Autore Topic: Mediazioni culturali... con danni collaterali  (Letto 1278 volte)

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Offline Vicus

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Mediazioni culturali... con danni collaterali
« il: Settembre 05, 2015, 23:19:31 pm »
http://www.maurizioblondet.it/mediazioni-culturali-con-danni-collaterali/

“Omayma Benghaloum, una donna tunisina di 33 anni, è   stata uccisa dal marito. Mediatrice culturale, la donna si era attardata fino a notte inoltrata per via dello sbarco di 838 migranti nel porto di Messina. Il marito, un tunisino di 55 anni, l’ha bastonata a  morte.  Poi si è consegnato in questura portando con sè le 4 figlie (dai 2 ai 13 anni)”.

“La coppia uccisa a Palagonia: l’ivoriano violentò la  donna  prima di assassinarla”.

Tre omicidi in cinque giorni in Sicilia: non c’è male come risultato della grande “accoglienza profughi”  con annesso business  clientelare. Abbiamo saputo che Mineo è un feudo del ministro Alfano, il cui partito raccoglie il 45% dei voti, percentuale ineguagliata da un partito che oper il resto,non supera il 3%..

Certamente il centro Cara, che costa 100 milioni,  “crea posti  di lavoro” di cui i mineani – o minoici? – sanno essere grati.  Fanno tanta accoglienza, i lavoratori del centro, che votano Alfano.  Non hanno avuto bisogno di bandi, né di vincere  o’concuorzo perché, si sa, è l’emergenza.  Usano l’accorgimento di “non” distinguere tra profughi di guerra (che hanno diritto all’asilo) e immigrati  in cerca di fortuna, che non hanno diritto: anche a questi fanno riempire “il modulo”,  li istruiscono a fare ricorso se  la domanda è respinta: in Italia, ricorso su ricorso, fino  alla Cassazione o ancora più sù,  al mitico Tar del Lazio, si può stare a campare per decenni  a spese del contribuente. E per i “volontari del Cara di Mineo”, è la sicurezza del posto di lavoro.

La nuova Sicilia ha trovato la sua strada: servizi agli immigrati, accoglienza. Il terziario, insomma. E tanta, tanta “mediazione culturale”.    E’ una vocazione più che un mestiere: “i mediatori hanno la possibilità di trovare un posto di lavoro in strutture pubbliche e nel settore no profit” .  Fa’ anche “punteggio” per le graduatorie. E sicuramente è molto gratificante. Come leggo in un sito dedicato al tema, “il mediatore culturale è un ponte tra culture differenti; non è soltanto un interprete che traduce da una lingua ad un’altra, ma esercita una vera e propria funzione di orientamento nei confronti degli immigrati”.

Posto ciò, sorge la domanda: tre omicidi  efferati in cinque giorni, compiuti da freschi immigrati   in Sicilia,  vanno considerati come una media soddisfacente quanto a “mediazione culturale”? O  vanno interpretati come effetti collaterali accettabili per detta “mediazione culturale”? E’ mancata la funzione di orientamento nei confronti degli accolti?  E’ un ritmo destinato a mantenersi o anche accelerarsi visto il gran numero di immigrati che salviamo nel Mediterraneo col nostro buon cuore?

Il caso della tunisina 33 enne madre di quattro figli, massacrata a bastonate dal marito tunisino,è particolarmente enigmatico: non era riuscita ad applicare la mediazione culturale – che esercitava con passione sul molo di Messina – all’interno della famiglia, e d’accordo. Ma che dire degli altri “mediatori culturali” che erano con lei quella notte? “Le operazioni di sbarco si sono protratte fino a notte e lei intorno all’una appariva molto agitata”, ha raccontato la mediatrice culturale Clelia Marano, anche lei ieri allo sbarco. Non poteva  raccomandarle di andare a casa, avendo lei il marito che aveva? (Più volte l’aveva denunciato per violenze, ritirando poi la denuncia).

Si avrebbe voglia di esortare questi occupati “nelle strutture pubbliche e nel settore no-profit” dell’accoglienza, ad una maggiore professionalità.  Perché non solo “la crisi durerà altri vent’anni”, ed è sì tutto lavoro per il no-profit.  Ma in Ungheria, abbiamo visto un genere particolare di immigrati, a  cui forse i nostri operatori culturali devono prepararsi meglio.


Guardate queste foto alla stazione di Budapest:

Sono “profughi” questi? Tutti giovani  maschi (in Siria sarebbero in età di servizio militare), molto ben vestiti;   e soprattutto,  per nulla esausti e sfiniti. Al contrario: militanti e molto ben organizzati nella protesta. Scandivano “Germany – Germany” con voci potenti, a ritmo da stadio;  sono una massa compatta, disciplinata e determinata.

In  molti video, si vede che tra di loro ci sono agitatori professionali, dai polmoni possenti, apparentemente addestrati,  che dirigono questa folla.

  “Non sono folle esauste di migranti arrivati senza forza sfuggendo alla guerra”, ha scritto la giornalista Karina Bechet.  Golovko, che li ha visti coi suoi occhi: “Sono combattenti. Manifestanti.   Sono parte di una Maidan europea”.   Quando si parla di  “Maidan”, si intende naturalmente una manifestazione di strada in cui le folle sono sapientemente manipolate, organizzate, agitate psichicamente da tecnici “esterni”, per ottenere uno scopo politico. Come  quello che ha strapppato l’Ucraina alla Russia.

Risale al marzo 2008 uno studio, condotto dall’università di  Harvard, dal titolo: ““Strategic Engineered Migration as a Weapon of War”,  pubblicato dalla rivista Civil Wars (esistono simili riviste in Usa – anche qui ci manca una certa mediazione culturale).   Tradotto, il titolo suona: “Migrazione strategicamente progettata come arma di guerra”.   Capirete che il livello culturale di Alfano, Renzi, o anche di Merkel e Juncker non è alla pari   di contrastare un simile progetto  –  se già esiste dal 2008.

Bisognerà farsi , non furbi – quelli lo siamo già anche troppo  – ma intelligenti.

Capisco che la nostra posizione possa essere indebolita dal fatto che, nella nostra passione di accogliere e compiacere i negri  subsahariani che vengono da noi, ne abbiamo lasciati andare 63 mila senza registrarli –   lasciando che fra il lusco e il brusco andassero dove volevano,  verso Germania e Francia  –   ciò che ci viene rimproverato da Berlino.  E’ questa una cosa così tanto italiana:  invece di impugnare apertamente una legge ingiusta e stupida, la si  aggira, facendo i furbi.  Ciò non solo ci indebolisce politicamente in Europa; mostra  che la nostra furberia è tessuta di viltà e di incivismo, che è una falla del carattere collettivo quella di aggirare  le leggi “per gli amici”.  Ecco perché ho paura dell’ondata di immigrati: perché temo che li integriamo all’italiana, ossia ad aggirare le leggi invece di contrastarle lealmente e con coraggio.  Non ho paura dei musulmani, ho paura che stanno diventando italiani.

Un  po’ di intelligenza superiore  ci indurrebbe a pretendere – poniamo – dagli Emirati e dall’Arabia Saudita, che sono fra i massimi responsabili della guerra siriana, che accolgano le loro “quote”.    Dovrebbero farcela.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Mediazioni culturali... con danni collaterali
« Risposta #1 il: Settembre 05, 2015, 23:29:50 pm »
Citazione
Ma in Ungheria, abbiamo visto un genere particolare di immigrati, a  cui forse i nostri operatori culturali devono prepararsi meglio.


Guardate queste foto alla stazione di Budapest:



http://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2015/09/budapest.jpg

E' quello che dico anch'io da tempo.
Per esempio, a me capita tutti i giorni di vedere dei negri, giovani, in perfetta forma, ben vestiti e con lo smartphone in mano. Tutti giovani uomini - ed anche qualche giovane donna - arrivati da poco in città.
Domanda: come si mantengono ? Che fanno per campare ?
...

Offline Hector Hammond

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Re:Mediazioni culturali... con danni collaterali
« Risposta #2 il: Settembre 07, 2015, 13:27:49 pm »
E' quello che dico anch'io da tempo.
Per esempio, a me capita tutti i giorni di vedere dei negri, giovani, in perfetta forma, ben vestiti e con lo smartphone in mano. Tutti giovani uomini - ed anche qualche giovane donna - arrivati da poco in città.
Domanda: come si mantengono ? Che fanno per campare ?
...
Qualcuno forse li mantiene per colonizzarci.

Offline Vicus

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Re:Mediazioni culturali... con danni collaterali
« Risposta #3 il: Settembre 07, 2015, 15:07:48 pm »
E destabilizzarci! :mad: :mad:
Ma perché prendersela, col nostro tasso di natalità. Le cifre parlano chiaro:
Italia=6 milioni di immigrati-->6 milioni di aborti
Qualcuno ha detto che l'aborto è un genocidio, come dargli torto?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Re:Mediazioni culturali... con danni collaterali
« Risposta #4 il: Settembre 07, 2015, 17:46:31 pm »
E destabilizzarci! :mad: :mad:
Ma perché prendersela, col nostro tasso di natalità.

Le cifre parlano chiaro:
Italia=6 milioni di immigrati-->6 milioni di aborti
Qualcuno ha detto che l'aborto è un genocidio, come dargli torto?
Quoto, e' del tutto inutile aizzare gli animi contro l'invasione degli immigrati (se ne arrivano oltre 100 000 all'anno e' un'invasione) quando la causa di tutto questo e' nel nostro tasso di natalita', insufficiente a garantire la nostra sopravvivenza come cultura e come popolo.
Il problema sta a monte, cioe' in quella degenerazione culturale che va sotto il nome di femminismo e che spinge le nostre donne a non fare figli e ad ammazzarli nel loro grembo se per puro caso arrivano a concepirli.

Tutto quello che sta succedendo e' solo la necessaria, inevitabile conseguenza del virus femminista che ha distrutto ogni maschia volonta' di sopravvivenza nei nostri cuori di uomini, e ogni femminea volonta' riproduttiva nelle nostre donne.




"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina