Fonte:
http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/aborto-femminsimo-e-blasfemia-in-brasile/Aborto, femminismo e blasfemia in Brasile
Aborto, femminismo e blasfemia spesso vanno a braccetto (ne abbiamo parlato qui e qui).
L’ennesima riprova questa volta viene dal Brasile, dove – lo ricordiamo – l’aborto è consentito solo se è in pericolo la vita della madre e in caso di stupro.
Aciprensa informa che recentemente nel Paese sudamericano è stato diffuso un video dal titolo “Il mio corpo. Le mie regole”. In pratica si tratta di un vero e proprio spot abortista, imperniato di ideologia femminista e che sfocia nella bestemmia.
L’aborto viene presentato come un diritto della donna. Il filmato è stato lanciato alla vigilia della prima del film “Olmo e a Gaviota”, della regista Petra Costa, premiato anche al Festival di Rio 2015. Nel discorso tenuto alla premiazione, Costa ha dedicato il riconoscimento ottenuto a tutte le donne che difendono il loro diritto all’aborto. A seguito di tali dichiarazioni sono nate molte polemiche. Proprio per rispondere alle critiche ricevute è stato realizzato il video in questione, con gli stessi attori del film. Chi vuole può visionarlo sul sito di Aciprensa, ma noi ci rifiutiamo di pubblicarlo, per il rispetto che abbiamo verso la religione: gli attori, infatti, ironizzano sulla verginità della Madonna con espressioni assai blasfeme, che offendono il sentimento religioso di milioni e milioni di fedeli.
Oltre a ciò, vengono scanditi i soliti slogan in materia di autodeterminazione femminile. E ancora una volta non ci si rende conto che in realtà le donne sono le prime vittime dell’ideologia neo-malthusiana promossa e imposta dagli organismi internazionali. Quegli stessi che, manipolando il linguaggio e utilizzando termini ipocriti come “salute riproduttiva”, in Africa sterilizzano e fanno abortire per impedire l’aumento della popolazione. In Occidente, invece, anche a causa della contraccezione e della diffusione di pillole abortive di ogni tipo, il vero problema è la denatalità.
Nessuno nel video sembra poi preoccuparsi del diritto alla vita dei bambini. Sempre più percepiti come oggetti, come merce di scambio (vedi l’utero in affitto e l’adozione gay) o come appendice del corpo della donna, la condizione dei più piccoli e indifesi oggi è sempre più simile a quella dei loro coetanei di Sparta o dell’antica Roma, quando erano totalmente in balìa del pater familias (in questo caso della … “mater familias”).
Lo spot ovviamente vuole esercitare una forte pressione sul governo brasiliano, che ancora, nonostante sia da anni in mano alle forze progressiste, non è riuscito a depenalizzare completamente l’aborto. Se ciò avvenisse, si spalancherebbero le porte ad una drastica rivoluzione culturale, cui mirano anche le associazioni LGBT, che proprio domenica scorsa si sono radunate a Rio de Janeiro per la ventesima edizione del Gay Pride del Brasile. Finora, però, la maggior parte dell’opinione pubblica brasiliana è per la vita e la famiglia naturale e fortemente contraria all’aborto.
Redazione