http://www.maurizioblondet.it/leuro-si-spacca-ecco-come-farlo-e-non-faranno/Per decenni, davanti ad una nuova crisi europoide, ci hanno sgonfiato i marroni sentenziando: “Ci vuole più Europa, non meno Europa” . Ci vuole il “federalismo”. Trafsormare l’euro in una vera moneta, con una fiscalità unitaria europea, eccetera eccetera.
In questi giorni, co
storo ci hanno spiegato mille volte che se il Kentuscky entra in crisi, non è che viene cacciato dall’area dollaro; lo stato federale mette a contribuzione la California. E’ una unità di trasferimento, l’area dollaro, ciò che l’euro non è.
Benissimo e verissimo. Jacque Sapir evoca in un suo bell’articolo
quello che i “federalisti” del “Più Europa” non dicono mai: quanto costerebbe alla Germania aderire a questa unità di trasferimenti – perché inutile dire che sarebbe dalla Germania, in surplus, che dovrebbero partire i flussi verso i paesi in deficit, Spagna, Italia, Portogallo, Grecia. Il calcolo l’ha fatto lui stesso ( Sapir J., « Le coût du fédéralisme dans la zone Euro », note publiée sur le carnet RussEurope, 10 novembre 2012,http://russeurope.hypotheses.org/453) ed anche se i dati sono del 2012, dicono quel che basta.
“Tra l’85 e il 90% sarebbe fornito dalla Germania.
Ciò avrebbe significato un prelievo della ricchezza prodotta in Germania sull’8-9% del Pil ogni anno, anzi sul 12 secondo un’altra fonte E’ ovvio che un tal salasso distruggerebbe l’economia germanica. Non è solo che Berlino non vuole che l’euro sia una vera moneta come il dollaro; non può. Non può permetterselo.
Un poker dove barano tutti
Ma ancor più disonesti i governi come la super-indebitata Italia: che sono entrati in un’euro che non è una vera moneta, con la
intenzione inconfessata (ma fin troppo chiara a Berlino) che un giorno l’eucrazia, a forza di regolamenti, fatti compiuti e normative avrebbero realizzato “il federalismo” , e costretto la Germania, in qualche inimmaginabile modo, a coprire la nostra nota-spese. Secondo me è a causa questo retro-pensiero furbesco (e da mendicante stupido) che l’Italia, paese fondatore e terza potenza industriale, ha accettato via via sempre più abusi della “costruzione europea”, direttive sempre più cervellotiche, perdite di sovranità sempre più irreparabili cedute alle burocrazie più irresponsabili.
Ma che importa? Siccome siamo così tanto indebitati, dobbiamo scodinzolare e vedrai che, quando i mercati ci aggrediscono chiedendo interessi enormi per i nostr Bot e Btp, la Germania, Bruxelles, Francoforte “ci aiutano”: Stiamo o no andando verso “più Europa?”. Ci leghiamo mani e piedi al “progetto”; ci facciamo mettere i ceppi a piedi, poi le manette, poi il collo nel cappio. Per fortuna ci hanno lasciata libera la coda, per scodinzolare. Quando hanno voluto loro, ci siamo presi Monti, poi Letta, poi Renzi. Abbiamo accettato le lezioncine, le male parole. Abbiamo accettato le cure di austerità.
L’effetto è stato che la divergenza fraGermania e paesi “colpevoli” invece di ridursi, è aumentata; sempre più divaricata, quanto più sono stati applicati programmi di austerità più violenti. Ma il peggio è stato questo: le austerità “esasperano le popolazioni, alzano quelle dei paesi con meno problemi contro quelle dei paesi che soffrono di più.
Altro che essere un fattore di unità e solidarietà! L’euro scatena gli egoismi degli uni e degli altri e fa’ crescre le tensioni politiche in seno all’Unione. L’euro stesso, per la sua stessa esistenza, è la fonte della crisi”.Sulla crisi greca, Dijsselbloem (il capo dell’eurogruppo) e Juncker hanno mostrato apertamente “il
profndo spirito antidemocratico che domina nelle istituzioni della UE”. Sapir non dimentica Barroso (e Van Rompuy) “Le cui pratiche hanno largamente contribuito alla perdita di credibilità della istituzione”. A cita un sondaggio del novembre 2012, dove s’è scoperto che le persone che non hanno fiducia nell’Unione sono il 42% in Polonia, il 53% in Italia, il 56 in Francia, il 59% in Germania, ed il 72% in Spagna…Agire subito
Proprio per salvare l’Europa “bisogna ammettere che l’Euro non è sostenibile. e cambiare il quadro attuale, passare al “federalismo” invocato dai veri credenti, è impossibile.
Bisogna tirarne le conseguenze e procedere ad uno smntaggio coordinato della zona euro. Riflettiamoci bene: proprio lo smontaggio, se realizzato in modo coordinato, sarà un atto di unità”.Ma il vero ostacolo, inquietante, è che per molti dirigenti dei paesi della UE “l’euro è un feticcio, un nuovo idolo. Non uno strumento ma una religione, coi suoi grandi sacerdoti e le sue scomuniche”. Sicché ci si sta avviando al Grexit, la scomunica “che è un atto inaudito di violenza” ma peggio, di cui il mondo intero capirà che è solo l’inizio di un processo. Espulsa la Grecia, gli sguardi si poseranno sul propssimo, e poi sul successivo. La conclusione sarà la fine della zona euro in una gehenna di insulti, litigi e recriminazioni reciproche, di cui le ultime riunioni dell’Eurogruppo sono state un esempio” iniziale.
“I tedeschi torturano i greci perché gli italiani ne sentano le grida”, titola Charles Gave, dello Institut des libertées.