Sull'idea che la Chiesa debba essere 'democratica' e che la verità sia data dall'opinione della maggioranza:
FRAMMENTO 8
In quel tempo andò sulla montagna a pregare e passò tutta la notte a pregare Dio. Poi, fattosi giorno, chiamò i suoi discepoli e ne scelse
Dodici, ai quali diede il nome di apostoli. (Lc 6, 12-13)
E salì sul monte e chiamò quelli che volle lui. E vennero da lui. E costituì i dodici, perché stessero con lui e per mandarli ad annunciare (Mc 3, 13-14).
In quel tempo passò tutta la notte a presiedere la discussione dell'assemblea dei discepoli per la scelta dei dodici apostoli. Diceva infatti: Nessuno può veramente rappresentare gli altri uomini, se non è eletto da loro. Poi chiamò a sé coloro che l'assemblea aveva indicato (Quinto evangelo)
I passi di Luca e Marco, nei quali l'elezione apostolica sembra piovere dall'alto senza consultazione alcuna della comunità, sono responsabili di una delle più perniciose malattie che hanno nei secoli afflitto la cristianità: l'autoritarismo."Come il Padre ha mandato me, così io mando voi " persuasi di questa mistica investitura, come potevano i vescovi resistere alla tentazione di scambiare il proprio cervello con la volta celeste e i loro pensamenti come autentiche rivelazioni dello Spirito di Dio? Nacque così nei pastori della Chiesa l'abitudine di non prendere parere da nessuno, se non da quelli che presumibilmente concordassero in tutto con la loro propria opinione: stile che, nonostante le apparenze, era mantenuto con uguale impegno a tutti i livelli della gerarchia, dagli assistenti di oratorio fino al sommo pontefice.
E' vero che le cattive applicazioni di un principio non sono per sé argomento probante contro la bontà e la verità del principio stesso e non vanno rinnegate le prerogative solo per il timore degli abusi nel loro esercizio. Diversamente non dovrebbero essere lasciati agli uomini né la lingua né gli organi della riproduzione.
Ma il nostro frammento preferisce colpire il male alla radice,
canonizzando per la prima volta il metodo assembleare nella scelta degli uomini nella Chiesa. Qualcuno ha autorevolmente osservato che l'intelligenza di un'assemblea è inversamente proporzionale al numero dei partecipanti: le più pazzesche decisioni dei dittatori di ogni colore - che sono sempre stati i più fanatici propugnatori del metodo assembleare integrale - hanno avuto l'approvazione frenetica di folle oceaniche, anonime e irresponsabili, che alla resa dei conti sono misteriosamente scomparse. Ma non è il nostro caso. Qui si tratta della comunità che è sotto l'azione dello Spirito di Dio e perciò ne possiede i carismi.
Piuttosto è tutta una
nuova ecclesiologia che si impone da questo quinto evangelo: è la comunità che direttamente riceve il mandato di evangelizzare e di santificare, e non i dodici. O meglio, i dodici mandati dall'assemblea, la rappresentano e assolvono ai loro compiti in nome e per autorità di tutti i fratelli.
Propriamente parlando sono "apostoli" non di Cristo, ma della "ekklesía", che come assegna l'incarico così può revocarlo. La visione " piramidale " è nettamente superata. All'idea "aristocratica" della trama delle diverse "missioni" che compaginerebbero la Chiesa secondo lo schema antico (il Padre manda il Figlio, il Figlio manda l'apostolo, l'apostolo manda il vescovo, il vescovo dà origine alla comunità: idea insostenibile dopo la Rivoluzione francese),
subentra una concezione più democratica e moderna.
C'è l'incongruenza di Gesù, l'Apostolo per eccellenza, che essendo mandato dal Padre non sembra desumere la propria missione dall'assemblea dei fedeli. Ma bisogna sperare nel progresso degli studi teologici: chi ci dice che non esista anche un sesto evangelo, nascosto in qualche grotta del Mar Morto, che un giorno ci consentirà di correggere anche questa anomalia?