani probabilmente parleranno del Corano. E non sceglieranno.
In percentuale l'Italia ha pochi immigrati rispetto alla popolazione. Adesso la stanno riempiendo ben bene. Poi, tieni presente che se si resta in Europa e si riesce a "vivacchiare a stento" (come sta succedendo adesso) , considera ciò che succede in Germania ed Uk (o anche Francia, Belgio)...

Quartieri dove i musulmani (e non solo) crescono e si rafforzano con figli, stili di vita più "rustici"... Quartieri dove fanno la "Sharia police", altro che femminismo...
E ne sono ancora pochi...

Per come vedo la situazione attuale, facendo un esempio, credo che ormai nella stalla ci siano rimaste non così tante mucche e prendere e cercar di utilizzare una fune così lunga* (al fine di acchiappare le mucche vicine) ti farebbe perdere pure le mucche che non sono ancora scappate dal recinto.


*fune lunga = le parti della morale domestica di San Paolo e San Pietro
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