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Note
*. Si ringrazia la direzione della "Rivista geografica italiana" per la gentile concessione alla pubblicazione sul presente sito dell'articolo qui riportato apparso sul numero 1 (2003), vol. 110, pp. 197-198.
1. La sex ratio può essere espressa nel numero di maschi per cento femmine (tasso di mascolinità) oppure nel numero di femmine per cento maschi (tasso di femminilità). In questo articolo è stato utilizzato il secondo metodo riferendosi al numero di donne ogni cento uomini nel caso dei dati provenienti dalle Nazioni Unite (The world's woman) utilizzati per inserire il caso indiano nel contesto globale, e al numero di donne ogni 1000 uomini per quanto riguarda i dati provenienti dalle statistiche nazionali indiane (Office of the registrar general e The national family health survey). Non ho uniformato i due set di dati in quanto i dati espressi in centinaia mancavano dei decimali affinché potessero essere convertiti in migliaia in modo preciso e quelli in migliaia, a mio parere, risultavano maggiormente rappresentativi senza costituire un elemento di particolare disturbo.
2. La ragione per cui ciò accade è stata ripetutamente studiata sia dalla prospettiva biologica che da quella behaviourista senza che si possa dare una risposta chiara e definitiva sul perché la popolazione umana tende ad avere una preponderanza di nascite maschili (Clarke, 2000).
3. Con una percentuale di variazione che oscilla tra il 7% e il 4%, ogni deviazione da questi standard indica una interferenza selettiva (United Nation, The World's Women 2000).
4. Un caso esemplificativo riguarda il Lesotho dove gli uomini lasciano le loro famiglie per recarsi nella vicina Repubblica del Sud Africa per trovare impiego nelle fiorenti miniere d'oro. L'immigrazione é, però, dagli anni '60, proibita alle donne che non possono seguire i loro uomini sul luogo di lavoro. Ciò ha portato ad uno squilibrio nella piramide della popolazione. Oggi, 2/3 dei capifamiglia nelle aree rurali del Lesotho, le più colpite dalla migrazione, sono donne.
5. Ho escluso l'Arabia Saudita, sebbene la sua popolazione abbia una sex ratio di 81 donne ogni 100 uomini, in quanto, come accade in altri paesi del Medio Oriente, lo squilibrio di genere è dato principalmente da una forte immigrazione maschile collegata alla produzione del petrolio oltre alla elevata disponibilità di denaro che rende possibile la delegazione di molte attività agli immigrati e non risulta rappresentativo in questo caso di studio.
6. Le cause di questa differenza, non del tutto note, sono certamente il frutto dell'interazione di molteplici fattori sia genetici sia socio-culturali. La popolazione femminile sembra essere biologicamente più resistente di quella maschile nella maggior parte delle circostanze ambientali. In generale, i maschi risultano maggiormente suscettibili alle malattie; elevati livelli di testosterone sono associati al cancro alla prostata e ai disturbi cardiovascolari mentre si ritiene che gli estrogeni proteggano le donne dai disturbi cardiovascolari e aiutino il sistema immunitario. Inoltre, i dati della mortalità sesso-specifica rivelano la presenza di fattori socio culturali che coinvolgo particolarmente gli uomini come le guerre, i conflitti e gli incidenti (rispetto alle donne gli uomini sono sovrarappresentati in posti di lavoro pericolosi e nel traffico automobilistico). Tra gli altri fattori si trovano le differenti attitudini rispetto alla malattia e alla cura e le dissimili abitudini di vita: gli uomini si rivelano più soggetti all'obesità, all'uso di tabacco, di alcol e di droghe il cui accesso è spesso facilitato dalla maggiore disponibilità di risorse finanziarie (Bellencin Meneghel, 1996; Clarke, 2000).
7. Dati provenienti dal Census of India 2001. Il ruolo dell'istruzione femminile sulla mortalità infantile sembra essere un'arma a doppio taglio. È stato rilevato che, in generale, un tasso di istruzione elevato corrisponde ad una diminuzione della mortalità infantile in quanto le madri istruite hanno maggiori possibilità di fornire ai loro figli cure migliori (Livi Bacci, 1989). Sebbene nel caso indiano questa affermazione sia controversa, in quanto la correlazione non è costante e in alcune regioni dell'India come il Rajasthan o l'Himalchal Pradesh è addirittura inversa, è in ogni caso accettato che l'istruzione materna sia un importante fattore associato alla diminuzione della mortalità infantile (Pandey, Choe, Luther, Sadhu e Chand, 1998). Tuttavia, Das Gupta (1987) nel suo studio sul Punjab ha notato che un alto tasso di istruzione materna influisce positivamente sull'abbassamento del tasso di mortalità infantile in generale ma non nel caso della mortalità infantile femminile dove la relazione è inversa.
8. Studi basati sui dati nazionali dimostrano che le regioni con un alto livello di sviluppo, misurato attraverso indicatori quali l'urbanizzazione, l'industrializzazione e la produzione agricola, hanno una sex ratio notevolmente sfavorevole alle donne. In contrasto, le regioni con un'alta percentuale di abitanti appartenenti alle Tribù (Scheduled Tribes), che appartengono agli strati sociali meno abbienti, mostrano una discrepanza di genere nettamente inferiore (Sudha e Raja, 1998).
9. Uno studio condotto in Uttar Pradesh negli anni '80 ha rilevato che il 60% dei decessi avvenuti nella fascia neonatale fossero da attribuire al tetano (Agnihotri, 2000), ovvero a fattori esogeni che generalmente non hanno particolare rilevanza in questa fascia. Inoltre, l'infanticidio, un fattore comportamentale, incide principalmente nella fasce neonatale.
10. La differenza di incidenza della pratica dell'infanticidio tra nord e sud può essere parzialmente spiegata dalla diversità degli avvenimenti storici che caratterizzano le due aree. La storia dell'India del Nord, dove la preferenza del figlio maschio è maggiore, è caratterizzata da molteplici invasioni che richiedevano la presenza di numerosi uomini per la difesa del territorio. Le donne invece, non solo non contribuivano alla difesa ma rappresentavano un punto debole nella struttura sociale che richiedeva esso stesso protezione. Inoltre le donne spesso erano molestate e violentate dagli invasori macchiando l'onore delle loro famiglie (Patel, 1996).
11. The Pre-natal diagnostic techniques (regulation and prevention od misuse) act, 20 settembre 1994.