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Caccia al bianco in Sudafrica
Salar de Uyuni:
Genocidio di europei in Sudafrica.
E in Sudafrica, come già accadde in Zimbawe e in Namibia, orde di negri assaltano, stuprano ed assassinano i contadini bianchi... con l'unico risultato di rimanere senza cibo, perchè non c'è più nessuno che sa coltivarlo.
IN SUDAFRICA E' CACCIA AL BIANCO
Bande di neri all'opera per far scappare i Boeri dalle loro fattorie. Chi non se ne va viene massacrato, mutilato e stuprato.
A dieci anni dalla fine dell'apartheid la persecuzione razziale in Sud Africa esiste ancora, ma si è capovolta: la praticano i neri nei confronti dei contadini bianchi o "Boeri", i quali, con la connivenza del partito marxista al potere, sono oggetto di una pulizia etnica silente quanto scientifica e brutale. I morti ammazzati, bruciati vivi, segati a metà, violentati e contagiati di AIDS - bimbi e anziani inclusi - superano quelli israeliani(sic!) nella seconda Intifada e la lista s'allunga ogni giorno. In rapporto alla consistenza del gruppo, lo stesso che dava da mangiare a mezza Africa, si tratta del record mondiale di omicidi. Il premio per ogni esecuzione è 250 dollari, e intanto l'Anc proibisce alle vittime il porto d'armi, come accadde già in Zimbabwe e Namibia. Insomma ci risiamo: se i cadaveri sono di pelle nera per bloccare il genocidio si muovono Onu, Usa e Ue (vedi il Darfur), mentre se la pelle è bianca e gli occhi chiari nessuno si scompone.
Rudi Botes, 47 anni, rinvenuto con gli occhi cavati nella fattoria Genbade presso Bultonfontein. Adriana Van der Riet, 86 anni, uccisa con 20 pugnalate in una fattoria nelle Rocklands. Martmarie de Bruin, 18 anni, stuprata in un lago di sangue nel suo letto a Honeydew. Roelof Gottschalck, 34 anni, impiccato a Rustenburg. Hanno antichi nomi europei questi martiri del nuovo Sud Africa. Sono gli ultimi caduti di luglio, in un lugubre bollettino aggioranto di mese in mese. Il totale coi 3 morti del 10 agosto ha raggiunto 1679 unità. 93 da inizio 2004, quest'anno sforeranno i 160, accelerando ancora. 9000 gli attacchi gravi dal '94, decine di migliaia quelli (si fa per dire) meno distruttivi.
A subirli, sempre e solo loro, gli 85.000 agricoltori bianchi Afrikaaner discendenti di Boeri olandesi (e ugonotti francesi), abbandonati a se stessi dal crollo del regime bianco. Per coglierne la portata basta il confronto col tasso mondiale di omicidi, 7 su 100.000 abitanti: nel Natal o nel Limpopo 313 su 100.000. A compierli, sempre e solo gli altri, i membri di 700 bande e milizie irregolari di giovani neri armati che spadroneggiano nelle campagne sotto l'occhio indulgente delle autorità. Le avanguardie del terrore, Azapo/Apla e Pac in testa, le autodefiniscono "Campagne di popolo", basate su comizi d'odio, radio razziste(nei confronti dei bianchi...) e sulla predicazione anti-uomo -bianco a opera dei guaritori tradizionali nelle scuole tribali. Il motto è mutuato dal terrorista Peter Mokaba, "un Boero, una pallottola", o "uccidi il Boero, uccidi l'agricoltore".
Si inizia con minaccie via posta, "se non ve ne andate bruciamo la casa". Poi classificano le fattorie da colpire con 3 colori: il verde di una Sprite indica target facile, un cartone di latte bianco all'uscio rischio medio, una lattina rossa di Coca vuol dire offlimits (troppo sorvegliata). Il metodo è scientifico, al pari del viedo che insegna a spiare un insediamento e farne fuori i proprietari, oppure attaccargli l'Aids. Certe gang offrono premi da 250 dollari a boero. A poco servono ai latifondisti abbienti cancelli elettrificati, sensori laser, guardie del corpo, gas lacrimogeni, Neels Moolman, criminologo dell'università di Sovenga, ha evidenziato la premeditazione dei delitti, accatto all'assenza di repressione della polizia e ad una brutalità standard. Agli eredi degli Zulu non basta uccidere e depredare, per vendicare i loro avi vogliono umiliare. Da qui gli stupri, le impiccagioni con filo del telefono, il rogo dei corpi rantolanti, le teste segate a metà, e la raccapricciante fine di una vecchia in carrozzella bollita viva in un pentolone.
Ma tanta barbarie non nasce dal nulla. Era anzi prevedibile nel contesto della politica razzista intrapresa dal governo nero di Pretoria. L'anno scorso il premier Thabo Mbeki, a capo di un monocolore dell'African national congress d'ispirazione comunista, ha varato un pacchetto di leggi per il "Potenziamento economico dei neri" (Bee laws). Che nella sostanza rimuovono il diritto inviolabile alla proprietà privata, cencellano ogni toponimo Afrikaaner, chiudono i loro centri culturali, scolastici, radiofonici, completando la rimozione di ogni segno di matrice europea del Programma per il rinascimento africano. Sulla china del genocidio si arriva però con il programma di ridistribuzione della terra, che consente a qualunque nero accampi un diritto su un podere Afrikaaner, per quanto datato o velleitario, di appropriarsene tout court: immaginate cosa accade quando i tribunali o gli interessati non accosentono. O quando gli imprenditori agricoli rifiutano le società con azionisti neri, imposte dalla Bee.
Dal 1° luglio l'assemblea nazionale ha fatto legge il "Firearm controll bill", che annulla di fatto la prerogativa dei contadini boeri sul possesso di armi per autodifesa. Ormai in molti danno per scontato un "effetto Zimbabwe", un bis della pulizia etnica contro i bianchi condotta nell'ex Rhodesia dal dittatore Mugabe. Certo i bianchi in Sud Africa sono 3,5 milioni ma anche in Zimbabwe cominciò così, e prima ancora coi tedeschi in Namibia. Chi può ha cominciato a scappare. Il rischio è che venga meno ogni freno e il genocidio contagi le città. Il problema è che i bianchi sudafricani non hanno una madrepatria che li accoglierebbe compensandone i danni: vivendo lì da tre secoli e mezzo sono oramai dei nativi, quanto gli statunitensi in America.
E dire che i primi a rimetterci dall'estinzione dei boeri sono giusto i neri. Il Sud Africa era il granaio del continente, grazie all'export sottocosto delle fattorie bianche. Molte delle 24 nazioni che ora soffrono la fame nella fascia subsahariana lo devono al crollo della produzione boera, che dava cibo a 130 milioni di africani. E persino in alcune zone del Sud Africa quest'anno è comparso lo spettro della fame.
Salar de Uyuni:
Caccia al bianco in Sudafrica: in quindici anni uccisi 3.000 agricoltori dai razzisti neri
Posted settembre 23, 2009
Filed under: attualità | Tags: african national congress, boeri, jacob zuma, nelson mandela, razzismo, sud africa |
Il governo sudafricano non ha ancora digerito l’asilo politico che il Canada ha concesso agli inizi di settembre a Brandon Huntley, 31enne bianco originario di Città del Capo, vittima di attacchi razzisti da parte di connazionali neri. Decisione che potrebbe rivelarsi un precedente scomodo per la classe dirigente del Sud Africa, guidata dall’African National Congress, il partito di Nelson Mandela di ispirazione socialcomunista, oggi presieduto da Jacob Zuma, capo di Stato nero nella cui fedina penale compare anche uno stupro nei confronti di una donna malata di Aids.
La difesa
«È tutto falso», continuano a commentare dal governo, ma i numeri smentiscono. Dal 1994, anno dell’abolizione dell’apartheid, ad oggi sono all’incirca 2.500 gli allevatori di origine bianca rimasti vittime delle violenze di criminali di colore. La cifra è confermata dalla commissione per i Diritti civili del Sud Africa, voluta dallo stesso Mandela nel 1995. In un rapporto reso pubblico lo scorso giugno, si segnala un incremento del 25 per cento dei casi di omicidio nei confronti di bianchi negli ultimi quattro anni, tanto che “Genocide Watch”, una organizzazione internazionale con base negli Usa, ha esplicitamente parlato di genocidio a danno dei boeri, il termine olandese per indicare i farmers, gli allevatori che nel corso del 18° secolo colonizzarono parte della regione.
Le vittime ufficiali
Nel Paese, le associazioni boere che si occupano di denunciare i casi di violenza nei loro confronti si muovono soprattutto tramite internet, dovendo fare i conti con il muro di silenzio delle istituzioni. Dalle testimonianze raccolte, le vittime ufficiali aggiornate al 2 maggio scorso sarebbero addirittura 3.047. Oltre al danno, la beffa: lunedì la commissione di Pubblica sicurezza ha reso noto che più di 200 funzionari della pubblica amministrazione sono colpevoli di diversi reati che vanno dalla guida in stato di ubriachezza alla corruzione. Il radioso futuro per lo stato dell’arcobaleno, tante volte promesso dal partito di Mandela, è ancora ben lontano dal rivelarsi una realtà.
Dario Mazzocchi
© Libero
Ethans:
Sempre interessanti questi articoletti Salar...
Jason:
Nelson Mandela si starà mangiando le mani in questo momento
Poi pare che sia uno stato in cui la città principale, Johannesburg, ha la percentuale di delinquenza più alta del mondo. Nelson Mandela forse ha parlato troppo poco ?
francy7x:
D'altronde se sono sempre rimasti "indietro", un motivo ci sarà...
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