http://www.wallstreetitalia.com/guerra-ai-contanti-e-tassi-negativi-esproprio-correntisti-continua/27 novembre 2015, di Laura Naka Antonelli
ROMA (WSI) – Per i correntisti della Svizzera, il 2016 sarà ufficialmente l’anno della guerra ai contanti. Diversi saranno infatti i correntisti che, a fronte dei loro depositi, non solo non riceveranno interessi, ma dovranno pagare le banche. E’ questa la nuova realtà, destinata a espandersi a macchia d’olio, in un contesto di tassi negativi.
Sia in Svizzera che in Eurozona, in Svezia e in Danimarca, le banche centrali hanno imposto tassi di interesse negativi sui depositi che le banche commerciali detengono presso di esse, nell’intento di spronare gli istituti a erogare maggiori prestiti alle famiglie e alle imprese, iniettando così maggiore liquidità all’interno del sistema economico.
La politica monetaria ultra espansiva si è tradotta in una feroce guerra valutaria, in quanto il taglio dei tassi di una banca centrale è stato subito ‘imitato’ da altre banche centrali, per evitare che le rispettive monete rimanessero indietro nel processo di deprezzamento, a danno delle esportazioni.
L’effetto collaterale (per i normali cittadini) è che però diverse banche ora non sono più disposte a pagare per i depositi che hanno presso le banche centrali; ma visto che il contesto di tassi di interesse negativi impone questa situazione, perchè non trasferire gli oneri anche ai clienti, ergo correntisti? Detto, fatto.
In Svizzera, la banca Alternative Bank Schweiz (ABS) inizierà il prossimo anno a imporre interessi negativi sui depositi, il che significa che il semplice correntista dovrà pagare la banca nel momento in cui depositerà una somma presso di essa.
Precisamenre, secondo quanto riportato dallo stesso istituto, sui conti correnti sarà imposto un tasso negativo pari a -0,125%, e chi avrà depositi con somme superiori a 100.000 franchi svizzeri (l’equivalente di 92.420 euro) sarà colpito da un tasso pari a -0,75%. Martin Rohner, amministratore delegato di ABS, si è già giustificato affermando di non avere scelta.
“Questa decisione sui tassi negativi ci sta costando molti soldi…diciamo l’equivalente di tutti gli utili che abbiamo incassato lo scorso anno”.
Tutto quanto ha preso il via all’inizio dell’anno, quando la Svizzera ha introdotto il tasso negativo -0,75% al fine di dissuadere gli investitori stranieri dall’acquistare o detenere in portafoglio franchi svizzeri, per frenarne l’apprezzamento. Nelle settimane successive a questa decisione – presa dalla banca centrale, Swiss National Bank – diversi giganti bancari del calibro di UBS e Credit Suisse hanno deciso di condividere l’onere con i propri clienti investitori istituzionali. Mai era stata adottata la strategia di trasferire i costi anche ai normali risparmiatori e correntisti.
Ora, con ABS, anche i normali cittadini dovranno pagare quasi una penale per il solo fatto di avere aperto un conto presso la banca. Ma le banche non temono che in questo modo si verifichi una corsa agli sportelli? Non ABS, per ora, che evita di cadere nell’allarmismo.
Gli svizzeri tuttavia, come riporta un articolo, amano i contanti, ed è dunque improbabile che una decisione del genere, soprattutto se presa anche da altre banche, non presenti conseguenze.
C’è un paese in cui la situazione è molto simile, ma in cui la presunta fuga dei depositi non è invece considerata un rischio. Si tratta della Svezia, economia tra le più ‘allergiche’ ai contanti. Molte sono le aziende svedesi prive di cash, che hanno bisogno di accedere alla moneta elettronica per acquistare qualsiasi cosa. Inoltre, se si utilizzano troppi contanti, le banche chiamano subito la polizia, in quanto il sospetto è che il cash venga utilizzato per finanziare operazioni terroristiche o comunque criminali. Dunque, sarebbe molto difficile assistere in Svezia a manifestazioni di ribellioni da parte dei correntisti.
Nella guerra ai contanti, insomma, gli svizzeri hanno una posizione pro-cash, gli svedesi una anti-cash. Gli svizzeri cercheranno magari di proteggere i loro contanti, per gli svedesi non sarà così semplice.
Ma in entrambi i casi la guerra ai contanti sarà un dato di fatto in quanto, applicando tassi negativi anche sui depositi, alla fine i clienti si sentiranno costretti a spendere per evitare anche e soprattutto che un aumento dell’inflazione deteriori il loro potere di acquisto. Quindi, altro che soldi sotto il materasso.
L’esperimento potrebbe riuscire soprattutto in Svezia: qui la gente, assumendo che alla fine anche qui i tassi negativi contageranno i clienti e non potendo per le ragioni di sicurezza elencate sopra accumulare troppi contanti, saranno di fatto costretti a spendere e a investire, in questo modo facendo il gioco della banca centrale che vuole, prima di tutto, soprattutto creare inflazione; e facendo il gioco in generale delle lobby e dei governi, che vogliono che i contanti vengano utilizzati per far ripartire la congiuntura.
Tale dinamica potrebbe però generare un autentico disastro in quanto, nel caso della Svezia, nonostante la crescita economica piuttosto anemica, secondo HSBC sarebbero già presenti mercati in bolla, sorretti da montagne di debiti. Tanto che per l’istituto britannico la Svezia ma anche la Norvegia si troverebbero in bolle che potrebbero essere non più sostenibili.
Tuttavia, in generale, se i contanti presso le banche di tutto il mondo inizieranno a costare, chi ha lanciato la guerra ai contanti – banche e governi – inizieranno a vincere, in quanto i correntisti inizieranno a vedere il cash più come un ostacolo e un costo che non come un asset. Inoltre, proprio per evitare la fuga dei depositi, la guerra al contante diventerà più accesa, in quanto solo con la moneta elettronica le banche potranno controllare e sequestrare davvero i risparmi dei clienti, impedendone il ritiro nei casi di quelle crisi finanziarie che mettono a repentaglio la sopravvivenza del sistema bancario.
Il fenomeno rischia di generare anche disordini sociali e dure reazioni: ricordiamo che la morte dei contanti per molti rappresenta una minaccia pericolosa alla libertà.
Bloomberg riporta che, cercando le parole”war on cash” su Google, si ottengono almeno 109 milioni di risultati di ricerca, a conferma di come tale guerra sia diventata ormai un terribile spettro per tutti