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la follia di Eretica
COSMOS1:
ebbene, credo che questa volta si debba incorniciare questo articolo e conservarlo per i nostri nipoti. Un giorno leggendo queste cose diranno: ma davvero nel terzo millennio c'era gente che ragionava così?
I 6 ragazzi accusati di stupro sono stati assolti, e Il Garantista pubblica a Fikasicula un articolo anti-garantista :w00t: Si, avete letto bene: il giornale Il Garantista pubblica un articolo nel quale si sostiene la colpevolezza degli imputati al di là dell'assoluzione! Difficile crederlo se non si legge.
Cioè: il diritto stabilisce che l'imputato è innocente fino a prova contraria, questo dovrebbe essere lo spirito garantista. Ma guarda un po', accade che per certi reati, al contrario, l'imputato sia colpevole fino a prova contraria.
Non si deve dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che sia stato commesso un reato e che sia stato commesso proprio dall'imputato. No: si deve dare soddisfazione all'accusata, la quale poverina ha gli incubi!
Epperò in tutta questa vicenda ci sono alcune cose davvero tristi:
* quale dimostrazione c'è che si sia trattato davvero di violenza? ci sono gli elementi che la povera ragazzina davvero non fosse in grado di dare un valido consenso e che tutti fossero coscienti che lei non era in grado?
* ma se lei non era in grado di dare un valido consenso, come può essere in grado a posteriori di ricordare esattamente chi ha fatto cosa?
* quali dimostrazioni abbiamo che il suo comportamento prima e durante il supposto stupro sia coerente con quanto dalla stessa dichiarato dopo? cioè: scavare nella personalità dell'accusatore (che nel caso specifico è anche l'unico testimone dell'accusa) non è una attività futile, ma serve per valutare l'attendibilità del teste. Per quale ragione non si sarebbe dovuto fare? E quali risultati ha dato questa indagine? Che la ragazza ha espresso in modo netto e inequivocabile il proprio dissenso o non-consenso? Che non era cosciente di quello che faceva? Ma miss due-neuroni-sconnessi: se l'immagine che io do di me è X, come posso lamentarmi che la gente capisca X? Cioè, mi faccia capire: è lei stessa a dirlo. E l'immagine che io do di me è la mia anima, non le mie mutande, please!
* ma cosa c..o c'entra la preveggenza con la personalità della testimone/accusatrice? qualunque cosa chiunque affermi per il futuro, nel momento in cui quella affermazione assume un senso, appartiene al passato. Cioè: se tu acconsenti o non acconsenti, l'hai fatto prima, non dopo. Per cui tutto ciò che io sono, che tu sai di me, come mi presento, come parlo, quel che faccio, mi consentono di rapportarmi con te e comunicare, cioè interpretare quel che io voglio o non voglio. L'analisi della personalità dell'imputata è fondamentale per capire che cosa chi si rapporta con lei capisce di lei, la sua personalità è lei, è la sua sostanza, non è altro!
* un tribunale non serve ad infliggere stigma a nessuno, ma a valutare la colpevolezza dell'imputato in base alle prove disponibili, nella fattispecie alla credibilità del testimone. Fammi capire miss femminista-so-tutto-io: ma allora una femminista, attivista lbgt, una artista, una performer, etc etc, può accusare chiunque di qualunque cosa e la sua testimonianza deve essere indiscutibile per definizione? Chiunque vada come testimone in un qualunque processo sa che il valore della sua testimonianza dipende dalla sua credibilità, quindi che anzitutto l'esame lo deve passare lui/lei. Fa parte delle regole del gioco in un paese democratico con un sistema giuridico civile e non assolutista. Con un sistema di garanzie, appunto.
* questa vicenda non ha un senso. Appunto: ti sei sempre data arie di donna disinibita, che fa sesso con chi vuole quando e come vuole, ti sei trovata in una situazione che non sei riuscita a gestire (per colpa tua, perchè sei tu che hai bevuto) e vorresti che vengano puniti da un tribunale dello stato paternalista coloro che si sono comportati in modo coerente con l'immagine che tu hai dato di te stessa? Ma appunto: dov'è il senso?
* eppoi: ma da tutta questa vicenda la poverina ne trae un senso di odio e di crudeltà, per cui lei è la vittima sacrificale, il becco scacciato nel deserto carico di tutti i peccati della tribù. Ma signorina, mi spiega come una persona che fino a dieci minuti prima era un amico (a suo dire), all'improvviso diventa un carnefice? non è che per caso ci sia stato un problema di comunicazione e lei vorrebbe mettere in discussione ciò che tutti gli altri in assoluta buona fede hanno interpretato diversamente? (tutti, sei ragazzi normali, non uno solo) Eccoli i nemici: i fedifraghi, coloro che hanno commesso l'alto sacrilegio di lesa maestà nei confronti della sua sacratissima persona ed opinione!
* ma alla fine, su cosa si basa la denuncia di stupro? Che lei non aveva dato il proprio consenso ai rapporti sessuali perchè aveva bevuto. Quindi? ma per quale ragione da tutta questa vicenda la paucineuronica della Panebianco non trae l'unica valida conclusione: chi beve si assuma la responsabilità di ciò che fa da ubriaco! Anzi: il fatto che lei abbia accusato i sei giovani perchè lei ha bevuto, scompare proprio. Non esiste più! Punto.
PS la lettera non è affatto bella, al di là di ogni valutazione etico-politico-giuridica. È una penosa autocommiserazione di una donna confusa. L'unica cosa che dovrebbe aver imparato (a non bere oltre le sue capacità) l'ha proprio ignorata. In ogni caso, se questo è il mondo mentale LGBT, per fortuna noi ne siamo lontani! Infatti " tradidit illos Deus in reprobum sensus (Dio li abbandonò in balìa di una mente insipiente) (Rm 1, 28b"!
da Il Garantista http://ilgarantista.it/2015/07/22/avete-giudicato-me-non-gli-stupratori/
--- Citazione ---Nel 2008 si parlò molto di sette ragazzi accusati di stupro di gruppo ai danni di una ragazza che non era in grado di dare il consenso. Era ubriaca. Non stava bene. Questo è quello che scrivevano i giornali, collocando la vicenda alla Fortezza da Basso, nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella a Firenze.
Sei furono condannati in primo grado a quattro anni e mezzo di prigione. Da poco è arrivata la sentenza d’appello. I sei sono stati assolti e lei, invece, nella motivazione, è stata condannata per tendenza alla promiscuità, giacché aveva avuto due rapporti occasionali, una convivenza e una relazione omosessuale. Una bisex, che si occupa d’arte, una femminista, una attivista per i diritti glbt, insomma una da crocifiggere moralmente e pubblicamente.
L’assoluzione è diventata il pretesto per rimettere al proprio posto lei, femmina indecorosa, il cui modello di vita avrebbe fatto intendere ai ragazzi che lei altro non potesse essere che disponibile. E qui siamo alla preveggenza. Non si è trattato di un tribunale adatto a giudicare le umane gesta, quanto, invece, di un consesso che ha preso in considerazione il modello di vita della ragazza per stabilire che tanto bastava a infliggerle uno stigma che ha da portarsi in eterno.
Una bella lettera scarlatta sul petto, a fare compagnia ad altre degnissime donne, splendide, forti, straordinarie, punite dalla società e dalla storia perché non conformi, non rispettose dei modelli imposti. E questo lo ripete lei nella bellissima lettera che mi ha mandato per urlare al mondo che lei esiste e non è l’ombra ricalcata attraverso le parole di quella sentenza. Non è una donna che rispetta le norme comuni. Non è neppure una vittima convenzionale. Non vuole essere compatita e non vuole essere strumentalizzata per legittimare modelli securitari. E’ lei. Così. Come la leggete nella sua lettera.
Così spiega che il mondo ti giudica vittima quando tu ti presenti in posa da martirio, diversamente è come se non ti fosse accaduto nulla. Non serve dire delle volte che ha tentato il suicidio, è stata male, si è sentita sola e disperata. Dovevo morire per essere creduta? Questo si chiede lei calcando l’inchiostro sul foglio per dire “sono io la ragazza dello stupro della fortezza, sono io”.
E’ vero: sei tu, e hai voluto autorappresentarti, raccontando il tuo vissuto, con coraggio, con una forza d’animo grandiosa, a dare una lezione alle istituzioni paternaliste che indagano su quel che c’è dentro le nostre mutande invece che su quel che c’è nella nostra anima. Tu non sussurri, ma gridi. Le tue non sono parole ma sono schiaffi che devono pesare su quelle istituzioni e su chiunque veicoli una cultura che fa schifo.
Ecco la sua lettera:
“Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che abbia un senso ma non posso perché un senso, questa vicenda, non ce l’ha. Sono io la ragazza dello stupro della fortezza, sono io.
Esisto. Nonostante abbia vissuto anni sotto shock, sia stata imbottita di psicofarmaci, abbia convissuto con attacchi di panico e incubi ricorrenti, abbia tentato il suicidio più e più volte, abbia dovuto ricostruir a stenti briciola dopo briciola, frammento dopo frammento, la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi é stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui é stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale.
Come potete immaginare che io mi senta adesso? Non riesco a descriverlo nemmeno io. La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda é vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’é sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai piú la stessa. Che siano state le varie fasi della lunghissima prima udienza, o le sentenze della prima e poi della seconda, ne ho sempre avuto notizia dai social media piuttosto che dal mio avvocato. Come mai questo accada non lo so. So soltanto che é come un elastico che quando meno me l’aspetto, mentre sono assorta e impegnata a affrontare il mondo, piena di cicatrici, ma cercando la forza per farcela, questo maledetto elastico mi riporta indietro di 7 anni, ogni maledetta volta.
Ogni maledetta volta dopo aver lavorato su me stessa, cercato di elaborare il trauma, espulso da me i sensi di colpa introiettati, il fatto di sentirmi sbagliata, sporca, colpevole. Dopo aver cercato di trasformare il dolore, la paura, il pianto in forza, in arte, ecco un altro articolo che parla di me. E io mi ritrovo catapultata di nuovo in quella strada, nel centro antiviolenza, nell‘aula di tribunale. Tutto questo mi sembra surreale come un supplizio di Tantalo.
La memoria é una brutta bestia. Nel corso degli anni si dimenticano magari frasi, l’ordine del prima e dopo, ma il corpo sa tutto. Le sensazioni, il dolore fisico, il mal di stomaco, la voglia di vomitare, non si dimentica.
Che poi quanti sforzi ho fatto per ritornare ad avere una vita normale, ricominciare a studiare, laurearmi, cercare un lavoro, vivere relazioni, uscire, sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, nella propria città. E quante volte sono stata invece redarguita dal mio legale, per avere una “ripresa”. Per sembrare andare avanti, e non sconfitta, finita. “La vittima deve essere credibile”. Forse se quella volta avessi inghiottito più pasticche e fossi morta sarei stata più credibile? Forse non li avrebbero assolti?
Essere vittima di violenza e denunciarla é un’arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra, come una moderna Raperonzolo. Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto “ah ma vedi, non ti é mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti”. Così può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall’accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non é stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente.
A sette anni di distanza ancora ho attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me. Non riesco a vivere più nella mia cittá, ossessionata dai brutti ricordi e dalla paura di ciò che la gente pensa di me. Prima la Fortezza da Basso era un luogo pieno di ricordi positivi, la Mostra dell’Artigianato, il Social Forum Europeo, i numerosi festival e fiere. Adesso é un luogo che cerco di evitare, un buco nero sulla mappa della cittá di Firenze.
Mi é stato detto, é stato scritto, che ho una condotta sregolata, una vita non lineare, una sessualità “confusa”, che sono un soggetto provocatorio, esibizionista, eccessivo, borderline. C’é chi ha detto addirittura che non ero che una escort, una donna a pagamento che non pagata o non pagata abbastanza, ha voluto rivalersi con una denuncia.
Perché sono bisessuale dichiarata, perché ho convissuto col mio ragazzo un anno prima che succedesse tutto ció, perché amo viaggiare e unito al fatto che non sono riuscita a vivere nella mia città dopo l’accaduto, ho viaggiato molto, proprio per quella sensazione di essere chiunque e di dimenticare la tua storia in un posto nuovo. Perché sono femminista e attivista lgbt e fin dai 15 anni lotto contro questo schifo di patriarcato che oggi come sette anni fa, cerca di annientarmi come ha fatto e fa continuamente, ovunque.
Perché mi vesto non seguendo le mode, e quindi se seguo uno stile alternativo, gothic o cose del genere, sono automaticamente tacciata per promiscua. Perché sono (?) un’attrice e un’artista e ho fatto happening e performance usando il corpo come tavolozza di sentimenti e concetti anche e soprattutto legati al mio vissuto della violenza (e sì, la Body art é nata negli anni 60, mica ieri. Che poi, qualcuno si sognerebbe forse di augurare o giustificare chi stuprasse Marina Abramovic perché si é mostrata nuda in alcuni suoi lavori?).
Ebbene sì, se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze oltre alla tua, le prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se giri film o fai teatro, se hai fatto della body art, se non sei un tipo casa e chiesa e non ti periti di scendere in piazza e lottare per i tuoi diritti, se insomma sei una donna non conforme, non puoi essere creduta. Dato che non hai passato gli anni dell’adolescenza e della giovinezza in ginocchio sui ceci con la gonna alle caviglie e lo sguardo basso, cosa vuoi aspettarti, che qualcuno creda a te, vittima di violenza?
Sono stata offesa non solo come donna, per ciò che sappiamo essere accaduto. Ma come amica, dal momento in cui il capetto del gruppo era una persona che consideravo amica, e mi ha ingannato. Sono stata offesa dagli avvocati avversari e dai giudici come bisessuale e soggetto lgbt, che hanno sbeffeggiato le mie scelte affettive e le hanno viste come “spregiudicate”. Sono stata offesa come femminista e attivista lgbt quando la mia adesione a una manifestazione contro la violenza sulle donne é stata vista come “eccessiva” e non idonea a una persona vittima di violenza, essendomi mostrata troppo “forte”. Sono stata offesa dalla corte e dagli avvocati avversari per essere un’artista e un’attrice (o per provarci, ad ogni modo), un manipolo di individui gretti che non vedono oltre il loro naso e che equiparavano qualsiasi genere di nudità o di rappresentazione che vada contro la “norma” (per es. scrivere uno spettacolo sulla prostituzione) alla pornografia.
Mi hanno perfino offeso in quanto aderente alla moda giapponese delle gothic lolita (e hanno offeso il buon senso), quando hanno insinuato che fosse uno stile che ha a che fare con pornografia, erotismo e chissà cos’altro. Hanno offeso, con questa assoluzione, la mia condizione economica, di gran lunga peggiore della loro che, se hanno vinto la causa possono dir grazie ai tanti avvocati che hanno cambiato senza badare a spese, mentre io mi sono dovuta accontentare di farmi difendere da uno solo. E condannandomi a dovere essere debitrice a vita per i soldi della provvisionale che ho speso per mantenermi negli ultimi due anni, oltre al fatto che nessuno ripagherà mai il dolore, gli anni passati in depressione senza riuscire né a studiare né a lavorare, a carico dei miei, e tutti i problemi che mi porto dietro fino ad adesso. Rischio a mia volta un’accusa per diffamazione, anche scrivendo questa stessa lettera.
Ciò che più fa tristezza di questa storia che mi ha cambiato radicalmente, é che nessuno ha vinto. Non hanno vinto loro, gli stupratori (accusati e assolti in II° ndb), la loro arroganza, il loro fumo negli occhi, le loro vite vincenti, per esempio l’enorme pubblicità fatta ai b-movie splatter del “capetto” del gruppo, sono andate avanti nonostante un’accusa di stupro.
Abbiamo perso tutti. Ha perso la civiltà, la solidarietà umana quando una donna deve avere paura e non fidarsi degli amici, quando una donna é costretta a stare male nella propria città e non sentirsi sicura, quando una giovane donna deve sospettare quando degli amici le offrono da bere, quando si giudica la credibilità di una donna in base al tacco che indossa, quando dei giovani uomini si sentiranno in diritto di ingannare e stuprare una giovane donna perché e’ bisessuale e tanto “ci sta”.
Quello che vince invece, giorno per giorno attraverso quello che faccio, é la voglia di non farmi intimidire, di non perdere la fiducia in me stessa e di riacquistarla nel genere umano, facendo volontariato, assistendo gli ultimi, i disabili, le persone con disturbi psichici (perché sì, anche quando si é sofferto di depressione e forse soprattutto per questo, si é capaci di essere empatia e d’aiuto).
Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza, da cui é poi partita la segnalazione alla polizia che mi ha chiamato per deporre una testimonianza tre giorni dopo. Ma forse si, comunque, per ripetere al mondo che la violenza non é mai giustificabile, indipendentemente da quale sia il tuo lavoro, che indumenti porti, quale sia il tuo orientamento sessuale. Che se anche la giustizia con me non funziona prima o poi funzionerà, cambierà, dio santo, certo che cambierà.
La ragazza della Fortezza da Basso”
--- Termina citazione ---
Rita:
Do sempre il beneficio della buonafede. Ma la strumentalizzazione della sentenza è palese.
Il loro punto non è tanto l'assoluzione o meno o la presunzione d'innocenza fino a prova contraria o meno, ma il passaggio della sentenza che cita i suoi trascorsi sessuali. La frase (virgolettata quindi estrapolata dalla sentenza) è questa "“un soggetto fragile, ma al tempo stesso creativo, disinibito, in grado di gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali di cui nel contempo non era convinta”.
Ca va sans dire (come direbbe Rino) che, se non sono scema io, questo significa che i Giudici non l'hanno creduta non perché in passato ha avuto rapporti occasionali o lesbici e quindi data questa premessa sarebbe logico dedurre che se ne poteva anche fare 6 in un colpo, ma bensì che la sua libertà la viveva in modo ambivalente.
Curioso che qualcuno citi anche la frase che la teste ha sentito dalla ragazza quando l'ha tranquillizzata sul fatto che andasse tutto bene "stai tranquilla ero lesbica ma adesso ho scoperto che mi piacciono i maschi e sono eterosessuale". Qualcuno sulla pagina di Eretica ha commentato che è brutto farsi stuprare dal branco perché ci si sente colpevoli. Per me questa frase è un'ulteriore conferma del pensiero dei Giudici. Di nuovo, non c'entra che non le abbiano creduto perché avesse avuto precedenti rapporti liberi, ma perché dalle testimonianze e dal suo atteggiamento appariva averli vissuti con senso di colpa.
Sul blog un certo Christian ha spiegato qual era la sua impressione suppergiù così: "vuoi sapere qual è la mia impressione? in certi ambienti legati al porno nono sei figo/a se non provi di tutto, anche la zoofilia. E' probabile che l'abbia voluto provare ed è probabile che abbia anche terminato il rapporto, perché in qualche modo queste pressioni ci sono"
zagaro:
--- Citazione da: Rita - Luglio 23, 2015, 12:48:27 pm ---Do sempre il beneficio della buonafede. Ma la strumentalizzazione della sentenza è palese.
Il loro punto non è tanto l'assoluzione o meno o la presunzione d'innocenza fino a prova contraria o meno, ma il passaggio della sentenza che cita i suoi trascorsi sessuali. La frase (virgolettata quindi estrapolata dalla sentenza) è questa "“un soggetto fragile, ma al tempo stesso creativo, disinibito, in grado di gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali di cui nel contempo non era convinta”.
...........................
--- Termina citazione ---
art. 42 cp
http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-primo/titolo-iii/capo-i/art42.html
art. 368 c.p.
http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-iii/capo-i/art368.html
Rita:
--- Citazione da: zagaro - Luglio 23, 2015, 14:52:07 pm ---art. 42 cp
http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-primo/titolo-iii/capo-i/art42.html
art. 368 c.p.
http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-iii/capo-i/art368.html
--- Termina citazione ---
Zagaro non ho capito che vuoi dirmi... comunque sul secondo punto:
Chiunque, con denuncia [c.p.p. 333], querela [c.p.p. 336], richiesta [c.p.p. 342] o istanza [c.p.p. 341], anche se anonima o sotto falso nome, diretta all'Autorità giudiziaria o ad un'altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale (1), incolpa di un reato taluno che egli sa innocente (2), ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato (3), è punito con la reclusione da due a sei anni.
il presupposto è il dolo (e anche la simulazione di prove) si parla di incolpare qualcuno che "sai" innocente. Ma qui, secondo quanto si capisce dagli stralci di motivazione la denuncia è stata fatta nel convincimento che fossero colpevoli e i Giudici sembra abbiano attribuito la motivazione della denuncia a un fatto interno quasi inconscio della ragazza. Un po' come un testimone che "sbaglia" a riconoscere qualcuno. Per aversi il reato di falsa testimonianza la testimonianza errata dev'essere mendace quindi fatta con dolo.
In pratica, e detto in parole ancora più semplici, perché si abbia la falsa testimonianza, non basta che il fatto dichiarato sia oggettivamente falso, ma è necessario che di tale falsità fosse consapevole il testimone.
Perché si possa, dunque, denunciare il reato occorre, provare da un lato la falsità della dichiarazione nei termini appena detti e, dall’altro, la consapevolezza di tale condotta da parte del testimone.
Detto questo forse non sono stata chiara: Eretica discute del fatto che la motivazione sia viziata dal giudizio morale sulle esperienze precedenti della ragazza. Io sostengo che è proprio errata questa interpretazione e che la motivazione dice altro. Non dà un giudizio morale, ma spiega il convincimento del giudice sul motivo della denuncia, (e a seguire, ovviamente delle testimonianze contradditorie).
COSMOS1:
--- Citazione da: Rita - Luglio 23, 2015, 15:24:31 pm --- Eretica discute del fatto che la motivazione sia viziata dal giudizio morale sulle esperienze precedenti della ragazza. Io sostengo che è proprio errata questa interpretazione e che la motivazione dice altro. Non dà un giudizio morale, ma spiega il convincimento del giudice sul motivo della denuncia, (e a seguire, ovviamente delle testimonianze contradditorie).
--- Termina citazione ---
no, Eretica discute del fatto che la credibilità della ragazza possa essere oggetto di valutazione
la poverina doveva essere creduta a prescindere, nessuna valutazione doveva essere fatta della sua personalità
come se la testimonianza di un baro o di un ladro o di un truffatore in un processo nel quale essi stessi sono gli attori dovesse essere presa per assoluta :cry:
il problema non è tanto tecnico, Eretica non ha le capacità nè la pazienza di affrontare gli aspetti tecnici, ma il pregiudizio, il divieto di mettere in discussione, di domandare, di indagare
la signorina deve essere creduta a priori, per evitarle ulteriori traumi :hmm:
in effetti la frase "dovevo essere morta per essere credibile" è sintomatica. Si, risponderei io: se tu fossi morta o avessi avuto lesioni di una qualche rilevanza, dal punto di vista della tua credibilità sarebbe stato un altro paio di maniche.
Ovvio che nessuno di noi nega che vi siano mai stati stupri, ma i veri stupri si riconoscono a colpo d'occhio: Maria Goretti fu uno stupro, non si discute.
Purtroppo l'encefalite fulminante nell'area femminista arriva a dire che non si può mettere in dubbio la credibilità dell'accusatrice.
NON SI PUÒ! :w00t:
Ma con ciò non fanno un favore alle donne davvero stuprate, anzi impedendo una indagine che le distingua dalle complessate, dalle disturbate, dalle megalomani, dalle disoneste ... a queste le assimilano tutte!
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