Estratto da fonte criptata:
Facebook, la nuova Stasi. Prove di totalitarismo
È ufficiale. Il Governo tedesco è al lavoro con Facebook sul tema dei «profughi»: saranno schedati e puniti tutti coloro che produrranno post categorizzabili come «xenofobi». Sono previste multe, e anche la galera (non è uno scherzo: lo scrive Paul Joseph Watson riprendendo varie fonti).
Lo ha dichiarato il belloccio ministro federale della Giustizia e tutela del consumatore, il socialdemocratico Heiko Maas, che sta allestendo una task force adibita a segnalare, rimuovere e sanzionare i commenti contro gli immigrati. È universalmente noto che i tedeschi manchino di senso dell’umorismo; quantomeno, è il rimprovero che da sempre gli muovono gli inglesi. Ebbene, Berlino ha messo a capo del team di psicopolizia da social network una ex agente della Stasi. La direzione del progetto infatti è appaltata all’esterno ad una delle solite ONG ingrassate dal carro statale della «lotta alla discriminazione» «diritti» etc.
Ma è più interessante vedere che a capo dell’organizzazione vi è tale Anetta Kahane, sedicente «anti-razzista» che tra il 1974 e il 1982 lavorò come informatrice del terrificante, orwelliano Ministerium für Staatssicherheit, il servizio segreto della DDR meglio conosciuto come Stasi. Facebook e Stasi finalmente uniti. Grazie ad Angela Merkel.
[...]Nel suo messaggio [Merkel] aveva dichiarato che tali comportamenti dei cittadini tedeschi sono considerabili come «sedizione»[...]. quindi era partito un accorato appello a Facebook, un’azienda privata da cui pare che dipendano ora tutti i nostri destini, e davanti alla quale, dunque, si inginocchia perfino il Cancelliere del più grande stato d’Europa.
Il lettore può capire che questa è la declinazione tedesca – zelante fino all’idiozia – di qualcosa che sta accadendo a livello globale. La guerra mondialista contro quello che la neolingua chiama «hate-speech» sta raggiungendo il suo culmine. In pratica: o ti adegui alla versione ufficiale senza fiatare, o ti sbattiamo in galera.