Avanza la censura anche nei luoghi pubblici. Già AVFM trabocca di articoli dello steso tenore.
Ho letto di recente un articolo in cui un gruppo di amici in un ristorante è stato pesantemente insultato da una coppia gay, pur non avendo neppure nominato gli omosessuali. COme avveo detto in un altro post, anche innocue battute da uomini saranno reato:
Andammo a cenare in una tipica trattoria toscana del centro. Entrando, notai che pochi tavoli più in là vi erano due figuri, tra i quaranta e i cinquanta, rasati e curatissimi, vestiti nuovi alla moda, barbetta. Speculari in tutto.
Perfettamente in silenzio, nemmeno si guardavano come una coppia che sta insieme da tanto tempo, cui è rimasto poco o nulla da dirsi, in una sorta di amarezza controllata. Alla nostra tavolata invece si rideva e si beveva, si scherzava, al punto da coinvolgere persino una coppia – uomo/donna – di francesi lì accanto. Si parlò di tante cose, tra analisi e lazzi, discussioni e allegria.
Non ricordo che in alcun modo si parlò degli invertiti, nemmeno nominati con uno dei tanti sinonimi ora di moda. Eppure capii chiaramente come quei due ci stessero ascoltando, senza che muovessero un dito, quasi irosi. Come fecero per andarsene, uno passò al nostro tavolo è urlò: «esco da questo ristorante angosciato. Gesù Cristo avrebbe vomitato al vedere esseri come voi». Forse perché il più giovane, fui l’unico a sapere cosa stava accadendo: «lei appartiene ad un’altra “squadra”, lo vedo, e non mi riferisco alla squadra di quelli che origliano al ristorante. Vada verso i suoi compagni» dissi. Era tutto quel che mi veniva in quel momento, mentre lo stupore aveva zittito l’intera sala. Il sodomita se ne andò. Poco dopo, realizzammo tutti di cosa questo tristo episodio era prodromo: un mondo di psicopolizia, dove non era possibile neppure cianciare tra amici a tavola; molti dei commensali erano cresciuti negli anni Sessanta e Settanta, avevano visto le ideologie brandite come bastoni, le botte tra rossi e neri, il terrorismo brigatista, le bombe nei treni, un periodo di fuoco dove mai tuttavia si poteva dubitare della libertà di dire la propria. I francesi, su mia domanda, confermarono: a Parigi quei due avrebbero potuto chiamare la Polizia e farla arrivare in assetto antisommossa. Non si esagera: vi sono leggi apposite, quelle con cui hanno represso nella violenza le manifestazioni del 2013.
Con la legge Scalfarotto da noi accadrà lo stesso. L’omofobia sarà punita, secondo il disegno di legge, con la reclusione e con la rieducazione. In pieno stile Mao, l’omofobo sarà condannato a pulire i cessi dell’Arcigay.
Anche qui, il lettore non si illuda: è tutto vero. In Francia gli stessi organizzatori delle marce contro i matrimoni omosessuali sono stati «rieducati» per i loro reati di opinione.