Cinema, uomini, solitudini:
"Chi è senza colpa?"(The Drop)(Usa 2014di Mikhael R. Roskam. Poliziesco-Noir.
Entrate in un qualsiasi bar in qualsiasi parte del mondo, e il barista è colui che conosce e vede tutto. I baristi vedono e conoscono le persone a loro più distanti come quelle più estroverse e, spesso proprio ancora come i maggiordomi di un elegante palazzo, sono coloro che vengono trattati come invisibili dalle persone che servono. Bob Saginowski (Tom Hardy) è uno di questi baristi in ”Chi è senza colpa?” – The Drop (ex “Animal Rescue”, il titolo originale del racconto di Dennis Lehane da cui è stato tratto e che avrebbero dovuto mantenere) un noir e una crime-story dall’ambientazione invernale e malinconica quale è nelle corde del famoso scrittore Lehane, già autore dei simili ed esistenziali drammi criminali “Gone, Baby Gone” e “Mystic River”.
The Drop segna anche il debutto negli Stati Uniti del regista belga Michaël R. Roskam, il cui film rivelazione “Bullhead” fu nominato per un Oscar in rappresentanza del Belgio quale Miglior Film non Americano. La sensibilità di Roskam ha colto in maniera coinvolgente una storia del crimine tipicamente americana, ma la sua attenzione nel dettaglio oltre che ai personaggi va oltre quelli che sono solitamente i confini di tali storie nella media del cinema americano contemporaneo. Detto ciò; il film viene fuori alla distanza dopo un inizio lento e dalla narrazione volutamente blanda, in cui Saginowski spiega nel particolare cosa sia un “Drop Bar”, un luogo dove i più oscuri elementi criminali possono lasciare buste di denaro sporco in un continuo deposito di versamenti senza attirare sospetti. In questo piccolo angolo di Brooklyn è situato il bar dove il pacato Bob versa bevande e mantiene l’attività, mentre il di lui cugino Marv (James Gandolfini al suo ultimo film, morto un mese dopo la fine delle riprese)è il boss decaduto che ha in mano la società e che lamenta ogni giorno i tempi andati nei quali era rispettato e incuteva timore e autorità. Il bar porta ancora il suo nome, fino a quando la mafia cecena non si metterà sulla strada dei due. Una rapina a mano armata compiuta da un paio di teppisti di quartiere sembrerebbe essere la scintilla della storia, ma il vero catalizzatore è la scoperta di Bob di un lacerato e contuso cucciolo di pitbull, scaricato da qualcuno nella spazzatura della ferita e fragile Nadia (Noomi Rapace). I due iniziano a legare grazie al malconcio cucciolo, e ai loro passati reciprocamente oscuri. C’è qualcosa di Bob che al primo impatto non è abbastanza chiaro. Sembra troppo bello per questa comunità dal forte vigore. Sembra llento, ma certamente non è un idiota.
Possiede una tipica ingegnosità la quale è nella variabile di chi nella vita ha svolto lavori da tuta blu, il genere di saggezza e anche rassegnazione che si impara per le strade e non altrove. E’ possibile che non abbia mai lasciato i confini della propria città per tutta la vita, e che viva nella vecchia casa dei suoi genitori. L’introduzione di un cucciolo e di una ragazza nella sua vita estremamente solitaria e di ritiro da ogni possibile doloroso coinvolgimento lo lascia aperto e vulnerabile alle minacce, sia familiari che esterne. In particolare per via del personaggio di Matthias Schoenaerts, attore belga sodale del regista e protagonista di “Bullhead” il precedente film di Roskam, il quale impersona una imponente e squilibrata minaccia nella parte di Eric, un duro del quartiere dalla presenza pericolosa. Percepisce la debolezza di Bob e la sfrutta; in maniera molto simile, una gang di mafiosi ceceni ha sfruttato Marv. Questo è, in parte, il tema ricorrente del film, nel quale le vittime alimentano inconsapevolmente i loro stessi aguzzini. Tutti sanno tutto di tutti in questo quartiere, e ognuno ha qualcuno che sta custodendo un segreto su di lui, che sia stato confessato o meno. Naturalmente c’è anche un poliziotto ficcanaso (John Ortiz, bravissimo) il quale sta seguendo le tracce lasciate dai rapinatori e si sta facendo una sua idea, minacciando di scoprire molto di più su tutto e tutti. “The Drop” è la complessa storia di semplici persone, ma Lehane e Roskam vi aggiungono al mix anche maggiore spessore di quanto sarebbe probabilmente stato necessario. I primi dieci minuti dall’inizio ci pongono in una sottotrama dopo l’altra, tra cui un misterioso omicidio di dieci anni prima, e di conseguenza la storia prende sempre una nuova forma. Come Bob trova nel cassonetto il suo cucciolo ferito, che chiamerà Rocco, e lo porterà passeggio nel parco; ci si potrebbe chiedere “È questo? E’ questo ciò di cui mi parlerà il film?” Ma la violenza scatta, rimettendo a posto le cose e con loro l’attenzione Anche se non macabra o eccessiva, quando si verifica nel film, la violenza è forte ed esercitatata per una ragione. Aiuta anche a portare in ebollizione ogni personaggio fino alla sua essenza. Nel caso di Bob, si comincia ben presto a capire che in lui non c’è soltanto il lento e solitario borbottio che abbiamo scoperto come prima caratteristica del personaggio. In questo 2015 che è stato l’anno di Tom Hardy nei ruoli più impegnativi e di maggiore successo della propria carriera, la sua interpretazione in “The Drop” non è come nulla di quello che avevamo già visto fatto da lui, prima. L’interpretazione di Hardy è di una rara e intensa naturalezza, riuscendo anche ad assumere un’ abbastanza convincente accento di Brooklyn (in buona parte sommesso e sottovoce, però); Hardy trova tutti i tasti perfetti, nella delineazione del ruolo di un uomo che nella vita ha scelto di voler semplicemente scivolare in secondo piano, senza farsi sentire né vedere. Gandolfini porta la credibilità che gli è propria fin dai tempi de “I Soprano” in quello che per lui è una sorta di ruolo molto familiare.
La Rapace e Schoenaerts sono entrambi incisivi, così, ella mostra una vulnerabilità rara e lui trasuda la stessa rabbia contenuta che gli abbiamo visto in “Bullhead”. Considerando tutti i talenti presenti nel film davanti e dietro alla macchina da presa, “The Drop” è persino un po’ sotto le aspettative. E forse in un modo voluto dagli stessi realizzatori di non pretendere di essere tra i film cardine della stagione. Ma rimane un solido primo sforzo in Terra d’America per il belga Roskam, e un bel biglietto d’ingresso a cui non poter che tributare un sentito benvenuto, nel sovraffollato genere del “crime-noir”.
Suicide Is Painless
Abu Dhabi Film Festival 2014
Nominato Al Black Pearl Award Concorso Nuovi Orizzonti Michael R. Roskam
London Critics Circle Film Awards 2015
Nominato ALFS Award Attore Britannico dell’Anno Tom Hardy Per “Locke”
San Sebastián International Film Festival 2014
Ha vinto Il Premio della Giuria Miglior sceneggiatura Dennis Lehane
Nominato All’Ostrica d’oro Miglior Film Michael R. Roskam
Sant Jordi Awards 2015
Ha vinto Il Sant Jordi Miglior attore straniero (Mejor Attore Extranjero) Tom Hardy Per “Locke”
Zurich Film Festival 2014 Ha vinto Una Menzione Speciale Lungometraggio Internazionale Michael R. Roskam Nominato All’Occhio d’oro Miglior Lungometraggio Internazionale Michael R. Roskam
Ultima apparizione cinematografica di James Gandolfini, morto un mese dopo la fine delle riprese.
Tre cani sono stati utilizzati per il ruolo di Rocco, in modo da tenerli nella costante dimensione di cuccioli durante le riprese.
In origine, il titolo sarebbe dovuto essere “Animal Rescue”, ma è stato ufficialmente cambiato in “The Drop” nel gennaio 2014.