Autore Topic: Quel che non dicono sull'ISIS  (Letto 893 volte)

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Offline Vicus

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Quel che non dicono sull'ISIS
« il: Ottobre 17, 2015, 17:33:10 pm »
Uno sguardo all'interno dell'ISIS che dice molte cose.

Fonte: NEO
http://journal-neo.org/2015/10/12/isil-is-now-plagued-by-massive-desertion/

Un crescente numero di resoconti afferma che appena dopo una settimana di attacchi aerei russi contro le posizione dell’ISIL (lo Stato Islamico), vi sono panico e diserzioni ovunque. Circa mille estremisti hanno già abbandonato le loro posizioni in Siria e stanno ora dirigendosi in direzione dell’Iraq, della Turchia e di un numero di Stati Europei.

Secondo numerosi esperti, solo i primissimi pochi giorni della campagna russa hanno causato allo Stato Islamico più danno di un anno della cosiddetta «guerra al terrorismo» in Siria lanciata dagli Stati Uniti e poi supportata dal Regno Unito, Francia, Germania, Turchia, Qatar, Arabia Saudita.

Il successo del contrattacco dell’esercito siriano, con velivoli da guerra russi a volare sopra in supporto aereo, ha aggravato le già complicate relazioni tra i militari di questa organizzazione islamista, causando lo sprofondamento ulteriore del morale. La cosa è a tal punto seria da aver costretto l’ISIL a creare una speciale «polizia militare», che è ora incaricata del compito di controllare i documenti speciali che certificano che un militante sta svolgendo le sue mansioni nella località per lui designata.

I primi a uscire dalla porta sono quelli che si sono uniti all’ISIL per la possibilità di un rapido arricchimento. Essi hanno finalmente realizzato che le promesse fatte loro non diverranno realtà. Questi «spiriti avventurosi» non hanno intenzione di divenire carne da cannone in una guerra vera, specialmente ora, quando gli intenzionalmente inefficaci raid aerei degli USA e dei loro alleati sono stati rimpiazzati da bombe russe che piovono dal cielo sulle strutture militari islamiste e sui campi di addestramento.

Lo Stato Islamico sta affrontando seri problemi finanziari da quando il gruppo si sta ritirando dalle sue posizioni nelle aree ricche di petrolio, e non è un segreto che queste rendessero molto danaro. Tutti i militanti ISIL prendevano 350 dollari al mese in aggiunta ai generosi bonus per la partecipazione alle differente operazioni; la dimensione del bonus dipendeva dal successo dell’operazione.

Comunque, contro la massiva operazione congiunta anti-terrorismo in Siria, il leader dello Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi ha recentemente emesso un decreto che riduce la paga mensile ad appena 100 dollari. Ciò ha provocato molto malcontento tra i jihadisti, che secondo il giornale britannico Daily Mirror stanno lasciando l’ISIL a frotte, non prestando attenzione al fatto che saranno giustiziati se verranno catturati.

Senza dubbio, i problemi che l’ISIL sta attraversando al momento avranno effetto su un numero di militanti sia in Medio Oriente che in Nord Africa, dove il gruppo sta cercando vie per espandere la sua sfera di influenza. Da che i raid aerei sono divenuti finalmente effettivi in Siria grazie al coinvolgimento russo, i fondi rimasti non sono abbastanza da coprire i pagamenti dei militanti regolari, cosa che sta diventando la prima causa di una insoddisfazione sempre maggiore all’interno del gruppo. Molti stranieri stanno cercando di contattare le famiglie o le autorità del Paese di origine per essere aiutati nel tornare a casa, cosa che sta distruggendo nella pubblica percezione il mito dell’invincibilità del Califfato.

Gli sponsor dell’ISIL accusano l’organizzazione di abbandonare l’esecuzione dell’«obbiettivo primario» — la detronizzazione del presidente in carica Bashar al Assad. L’ISIL invece è rimasta invischiata in combattimenti con altri gruppi e nell’ossessiva ricerca di «spie» e «traditori». I conflitti interni lungo linee etniche sono pure intensificati, in particolare tra ceceni e iracheni, usbechi e ceceni, tunisini ed immigrati da altri Paesi. Molti militanti preferiscono essere raggruppati su una base nazionale, il che contraddice i fondamenti dell’ideologia ISIL.

Un sentimento crescente contro le alte cariche all’interno del gruppo è aggravato da casi di ineguaglianza, ingiustizia e razzismo, nonché di corruzione e dal comportamento di taluni signori della guerra ed «emiri» che negano l’idea iniziale di unità ed uguaglianza ricercata dagli stranieri.
In aggiunta, le esecuzioni massive di civili, gli innumerevoli casi di tortura ed oppressione, che sono all’ordine del giorno nei territori occupati dallo Stato Islamico, stanno respingendo quei benefattori che si sono uniti ai ranghi del gruppo nel desiderio di «alleviare le sofferenze del popolo siriano».

Quando contattano i loro parenti a casa, i militanti si lamentano apertamente di non aver accesso al cibo occidentale e ai gadget con i quali sono cresciuti, mentre sono deprivati dei nuovi benefit dell’essere divenuti islamisti — paghe più alte, vita confortevole, donne schiave (solo per dirne alcuni).

C’è mancanza di elettricità, cibo, acqua potabile ed assistenza medica. È loro chiaro che la maggior parte morirà nel prossimo futuro se non saranno in grado di lasciare l’ISIL. Per quanto concerne i militanti dai Paesi occidentali, quelli che erano convinti che avrebbero partecipato ad un’avventura di Indiana Jones real-life, la loro determinazione è chiaramente ben presto esauritasi.


Per le ragioni espresse qui sopra, un’offensiva coordinata contro il gruppo terrorista lanciata da una coalizioni di diversi Stati potrebbe permette al mondo di sbarazzarsi di questa minaccia per l’umanità, che è stata nutrita dall’Occidente per anni nella speranza di sfruttarla al meglio attraverso i suoi piani criminali.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.