Autore Topic: Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale  (Letto 6002 volte)

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #30 il: Agosto 12, 2015, 22:01:31 pm »
FRAMMENTO 10
Chi non è con me, è contro di me (Mt 12, 30). Chi non è contro di noi, è per noi (Mc 9, 40).
Chi è contro di noi, è per noi (Quinto evangelo).

Una certa confusione è presente, come sì vede, già nei vangeli canonici. Mentre l'aforisma di Matteo denota un atteggiamento di intransigenza e di massimalismo da Controriforma, quello citato da Marco si intona con la larghezza di spirito proprio del Concilio Vaticano II.
Luca, che ha la vocazione dei pacificatore, a buon conto li riferisce ambedue, lasciando ai suoi lettori il compito di trovare la giustificazione logica dell'accordo (Lc 9, 50; 11, 23).
Ma sopravviene il quinto evangelo e ogni tentativo di concordismo appare del tutto inutile.
Chi giova di più al Regno?
Coloro che vivendo dall'interno la vita della Chiesa si lasciano avvolgere dalla forza persuasiva e trasformante della Parola di Dio; tengono desta l'attesa dell'incontro col Signore, e si studiano di vivere ogni giorno nel silenzio e nel nascondimento la vita d'amore per Dio e per gli altri, persuasi che il più bel regalo che possono fare agli uomini è la loro stessa esistenza cristiana, che diventa luce per gli smarriti, pace per gli inquieti, inquietudine per i sazi; oppure i cristiani "anonimi", coloro che dal di fuori, lavorano ignari per la causa della verità e della giustizia, con onestà, con disinteresse, con sincero desiderio di ricerca?
Né gli uni né gli altri, ci dice il nostro frammento. La questione è superata. I più efficaci artefici del Regno sono i demolitori dall'interno. Quelli che combattendo e perfino irridendo la fede dei semplici, li costringono a farsi adulti; quelli che lottando contro ogni struttura e ogni autorità impongono a tutti un salutare stato di incertezza, di smarrimento, di angosciata perplessità, ben lontano da ogni serenità illusoria e antievangelica; quelli che nella propria casa sanno cogliere il male anche quando è scarso, senza lasciarsi incantate dal bene, anche quando è copioso.
E' vero: è una misteriosa e valida legge dello spirito, che non arrivano a percepire il male negli altri, se non quelli che hanno una insufficiente esperienza del bene nel loro cuore. Benedetta allora la trave che c'è nell'occhio nostro, se proprio essa ci consente di cogliere la più piccola pagliuzza nell'occhio della Chiesa, e di procedere senza sentimentalismi alla correzione di questa nostra indocile madre.
Si sa: l'educazione dei genitori è l'opera più difficile, ma anche la più meritoria. E sarà anche la meglio ricompensata. Cristo ci sarà senza dubbio riconoscente per questa nostra capacità di trovare le rughe sul volto della sua sposa e a tempo debito non mancherà di manifestarci sensibilmente la sua gratitudine.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #31 il: Agosto 13, 2015, 23:53:03 pm »
Su come il capriccio specie femminile (chiamato abusivamente "amore") prevalga sull'impegno:

FRAMMENTO 12
Avete udito che è stato detto: non commettere adulterio. Io invece vi dico: Chiunque guarda una donna con desiderio ha già commesso con lei adulterio nel suo Cuore (Mt 5, 27-28)
Vi era stato detto: Chiunque guarda una donna con desiderio impuro, ha già commesso con lei adulterio nel suo cuore. Ma adesso io vi dico: Non bisogna esagerare. La donna è fatta per l'uomo e l'uomo per la donna. Purché tutto si faccia per amore (Quinto evangelo).

E' questo il solo frammento che, richiamandosi esplicitamente a un loghion registrato dai vangeli tradizionali, lo supera per approdare a una visione più alta e rasserenante.
Ed è una fortuna incalcolabile che sia stato scoperto. Il discorso della montagna nella sua forma fin qui nota poteva essere proposto a una società prefreudiana, non alla nostra, che ha finalmente le idee chiare sull'uomo e sulla donna: essa sa che il sesso è una realtà così semplice e innocente, da non meritare l'attenzione ossessiva che da sempre gli ha prestato la morale comune; e insieme è una forza tanto travolgente e fondamentale per l'uomo, che deve invincibilmente assorbire e marchiare ogni suo pensiero, ogni suo impulso, ogni suo momento di vita.
Con divina intelligenza, Gesù in questo testo non aggredisce dal di fuori l'impulso sessuale per coartarlo con norme oggettive, ma cerca di lievitarlo dal di dentro, facendone essenzialmente un'espressione d'amore e quindi un incontro personale, dove è irrilevante la natura di ciò che si compie, perchè tutto si valuta dalla capacità di comunione che è insita nella reciproca attrattiva e nella reciproca donazione.  :lol:  :lol:
Si arriva in tal modo alla perfetta libertà interiore, che tutto consente, tranne l'ipocrisia o la debolezza di sentirsi attratti da impegni, da vincoli, da considerazioni esterni all'impulso d'amore. [Vi ricorda il 99% delle donne oggi?]
Una libertà dove ogni timidezza deve essere travalicata da un'audacia autenticamente evangelica: sicché se il tuo occhio destro non ci vede bene, tu guarda con il sinistro, e se la tua mano destra è troppo cauta, adopera la sinistra.
Tuttavia, nota acutamente il Maestro, "non bisogna esagerare". L'invito è nel frammento rivolto ai puritani e agli inibiti. Ma noi, coll'equilibrio che ci contraddistingue, lo estendiamo anche all'altro fronte: per una sana attività sessuale, sia pure non inceppata da inutili moralismi, una certa moderazione è salutare.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #32 il: Agosto 15, 2015, 00:31:54 am »
FRAMMENTO 16
Capita dei Regno dei cieli come di un ladro che, entrato di notte in casa di un uomo ricco, non vede il cofanetto pieno di gioielli preziosi e s'affanna a forzare la cassaforte, dove sul far dell'alba, impaziente ed esausto, trova solo il testamento del padrone e le sue lettere d'amore. (Quinto Evangelo)

Questa parabola che - tranne per la figura del ladro - è del tutto originale, non ci riesce di facile penetrazione. Rinunciamo perciò al solito commento, pregando al tempo stesso gli eventuali lettori di inviarci al più presto la loro esegesi.
L'analisi che sarà giudicata migliore dalla commissione dei nostri esperti verrà pubblicata nella seconda edizione di questo evangelo.
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #33 il: Agosto 15, 2015, 06:40:26 am »
Per un Cristiano è una lettura utilissima; impagabile il frammento 12! :lol:
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #34 il: Agosto 16, 2015, 00:59:08 am »
Della serie: verità sulle donne esposte in evidenza! :lol:
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #35 il: Agosto 16, 2015, 01:08:22 am »
FRAMMENTO 19
Il Regno dei cieli è simile a un mercante in cerca di perle preziose. Avendone trovata una di gran pregio, va, vende tutto ciò che possiede e compera quella perla (Mt 13, 45-46)
Il Regno dei cieli è simile a un saggio mercante di perle, che avendone trovata una preziosa cerca di tirare di prezzo perché non vuol rinunciare né alla perla né al suo denaro (Quinto Evangelo).

E' una condanna inequivocabile dell'integralismo e insieme una più umana presentazione del messaggio di Cristo.
L'uomo aborre da ogni posizione esclusiva. Raramente vuole una cosa sola. Ogni piccola scelta comporta una grande rinuncia, perciò dalle scelte si cerca di rifuggire.
Spesso non ce se ne avvede neppure: ogni atto di volontà che si porti su un oggetto, include altri atti, altri oggetti, diversi o addirittura in contrasto. Sotto questo profilo la poligamia è molto più radicata nel mistero del cuore umano di quanto comunemente si creda.
Non sempre le iniziative di Dio tengono conto di questa caratteristica della nostra natura. Tutti i guai dell'umanità sono derivati dalla prodigalità divina. Dio chiama l'uomo ad altezze incredibili, lo vuole partecipe della conoscenza, dell'amore, della vita che anima e fa ricca dall'interno la natura stessa del Creatore. Noi siamo invece gente modesta. A noi basterebbe una piccola felicità terrestre da sbocconcellare tranquilli in qualche oscuro angolo dell'universo. La nostra superiore vocazione mal si sposa con la nostra mediocrità: tra le pretese dei Signore e le limitate aspirazioni del servo il matrimonio è mal combinato.
Il peccato di Adamo forse sta proprio in questo: il desiderio - più che del male, che sarebbe inspiegabile in un essere equilibrato e innocente - di una
"pura natura" rassicurante di fronte alle ebbrezze vertiginose del "soprannaturale".
Con un Dio dalle idee tanto grandi, noi siamo costretti a difendere piuttosto energicamente la nostra banalità. E' un Dio focoso e imprudente: a noi tocca perciò custodire un po' di saggezza.
Poiché il nostro sogno è l'appartamento di tre locali più i servizi, non ci sentiamo attirati dalle praterie sconfinate del Regno.
O meglio, potremmo anche rassegnarci alla Gerusalemme celeste, purché i tre locali più i servizi ci vengano intanto lasciati.
Ci piace la perla, ma ci piace anche il nostro poco denaro, caldo, palpitante, palpabile, sicuro. E ci conforta il sapere che anche Gesù a un certo momento si è deciso a moderare l'esuberanza integralista del Padre e a convenire sulla bontà della strada di mezzo e delle piccole aspirazioni comuni.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #36 il: Agosto 16, 2015, 01:29:54 am »
Nota personale: ci sarebbe da aggiungere qualcosa sulla tendenza di recenti movimenti ecclesiastici, a sostituire l'ascesi cattolica di sempre con una 'spiritualità dell'infantile' (prêt-à-porter come la definì Gianni Minoli). Al neoprimitivo uomo contemporaneo, che aborre ogni sacrificio ed è confinato entro angusti limiti culturali e spirituali, si spaccia un infantilismo d'accatto per esperienza mistica.
Ogni bene si acquista o si conquista a prezzo di fatica: seguire la pendenza è dolce, osteggiare virilmente il proprio io per modellarlo è aspro.
Oggi la vita è presentata ai cattolici (e di ogni età) irrealisticamente come gioia: non però la delizia spirituale che si conquista con l’ascesi, ma la svaporata allegria del sempliciotto.
« Ultima modifica: Agosto 16, 2015, 10:54:52 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #37 il: Agosto 16, 2015, 09:17:38 am »
Nota personale: ci sarebbe da aggiungere qualcosa sulla tendenza di recenti movimenti ecclesiastici, a sostituire l'ascesi cattolica di sempre con una 'spiritualità dell'infantile' (prêt-à-porter come la definì Gianni Minoli). Al neoprimitivo uomo contemporaneo, che aborre ogni sacrificio ed è confinato entro angusti limiti culturali e spirituali, si spaccia un infantilismo d'accatto per esperienza mistica.
Ogni bene si acquista o si conquista a prezzo di fatica: seguire la pendenza è dolce, osteggiare virilmente il proprio io per modellarlo è aspro.
Oggi la vita è presentata ai cattolici (di ogni età) irrealisticamente come gioia: non però la delizia spirituale che si conquista con l’ascesi, ma la svaporata allegria del sempliciotto.
Tutto vero, l'ascesi è il modo di vivere di San Francesco, che non solo ha rinunciato a ben più di un trilocale, ma che, al momento di morire, ha voluto esser collocato nudo sul suo letto di pietra, per andarsene dal mondo come era arrivato, cioè privo di beni materiali! Oggi verrebbe definito un fanatico, un esagerato, un integralista, insomma uno da guardare con sospetto...
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #38 il: Agosto 16, 2015, 10:47:35 am »
Tutto vero, l'ascesi è il modo di vivere di San Francesco, che non solo ha rinunciato a ben più di un trilocale, ma che, al momento di morire, ha voluto esser collocato nudo sul suo letto di pietra, per andarsene dal mondo come era arrivato, cioè privo di beni materiali! Oggi verrebbe definito un fanatico, un esagerato, un integralista, insomma uno da guardare con sospetto...
…o, come avviene da anni un ecologista. Dubito però che avrebbe mai detto ‘fratello aborto’.
C’è una pronunciata incapacità dell’uomo contemporaneo, che si pretende adulto, di concepire una spiritualità più evoluta di quella di un bambino di otto anni (come diceva anche Altman nel suo film M.A.S.H.).
Cessino i digiuni, siano bandite le idee d'un aldilà da meritare con il sacrificio, s'insegna che il paradiso sta nel godere le meschine gioie del mondo consumatore. Nulla più dispone alla pace che “realizzare se stessi” seguendo le proprie inclinazioni.
Risultato: la religione è diventata un dopolavoro, una terapia del benessere ad uso e consumo di donne che, appena uscite dalla chiesa, divorziano e cambiano uomo come sostituiscono un elettrodomestico.
Il primitivo uomo contemporaneo, preconizzato da Huxley, è incapace di comprendere che nulla si può raggiungere se non attraverso il suo contrario: la libertà solo sotto il giogo delle norme, la felicità in grazia della disciplina. I monaci per esempio, digiunano e vegliano, sapendo che per tali vie si perviene a una garantita letizia.
Oggi, invece, i post-cristiani ottundono le loro facoltà spirituali istupidendosi nella massa ridanciana e plaudente, andando a sciami a insulsi raduni - che di cristiano hanno solo il nome - per ballare il gangnam e celebrare lo squallore contemporaneo.




« Ultima modifica: Agosto 19, 2015, 09:24:16 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #39 il: Agosto 19, 2015, 22:59:09 pm »
1000 visite! :italia2:

Sul 'divorzio' dalla vocazione:

FRAMMENTO 24
Disse a uno: Seguimi! Ma quello disse: Signore, consentimi prima di andare da mio padre. Gli disse: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti: tu va e annunzia il Regno di Dio. Gli disse un altro: Ti seguirò, Signore, ma lascia che mi accomiati da quelli di casa mia.
Gli disse Gesù: Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volta indietro è adatto al Regno di Dio (Lc 9, 59-62).
E Gesù disse a uno: Seguimi per cinque anni, poi potrai tornare ad attendere ai tuoi affari. E a chi gli diceva: Cinque anni sono troppi! - rispose: Vieni per sei mesi e così farai una bella esperienza (Quinto Evangelo)

Negli evangeli canonici Cristo lancia i suoi appelli coll'aria di chi ignora l'esistenza dei contratti a termine.  :lol:
Hapax, "una volta per sempre", è in tutto il Nuovo Testamento un concetto di base: e non solo nei confronti dell'azione salvifica del Signore, ma anche dell'adesione degli uomini a lui. All'hapax di Gesù, che si è sacrificato tutto in una donazione unica e pienamente sufficiente, corrisponde l'hapax dell'uomo, che si deve consacrare senza riserve e senza pentimenti.
Tuttavia, secondo i principi dei migliori teologi contemporanei, anche questa dottrina, come tutte le altre, va capita storicamente: è sorta condizionata da circostanze che oggi non esistono più e perciò deve essere tutta ripensata secondo le categorie della cultura odierna.  :lol:
E' ad esempio innegabile che lo stile evangelico nasce in una società che non conosce le vendite rateali, le quali sono al contrario uno dei pilastri dell'attuale economia. Il "tutto subito", anche per la vocazione apostolica, suppone un mondo che ancora non è arrivato all'invenzione delle cambiali. Sarà necessario dunque procedere a una "traduzione" in termini più accessibili a noi.
In questo il frammento ci aiuta.
Ci aiuta con il suo senso di umanità: di fronte alla durezza del testo di Luca che abbiamo citato, risalta la discrezione, la dolcezza, si direbbe, di questo invito. Ci sentiamo capiti: qui c'è uno che ci legge dentro e sa che niente ci raggela più delle parole "sempre" e "mai". Incidentalmente rileviamo che trova qui il suo fondamento l'uso secolare nella Chiesa dei voti temporanei, che fino adesso mancava di un supporto biblico persuasivo.
E il frammento ci aiuta con la sua "modernità". Gesù sa con occhio profetico penetrare con venti secoli di anticipo l'indole degli uomini del nostro tempo.
Essi sono generosi, avidi di donarsi, di spendere la loro esistenza per uno scopo; ma non vogliono legami irresolubili. Sono disposti anche a dare la vita per il Regno di Dio, purché non sia per un periodo di tempo troppo esteso.
Soprattutto sono ansiosi di sperimentare: il fine supremo è arricchirsi di sensazioni inconsuete.  :mad: :mad: Oggi l'uomo vuol essere e restare aperto, o, come preferisce dire, disponibile.
Per qualche mese è capace anche di fare il missionario in situazioni di estrema difficoltà.  :lol: C'è gente che, se la cosa non va per le lunghe, sa anche affrontare l'emozione di vivere in povertà, castità e obbedienza.
Così, hanno qualcosa di originale da raccontare ai raduni del clan,
quando le disparate esperienze di tutti sono messe a confronto.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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« Risposta #40 il: Agosto 23, 2015, 23:27:21 pm »
Ancora sulla vocazione a tempo:

FRAMMENTO 25
Vi sono degli eunuchi che si sono resi tali da se stessi per il Regno dei cieli. Capisca chi può... (Mt 19, 12)
Ci sono di quelli che per Regno dei cieli, laddove lo esiga il bene della comunità, si astengono dal generare per qualche tempo. E non dovrebbe essere una cosa difficile da capire. (Quinto Evangelo)

La questione dei celibato di consacrazione è ricca di sfumature che non hanno nessuna eco nel testo di Matteo, dove tanto crudamente si parla di "eunuchi", di gente posta in una condizione senza ritorno. Nel confronto, si impone alla nostra attenzione la finezza di questo frammento.
Qui non pare si tratti del celibato dei preti: Gesù si riferisce infatti a coloro che si preoccupano del Regno dei cieli, al punto di farne il senso e il fine
della propria esistenza.
Tanto più che al presbitero non è dato di estraniarsi dalla comunità, vivendo una vita diversa da quella dei suoi fratelli: egli deve in tutto assimilarsi a loro per essere compiutamente uno di loro, sia pure al loro servizio. Ora nessuno è più straniero di chi è programmaticamente celibe in un popolo di coniugati. Sicché se il dilemma sta nel conformarsi o a Cristo, che è vergine, o agli altri cristiani che di regola vivono nel matrimonio, il sacerdote illuminato non ha esitazioni: sceglierà di essere come tutti.
Se qualcuno vuol rinunciare provvisoriamente al matrimonio, lo farà soltanto in ordine al bene della sua comunità. Non dunque per imitare il Signore; né perché sente che "il tempo è breve" e decide di anticipare le condizioni proprie del Regno, dove non ci saranno né mogli né mariti; e neppure per essere partecipi dell'amore sponsale con cui Cristo si dona alla Chiesa. Ma solo per il temporaneo vantaggio della comunità.
In ogni caso, non si può diventare degli "eunuchi" spirituali: non è ammissibile una decisione irrevocabile.
Il celibato ha valore se è frutto di una libera determinazione. Chi ha preso, sia pure spontaneamente, un impegno che lo vincola per tutta la vita, diventa prigioniero di una norma; l'obbligo si fa per lui una catena giuridica che lo astringe dall'esterno e ne impaccia la crescita spirituale. :lol:
La scelta celibataria più valida dovrebbe essere presa quotidianamente: ogni sera si ricupera quella libertà che al mattino può ridare - se lo si ritiene opportuno - vigore e ricchezza a un'altra decisione giornaliera.  :lol:
Come si vede, non si tratta di consacrare una vita, ma di programmare il proprio, servizio per un breve spazio di tempo.
Del resto c'è qualche immoralità in un impegno perpetuo: chi può dirsi psicologicamente padrone di tutto il suo avvenire?
Sarà forse concepibile la rinuncia alle donne che si sono conosciute nel passato: ma se la donna destinata a noi è ancora nel grembo del futuro? Non è mostruoso il sacrificio dì ciò che ancora non si conosce?
A simili abnegazioni ci si può in coscienza obbligare soltanto a breve scadenza.
Al limite, possiamo anche concludere che il più libero e consapevole voto di castità, e quindi il più prezioso, sia quello che vincola lo spazio di tempo - lungo o breve che sia - che va da un rapporto coniugale, all'altro.
« Ultima modifica: Agosto 27, 2015, 08:56:38 am da Vicus »
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« Risposta #41 il: Agosto 25, 2015, 08:47:22 am »
Veramente bella l'idea del celibato come scelta giornaliera :lol:
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #42 il: Agosto 25, 2015, 11:39:33 am »
Si frequenta la chiesa come si va a ginnastica o allo yoga, una volta usciti ognuno torna a fare quel che gli pare :lol:
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« Risposta #43 il: Agosto 27, 2015, 09:09:40 am »
Concludo col resoconto della scoperta del Quinto Evangelo, che getta luce sulle derive del cattolicesimo novatore:

UNA SCOPERTA SENSAZIONALE
La notizia sarebbe ancora sotto segreto. Una ristretta commissione di esperti sta faticando con la tranquilla impazienza dei dotti a dare una perfetta edizione critica di tutto il materiale di cui sono avventurosamente venuto in possesso.
In questo genere di lavoro di solito si va per le lunghe. E', gente precisa, puntigliosa. E se c'è in taluni un residuo di italica disinvoltura, è intimidito e come raggelato dal pensiero di quel che potranno dire e scrivere i sapienti d'oltralpe. Sicché ci vorranno degli anni.
D'altronde è urgente a mio parere che questi antichi frammenti si conoscano. La carità mi spinge a violare l'impegno al riserbo, col rischio di incorrere nell'ira dei miei colleghi occhialuti e taciturni. Sono persone miti, inoffensive, laboriose come le api. Nulla è però più duraturo e micidiale dei loro risentimenti, quando vengono stuzzicati nel loro proprio campo.
Tanto più grande e meritevole apparirà il mio amore per la cristianità e per le sue attuali controversie. Ma forse è meglio che cominci a spiegare tutto dal principio.
In principio c'è il commendator Giovanni Migliavacca, anzi Migliavacca commendator Giovanni, come ha impavidamente stampato sui suoi biglietti da visita.
Ci fosse un "trattato sull'industriale milanese", verrebbe riprodotto in copertina come uno dei più perfetti esemplari. Cosa fabbrichi non ho mai ben capito, Qualunque cosa sia, riesce a venderla a tutte le latitudini. Ai suoi tempi ha fatto le "tecniche" alla sera e parla il francese e l'inglese con la stessa difficoltà dell'italiano. Le sue impiegate, di bella presenza, dovrebbero sapere tre lingue. Ma quanto più è bella la presenza, tanto meno si formalizza sulla glottologia. Ma non c'è da pensare male: in ufficio è paterno, ma serio. La segretaria gli serve come l'Enciclopedia Treccani nel soggiorno della sua cosa. Arredano l'ambiente: le guarda con soddisfazione, ma non le tocca. Non vuole complicazioni, né con la moglie né con la cultura.
E' cattolico convinto. Sua moglie difatti va a messa tutte le domeniche libere e sua figlia ha studiato dalle Marcelline.
A parole è fiero oppositore del governo, per via delle tasse. In fondo al cuore spera che le cose non cambino. Egli si è fatto tutto nel ventennio democristiano, e all'epoca del "miracolo economico" è riuscito anche a piazzarsi sui mercati internazionali davanti ai concorrenti francesi e inglesi, ai quali è rimasta sempre in fondo al cuore la persuasione di essere stati raggirati: l'avevano preso per un italiano - spaghetti, mandolino, "dolce far niente" - e quando si sono accorti che era un milanese era già troppo tardi.
Le sue convinzioni sociali sono ben definite: dal Po, in giù sono tutti "terroni", ma la colpa è di Garibaldi che ci ha messo insieme; la politica è una cosa sporca ed è per i meridionali che non sanno far altro, però i sottosegretari si invitano a pranzo anche se sono della Basilicata.
I preti devono interessarsi solo di quel che succede in chiesa, ma anche in chiesa non devono proibire di cantare l'"Ave Maria" durante il matrimonio della sua "bambina", perché "lui paga".
Gli operai fanno sciopero perché non hanno voglia di lavorare come invece lavora lui, che è sulla breccia dall'alba a mezzanotte.
Naturalmente, come tutti i milanesi è convinto di avere il "cuore in mano". Non sfugge a nessuna colletta, a nessuna richiesta. In Valsassina, dove ha la casetta del "vikend" mantiene il riscaldamento all'asilo dei paese. E se il Milan vince il campionato, i frati di Padova ricevono un assegno di sei cifre.
Rispetta tutte le opinioni, tranne quelle dei sindacati e dei tifosi dell'Inter.
Rispetta gli animali, i preti, i carabinieri, a patto che restino tutti a una certa distanza.
Io sono un prete. E tuttavia è mio amico.
E' mio amico fin dall'infanzia. Pur essendo più anziano di me di qualche anno, è stato mio compagno di giochi nel cortiletto dei nostro caseggiato popolare, dalle ringhiere perennemente pavesate di camicie e di mutande, donde occhieggiavano di tanto in tanto le nostre madri a rassicurarsi che la nostra scapestraggine restasse nel limite dei sopportabile.
Poi io ho fatto il prete e lui i soldi, ma siamo rimasti amici lo stesso.
Nell'aprile del '67 - proprio poche settimane prima della "guerra dei sei giorni" - il comm. Giovanni Migliavacca mi dice a bruciapelo: "Vieni a fare un giro con me in Palestina?".
Era a causa del Padre Mariano della televisione. L'aveva sentito una sera che era a letto con l'influenza parlare del paese di Gesù, Nazaret, Gerusalemme, Betlemme, nomi che gli ricordavano il presepio e i pomeriggi domenicali all'oratorio, e gli era venuto il ghiribizzo - come una nostalgia - di andarli a vedere di persona. E aveva trovato naturale pensare a me, prete, come accompagnatore.
La proposta mi provocò una crisi di coscienza. Potevo senza rimorsi spendere tanti soldi per un viaggio, sia pure per un pellegrinaggio in Terra Santa? E' vero che io vedevo tanti miei confratelli - i più informati sui nuovi sviluppi del cristianesimo post-conciliare - andare un po' in tutte le parti dei mondo a dialogare sull'impegno e sul disimpegno, sulla comunità primitiva e sulla povertà evangelica.
Si parlava anzi in quei giorni di un prossimo raduno internazionale alle Isole Bahamas per la riscoperta della Chiesa dei poveri. Io però non sarei andato a dialogare e perciò non avevo scuse.
"Ma ghe pensi mi per la grana", ripeteva spazientito il Migliavacca. Era per la mia coscienza cascare dalla padella nella brace: potevo compromettermi in questo modo con un tipico rappresentante del capitalismo e correre così il rischio di venire perfettamente "integrato nel sistema"?
Alla fine il desiderio fu più forte delle mie titubanze. E così una mattina d'aprile salivo sull'aereo dietro il mio commendatore, con l'eccitazione e la vergogna di un adolescente d'altri tempi che varcasse per la prima volta la soglia di una casa di peccato.
Il resoconto del nostro soggiorno palestinese mi porterebbe fuori argomento. Ai nostri fini basti dire che, esaurita la visita ai luoghi santi e qualche approssimativa devozione, il commendator Giovanni Migliavacca si era abbandonato anche là all'istinto dell'uomo d'affari, e, vestito mezzo americano e mezzo arabo, s'aggirava tutto il giorno per le stradette e le bottegucce tutto intento a farsi spennare da quei musi levantini. Ci vedevamo a cena, quando ritornava carico di tutta la paccottiglia del Medio Oriente.
Una sera mi viene in albergo con un involto misterioso pieno di carte sbrindellate. "Tieni, questa è roba per te che hai studiato il latino. Ho capito subito io che sono stracci del "tempo di Carlo Codiga" o almeno dei Lombardi alla prima crociata".
Già avevo cominciato a canzonarlo, come facevo, ma qualcosa in quei brandelli mi colpì. Si trattava senza dubbio di pergamene di una antichità impressionante. Benché sbiaditi e quasi cancellati dalla polvere e dalle macchie, i segni che vi erano mi apparvero subito come caratteri greci, gli stessi dei più antichi codici del Nuovo Testamento. Metteva conto di considerarli con un po' di attenzione.
L'esame degli esperti, dopo il nostro ritorno, diede risultati sensazionali. Erano frammenti - ci si assicurò della metà del secondo secolo, di uno scritto cristiano che poteva benissimo risalire alla fine del primo. Pagine di un "quinto evangelo" sobrio nella forma e originale nel contenuto, capace di gettare una luce nuovissima sull'autentico insegnamento di Gesù.
Finanziati dall'impagabile commendatore - che si dimostrava tanto più entusiasta quanto meno ci capiva - ci si accinse in équipe, com'è d'obbligo oggi, a preparare l'edizione critica, una fatica che è solo ai suoi inizi.
Quando vedrà la luce, sarà un trauma per il mondo dei dotti. Migliaia di volumi pubblicati dalla cultura tedesca, francese, anglosassone per risolvere la questione sinottica e il problema dell'origine degli evangeli dovranno essere mandati al macero e tutto si dovrà ristudiare da capo. Centinaia di professori universitari vivono oggi ignari i loro ultimi anni di tranquillità prima della disperazione e dell'infarto.
Ma io non posso aspettare l'edizione critica. Ed ecco perché.
Un vento nuovo spira in questi anni sulla cristianità. Idee giovani e vigorose lievitano il popolo di Dio. Sacerdoti, teologi, teologhesse enunciano concetti ogni giorno più sorprendenti, nei linguaggi più disparati, tra la meraviglia attonita degli abitanti di Gerusalemme: è una nuova Pentecoste. [o Babele :lol:]
Io sarei stato dall'inizio tra gli ammiratori senza riserve di questo moderno multiforme "annuncio", se non avessi incontrato una difficoltà; tutti questi maestri dichiaravano di voler tornare ai genuini insegnamenti di Gesù, come sono contenuti negli scritti del Nuovo Testamento, senza incrostazioni, senza "superstrutture"; eppure le loro dottrine non mi apparivano suffragate dai testi sacri a nostra disposizione.
Non che mi sembrassero sbagliate. Anzi, mi tutte belle e affascinanti, ma non ne vedevo il fondamento evangelico. Mi mancava il loro collegamento con Cristo e questo mi metteva a disagio. Forse, nei rari momenti di silenzio interiore, metteva a disagio anche, i loro sostenitori.
Ed ecco che quasi per miracolo il collegamento mi veniva offerto dalle cartacce raccolte chissà dove dal commendator Migliavacca Giovanni. Ognuno di quei frammenti sembrava costituire la prova finora mancante alla genuinità biblica delle nuove dottrine. Tutto mi diventava chiaro.
Nessuno si meraviglierà allora dell'entusiasmo che mi ha afferrato alla scoperta, e della mia impazienza, per la quale non ho saputo attendere la famosa edizione scientifica, che ho preannunciato, e mi sono deciso a pubblicare questi testi in una traduzione forse un po' spigliata, ma sostanzialmente fedele, e con un modesto commento illustrativo.
Se incorrerò nel biasimo dei miei colleghi, che pubblicheranno tra non molto in modo impeccabile il testo originale e l'esame comparato delle sue fonti spero almeno di avere la riconoscenza di tutti quei pensatori - si fa per dire - che troveranno in queste brevi pagine una base sicura per i loro ardimenti.
A qualcuno potrà non garbare l'idea del vecchio manoscritto. Non vorremmo si arrivasse addirittura a mettere in dubbio la buona fede nostra o del nostro amico commendatore.
Questi ritrovamenti sono capitati con molta frequenza in questi ultimi secoli, anche ai migliori scrittori; Perché sarebbero interdetti solo al signor Migliavacca? Il quale è decisissimo a non mostrare le sue preziose pergamene a nessun curioso che ne facesse richiesta. E ha invece disposto che alla sua morte vengano consegnate alla Biblioteca Ambrosiana, dove resteranno, custodite con uguale amore, assieme alle pagine autografe del celebre Anonimo manzoniano.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.