Articolo interessante, che non fa che confermare quanto era già stato evidenziato in passato, in altri articoli come questo.
(Trattasi di una sintesi; l' articolo intero l' avevo già riportato in un' altra discussione.)
www.juragentium.unifi.it/topics/rol/it/rondinon.htm
Le donne mancanti: lo squilibrio demografico in India (*)
Antonella Rondinone
1. Premessa
L'interesse sempre crescente rivolto al ruolo della donna nella società odierna ha originato negli ultimi anni una notevole produzione scientifica sull'argomento. La diffusione degli studi sul genere è andata di pari passo con l'acquisizione da parte della donna dello status di individuo, ben differenziato dall'uomo dal punto di vista non solo biologico ma anche sociale (Marengo, 1996), avvenuto a partire dalla seconda metà degli anni '70 sulla scia del movimento femminista. Da allora gli studiosi di tutte le discipline, tra cui anche i geografi, si sono soffermati, ognuno nella propria ottica su questa nuova protagonista. Ma, se negli altri paesi europei e in particolare nel mondo anglosassone la ricerca geografica ha prodotto in tale ambito un filone autonomo ben definito, in Italia le voci che si sono levate sono state rare e per lo più disgiunte (Cortesi, 1996).
Questo lavoro di ricerca vorrebbe andare ad ingrossare le fila, un po' scarne, della geografia del genere, ovvero di quella geografia che nelle parole di Gabriella Arena (1990), "comporta prendere in esame i due agenti modificatori (uomini e donne) che, con la stessa incidenza, ma in modo diverso concorrono a trasformare lo spazio".
2. Meno donne che uomini
Senza l'aiuto delle statistiche, basandoci sull'intuito, si è portati a presumere che uomini e donne più o meno si eguaglino numericamente all'interno della popolazione in cui vivono. Tale intuizione, tuttavia, non corrisponde alla realtà. Il tasso di natalità, di mortalità e di mobilità, che costituiscono le principali variabili risultanti nel rapporto numerico di genere, la sex ratio (1), non sono gli stessi per la componente maschile e per quella femminile, così come variano nello spazio e nel tempo producendo alterazioni della sex ratio, anche notevoli, da un luogo all'altro.
2.1 Una panoramica mondiale
Biologicamente il rapporto numerico di genere alla nascita svantaggia la popolazione femminile (2) con una media di 94,5 ogni 100 maschi (3). Però, nel periodo neonatale essi hanno una percentuale di sopravvivenza inferiore rispetto alle femmine e successivamente il tasso di mortalità specifica per età è sfavorevole ai primi in qualunque fascia. Inoltre, le donne vivono più a lungo degli uomini per una media di circa sei anni nei paesi industrializzati, di 8 in Asia Centrale e di addirittura 10 anni nell'ex Unione Sovietica. Poiché il divario in loro favore cresce con l'avanzare dell'età (la media mondiale è di 123 ogni 100 nella fascia di età 60+, 189 ogni 100 nella fascia di età 80+ e 385 ogni 100 al di sopra dei 100 anni), la sex ratio complessiva dovrebbe favorire le donne o per lo meno tendere alla parità soprattutto se si tiene conto che ai privilegi biologici di longevità e resistenza se ne aggiungono altri rappresentati da alcune circostanze che, coinvolgendo specificamente gli uomini, come la maggior suscettibilità ad alcune malattie, le migrazioni a scopo lavorativo (4) e le guerre, ne sottraggono ulteriori quote (Gentileschi, 1991).
Nonostante tutto gli ultimi dati provenienti dalle Nazioni Unite (The world's woman, 2000) affermano che nel mondo si contano 99 donne ogni cento uomini. Ovviamente, una media eseguita su una scala così vasta non può che essere poco rappresentativa.
Fonte: Elaborazione su dati delle Nazioni Unite, 2001