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Arrivano i supereroi politicamente corretti
GLI autori Marvel sanno che Darwin ha perfettamente ragione. I supereroi come gli organismi viventi devono cambiare perché l'ambiente cambia. Altrimenti, rischiano di scomparire. Per rimanere icona e mito devono far parlare di sé. Dunque i personaggi Marvel si trasformano seguendo il politically correct e la necessità di acquisire nuovo pubblico. Per esempio tra le lettrici e i neri. Ecco Thor: nel giro di un paio di mesi diventa donna. Il Thor maschio negli ultimi tempi lascia a desiderare, sta combinando un sacco di guai e non merita più di usare il martello che è il simbolo del proprio potere, quello del figlio di Odino. Non ci sarà una She-Thor, cioè una versione femminile del personaggio. Semplicemente una donna sarà Thor. D'altronde la scritta sul martello di Thor recita: «Chiunque detiene questo martello se egli ( he, maschile) è degno, deve possedere il potere di Thor».
Evidentemente l'iscrizione dovrà essere aggiornata. e il povero vecchio Thor? Dopo essere diventato indegno di usare la sua tipica arma, secondo qualche indiscrezione prenderà un altro nome e userà l'ascia. Anche per Capitan America, il cui nome all'anagrafe è Steve Rogers, sta per cambiare tutto. Infatti Steve non sarà più in grado di somministrarsi il siero del supersoldato, che gli ha permesso di rimanere giovane ed eroico. Diventato un normale ottantenne alle prese con gli acciacchi della sua età, vedrà il suo ruolo interpretato da Sam Wilson, da sempre suo compagno d'avventura e primo supereroe afroamericano con il nome di Falcon. Non è una novità la sostituzione di Steve Rogers, ma per la prima volta il personaggio simbolo del superomismo statunitense, colui che negli anni Quaranta aveva preso per la collottola Stalin e Hitler, avrà la pelle nera come il presidente Obama. Questo lo avvicinerà ai problemi della gente comune: il personaggio ha un passato di assistente sociale, e conosce da vicino i problemi delle metropoli e della povertà.
Qualcuno potrà dire che questa è una vecchia storia, che è sempre accaduto, che ci fu il nero Isaiah Bradley che divenne Capitan America nel 2003 e combatté contro i nazisti (in avventure ambientate nella Seconda Guerra Mondiale). Che due anni fa venne rivelato il matrimonio gay di Northstar, ex Alpha Flight ed ex X-Men con il suo partner Kyle. Che da qualche tempo Ms. Marvel è Kamala Khan, una pakistana-americana le cui avventure, in stile molto autoriale, sono scritte da un'autrice islamica. Che Spiderman da tempo non è più Peter parker, ma Miles Morales, di madre portoricana. Che tra gli X-Men non mancano relazioni omosessuali. Sullo stesso piano la concorrente DC Comics ha risposto per ora più timidamente. Alan Scott, il primo Lanterna Verde, dodici anni fa fece coming out. Mentre fece notizia nel 2006 quando Batwoman si innamorò di un poliziotta.
D'altronde la comunicazione ha le sue necessità e le sue regole, spiega Marco Marcello Lupoi, direttore di Marvel Italia: «C'è la volontà di rinnovare i personaggi seguendo i cambiamenti della società. E il nuovo pubblico da avvicinare è innanzitutto quello femminile. Un tempo si pensava che, a parte Wonder Woman, i supereroi femminili non potessero che fallire. Oggi abbiamo sette, otto testate dedicate a loro e che un'icona della mascolinità come Thor venga sostituito da una donna semplicemente perché è migliore dell'uomo mi sembra una scelta epocale». In linea con altre scelte molto coraggiose, riguardo la libertà sessuale. Pochi giorni fa la Marvel ha vinto il Premio Glaad contro le discriminazione per la sua serie dei Giovani Vendicatori, in cui convivono coppie di gay e di lesbiche.
Se un supereroe deve cambiare, le situazioni che possono far parlare di lui il mondo non sono poi tante: il matrimonio non va più tanto di moda, la morte è stata fin troppo usata (ma si vocifera che da settembre sugli albi statunitensi si potrà assistere a quella di Wolverine, drammatica e poetica). Non rimane che il tema del genere uomo donna, del colore della pelle e delle preferenze sessuali. Poco altro. Neanche i traslochi non fanno notizia. Perché nel frattempo qualche supereroe da New York, città simbolo del supereroismo Marvel, sta andando dall'altra parte, a San Francisco. L'ha fatto Devil, è in procinto di farlo un altro personaggio che sta per cambiare: Iron Man. San Francisco è in California, dunque vicina a Hollywood e a San Diego. Hollywood è il cinema, cui la Marvel deve tantissimo in questi ultimi anni. I fumetti sono fondamentali per la continuazione di un sogno e di una tradizione ma il vero business è altrove: al box-office e nel merchandising, nel commercio delle immagini dei personaggi reso possibile dal successo cinematografico.
San Diego è la città dove si svolgerà la prossima settimana (dal 24 al 27 luglio) il più crossmediale tra i grandi festival del fumetto. Là dove fino a vent'anni fa c'erano stand di editori e qualche bancarella per i dischi usati, ora c'è l'industria del cinema e della televisione. Per ore si fa la fila per le firme degli attori e le anteprime di film grondanti di effetti speciali. È in attesa di San Diego che le novità Marvel vengono lanciate in queste ore. Così come la notizia dei nuovi film: altri cinque dal 2017 al 2019.
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