un pò di cacca mediatica
http://www.lastampa.it/2015/03/19/scienza/benessere/marzo-la-rivincita-dei-pap-con-i-figli-zpoIaRYvlH9XvcaDlUfSLJ/pagina.html19 marzo, quanto è cambiato il ruolo dei papà
La figura paterna moderna che si prende cura del bambino fin da subito, contribuisce al suo sviluppo. Ecco che cosa attiva il pianto del neonato nei cervelli di madre e padre
19/03/2015
NICLA PANCIERA
MILANO
Nel corso dei secoli, il ruolo paterno si è andato modificando con l’evolvere della società. Gli uomini oggi possono dichiararsi emancipati dalle figure di padre padrone o di marito maschilista che avevano pesato sulle generazioni precedenti: non solo vengono invitati a prendere parte alle cure parentali, un tempo di competenza delle sole madri, ma sono liberi di essere presenti e prendersi cura dei loro piccoli, un investimento che permette loro di sviluppare fin da subito delle relazioni molto profonde con i figli.
DIFFERENZA DI RAPPORTO CON MADRI E PADRI
Il neonato si rivolge fin dalla nascita verso qualcuno che si prenda cura di lui. Uomo o donna non fa differenza. Naturalmente, val la pena ricordarlo, vi sono dei fattori che facilitano la formazione di uno stretto legame tra madre e figlio: sono quegli aspetti neurobiologici che dipendono dal nostro essere mammiferi e riguardano, ad esempio, i meccanismi ormonali della gravidanza e del parto, la sincronizzazione del battito cardiaco tra mamma e neonato o la predilezione del piccolo per l’odore del latte e del seno materno. Comunque, oggi sappiamo che gli aspetti naturali e quelli culturali sono inscindibili nell’esperienza del diventare genitori: ai comportamenti universali e trasversali a tutte le popolazioni si aggiungono quelli relativi al ruolo sociale, che mutano nel tempo e nello spazio, dipendendo anche dalla cultura dei vari paesi.
IL PIANTO DEL NEONATO: COSA SCATENA NEL PAPA’
Le facce e il pianto dei neonati provocano risposte universali inscritte nel nostro cervello che le neuroscienze indagano da tempo. Il pianto assolve l’importante funzione di attivare le cure parentali e quindi di assicurare la sopravvivenza del bambino. Nelle donne e negli uomini le propensioni a prendersi cura del piccolo sono diverse, indipendentemente dal loro essere o meno genitori.
«Il pianto di un neonato affamato provoca diverse attivazioni cerebrali in maschi e femmine» spiega Paola Venuti, docente di Psicologia dinamica e Psicopatologia clinica dell’Università di Trento, dove dirige il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione. Il suo gruppo ha condotto lo studio in questione insieme a Marc Bornstein, direttore del National Institute of Child Health and Human Development dell’NIH. «Pur manifestando entrambi l’impulso ad intervenire per tranquillizzare il bambino, solo nelle donne le regioni tipicamente associate all’auto-riflessione e al pensiero centrato sul sé (la default Mode Network) vengono inibite dal pianto».
LA NASCITA DI UN FIGLIO PROVOCA CAMBIAMENTI ENDOCRINI NEL PADRE
Tuttavia, come le ricerche hanno confermato, la nascita di un figlio provoca anche nel padre cambiamenti neuroendocrini esattamente come accade nella madre, basti pensare a quelli indotti dalla plasticità cui va incontro il cervello e alla depressione post parto, dalla quale i neopapà non sono immuni. Anche i padri, insomma, imparano a prendersi cura del piccolo e lo fanno molto bene.
LA GIOCOSITÀ PATERNA
Oggi in parte sovrapponibili, un tempo il ruolo della madre e quello del padre erano nettamente diversi e comunque funzionali allo sviluppo del bambino. La madre intenta principalmente all’accudimento e il padre impegnato nella stimolazione sociale, sperimentazione delle novità e giocosità fisica. «Questa specificità paterna non viene meno neppure quando i padri imparano a sostituirsi alle madri, quando cambiano il pannolino, cucinano, puliscono la casa e svolgono le varie attività casalinghe necessarie a tutta la famiglia» spiega la psicologa, autrice con Bornstein del libro “Genitorialità” edito dal Mulino. «La diversa modalità di relazionarsi con il bambino, più fisica e attiva, permane poi anche quando il bambino cresce».
UNA FIGURA FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO DEL BAMBINO
Nelle famiglie numerose delle società patriarcali, il piccolo risentiva meno dell’assenza del padre, compensato perfettamente dalle altre figure di adulti, come fratelli, zii giovani, cugini e nonni. Oggi, in mancanza di una simile rete sociale, nella famiglia mononucleare il papà è diventato fondamentale per garantire un corretto sviluppo del piccolo. «La madre non può soddisfare e cogliere tutte le esigenze dal bambino» spiega la professoressa Venuti, che ricorda come una eventuale relazione disfunzionale o non adeguata con la madre può venir compensata dalle altre relazioni instaurate dal bambino che cresce. Inoltre, «madre e padre valutano tendenzialmente caratteristiche diverse nel bambino che quindi, in presenza di entrambi, ha maggiori opportunità di venire apprezzato per le sue tante qualità e di veder rinforzate tutte le sue competenze, di lettura e scrittura, capacità sportive, interessi extra scolastici, abilità a svolgere attività outdoor, nessuna esclusa».
PAPÀ PARTNER TERAPEUTICO
Una delle tendenze più tipiche della madre è l’atteggiamento educativo che promuove l’acquisizione di nuove competenze da parte dei bambini. Secondo un meccanismo noto come apprendimento prossimale, studiato per la prima volta dal russo Leg Vygotskji, la mamma sollecita il figlio ad andare sempre un po’ più in là e ad affrontare problemi di livello superiore rispetto quelli che sanno già risolvere. Non così i padri, che giocano alla pari con i figli. Questo è un aspetto molto positivo per i bambini con disturbo dello spettro autistico o ritardo mentale, che non riescono a seguire le indicazioni e i suggerimenti della madre, con la conseguenza che la comunicazione si interrompe ben presto. Finchè alla madre non viene insegnato che cosa fare. Il comportamento naturale del padre, invece, permette un’interazione lenta e prolungata di cui il bambino con problemi può beneficiare.