Eccellente ma un po' specialistico, e debole nel fornire le ragioni dell'attuale stato di cose, che vede in complessi freudiani della magistratura. Avalla la narrativa del padre-padrone del passato e suggerisce di togliere il contenzioso al giudice per farlo gestire allo psichiatra, rimedio peggiore del male.
Per coinvolgere il più gran numero di persone bisogna porre in relazione questi fenomeni al vissuto di tutti: distruzione dell'uomo (maschio) e della famiglia in quanto ostacoli alla creazione di un nuovo tipo umano docile al consumismo e alla governance globale, femminismo e conflittualità fra i sessi come fattori di affondamento di società complesse.
Interessante questa parte:
Quello che appare con una certa frequenza, detto in altri termini, è che l’allontanamento del padre dalla casa materna, e la sua condanna sono una norma, mentre norma opposta è che alla madre sia lasciato il potere sui figli, quasi che il Giudice (sempre inteso come ruolo) veda in lei una partner che non ne metta in discussione il potere di applicare regole, mentre identifica nel Padre, e proprio per il suo ruolo di genitore che avvia alle regole della socializzazione,un contraltare da eliminare.
Vi è qui l’altra delle due considerazioni cui si accennava poc’anzi.
L’altro punto che ci può interessare, nasce dal constatare come il ruolo della “Madre” sia un ruolo in questo senso anonimizzante, di fatto come quello del Giudice (dal momento che “La legge è uguale per tutti, come giustamente deve essere), mentre il ruolo del “Padre” è quello di individuare regole di socializzazione da trasmettere ai propri figli, dunque regole di scoperta della propria autonomia e di gestione della stessa nello spazio sociale.
Questo significa che il Padre individua modelli di specificità individuale, e il Giudice norme coollettive.
Per la “Madre” ed il “Giudice”, in sostanza, gli individui sono (giustamente) tutti uguali.
stiamo andando verso una confusione tra collettivizzazione e specificità dei singoli, e tutti sembriamo diversi perché in realtà siamo tutti uguali e non ce ne accorgiamo.