Autore Topic: anoressia e padri  (Letto 4056 volte)

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Offline ilmarmocchio

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anoressia e padri
« il: Agosto 18, 2015, 21:14:35 pm »
http://www.lastampa.it/2015/08/18/scienza/benessere/dovete-sapere/anoressia-e-bulimia-tra-le-possibili-cause-un-cattivo-rapporto-con-il-pap-MJkQFEb0sumxFTHTG4TXTO/pagina.html

Anoressia e bulimia, tra le possibili cause un cattivo rapporto con il papà
L’interazione fra padre e figlia può avere un forte impatto sull’autostima e sull’immagine di sé delle ragazze




18/08/2015
I cattivi rapporti fra padri e figlie possono far scattare nelle ragazze problemi d’immagine del corpo e disturbi di alimentazione - anoressia e bulimia. Lo mette in luce una ricerca australiana, che ha esaminato un campione di donne diagnosticate con disturbi di alimentazione, sulla percezione del proprio padre. Lo studio solleva così le madri dal ruolo che da sempre hanno dovuto sostenere come prime responsabili di questo genere di problemi nelle figlie.
 
Lo studio è stato presentato all’International Mental Health Conference a Surfers Paradise, dallo psicologo John Toussaint della Charles Sturt University, che ha fatto un appello ai padri perché presentino alle figlie modelli di ruolo “body positive”. Secondo la ricerca, il 42% delle pazienti fra 37 e 55 anni aveva un padre iperprotettivo, mentre il 36% aveva un padre “distante”. Solo una su cinque aveva padri che descriveva come genitori amorevoli.
 
È emerso un legame fra il senso di rifiuto dal padre e le donne che combattono per essere magre e soffrono di bulimia - il bisogno incontrollabile di ingerire cibo, seguito da sensi di colpa e vomito autoprovocato. Parlano invece di un padre intrusivo e troppo protettivo le pazienti di anoressia, che si manifesta con il rifiuto assoluto del cibo e porta a gravi squilibri da denutrizione.
 
«I padri descritti con attributi negativi sono associati in misura significativa con disturbi di alimentazione e sintomi depressivi», ha detto Toussaint, sottolineando come i padri svolgano un ruolo importante nello sviluppo dell’autostima e della soddisfazione verso il proprio corpo, e quindi nello sviluppo di problemi di alimentazione patologici e depressione.
 
Lo studioso ha ammesso che i rapporti negativi fra padre e figlia «non sono certo la sola causa» dei disturbi
. È necessario tuttavia mantenere attenzione sull’interazione fra padre e figlia e sull’impatto che può avere sull’autostima e sull’immagine di sé della ragazza. 
 
È importante che i padri siano modelli di ruolo “body positive”, dando l’esempio con comportamenti e atteggiamenti di vita sani. E poi condividendo tempo di qualità, discutendo immagini negative dei media, concentrandosi sulla vita delle figlie e non sulla loro apparenza, e in genere dimostrando rispetto per le donne.

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #1 il: Agosto 18, 2015, 21:17:13 pm »
magari, l'ideuzza che le figlie di oggi, occidentali, sono mediamente psicopatiche perchè viziate , no , eh, caro ricercatore .

e poi , la causa non è quella, però vanno controllati i padri :doh: :doh: :doh:

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #2 il: Agosto 18, 2015, 21:19:57 pm »
un pò di cacca mediatica

http://www.lastampa.it/2015/03/19/scienza/benessere/marzo-la-rivincita-dei-pap-con-i-figli-zpoIaRYvlH9XvcaDlUfSLJ/pagina.html

19 marzo, quanto è cambiato il ruolo dei papà
La figura paterna moderna che si prende cura del bambino fin da subito, contribuisce al suo sviluppo. Ecco che cosa attiva il pianto del neonato nei cervelli di madre e padre




19/03/2015
NICLA PANCIERA
MILANO
Nel corso dei secoli, il ruolo paterno si è andato modificando con l’evolvere della società. Gli uomini oggi possono dichiararsi emancipati dalle figure di padre padrone o di marito maschilista che avevano pesato sulle generazioni precedenti: non solo vengono invitati a prendere parte alle cure parentali, un tempo di competenza delle sole madri, ma sono liberi di essere presenti e prendersi cura dei loro piccoli, un investimento che permette loro di sviluppare fin da subito delle relazioni molto profonde con i figli.

DIFFERENZA DI RAPPORTO CON MADRI E PADRI 
Il neonato si rivolge fin dalla nascita verso qualcuno che si prenda cura di lui. Uomo o donna non fa differenza. Naturalmente, val la pena ricordarlo, vi sono dei fattori che facilitano la formazione di uno stretto legame tra madre e figlio: sono quegli aspetti neurobiologici che dipendono dal nostro essere mammiferi e riguardano, ad esempio, i meccanismi ormonali della gravidanza e del parto, la sincronizzazione del battito cardiaco tra mamma e neonato o la predilezione del piccolo per l’odore del latte e del seno materno. Comunque, oggi sappiamo che gli aspetti naturali e quelli culturali sono inscindibili nell’esperienza del diventare genitori: ai comportamenti universali e trasversali a tutte le popolazioni si aggiungono quelli relativi al ruolo sociale, che mutano nel tempo e nello spazio, dipendendo anche dalla cultura dei vari paesi. 

IL PIANTO DEL NEONATO: COSA SCATENA NEL PAPA’ 
Le facce e il pianto dei neonati provocano risposte universali inscritte nel nostro cervello che le neuroscienze indagano da tempo. Il pianto assolve l’importante funzione di attivare le cure parentali e quindi di assicurare la sopravvivenza del bambino. Nelle donne e negli uomini le propensioni a prendersi cura del piccolo sono diverse, indipendentemente dal loro essere o meno genitori. 
 
«Il pianto di un neonato affamato provoca diverse attivazioni cerebrali in maschi e femmine» spiega Paola Venuti, docente di Psicologia dinamica e Psicopatologia clinica dell’Università di Trento, dove dirige il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione. Il suo gruppo ha condotto lo studio in questione insieme a Marc Bornstein, direttore del National Institute of Child Health and Human Development dell’NIH. «Pur manifestando entrambi l’impulso ad intervenire per tranquillizzare il bambino, solo nelle donne le regioni tipicamente associate all’auto-riflessione e al pensiero centrato sul sé (la default Mode Network) vengono inibite dal pianto».

LA NASCITA DI UN FIGLIO PROVOCA CAMBIAMENTI ENDOCRINI NEL PADRE 
Tuttavia, come le ricerche hanno confermato, la nascita di un figlio provoca anche nel padre cambiamenti neuroendocrini esattamente come accade nella madre, basti pensare a quelli indotti dalla plasticità cui va incontro il cervello e alla depressione post parto, dalla quale i neopapà non sono immuni. Anche i padri, insomma, imparano a prendersi cura del piccolo e lo fanno molto bene.

LA GIOCOSITÀ PATERNA 
Oggi in parte sovrapponibili, un tempo il ruolo della madre e quello del padre erano nettamente diversi e comunque funzionali allo sviluppo del bambino. La madre intenta principalmente all’accudimento e il padre impegnato nella stimolazione sociale, sperimentazione delle novità e giocosità fisica. «Questa specificità paterna non viene meno neppure quando i padri imparano a sostituirsi alle madri, quando cambiano il pannolino, cucinano, puliscono la casa e svolgono le varie attività casalinghe necessarie a tutta la famiglia» spiega la psicologa, autrice con Bornstein del libro “Genitorialità” edito dal Mulino. «La diversa modalità di relazionarsi con il bambino, più fisica e attiva, permane poi anche quando il bambino cresce».

UNA FIGURA FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO DEL BAMBINO 
Nelle famiglie numerose delle società patriarcali, il piccolo risentiva meno dell’assenza del padre, compensato perfettamente dalle altre figure di adulti, come fratelli, zii giovani, cugini e nonni. Oggi, in mancanza di una simile rete sociale, nella famiglia mononucleare il papà è diventato fondamentale per garantire un corretto sviluppo del piccolo. «La madre non può soddisfare e cogliere tutte le esigenze dal bambino» spiega la professoressa Venuti, che ricorda come una eventuale relazione disfunzionale o non adeguata con la madre può venir compensata dalle altre relazioni instaurate dal bambino che cresce. Inoltre, «madre e padre valutano tendenzialmente caratteristiche diverse nel bambino che quindi, in presenza di entrambi, ha maggiori opportunità di venire apprezzato per le sue tante qualità e di veder rinforzate tutte le sue competenze, di lettura e scrittura, capacità sportive, interessi extra scolastici, abilità a svolgere attività outdoor, nessuna esclusa».

PAPÀ PARTNER TERAPEUTICO 
Una delle tendenze più tipiche della madre è l’atteggiamento educativo che promuove l’acquisizione di nuove competenze da parte dei bambini. Secondo un meccanismo noto come apprendimento prossimale, studiato per la prima volta dal russo Leg Vygotskji, la mamma sollecita il figlio ad andare sempre un po’ più in là e ad affrontare problemi di livello superiore rispetto quelli che sanno già risolvere. Non così i padri, che giocano alla pari con i figli. Questo è un aspetto molto positivo per i bambini con disturbo dello spettro autistico o ritardo mentale, che non riescono a seguire le indicazioni e i suggerimenti della madre,  con la conseguenza che la comunicazione si interrompe ben presto. Finchè alla madre non viene insegnato che cosa fare. Il comportamento naturale del padre, invece, permette un’interazione lenta e prolungata di cui il bambino con problemi può beneficiare.

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #3 il: Agosto 18, 2015, 21:30:26 pm »
ovviamente, la scientificità di quei deliri è uguale a zero :cool:

Online Massimo

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Re:anoressia e padri
« Risposta #4 il: Agosto 18, 2015, 22:10:29 pm »
Cosa vuoi farci, caro Marmocchio, la solfa è sempre quella: la colpa è comunque del maschio, colpevole anche dell'anoressia della
figlia. Che poi è una delle tante sfaccettature dell'Unica Grande Colpa: quella di esistere.

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #5 il: Agosto 18, 2015, 22:25:33 pm »
Cosa vuoi farci, caro Marmocchio, la solfa è sempre quella: la colpa è comunque del maschio, colpevole anche dell'anoressia della
figlia. Che poi è una delle tante sfaccettature dell'Unica Grande Colpa: quella di esistere.

già. c'è proprio una ostilità preconcetta contro il maschile, con argomentazioni grottesche.
Per es. l'anoressia una volta non esisteva, eppure imperava il maschilismo patriarcalsessista misogino, ecc.
Oggi, che c'è il femminismo, aabbiamo l'anoressia :doh:

Alberto1986

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Re:anoressia e padri
« Risposta #6 il: Agosto 19, 2015, 00:29:04 am »
.....

Anoressia e bulimia, tra le possibili cause un cattivo rapporto con il papà
L’interazione fra padre e figlia può avere un forte impatto sull’autostima e sull’immagine di sé delle ragazze

....

Lo mette in luce una ricerca australiana....


Bhè tutto nella norma. Mi sarei preoccupato se questa importantissima pseudo ricerca fosse stata fatta in Russia o comunque in paesi non occidentali. D'altronde la spazzatura donnista/misandrica proviene sempre dalle stesse fogne sociali di approvvigionamento.  :rolleyes: Ora è necessaria la ricercona di conferma da USA e UK e poi siamo a posto.  :doh:

Offline Cad.

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Re:anoressia e padri
« Risposta #7 il: Agosto 19, 2015, 01:02:22 am »
Per me fanno ricerche (?) al contrario ovvero non per ottenere un risultato che non si conosce, ma dal risultato voluto (colpa degli uomini) ci si crea sopra una "bella" ricerca ad hoc soprattutto quando è forte il sospetto della colpa delle donne, così da farle apparire incolpevoli.

Offline zagaro

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Re:anoressia e padri
« Risposta #8 il: Agosto 19, 2015, 06:15:40 am »
Per me fanno ricerche (?) al contrario ovvero non per ottenere un risultato che non si conosce, ma dal risultato voluto (colpa degli uomini) ci si crea sopra una "bella" ricerca ad hoc soprattutto quando è forte il sospetto della colpa delle donne, così da farle apparire incolpevoli.

ma allora cosa sono i genitori?
l'azione  educativa è anche  una interrelazione fra i genitori ed il bambino.

dire  è solo il padre o solo la madre  è come dire genitore1 e genitore2, una vera e propria decadenza.


nell'antica Roma 'patrizio' significava proprio 'figlio di padri', il senso onorifico di dire 'quello è stato mio padre', difatti usiamo la parola Patria non a caso.

e questa ricerca descritta al #1 mi sembra  la scoperta dell'acqua calda, è chiaro che un padre deve essere un buon padre nell'azione educativa dei figli, ma  il dire che essere padre è di per se una colpa è solo qualcosa di mostruoso


Offline Cassiodoro

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Re:anoressia e padri
« Risposta #9 il: Agosto 19, 2015, 09:06:09 am »
"Lo studio è stato presentato all’International Mental Health Conference a Surfers Paradise, dallo psicologo John Toussaint della Charles Sturt University, che ha fatto un appello ai padri perché presentino alle figlie modelli di ruolo “body positive”. Secondo la ricerca, il 42% delle pazienti fra 37 e 55 anni aveva un padre iperprotettivo, mentre il 36% aveva un padre “distante”. Solo una su cinque aveva padri che descriveva come genitori amorevoli."
Nonostante una su cinque, il 20%, aveva padri amorevoli si sono ammalate, già solo questo dato dimostra che il ruolo del padre è ininfluente su questo tipo di malattia.
Quello che manca completamente da questa ricerca è il coportamento dell'altro genitore, la madre, che come sanno anche i muri, è IL rapporto primario che influenza maggiormante il carattere ed il comportamento dei figli.
Sono sicuro che il rapporto tra queste pazienti e la loro madre è problematico nel 100% dei casi.

L'articolo infatti riferisce che:
"Lo studioso ha ammesso che i rapporti negativi fra padre e figlia «non sono certo la sola causa» dei disturbi."
Ma l'immagine dei padri è stata compromessa già dal titolo.
"Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante" - "Ah sì? E cosa ha capito?" - "Che vola solo chi osa farlo"

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #10 il: Agosto 19, 2015, 09:48:06 am »
Per me fanno ricerche (?) al contrario ovvero non per ottenere un risultato che non si conosce, ma dal risultato voluto (colpa degli uomini) ci si crea sopra una "bella" ricerca ad hoc soprattutto quando è forte il sospetto della colpa delle donne, così da farle apparire incolpevoli.

certo che è così : lo schema segue una vera e propria fallacia logica.
Invece di partire da fatti per corroborare una ipotesi, si dà per scontata una ipotesi e ci si costruisce intorno una raccogliticcia impalcatura di correlazioni statistiche, che certo non sono causali.
Faccio un esempio : possiamo affremare che il letto è il posto in assoluto più letale, in quanto la maggior parte della gente muore a letto :(.
Però, oltre al fatto che tantissima gente che va a letto poi si risveglia e quindi non muore, è evidente che la morte subentra per altre cause.
Però , se fossimo femministi, potremmo lanciare un allarme sui letti assassini. :w00t:

Offline nonmorto

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Re:anoressia e padri
« Risposta #11 il: Agosto 19, 2015, 18:34:00 pm »
È interessante come nessuno abbia mai associato femminismo e nutrizione (con tutte le problematiche connesse, tra cui anoressia e cibo spazzatura).

Mentre nel mondo si promuoveva cibo spazzatura e le grandi multinazionali del cibo prendevano il controllo alle donne fu detto di smettere di cucinare e di usare cibi pronti. Fu detto loro che nutrire i propri figli in modo sano era una forma di oppressione. Strano che nessuno abbia mai associato le due cose.

Le mie nonne mi dicevano "mangia che ti sciupi" e volevano cucinare e rimpinzarmi a forza, invece dalla generazione di mia madre in poi erano tutte fissate con le diete. Danno un manto di scientificità alle loro malattie parlando di "riduzione delle calorie". Quasi tutte le mie parenti femmine (mezze anoressiche, sempre a dieta) ripetono il mantra che hanno letto su qualche giornale che la riduzione delle calorie allunga la vita.

L'epidemia di obesità e di cibo spazzatura è probabilmente legata al femminismo (strumento anche delle multinazionali del cibo?). Epidemia che poi ha portato alla cronicizzazione di alcune malattie, tipo diabete, facendo gli interessi anche delle case farmaceutiche.

Se da domani mangiassimo tutti in modo sano ci sarebbe un crollo di pil mostruoso.

Ora le femministe in america stanno combattendo per far accettare le donne grasse. Prima hanno lottato per il fast food, ora lottano per l'accettazione delle donne grasse. Mi sembra sempre di più che il femminismo sia stato creato ad arte dalle multinazionali per controllare la popolazione con la scusa dei "diritti delle donne". Dall'aborto al cibo a tutto il resto. Quasi ogni battaglia femminista guarda caso ha giovato a qualche gruppo.

Offline nonmorto

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Re:anoressia e padri
« Risposta #12 il: Agosto 19, 2015, 18:45:26 pm »
Non ho letto la ricerca, che per ora non riesco a trovare, trovo solo articoli in lingua italiana, ma ho trovato molti articoli di giornali simili, tutti, per prima cosa, mettono le mani avanti. Non sono state le madri, come i maschilisti credono.

Un articolo in controtendenza.

http://www.margherita.net/salute_donne/psicologia/anoressiamodelle.html

Citazione
Modelle, pubblicità e anoressia Da qualche anno, con l'approssimarsi delle sfilate di moda, i media tradizionali hanno preso l'abitudine di ripescare dagli archivi articoli che parlano di anoressia e modelle. Li rispolverano, li rinfrescano, magari li aggiornano con qualche intervista a una velina o a un giovane stilista, e li rigettano in pasto alle consumatrici. Pardon, alle amiche lettrici, o telespettatrici.

Questo grave e serio disturbo, che ha spesso esiti gravissimi, viene molto spesso ricondotto - almeno così pare di capire - ad una causa unica, forse troppo facilmente individuabile: gli stilisti e le loro modelle, indicati molte volte come i principali responsabili di un problema che magari ha forse anche altre origini, ben più complesse e gravi.

 

 
Abbiamo intervistato la D.ssa Mariacandida Mazzilli - psicoterapeuta - su questo tema.

Possiamo riassumere in due parole un problema così complesso come l'anoressia? Quando una ragazza (parliamo al femminile perché è un problema che colpisce in maggior misura la popolazione femminile) viene definita anoressica? L'anoressia è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall'ostinato rifiuto del cibo fino ad uno stato di grave debilitazione. L'anoressia nasconde un profondo disagio psichico che la persona prova a mettere a tacere (celandolo a sé e agli altri) attraverso il controllo ossessivo delle calorie e del peso. Il corpo viene danneggiato nelle sue funzioni vitali con pesanti conseguenze fisiche: in alcuni casi, si rischia addirittura la morte.

Le ragazze che soffrono di questo disagio difficilmente riescono a comprendere la gravità dell'eccessivo dimagrimento, si mostrano spesso fredde, scostanti, controllate e rigide. Non hanno coscienza del loro disagio e sembrano indifferenti alle proprie condizioni fisiche. Le famiglie segnalano, di frequente, certi mutamenti comportamentali di queste ragazze: bambine tranquille, dolci, coscienziose che diventano adolescenti schive e solitarie. Sono ragazze che dedicano molta concentrazione allo studio, sono diligenti, precise, con pochi slanci affettuosi ed emotivi e poche esperienze di carattere sessuale. Si sentono costrette a soddisfare le aspettative degli altri, ricercano ossessivamente la perfezione in tutto quello che fanno.

Lasciando per un attimo da parte le polemiche su anoressia e moda/modelle, quali sono le cause tradizionalmente alla base di questo disturbo? Perché a volte si parla di problemi nel rapporto con la madre, o all'interno della famiglia? Il sintomo anoressico viene utilizzato per ribellarsi ad una realtà famigliare che è vissuta in modo sofferto o addirittura insostenibile. Nella maggior parte dei casi, una madre e una figlia sono fuse in un rapporto simbiotico contraddistinto da una reciproca dipendenza, in una confusione di ruoli e di esigenze personali.

La mamma tende a considerare la figlia una estensione di se stessa: i propri desideri, le proprie necessità sono proiettate sulla figlia la quale si vede costretta a realizzare le aspettative della madre e a recitare un ruolo lontano dalla propria reale personalità. La ragazza è così indotta ad indugiare in una posizione infantile, è per lei faticoso divenire adulta, costruire la propria autonomia. Le mamme di figlie anoressiche tendono a ritardarne la maturazione, mettendo in atto strategie inconsce (ad esempio sollecitandole ad adottare un modo di vestire che penalizzi il loro corpo, esortandole a tagli di capelli che tengano lontana qualunque idea di seduzione). La pubertà, la trasformazione da bambina a donna, può mettere in crisi una mamma che è costretta a fare i conti con il proprio corpo che si trasforma.

Può nascere una competizione con le figlie. La trasformazione del corpo della figlia può essere vissuto con sofferenza, gelosia, può obbligare la mamma ad una messa in discussione di quella che è stata l'esperienza della propria vita: lì dove emergono l'insoddisfazione e il mancato raggiungimento della propria autonomia, il rapporto con la propria figlia assume delle sfaccettature conflittuali e dolorose. Lì dove una donna ha coltivato la sua esistenza solo nel ruolo di mamma ecco che nasce un disperato tentativo di legare a sé la figlia, impedendole di vivere quella che è la propria vita. Come può reagire una adolescente rispetto al tormento della madre che fa di tutto per tenerla prigioniera nella gabbia di una infanzia senza tempo? Sceglie inconsciamente di farsi imprigionare in quella gabbia, troverà riparo in un corpo magro, asessuato, che tanto ricorda l'infanzia: infatti queste ragazze sembrano molto più piccole dell'età che hanno. In questo modo sarà più facile difendersi dalla gelosia della madre, anche la frequente scomparsa delle mestruazioni conferma questo forte desiderio regressivo.

La madre è per lo più una donna bella sempre impegnata a controllare il proprio peso e la propria linea, oppure una donna in sovrappeso che ha dovuto sempre combattere con il controllo delle calorie. In generale si tratta di famiglie intransigenti dove vige il senso del dovere, l'aderenza alle norme sociali. La madre conserva comunque un ruolo predominante all'interno della dinamica famigliare mentre la figura paterna, in genere, è assente o svalutata.

Due domande secche e forse per questo motivo poco accurate, ma dritte al punto dell'intervista. La prima. Lei ritiene che le modelle (alcune delle modelle, non tutte chiaramente) che sfilano in passerella siano da considerare anoressiche da un punto di vista medico e/o psicologico? L'anoressia è un vero e proprio disagio psichico che si esprime con un disturbo del comportamento alimentare e non può essere diagnosticato solamente osservando un corpo che può sembrare o troppo magro o troppo grasso. L'anoressia trascina con sé una sofferenza profonda, un malessere che, il più delle volte, è difficile da essere individuato soprattutto da chi ne soffre.

Comunque rimane una realtà peculiare tra le modelle, l'ossessiva attenzione per il cibo e per le calorie. Per queste top model è comune il timore di ingrassare, di perdere il lavoro, il pensiero tormentoso di non riuscire a firmare un nuovo contratto. Quando si spengono i riflettori il cibo negato per lungo tempo diviene la consolazione più comune per fronteggiare la fine della "popolarità".

Ritiene che la (indiscutibile) magrezza delle modelle, che vediamo sulle passerelle e sulle pagine delle riviste specializzate, possa in qualche modo essere considerata una della cause del problema dell'anoressia che colpisce così tante ragazze? Oggi il corpo femminile (magro e filiforme) viene esibito continuamente dalla pubblicità, dalla televisione, dai giornali etc. La ragazza adolescente è indotta a conformarsi a quello stile e necessariamente prende quei corpi come modello a cui tendere: finisce per credere che le modelle rappresentino la vetta più alta del benessere, della felicità e che il successo è strettamente legato alla magrezza. Cioè per avere successo è indispensabile essere molto magre. Ma, contemporaneamente a questo messaggio, la pubblicità offre immagini legate al cibo, spot dove ragazze, belle e magre, in costume da bagno, camminano per la spiaggia, rincorse dallo sguardo di ragazzi che mangiano golosi gelati.

E' spontaneo associare la golosità del gelato al benessere, quindi si può arrivare a pensare che è possibile mangiare dolci in quantità e, nello stesso tempo, rimanere magre e desiderabili. La pubblicità utilizza un canale comunicativo potente che pone le sue fondamenta sull' informazione "subliminale", diviene così complicato filtrare i messaggi attraverso una elaborazione critica. Allora si può prendere alla lettera il messaggio pubblicitario e sentirsi libere di saziarsi con quantità esagerate di dolci e gelati per poi pentirsi amaramente e vomitare quando il senso di colpa si farà insopportabile. Oppure si sceglierà di rinunciare al cibo per raggiungere o conservare una magrezza "ideale". Certamente l'anoressia (così come la bulimia) non esplode semplicemente perché ci si lascia condizionare dalla moda o dalla pubblicità.

Il disagio prende vita solo quando esiste già un terreno fertile in grado di accoglierlo: qualunque disagio psichico non nasce con una diretta associazione tra causa ed effetto ma da una interazione di più fattori. La moda, la pubblicità si impongono con i propri miti ed ideali: oggi vengono meno i reali punti di riferimento, gli ideali costruttivi per le adolescenti che vivono sempre di più l'inadeguatezza rispetto al proprio corpo. La necessità di essere accettate e amate conduce queste ragazze a preferire, come unico obiettivo fondamentale, la cura ossessiva del proprio corpo. Solo se si arriva a dimagrire di un altro chilo e di un altro ancora allora si può accettare il proprio corpo. Se si riesce a non mangiare si può dimostrare a tutti (e a se stesse) di essere in grado di raggiungere un obiettivo e soprattutto di essere in grado di controllarsi, di raggiungere un potere su di sé, sulla propria vita, di raggiungere una autonomia.

Ma se non si riesce a dimagrire come si era prestabilito? Disperazione, la sensazione di aver fallito, di non essere riuscite ad andare incontro alle aspettative degli altri, di averli delusi. Le relazioni acquistano una posizione di secondo piano, si adotta invece la modalità di vivere "offrendo prestazioni" agli altri, evitando comunicazioni profonde. Nasce il timore di mettersi in discussione, di sottoporsi al giudizio dell'altro, il corpo diviene l'unica via di comunicazione tra sé e gli altri. Il corpo magro pretende disperatamente il consenso degli altri, attira l'attenzione, ma contemporaneamente è anche un corpo ossuto, ruvido, respingente, che fa male a chi lo tocca.

Come si cura l'anoressia? Quante sono le possibilità di guarire? Quando si sta male, predomina l'idea di "guarire" e spesso, nel pensare comune, lo psicoanalista è immaginato come una sorta di santone, un guaritore in possesso di una qualche magica pozione. Ma la psicoterapia psicoanalitica non ha la pretesa di "guarire", quanto piuttosto quella di contrastare questo tipo di pensiero "onnipotente" attraverso una conoscenza più adulta e più autentica di sè. Solo in questo modo diventa possibile affrontare la realtà delle cose, riprendere in mano la propria vita, liberarsi dai condizionamenti sociali e familiari. Per quanto riguarda l'anoressia "guarire" non vuol dire semplicemente recuperare il peso: eliminare il sintomo è solo un aspetto della cura, il lavoro più complicato sta proprio nell'imparare a vivere le proprie emozioni, ricercare rapporti profondi con gli altri, vivere una vita sessuale completa, raggiungere la propria autonomia.

La cura è un percorso, un vero e proprio lavoro costante su se stessi che non può portare a dei risultati immediati. Chi soffre di anoressia concentra tutto sul sintomo, giornate intere sono dedicate al pensiero del cibo, come si potrebbe vivere senza il pensiero del cibo? Si teme di non riuscire a colmare quei vuoti precedentemente occupati dal sintomo, alle volte ci si convince di essere guariti invece, improvvisa, sopraggiunge una ricaduta che, in qualche modo, ha una funzione "terapeutica", poiché permette di sospendere un miglioramento troppo frettoloso quindi superficiale, che riesce unicamente a gratificare lo psicoterapeuta (narcisista) e ad illudere il paziente (svogliato). Il lavoro psicoterapeutico si svolge su un piano più profondo, scenario più adatto per affrontare conflitti e antiche sofferenze.

La psicoterapia può essere affiancata anche da un gruppo di auto-aiuto formato da persone che hanno lo stesso sintomo. Chi ha il mito del corpo magro, chi concentra tutte le sue forze per ripudiare il cibo, trova rifugio nel sintomo per sottrarsi alla comunicazione con l'altro. Il gruppo potrebbe stimolare la comunicazione con l'altro che, comunque, vive la stessa sintomatologia ed è anch'egli bloccato dalla vergogna e dalla difficoltà di essere in contatto con sé. Osservare altri che vivono il medesimo disagio facilita l'"oggettivizzazione" del sintomo e il distacco da quest'ultimo. Inoltre aiuta l'identificazione e la presa di coscienza. All'interno del gruppo si può vivere complicità, solidarietà, senso di appartenenza.

Una domanda forse un po' più sociologica e meno psicologica. Come mai questa così forte differenza tra l'immagine di bellezza ideale e la "base" reale? Sembra quasi che la bellezza debba essere per definizione irraggiungibile, viene in mente la storiella dell'asinello con la carota davanti al naso... sembra quasi che più l'ideale di bellezza è irraggiungibile, più ci si affanna (e si spende...) per cercare - invano - di raggiungerlo... Tutto ciò che è idealizzato rimane su un piano distante dalla realtà. I "miti" aprono scenari distorti nella nostra mente e hanno il potere di ritardare la crescita proprio perchè si legano ad un qualcosa che sa di magico, di immaginario. Se l'identità si costruisce su basi aleatorie, fittizie, inseguendo modelli fantastici e scintillanti se ne rimane affascinati, sedotti, rapiti ma senza dubbio predisposti ad una inevitabile delusione.

Inseguire disperatamente il mito della bellezza perfetta conduce, come nella favola di Pinocchio, al paese dei balocchi dove tutto sembrava essere favoloso e perfetto ma poi, nella realtà, si rivela angosciante e inappagante. La bellezza senza fine è irreale proprio perchè la bellezza stessa è destinata ad una evoluzione nel corso del tempo: una pelle di porcellana dovrà lasciare il posto ad una pelle rugosa. Tutto cambia, si trasforma, e così come il corpo anche la nostra psiche. La difficoltà più grande sta proprio nell'accettare i cambiamenti e nel trovare sempre una modalità di adattamento a tutto ciò che muta. Credere che la bellezza possa essere perfetta e immutabile costringe ad incatenare la propria personalità, impedirle di muoversi, di vivere, la impoverisce inaridendola con delle aspettative che non potranno mai essere soddisfatte.

Non si piace agli altri perchè si è perfetti, ma si può essere amabili proprio per quelle debolezze, imperfezioni che ci rendono speciali ed unici. Quando una donna imprigiona la propria identità si sta allontanando da se stessa, non si conosce, non si accetta, si convince che l'unico modo per comunicare sia rappresentato dal corpo quindi solo con una parte di sè. E gli altri aspetti dove vanno a finire? Anche il proprio piacere sessuale è sacrificato in nome del "dio controllo" che domina la propria esistenza. Chi affida tutte le sue forze al corpo crea rapporti superficiali, giudicanti. Le adolescenti prima e le donne poi aderiscono perfettamente ai richiami della società, a quegli stereotipi di una visione maschilista che tende a svilire la donna e a ritardare qualsiasi sua conquista ed emancipazione sia nel mondo del lavoro che nell'ambiente familiare.

Il sintomo anoressico, l'ossessione del controllo del cibo e la ricerca disperata della bellezza a tutti i costi sono l'amaro trionfo della donna oggetto, di colei che sceglie di essere nelle mani degli altri, di essere giudicata per quello che appare e non per quello che è veramente. Ed è anche la rinuncia al piacere e l'annullamento di sè.

04 DICEMBRE 2009

Dott.ssa Mariacandida Mazzilli, psicologa, psicoterapeuta

Offline ilmarmocchio

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Re:anoressia e padri
« Risposta #13 il: Agosto 19, 2015, 19:03:20 pm »
Citazione
Nonmorto : È interessante come nessuno abbia mai associato femminismo e nutrizione 

Ottimo spunto.
L' epidemia di sovrappeso è cominciata quando si sono diffusi i grandi magazzini e l'abitudine di mangiare fuori casa.
Guarda caso, nelle epoche passate, in cui la gente mangiava a casa, non esisteva questo problema.
Il cibo industriale è economico e poco deteriorabile, ma assai poco saporito.
Ecco quindi zucchero e sale a profusione, pubblicità massiva, e ingredienti sempre più scarsi.
Inoltre, la fretta ha portato ad una alimentazione spesso compulsiva, poso soddisfacente e assai calorica.
L' anoressia nervosa è una malattia psichiatrica, non psicologica e il maschilismo non può entranci di meno.
Perchè ?
Perchè l'ideale delle anoressiche, la magrezza, non interessa al maschio, anzi.
L' uomo sessualmente desidera la donna snella ma formosa, altro che gli scheletri anoressici.
L' anoressia , se riceve uno stimolo sociale, lo riceve dalla moda, che sappiamo essere in mano agli omosessuali, i quali desiderano che l'attenzione sia per i propri abiti e non per le modelle.
Inoltre, essi in testa hanno il corpo di giovani adolescenti MASCHI e non di donne formose, per cui lo possiamo dire senza timore di smentite :
il maschilismo, se mai è esistito, non ha avuto e non ha a che fare con l'anoressia nervosa.
Ci ha invece a che fare, dal punto di vista sociale, il femminismo, con il suo impossibile antagonismo contro l'uomo, con la sua malata ricerca di una patologica onnipotenza.
L' anoressica , nella sua pazzia, insegue un ideale che in nessun modo può essere collegato agli uomini, visto che il sesso per esse è tabu.
Ci sarebbe da dire molto anche sull' uso degli estrogeni nelle carni e dei fitoestrogeni, con i danni sul sistema sessuale maschile.

Offline nonmorto

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Re:anoressia e padri
« Risposta #14 il: Agosto 19, 2015, 19:09:08 pm »
Comincio a pensare che questa ricerca che tutti i giornali hanno citato sia inventata. O almeno io non riesco a trovarla, se ci riuscite pubblicate.

L'unico riferimento che ho trovato è questo

http://www.anzmh.asn.au/conference/program15/program15.pdf

Fathers and Daughters:
Their Relationship and its
Impact on Body Image and
Mental Health

Dr John Toussaint, CEO,
ProCare Alliance


È un suo discorso alla "15th International Mental Health Conference" ma non è una ricerca.

Ho trovato solo un abstract qui a pagina 75

http://www.anzmh.asn.au/conference/abstracts/abstracts15.pdf

Google scholars non da risultati e neanche pubmed. In pratica da un discorso di cui non disponiamo ne i dati, ne il metodo hanno scritto una marea di articoli di giornale tutti uguali.

La sentenza è chiara: l'anoressia è causata dai padri. L'ha detto uno sconosciuto ad una conferenza. Non riporto altro ma è uno scienziato, quindi ha ragione.
« Ultima modifica: Agosto 19, 2015, 19:26:15 pm da nonmorto »